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Autore: kyelenia    11/01/2013    2 recensioni
Se sei in equilibrio su un filo non basta che una piccola spinta per farti cadere da un lato o dall'altro.
Mentre gli occhi di coloro che erano stati la sua famiglia al liceo squadravano lui e il suo improbabile accompagnatore, Sebastian Smythe il criceto malefico, le ragioni per cui si trovava lì, con lui, sei anni dopo gli passarono davanti agli occhi, come un film che stava andando in onda nel suo cervello.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sebastian Smythe
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
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Capitolo 7. Quindici giorni di me e di te

«Senza la tua voce stridula casa mia sarà magnificamente silenziosa» disse Sebastian sulle scale della porta d'ingresso, con un tono altezzoso a cui, in quel momento, non credeva nessuno dei due.

«Ed ecco che hai perso l'ennesima occasione perfetta per stare in silenzio» gli rispose Kurt, reggendo il gioco.

«A parte lo scherzo,» continuò Sebastian con un tono improvvisamente più dolce, «mi mancherà starti intorno Kurt».

Proprio adesso che stava succedendo qualcosa...” poté quasi sentire riecheggiare Kurt nel silenzio sceso improvvisamente tra di loro.

«Puoi stare tranquillo, non ti libererai così facilmente di me» gli rispose Kurt, rivolgendogli un sorriso sincero e posandogli un rapido e imbarazzante bacio sulla guancia.

Rimase fermo sulla soglia della propria casa, guardando Sebastian salire sulla macchina dei genitori, e agitando la mano per salutarlo un'ultima volta. Sebastian gli rispose con uno dei suoi sorrisi sinceri, e Kurt pensò che il sorriso di Sebastian era una delle cose che gli sarebbero mancate di più del ragazzo.

«Stai facendo l'idiota Kurt. Vi rivedrete ancora, sarà solo un po' più distante» si ricordò da solo, con decisione, per  rassicurarsi.

E in verità non era sicuro di poterci credere del tutto. Perché tutto quello era accaduto, ed aveva funzionato, solo perché si erano trovati bloccati insieme, solo perché Sebastian non aveva altro che la sua compagnia tutto il giorno e non avrebbe potuto esattamente ignorare la sua presenza.

Adesso stavano tornando ognuno alla propria vita, e Kurt non sapeva cosa aspettarsi.

Cominciò ad ordinare la casa, nonostante fossero solo le 9 e mezza e il giorno prima avesse deciso di aspettare l'arrivo di Finn per le dodici, pur di tenere la mente impegnata e impedirsi di costruire castelli in aria.

«Sono a casa!» urlò Finn un paio di ore dopo, entrando in casa e trovando Kurt intento a passare lo straccio in cucina. «Che stai facendo? Non dovevo aiutarti a pulire? Dov'è Sebastian?» chiese, a raffica.

«Non lo vedi da solo cosa sto facendo?» gli rispose Kurt, con un tono di voce più infastidito di quanto non avesse previsto. «Sebastian se n'è andato, i suoi genitori sono passati a prenderlo verso le nove. E una volta che ero sveglio ho pensato di cominciare a sistemare il caos di ieri sera» spiegò, tentando di mantenere un tono di voce fermo per non far capire al fratellastro tutto quello che gli stava passando per la testa.

Piano miseramente fallito, a giudicare dall'espressione di Finn.

«Non dirmi che ti eri abituato alla presenza del Criceto Malefico e che adesso ti manca?» gli chiese Finn, senza nascondere il disgusto.

«No è che...» cominciò Kurt. E si fermò subito, perché in realtà non sapeva minimamente che scusa inventare. «Lo so che non ti sta simpatico» riprovò, puntando sulla sincerità «però non è così male se lo conosci un po' meglio. Ok, è sempre presuntuoso, arrogante, testardo, però il più delle volte è uno scherzo, o un'esagerazione voluta. E' intelligente e divertente, ha sempre la battuta pronta, la lingua tagliente, e un'ironia sarcastica e sottile, non sempre cattiva. Davvero, non è così male».

Finn spalancò gli occhi, palesemente sconvolto dal balbettare insensato di Kurt. «Oh, cazzo. Ti sei preso una cotta per Sebastian Smythe. Dio Kurt, capisco che Lima non è piena di ragazzi gay, ma proprio Sebastian Smythe? Non potresti tornare con Blaine a questo punto, piuttosto?».

Kurt gli tirò un pungo sulla spalla, adeguandosi al linguaggio dei maschi etero e 'virili' per esprimere il proprio fastidio.

«Ouch...» si lamentò Finn, massaggiandosi la parte colpita.

«Così impari a parlare prima di pensare. Non sono innamorato di Sebastian. Ho solo detto che non è poi così male. E non voglio tornare con Blaine. E Sebastian non sarebbe un ripiego, non sono così disperato da concedere una possibilità a qualsiasi cosa si muova ed abbia un pene» rispose Kurt, rivolgendo a Finn un'occhiataccia. «Questa... qualità la lascio tutta a voi latin lover».

«Scusa, scusa!» rispose l'altro, sollevando le braccia in gesto di resa. «Non credevo che la cosa ti stesse così tanto a cuore... E, oh se sei cotto di lui. Sei proprio nella merda amico». Gli diede una pacca sulla schiena ed uscì dalla cucina, per buttarsi sul divano e giocare con l'Xbox.

«Hai diciotto anni o otto? A volte mi viene seriamente il dubbio» gli urlò dietro Kurt.

«Lo so che la verità fa male, fratello, ma prima aprirai gli occhi prima riuscirai a capire cos'è meglio fare per conquistare il cuore di ghiaccio del tuo insopportabile amato».

«IO NON AMO NESSUNO!».

«Certo, amico. Continua a ripetertelo e forse riuscirai a crederci» rispose Finn, alzando il volume del gioco per mettere fine a quell'inutile scambio di battute.

Kurt fece un verso frustrato e tornò alle proprie pulizie.

Pulì il tavolo, gli scaffali, le piastrelle davanti la macchina a gas e i fornelli; guardò l'orologio ed erano soltanto le dodici e mezza.

Si mise ai fornelli e un'ora dopo lui e Finn si sedettero davanti a due piatti di un delizioso e profumato pollo al curry. Il pranzo trascorse in un silenzio teso, almeno per quanto riguardava Kurt. E quando vide Finn alzarsi per sparecchiare Kurt cominciò a pensare che qualcosa, nella sua espressione, doveva lasciar trasparire la sua malinconia più di quanto non volesse lui.

«Io vado da Rachel» lo informò Finn, dopo aver finito di lavare i piatti.

Kurt annuì distrattamente e tornò a fissare il vuoto, avvertendo poco dopo il rumore della porta sbattuta come proveniente da una dimensione parallela.

Si alzò dalla propria sedia come un automa, e si diresse in salotto per pulire a fondo anche quella stanza.

Spolverò le mensole, lavò i vetri, sbatté i copridivani fuori dalla finestra e passò lo straccio. Controllò l'orario sul decoder e vide che erano soltanto le tre del pomeriggio.

Grugnì, sempre più infastidito.

Infine si decise ad entrare nella stanza degli ospiti, che aveva evitato fino a quel momento, e si buttò sul letto, seppellendo la testa nel cuscino che aveva ancora l'odore di Sebastian.

«Dio mio, è mai possibile che solo dieci giorni in compagnia di quel ragazzo malefico mi abbiano reso così patetico?» sbuffò, nello stesso istante in cui sentì il cellulare vibrare nella tasca dei jeans.

‘Mittente: SebastianIlCricetoMalefico’, lesse, con un tuffo al cuore.

‘I miei genitori sono già andati via perché mio padre aveva non so quale pranzo di lavoro. E non torneranno prima di domani mattina perché si fermano a dormire da qualche parte fuori città. E' mai possibile che io abbia dei genitori così di merda?’.

Lesse il messaggio e prima di rispondere andò sulle impostazioni della rubrica per rinominarlo.

Magari era davvero una cosa importante, non credo lascino proprio figlio da solo così a cuore leggero...’.

Kurt digitò il testo dell'sms e lo inviò a ‘SebastianEBasta’.

Ahahaha. Hai presente quando qualcuno rimane incinta perché si rompe il preservativo e poi però ti dicono che sei il regalo più bello che potessero ricevere? Ecco. Io però sono nato per sbaglia e basta. I miei genitori sono nel pieno della loro carriera, non hanno tempo per un adolescente che richiede troppe attenzioni’.

Kurt non poté ostacolare in alcun modo l'ondata di tristezza che lo invase.

Vuoi che faccia un salto lì per tenerti compagnia? Tanto non ho nulla da fare...’.

‘Ti ringrazio ma sono di umore nero. Credo che renderei la giornata un incubo ad entrambi. Anzi, ho fatto male perfino a scriverti. Buon pomeriggio Kurt’.

Kurt si trovò a detestare quel messaggio dalla prima all'ultima sillaba; rappresentava tutto quello di cui aveva paura: i muri di Sebastian che tornavano al proprio posto, uno dopo l'altro, il suo atteggiamento freddo e distaccato che aveva cominciato ad ostentare con sempre minor frequenza e un sottofondo di profonda infelicità che Kurt non riusciva in alcun modo ad ignorare.

Si ritrovò indeciso sulla risposta da inviare, non sapendo se fosse il caso di ignorare il tacito ordine di Sebastian e insistere, oppure se fosse davvero meglio rispettare la richiesta di Sebastian di rimanere solo.

Ok...’ scrisse infine, decidendo che qualsiasi altra risposta avrebbe infastidito l'altro ragazzo.

Accese il computer, riducendosi a curiosare in giro su facebook, e guardare video stupidi su youtube, pur di far trascorrere il tempo in qualche modo.

Afferrò in mano il cellulare e scrisse ‘mi manchi’, finendo con il cancellare e riscrivere lo stesso messaggio una decina di volte, senza mai trovare il coraggio di inviare l'sms. Alla fine lanciò il cellulare sul letto, con un sospiro frustrato.

‘Lo sai che in questi casi la soluzione migliore è lo shopping...’ gli scrisse Rachel poco dopo, probabilmente indovinando quale potesse essere lo stato di Kurt in quel momento.

Allora ho il tuo permesso di andare alla ricerca dell'ennesima sciarpa di cui non ho bisogno e di un nuovo paio di anfibi?’.

‘Vai e spendi, hai la mia benedizione!’ lesse Kurt, senza riuscire a trattenere una risatina sciocca.

Quando, un paio di ore dopo e 100 dollari in meno sulla sua prepagata, il suo iPhone vibrò nuovamente Kurt poté avvertire distintamente un tuffo al cuore.

Mi sono comportato di merda, prima...’.

E, oh, se quello non era Sebastian Smythe che si stava scusando Kurt avrebbe rivenduto la propria collezione di giacche Marc Jacobs. E quei capi d'abbigliamento valevano più della sua stessa vita.

La mia offerta è ancora valida, se ti va. Domani pomeriggio torna mio padre da Washington, quindi per un po' non potrò essere al tuo servizio a qualsiasi ora del giorno e della notte’.

Premette il tasto di invio, sperando vivamente che Sebastian si decidesse ad accettare. La casa era così... silenziosa, e se Kurt avesse dovuto passare tutto il resto della sera da solo sarebbe probabilmente uscito di testa.

Sicuro che non è un problema? Westerville non è esattamente dietro l'angolo...’.

Nessun problema, dammi l'indirizzo di casa tua e in un lampo sarò lì’.

Un  sorriso sciocco fece la propria comparsa e non si decise ad abbandonare il suo viso per tutto il tempo della strada che separava Kurt da Westerville e dal ragazzo di cui non era assolutamente cotto.

Mezz'ora dopo Kurt suonò al citofono di una villa... maestosa, non c'era altra definizione.

«Chi è?» rispose l'inconfondibile voce di Sebastian.

«Io, idiota».

Sebastian grugnì e poi gli aprì il cancello della propria tenuta. Kurt attraversò un viale alberato e parcheggiò in uno spiazzale, poco lontano dall'ingresso della casa vera e propria, di fianco ad altre due macchine.
Mise l'allarme, per pura abitudine, e si diresse verso l'edificio imponente, trovando Sebastian ad aspettarlo sulla soglia di casa, con indosso un paio di bermuda, una t-shirt meravigliosamente aderente, e un sorriso smorfioso.

«Simpatico come sempre, vedo» gli fece Kurt, andandogli incontro e salutandolo con un bacio sulla guancia.

Sebastian grugnì nuovamente, e quello doveva essere diventato il suo mezzo d'espressione preferito.

«Disse quello che la prima parola che mi ha rivolto è stata “idiota”» rispose il padrone di casa.

«Non è colpa mia se lo sei».

«Un idiota terribilmente sexy, però. Guarda che non mi sono lasciato sfuggire il tuo sguardo d'apprezzamento» gli disse Sebastian con un ghigno. Kurt scosse la testa, incredulo, mentre tentava di reprimere un sorrisetto.

«Tu hai le traveggole Smythe, te lo dico io».

Seguì Sebastian lungo un ampio corridoio, che li condusse alla porta in mogano di una camera da letto.

«Se te lo stai chiedendo, è la stanza degli ospiti. Camera mia è al piano di sopra ma come potrai ben immaginare sono rinchiuso qui al momento».

Kurt si guardò intorno e notò che in effetti la stanza era abbastanza impersonale, con i mobili di legno scuro e delle tende verde chiaro appese davanti ad un'ampia finestra. Sebastian non gli diede il tempo di esaminare troppo accuratamente lo spazio, in un istante fu di fronte a lui e l'unica cosa su cui Kurt poté concentrarsi erano le sue labbra.

Le mani di Kurt risalirono lungo la schiena di Sebastian, intrecciandosi alla base del suo collo. Sebastian lo invitò a dischiudere le labbra con la propria, lingua, approfondendo il bacio.

E quel momento sancì la definitiva perdita di lucidità per Kurt.

Il resto della serata trascorse in un susseguirsi di baci, di capi d'abbigliamento che volavano negli angoli più improbabili, di carezze, non particolarmente caste.

Sentendo le mani di Sebastian che percorrevano le sue gambe, Kurt non poté fare a meno di pensare che quel dannatissimo gesso era davvero scomodo. Non vedeva l'ora che Sebastian se lo togliesse, lì sì che avrebbero festeggiato per bene.

*°*°*°*°*

L'estate di Kurt trascorse ad una velocità surreale. Le giornate sembravano sempre troppo corte ma, soprattutto, scandite da Sebastian in un modo che cominciava a terrorizzare Kurt.

Westerville era diventata quasi la sua seconda casa e i rari giorni in cui i signori Smythe non erano in giro per il mondo per lavoro Kurt andava a prendere Sebastian e tornavano a casa sua, trascorrendo le giornate pigramente, sdraiati sul divano, guardando film, o nella stanza degli ospiti, solo loro due. Qualche volta andavano insieme al parco, si svaccavano su  un telo, con un paio di panini e libri o musica a tener loro compagnia e non facevano altro che star lì.

In quei momenti la cose che Kurt avvertiva più distintamente erano la schiena di Sebastian contro il suo petto, i capelli di Sebastian che prudevano contro la sua guancia. E probabilmente un paio di anni prima non avrebbe trovato il coraggio di farsi vedere in chiari atteggiamenti intimi con un altro ragazzo, soprattutto a Lima, Ohio, ma adesso, con la partenza per New York alle porte, era abbastanza deciso di sbattersene allegramente dell'opinione della gente.  E se Sebastian voltava il capo per posargli un bacio sulle labbra Kurt lo accettava più che volentieri.

E fu proprio lo sfiorare di labbra di Sebastian che lo allontanò dai propri pensieri, riportandolo alla realtà.

Era il 2 settembre, il sole era tiepido ormai, non più caldo come un paio di mesi prima, quando Kurt era ancora il ragazzo di Blaine e Sebastian era un odioso roditore.

«A cosa pensi?» gli chiese il ragazzo in questione, notando che Kurt era totalmente immerso nei propri pensieri.

«A quante cose sono cambiate. Al fatto che un paio di anni fa non avrei avuto il coraggio di farmi vedere da tutti con un altro ragazzo» disse, omettendo in parte la verità. Perché, a dirla tutta, Kurt aveva sulla punta delle labbra una domanda, e bruciava dalla voglia di chiedere a Sebastian “E noi, cosa siamo?”. Ma una domanda del genere era fuori discussione.

«Non potrai mai andare bene a tutti, quindi l'unica è fregartene dell'opinione della gente» sentì dire a Sebastian, quando focalizzò la propria attenzione nuovamente sulla realtà e non sul suo universo interiore.

«Forza Socrate,» gli disse scompigliandogli i capelli e cominciando ad alzarsi, «andiamo che tra due ore hai l'appuntamento con il medico e non vorrei mai farti iniziare in ritardo il tuo primo giorno di libertà».

Sebastian accettò la mano che Kurt gli aveva offerta e si mise in piedi reggendosi sulla gamba sana, rivolgendo un sorriso caldo all'altro.

Il viaggio in macchina fu rilassato, con il vento a scompigliargli i capelli e le canzoni che passavano alla radio, e che loro canticchiavano allegramente.

Sebastian salutò Kurt con un bacio, prima di scendere dalla macchina e dirigersi verso l'entrata della propria casa. Kurt guardò la sua schiena sparire dietro la porta, poi fece inversione e uscì dal quella fottutissima tenuta a cui non si sarebbe probabilmente mai abituato.

‘Sono un uomo, quasi, libero. Il gesso è andato, e sostituito da un molto più comodo tutore che quantomeno mi permette di piegare la gamba e che ogni tanto posso anche toglierlo. Stasera si va a ballare per festeggiare?’. Kurt lesse il messaggio con un sorriso sulle labbra.

Ballare? Non ti sembra una pretesa troppo grossa se ancora non riesci a reggerti su entrambe le gambe?

‘D: :( :'( ç___ç T____T’.

E poi cercano le ragioni del crollo delle borse... Se la gente ha così poco rispetto già dei soldi spesi per mandare un messaggio...’,

‘D: D: D:’.

‘Ho capito, basta! Che dici di ripiegare un una cena fuori e una sana sbronza? Faccio io l'autista, come sempre’. Anche lui in verità aveva voglia di uscire e festeggiare con Sebastian. E doveva ammettere che il pensiero che l'altro ragazzo volesse condividere con lui quella ritrovata semi-libertà gli riscaldava il cuore.

‘Affare fatto. Poi ti va di rimanere qua a dormire? I miei sono appena andati via, domani hanno una riunione di lavoro a Chicago.’

Kurt, prima di rispondere, scrisse un messaggio a Rachel, con le mani tremanti dall'ansia. ‘Stasera sono a dormire da te, sappilo.’ La ragazza gli rispose quasi istantaneamente. ’Ma Kurt, lo sai che i miei genitori sono a trovare i miei nonni e quindi Finn dorme qui’.
No, Finn dorme da Puck, io dormo da te.spiegò più chiaramente.
‘Oh... ok. Allora appena vedo Burt gli racconto del nostro fantastico pigiama party rigorosamente di sole ragazze’.
Kurt ridacchiò immaginando l'espressione di Rachel non appena aveva avuto l'illuminazione.
Grazie Rach, sei la migliore <3’.
‘Mi raccomando le protezioni!’ gli scrisse la ragazza, facendolo arrossire vistosamente. Ringraziò mentalmente che quello scambio non stava avvenendo in presenza di testimoni di alcun tipo.
‘Ritiro quello che ho detto’.

Kurt aprì la porta della stanza, senza riuscire a contenere un enorme sorriso soddisfatto. «Papàààààà, io stasera dormo da Rachel» urlò per farsi sentire dall'uomo che era al piano di sotto.

«Ok...» gli rispose Burt. «Come se io ci credessi davvero che Finn dorme da Puck e Kurt da Rachel proprio la stessa sera» lo sentì grugnire abbastanza distintamente.

«Grazie papà, sei il migliore!» gli rispose, prima di chiudere nuovamente la porta della propria stanza.

Aggiudicato, Ho la benedizione del papà orso, che sa che dormo da Rachel.’ scrisse a Sebastian.

‘Ci crede ancora? Ti preego’.

Nah... Però è meglio che certe cose rimangano non dette. Passo a prenderti alle 8, non farmi aspettare un'ora come sempre solo perché devi seppellire i tuoi orribili capelli sotto un litro di lacca’.

‘Adori i miei capelli, lo so benissimo. A dopo piccolo’. Kurt non riusciva a non sentirti preso in giro ogni volta che Sebastian tirava fuori un qualche nomignolo affettuoso. Anche se proprio 'piccolo' forse era il suo preferito.

A dopo Sippyyrispose lui, immaginandosi il grugnito di Sebastian nel leggere quel soprannome che odiava.

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N.d.a.: Hi everybody! Spero che finisca presto questo sciopero del silenzio dei lettori perché sta diventando scoraggiante XD Ad ogni modo, la lunghezza di questa storia mi sconvolge. Perché sì, ho fissato la fine con l'inizio, dunque tipo AAANNI dopo, e benché non prevedo di descrivere con questa dovizia di particolari tutto quel tempo non era previsto venisse fuori una cosa del genere. Doveva essere una “mini-long”. Ah. Ah. Ah. Povera illusa. Però non fa per me affrettare le cose, mi piaceva descrivere l'evoluzione del loro rapporto gradualmente e dandole  un senso, spero di esserci riuscita^^

A presto!

                                                 

   
 
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