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Autore: AndreaMesso45    11/01/2013    1 recensioni
Siamo in Italia, in un futuro apocalittico, in cui il Regime ha proibito musica e arte e schiavizzato la popolazione dell'intero mondo, la Musica salverà il mondo.
E con lei, l'inizio della Rivoluzione!
I personaggi prinicipali sono inventati e saranno loro i protagonisti di tutta la storia mentre in ogni capitolo ci sarà una "guest star" famosa (artista, musicista, cantante, una band, un attore ecc) che combatterà al loro fianco per la Rivoluzione!
Genere: Avventura, Science-fiction, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E chi la ferma più questa ... Rivoluzione ?!


Parte II


Capitolo 02 - Bollicine


16/02/2030

 
Italia
Resistance of the II Italy

 
 

Piccolo … spazio … pubblicità! …”

 

“Non dirà sul serio? Immagino sia uno scherzo. E anche di cattivo gusto!” aveva affermato Grotti.
E invece era vero … era incredibilmente vero.
 

Al ritorno al quartier generale della Resistenza, la squadra Einaudi di Molini consegnò il dottor Bunni nelle mani del Generale Mattei che fu estremamente felice.
Non mancarono ovviamente i convenevoli tipo ‘buongiorno’ … ‘come sta?’ … ‘è un piacere vederla’ … e altre smancerie, in poco tempo però si arrivò al punto.
Si trovò una sistemazione serena e all’avanguardia per il dottore, gli fu consegnato uno stanzino dove poteva effettuare esperimenti e dove poteva anche alloggiare poiché vi era il posto per una brandina.
Successivamente, Mattei ed il dottor Bunni si rincontrarono in gran segreto nell’ufficio del Generale, da soli e parlarono per almeno due ore, nessuno sapeva cosa stava succedendo.
Poi passò un giorno … un lunghissimo giorno in cui tutto sembrò fermo, soprattutto per Molini ed i suoi; altre squadre andarono in ricognizione per cercare viveri e materie di importanza primaria come carburante e medicine, ma non ci furono sostanzialmente nuove missioni per la Rivoluzione.
Il giorno successivo Mattei fece chiamare a se Molini e gli ordinò di tener pronto la squadra; in quei momenti Alex era ritornato a stare con il suo amico Max nel loro settore e nella loro ubicazione presso lo stabilimento della Resistenza Italiana, aveva raccontato tante cose a Max, di come era riuscita la missione, di come avesse temuto per la sua vita in alcuni momenti, di come aveva salvato il capitano Molini da una granata, ‘non sono cose che succedono tutti i giorni’ raccontava all’amico che, invece, ascoltava imperterrito senza mai interrompere, cosa a dir poco incredibile visto che Max aveva questa abitudine di parlare in continuazione.
Era stata una bella giornata, quella, una ottima giornata per ricaricare le batterie e per stilare un nuovo punto della Rivoluzione … un punto a dir poco inverosimile.
Il dì seguente Mattei avvertì Molini che era pronto per dare il nuovo compito alla sua squadra, una nuova missione molto pericolosa.
Si presentò tutta la squadra al cospetto del Generale nel suo ufficio per fare un rapido briefing della missione, di fianco a Mattei vi era il dottor Bunni, con il camicie bianco e degli occhialini simpatici a mezza via sul naso.
E da qui arriva la frase di Grotti … una espressione di incredulità, Mattei spiegò il nuovo obbiettivo che era distruggere una importante industria fondamentale per il Regime.
Tutti si aspettavano di sentire ‘industria di armi, industria farmaceutica, industria di tecnologie belliche, industria chimica’ ed invece … “Esatto! Per tutte le ciambelle del mondo! Deve esserlo!” esclamò Perruti mentre addentava una gustosa ciambella al caramello.
“Generale, non ascolti questi ignobili umanoidi. Ma … me lo dica a me … è uno scherzo vero?” sussurrò il capitano Molini con un sorrisino molto eloquente.
“Capitano Molini, pensi a tagliarsi la barba lei! Se le do un ordine, è un ordine, qualunque cosa sia, di qualunque cosa si tratti, è un ordine e lei deve eseguirlo” affermò Mattei “Non mi interessa se lei non riesce a capirne il senso, lei dovrebbe solo farlo saltare” precisò, poi girò gli occhi verso l’alto e con le mani mimò un grande cerchio ed urlò “Si! Una bella esplosione. Bam!” e simulò con le braccia una grossa esplosione.
Tutti rimasero un po’ sconcertati dall’atteggiamento del Generale e soprattutto dell’annuire costante del dottor Bunni al suo fianco.
“Si, già … Però, mi conceda di fare alcune considerazioni” chiese Molini, “Ah prego” rispose il Generale.
“Dunque, punto primo la mia barba non la taglio perché è parte importante del mio Io interiore, punto secondo che cosa possiamo utilizzare per fare saltare un’industria così grossa? Punto terzo, come torniamo a casa sani e salvi?”
Mattei guardò dritto negli occhi il capitano della squadra Einaudi e disse ostinato “Con il plastico. Tutto si fa con il plastico. Le bombe, le pareti, i pavimenti, i seni. E alla fine tutto esplode prima o poi!”
Non rispose agli altri due punti indicati da Molini, ma continuarono a programmare la missione per filo e per segno, segnando sulla mappa il da farsi e la strada per l’andata ed il ritorno.
Avevano pensato a due tragitti diversi per non incappare in posti di blocco, uno per l’andata ed uno diverso per il ritorno.
Tutto questo sotto gli occhi fissi del dottor Bunni, che continuava a muoversi incontrollato per la tensione ed ogni tanto fissava un punto a caso nell’ufficio di Mattei.
L’industria si trovava precisamente vicino ad un granaio situato in Valle D’Aosta, ma la cosa più importante era il … ‘cosa’ c’era da distruggere di così importante per il Regime.
“Si tratta di una impresa che produce Coca Cola” aveva detto subito il dottor Bunni al briefing mandando in corto circuito le menti di tutti i presenti.
Dovevano distruggere una industria che produceva Coca Cola, qualcosa di estremamente strano ed inusuale, tanto da insospettire persino Molini e lo stesso Mattei.
Però era così e c’era da fare, ma ancora non si capiva il motivo di questo gesto, di questo piano … perché distruggere una cosa così? Perché fermare la produzione di Coca Cola?
Il motivo non era così semplice da spiegare, ma il dottor Bunni, sotto esplicita richiesta di Grotti, svuotò il sacco.
Egli aveva scoperto che il Regime utilizzava la Coca Cola e la sua popolarità pubblica tra i cittadini di tutto il mondo per modificare la personalità … e anche l’umore della gente.
Avevano praticamente trasformato, tramite delle tossine e l’inserimento di ormoni nella nota bevanda, la Coca Cola in una bibita della felicità e della stupidità.
Infatti, ingerendo le sostanze aggiunte, seppur in minima quantità, in ogni lattina il cervello veniva inibito di alcune proprietà e quindi la popolazione era più malleabile.
In questo preciso caso anche la pubblicità della bevanda aumentò esponenzialmente e venne anche abbassato il prezzo in blocco ed il costo di listino, perciò divenne più semplice bere una Coca Cola che un bicchiere d’acqua poiché costava di meno la bevanda.
La gente venne quindi costretta a bere questa roba e a subirne senza accorgersene gli effetti psichici disastrosi … e tutto questo fu scoperto da Bunni tanto tempo addietro.
Raccontò, inoltre, che nessuno del Regime era a conoscenza della sua scoperta, in quel caso lo avrebbero subito zittito definitivamente o addirittura eliminato; l’unica cosa che sapevano di lui è che era un ottimo scienziato ed inventore e per questo era meglio tenerlo sotto controllo come spazzino, la sua creatività era stata censurata praticamente.
Alla spiegazione di Bunni, il piano divenne più chiaro a tutti, Alex pensò che era impossibile una cosa del genere, ne aveva bevute tante di Coca Cola di questi tempi, non si immaginava certo tutto questo.
 
 

“Radio … superstereo radio!”

 
 
Come ci sarebbero arrivati fin là?
Il piano era molto semplice, Mattei era riuscito a contattare i suoi uomini abitanti in quelle zone, anche loro facenti parte della Resistenza ed aveva conseguito un ritrovo per scappare dopo l’esplosione.
Il loro uomo ad Aosta si chiamava Simon, uno sulla quarantina molto simpatico anche se a volte troppo supponente, era una persona che esigeva assoluta precisione, a detta di molti un geniaccio.
Simon aveva il compito di aspettare la squadra Einaudi, con un camioncino abbastanza capiente da contenere tutta la squadra e di farla scappare ad esplosione avvenuta.
Si era perfettamente concordato con Mattei e per il viaggio di ritorno era praticamente tutto calcolato, mentre per l’andata si dovette subito scartare l’ipotesi di arrivarci via terra, era impraticabile andarci in automobile causa scarso carburante e mancanza di veicoli grossi, il treno era fuori questione perché dal giorno della Rivoluzione in America venivano tutti strettamente sorvegliati, via mare era praticamente impossibile.
Cosa rimase? Andarci via aerea, con un elicottero abbastanza potente e abbastanza sicuro da poter volare nella notte senza essere notato dai radar del Regime e dai loro satelliti.
Nel 2026 fu scoperto da un grande ingegnere di nome Sandrone Foscone un modo per evitare ai velivoli di essere scoperti dai radar: si doveva ricoprire l’aereo di speciale filo di rame, crearne quindi una bobina e una gabbia di Faraday (o almeno molto simile), collegare il filo con un minuscolo GPS che mandava un piccolo segnale cosicché quando l’imput del radar intercettava quello del velivolo, il segnale ritornava al mittente neutralizzato e smagnetizzato, rendendo sostanzialmente l’elicottero invisibile … un fantasma.
Questo metodo fu messo in pratica varie volte prima di trovarne la giusta sistemazione, per fortuna Mattei riuscì a procurarsene uno con la corretta modulazione nel 2028 e così decise di utilizzare quello.
Si raccomandò con Molini di fare attenzione perché quel velivolo era particolarmente importante per lui.
Secondo il piano stilato nel briefing, il pilota dell’aeroplano doveva accompagnare fino ad un certo punto la squadra, in quel posto preciso si sarebbero calati tutti dall’aereo e sarebbero atterrati su una collinetta abbastanza alta con una discesa ripidissima.
Da lì il pilota sarebbe tornato indietro per la sua strada a riportare l’aereo alla base, nel mentre il plotone doveva semplicemente ‘saltare’ dalla montagnola con un deltaplano e sarebbero planati sull’edificio, che appunto si trovava sotto quella montagna, incastrato quindi in una specie di valle.
“Quindi uno dei nostri dovrebbe ritornare indietro con l’aereo? Se ho capito bene, abbiamo un posto in più” osservò Molini “Bene, ragazzo?” guardò Alex “Vieni un po’ qui. Vai a chiamare il tuo amico … ehm … come si chiama …”
“Max, signore” rispose Alex tutto contento di poter avere il suo migliore amico in missione con lui.
Lo andò a chiamare, Max alla notizia non saltò proprio dalla contentezza però non si dispiacque più di tanto, era solo felice di passare del tempo con Alex e di servire anche lui per la Rivoluzione.
 

Coca Cosa? … Ah, coca cola!

 

“Dunque …” cominciò a parlare Molini sull’aeroplano, erano partiti giusto da una mezz’ora, erano già le due passate, doveva sbrigarsi ad arrivare “qualcuno di voi soffre di vertigini?” chiese.
Alcuni alla sola parola mandarono giù la saliva, Grotti si girò verso Molini con una fantastica espressione in viso del tipo ‘te lo avevo detto io’ poi gli sussurrò in uno orecchio “Era meglio chiederlo prima di partire forse?”.
“Bene! Io vedo solo facce prontissime alla guerra e, forse, ad una morte dolorosa nel caso i nostri mini deltaplani non dovessero funzionare!” affermò Molini, con il suo solito fare estroso.
I mini deltaplani in dotazione non erano proprio sicurissimi, era stati omologati per una persona ma ne avevano così pochi che furono costretti ad utilizzarne uno in due, ovviamente Molini e Grotti lo presero insieme, così come Alex e Max.
Il capitano si risedette nel posto del co-pilota e si accese il sigaro … pensò ‘spero solo che questo Simon si faccia vivo nell’orario stabilito’.
 

Arrivarono su quella collinetta grazie ad un atterraggio prestigioso del loro pilota, scesi tutti ripartì immediatamente augurando buona fortuna, alcuni lo mandarono a quel paese.
Cominciarono a prepararsi per planare sulla industria della Coca – Cola, ben visibile grazie ai faretti notturni che la illuminavano.
‘Però è veramente bella’ pensò Alex mirandola dall’alto.
“Allora, siam pronti? Andremo giù in piccoli gruppetti, a due a due. Primo gruppo, Alex e Max. Forza andare!” così coordinava questo ‘sbarco’ Perruti con già in mano il suo mini deltaplano, lui era l’unico ad averne uno tutto per se ed era per questo il chiudi fila.
Max e Alex si guardarono bene negli occhi e poi si buttarono di giù cercando di non urlare.
Quando fu la volta di Molini e Grotti, Perruti osservò “Capitano, non è meglio se scende senza il sigaro in bocca?”
“Ma stia un po’ zitto, sembra mia madre! Non giocare con il salvavita, non toccare i fili elettrici, non fare il bagno con il phon! Si, ma io sono uomo di mondo!” dichiarò Molini e poi si buttò con il suo compare.
‘Sarà!’ pensò Perruti e poi si lanciò.
C’era un punto nel vuoto in cui tutti dovevano virare leggermente a destra per non finire fuori traiettoria, inutile dire che Grotti e Molini presero una scia completamente diversa, arrivando nello stesso punto degli altri, ma prendendosi dei rischi altissimi; inoltre Max ed Alex arrivati sul tetto dell’edificio poterono benissimo sentire i bisticci di quei due mentre planavano un po’ a caso.
Si misero sonoramente a ridere per qualche secondo, prima di riprendere fiato e postura … e anche la calma.
Quel posto brulicava di cartelloni pubblicitari e di frasi fatte … ‘ah, la vecchia pubblicità!’ sospirò Alex.
 

Bevi la Coca Cola che ti fa bene! Bevi la Coca Cola che ti fa digerire!!
Con tutte quelle … tutte quelle Bollicine!”

 

Finalmente erano pronti per fare saltare tutto, avevano con loro delle preziosissime mini – bombe al plastico con annesso una minuscola carica di idrogeno in modo da rendere quell’ordigno, oltre che incredibilmente potente nonostante la piccolezza, anche ecologicamente sostenibile.
Erano stati montati perfino con colla appiccicosa in modo da riuscire a fissarli, poi erano stati addirittura pitturati con colori opachi che respingono la luce, cosicché potessero essere invisibili alle guardie.
Avevano pensato di appiccarli a diversi punti dell’edificio, quelli fondamentali, soprattutto nel punto in cui avevano il carburante per far funzionare i motori a scoppio dell’edificio, in quel modo sarebbe stato più facile far esplodere tutto.
Si divisero in due sotto squadre, una di nome Tom, l’altra di nome Jerry (‘che fantasia!’ pensò Max senza dire niente però), ognuna si sarebbe calata dal tetto e avrebbe coperto una zona dell’edificio.
Dopo aver piazzato le bombe, le due parti del team di Molini dovevano rincontrarsi in un punto predefinito dietro gli scarichi dell’azienda, da lì sarebbe iniziato il piano di rientro alla base e quindi l’esplosione.
Max ed Alex erano nel gruppo Jerry, cominciarono a collocare le bombe in vari punti del loro settore, cercavano posti dove potessero essere invisibili, quando uno collocava una bomba un altro doveva coprirlo per non farlo scoprire delle (poche) guardie presenti a sorvegliare.
Molini riuscì, tramite un generatore sul tetto dell’edificio, a neutralizzare per pochi minuti le telecamere a circuito chiuso che riprendevano l’ambiente esterno, avevano quindi poco tempo.
Mentre cercava di bypassare quel segnale, aveva dietro di se Perruti che continuava a contraddirlo “No, signore! Non è quel filo che deve tagliare!”
“Soldato! Il filo giusto è sempre quello rosso, capito?” rispondeva il capitano e quindi il soldato replicava “Si, certo, ma qui ci sono solo fili blu e grigi”.
“In mancanza di fili rossi e bianchi …” Molini apparse molto pensieroso, si mise un mano sulla fronte cercando di ricordare e cominciò a sussurrare qualcosa tra se e se.
“Ah si! In mancanza di fili rossi e bianchi, lascia pensare a me che te ti stanchi!” affermò e tagliò il filo giusto, poi fece una espressione facciale veramente molto soddisfatta di se.
Intanto Max ed Alex non se la passavano certo meglio, avevano da ridire sui posti che ognuno sceglieva per le bombe “Ma ti pare Max che la puoi collocare qui su questa scrivania? Cioè, la vedono subito!” sosteneva Alex, “Si, ah! Allora tu? Che la volevi mettere dentro quel frigo. Arriva uno che vuole da bere e la trova subito!” replicò Max.
“Eh, come no? Uno che vuole bere qualcosa … vedrai, siamo in una fabbrica di Coca Cola; leggi quei cartelli laggiù”.
Vi erano dei cartelloni giganteschi stile anni 60 con una donna che beveva bottigliette di vetro di Coca Cola e si riteneva molto soddisfatta e appagata, anche sessualmente.
Erano veramente schifose quelle pubblicità, messaggi subliminali terribili, una violenza psichica notevole, tutti sembravano felici solo e se bevevano la bibita, i problemi sembravano risolversi, gli uomini raffigurati con la lattina in mano parevano veri maschi e pieni di felicità … e gli slogan erano repellenti.
“C’è scritto nel Manifesto della nostra Resistenza di queste pubblicità, c’è scritto!” osservò Alex, “Ah, perché tu lo hai letto tutto” sostenne Max.
 
 

Coca Cola … e sai cosa bevi! Coca Cola per l’uomo che non deve chiedere mai!
Coca Cola … e sei il protagonista!”

 
 
“Ci siamo tutti? Allora .. uno .. due .. tre .. quattro e cinque .. e quello è il sei .. il sette .. dopo viene l’otto con un susseguirsi di nove e dieci ..” Molini prese a contare le persone della sua squadra nel ritrovo previsto.
“Ci siamo tutti! Ottimo! Dai che andiamo!” presero a correre per arrivare al punto dove li aspettava (forse) Simon con il furgone.
Per fortuna Simon si fece trovare, era posizionato di lato davanti all’ingresso principale con i fari spenti in mezzo a degli alberi.
Fu visto per primo da Alex che fece segno a tutti per la direzione giusta, quando Simon li vide accese subito il motore e quando tutti furono saliti sul furgone sgasò all’impazzata e partì in tutta velocità.
In quel modo, però, si fece scoprire dalle guardie che sostavano nel cancello dell’entrata principale che iniziarono a sparare e ad inseguirli con delle motociclette e delle piccole jeep.
Molini osservò il detonatore universale che aveva tra le mani e si preparò a farlo esplodere … ma ad un certo punto si bloccò, alzò lo sguardo e si osservò intorno, guardò il suo plotone con un aria serena ed orgogliosa, poi si girò verso Max e disse “Tieni, fallo tu ragazzo! Te lo meriti. Oggi sei stato in gamba!” e posò sulle sue mani l’innesco.
Max fissò quell’aggeggio, si preparò e dopo un sospiro lunghissimo enunciò “Tòl in dàl Bùs (Prendilo in quel buco)” e schiacciò il pulsante.
All’ esplosione gli inseguitori vennero travolti dal fuoco e dalla potenza di quello scoppio, il furgone si alzò di quasi un metro da terra dal colpo, ai passeggeri sembrò di volare in un momento, il rumore era assordante, Simon cercò di tenere stretto il volante e di non uscire fuori strada, dietro di loro vi era l’inferno … una enorme esplosione piena di … piena di Bollicine.
“Un altro punto per noi! Sempre in avanti, signori, andiamo sempre in avanti” urlò Molini accendendosi un nuovo sigaro, Alex diede una forte e lunga stretta di mano con Max … ed il viaggio proseguì.
 

L’esplosione aveva raccolto una miriade di truppe in Aosta, per fortuna Simon aveva una conoscenza delle strade fuori dal comune e riuscì a non farsi inseguire da nessuna pattuglia e conseguì a non beccare mai un posto di blocco, “ci vuole anche un po’ di fortuna” affermò in seguito.
Max si girò verso Alex che era leggermente assopito e molto pensieroso, fissava fuori dal finestrino, ormai era passata un’oretta da quella esplosioni, molti uomini stavano riposando e tentando di rilassarsi, ad alcuni tremavano ancora le dita delle mani per tutta la faccenda e per l’adrenalina in corpo.
“A cosa stai pensando, Alex?” chiese Max all’amico che si girò verso di lui con gli occhi un po’ persi, passò circa qualche secondo e riprese una espressione presente, quindi rispose “Non so, Max, stavo pensando a casa, a come sarà ritornare a casa ancora una volta” …
“Non lo so, pensavo solo un po’ a tutto” continuò Alex, poi tornò sui suoi pensieri annuendo.
Così fece anche Max, “ci credo, Alex, ci credo. Lo penso anche io” rispose.
Ma, Alex … forse pensava a qualcosa di più, aveva sempre cercato un senso per respirare ancora e per vivere nonostante il brutto posto che era diventato il mondo … forse ora lo aveva trovato … e se ne stava pian piano accorgendo.
 
 

Con tutte quelle … tutte quelle medicine! … (quella no!! Quella no!!)”

 
 



To be continued!

   
 
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