Film > Sherlock Holmes
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Autore: polutropaul    12/01/2013    1 recensioni
Avevano passato anni insieme.
Solo ora che non c'era più aveva capito che per lui valeva davvero.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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POV Holmes


"Non urli, John, ci potrebbero sentire."

"Ed è quello che voglio ottenere, Holmes, Sherlock Holmes, voglio che tutti vedano quanto è falso!"
Tutti gli sguardi fuori dalla porta socchiusa su di noi. Una mano sulla sua bocca, la rabbia nei suoi occhi. 
E poi un pugno, così forte da buttarmi a terra, prima che l'infermiera incredula mi spingesse fuori dalla stanza borbottando delle scuse per poi tornare dentro e chiudermi fuori. 
Mi sentivo un mostro. Ero lì, immobile, fuori da una stanza di un ospedale, gli occhi persi nel vuoto, il naso sanguinante, mentre dentro a quella porta il mio migliore amico si stava sorbendo chissà quale sfuriata da una dottoressa che, probabilmente, l'aveva preso per un pazzo. Ma qui l'unico pazzo ero io che dopo così tanto tempo avevo deciso di ripresentarmi davanti a chi, per me, per la mia lontananza, aveva preferito la morte. 
E non ero così intelligente come avevo sempre pensato se mi aspettavo una diversa reazione.
Mi sedetti in una panchina sporca dall'altra parte del corridoio e aspettai, la testa fra le mani, che l'infermiera mi portasse sue notizie. 

Mi ero quasi addormentato quando finalmente sentii una voce calma che mi chiamava.
"Sherlock Holmes?" mi prese le mani dagli occhi arrossati e la riconobbi come l'infermiera che mi aveva trascinato via da John poche ore prima; ora mi sorrideva. "Signore, il suo amico mi ha raccontato tutto, ma non si preoccupi. Se vuole tornare da lui, l'aspetta." 
Ma io avevo deciso di uscire dalla sua vita: avevo sbagliato a sparire quanto a tornare, non meritava di avermi vicino. 
L'avrei salutato un'ultima volta, solo per dirgli grazie e per fissarmi nella mente, ancora, i suoi occhi.
Poi me ne sarei andato.
Con la differenza che questa volta non avevo intenzione di tornare.
Avrei preso un treno e sarei partito per l'Italia o per la Francia, poco importava, dovevo andare via, lontano il più possibile da lui, Mycroft, Lestrade e la Signora Hudson.
No, meglio, mi sarei presentato da Moran e avrei saldato i conti; mi avrebbe ucciso perchè non avrei avuto la forza di ribattere. 
Ma almeno non avrei causato altri problemi.
Tanto io ero già morto, per tutti..
"Smettila di giocare a fare Dio, fratellino" 
Aveva ragione: solo Dio resuscita.
E io non sono Dio.


Mi avvicinai al bordo del suo letto. Dormiva.
Le occhiaie marcate sotto i suoi occhi si stavano già perdendo e lui stava iniziando a riprendere colore. Aveva una flebo attaccata al braccio e, avvolto com'era in quell'enorme vestaglia, sembrava così piccolo che istintivamente gli presi una mano e appoggiai la mia testa alla sua spalla, come se da un momento all'altro qualcuno potesse portarmelo via. 
Non ora, non di nuovo.
Quando si svegliò tentò di evitarmi, naturalmente, non potevo aspettarmi altro.
"John" iniziai, accarezzandogli un braccio che ritrasse con un brivido. "Non si preoccupi, me ne sto andando. Ho sbagliato ad andarmene e non è giusto tornare così. Volevo solo dirle grazie." Mi alzai e mi misi l'impermeabile, sperando che, almeno, parlasse. 
"Non se ne vada" disse quasi impercettibilmente.  
"Come?" mi girai di scatto, incredulo. Temevo di aver capito male.
"Ho detto non se ne vada. Se n'è andato e ha sbagliato, ma andarsene di nuovo sarebbe uguale. Ora che la so vivo - ed è quello che spero da mesi - non la lascerò andare via"
"Perchè dice questo?". Ero stupito. Mi inginocchiai davanti a lui, per vedere se mentiva, per guardarlo negli occhi e vedere dentro la sua mente, ma era serio.
"Perchè tengo troppo a lei per farlo scappare di nuovo. Se così non fosse, non sarei qui." Iniziò ad accarezzarmi una tempia, piano, quegli oceani che chiamava occhi puntati nei miei, e capii che non volevo stare da nessuna parte se non lì. 
Chiusi gli occhi, temendo che lui potesse sparire, ma quando li riaprii lui era ancora lì e mi sorrideva.
Come non lo vedevo da tanto tempo.
Sorrideva, come non l'avevo mai visto.
Appoggiai la mia testa sul suo cuscino, la mia fronte appoggiata alla sua, il suo respiro nei miei occhi.
E poi le sue labbra, le sentii, calde, morbide, un po' secche, avvicinarsi sempre di più alle mie. E chiusi gli occhi.
Se quello era un sogno, pregai, non doveva finire mai. 



n.d.a - eccomi, di nuovo. Diciamo che non è stato propriamente un bel periodo, quindi perdonate il ritardo. Il capitolo è molto corto, ma non sapevo [e non volevo] allungarlo. Se avete consigli/critiche lasciate una recensione o un messaggio privato, rispondo sempre! Baci Gi
   
 
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