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Autore: SunButterfly    13/01/2013    1 recensioni
Cosa succede se una ragazza incontra per caso un ragazzo perso su una spiaggia..e nudo?E cosa succede se quel ragazzo fa conoscere un mondo totalmente sconosciuto alla ragazza?E se quel mondo non fosse così sconosciuto nemmeno per lei?
Questa è la storia di Laila,e del passato che non ha mai conosciuto,un passato molto più affascinante e misterioso di quello che può provare ad immaginare.
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Prendimi, dai prendimi se ce la fai!” Una ragazza correva, i capelli al vento erano di un rosso brillante, il viso coperto da un paio di grandi occhiali da sole. Indossava dei pantaloncini a vita alta, e una magliettina bianca che le arrivava all’ombelico.
Un ragazzo la seguiva, altrettanto giovane e bello. Aveva i capelli biondi, e gli occhi verdi, e come la ragazza rideva di gusto, libero e spensierato.
Qualcuno li riprendeva mentre si rincorrevano a piedi nudi sulla spiaggia.
“Ti prendo, aspettami” Si avvicinò correndo, e con un balzo la spinse sulla sabbia. I due erano sdraiati a terra adesso, e ridevano. La telecamera si avvicinò. “Vieni Maria!” E le facce furono tre.
La terza ragazza che prima riprendeva, adesso sorrideva alla telecamera “Salutate!” Era un po’ più grande dei due ragazzi che accanto a lei ora si baciavano ridendo, e aveva i capelli neri legati con due trecce. “Ho detto salutate, non sbaciucchiatevi!” Una gomitata colpì la ragazza rossa, che rispose facendo scivolare la telecamera che volò dietro le loro teste.



Maria premette  in pulsante ‘Stop’ del telecomando. Portò la registrazione indietro, bloccò di nuovo sulle facce dei tre ragazzi che ora da quel fotogramma nella grande tv la fissavano. Non sentiva le voci delle loro risate, ma quelle le conosceva a memoria. I due innamorati si guardavano negli occhi ridendo, e Maria sorrise rivedendo quel fotogramma. Sembrava passato un secolo.
Poi si rabbuiò e tutto di quella notte le tornò in mente. Quel pianto isterico, lei che cercava di calmarla, quella porta sbattuta. Quell’ospedale dai bianchi muri e poi la promessa di trovare una bambina che non aveva mai visto. Ricordava la sensazione di vuoto allo stomaco quando in un istante aveva capito perché per tutti quei mesi era scomparsa. Ricordava le lettere, ricordava la prima volta che aveva letto quella indirizzata a lei.
Da quel momento sapeva tutto. E da quel momento, 18 anni prima la sua vita era cambiata.

“Ah sei qui!” Maria trasalì. Un uomo sulla quarantina le si avvicinò. “Quando sei arrivata?” “Sta mattina presto, non volevo svegliarti, scusa.” Lui si accomodò accanto a lei sul divano di pelle. “Allora? Novità?” Disse curioso. Poi notò la busta bianca ormai leggermente ingiallita dal tempo posata sul tavolinetto di fronte alla tv. “Non le hai ancora detto nulla?” “Non è ancora pronta, Andrea.” “E’ in pericolo Maria, in pericolo!” Adesso urlava. “Non lo è!Lo sai benissimo che non lo è.” Lui guardò il fermo immagine sulla tv.
“Quanto l’amavo..” Ora l’urlo isterico aveva si era trasformato in una voce malinconica “E quanto mi manca!” L’uomo abbassò lo sguardo. “Mi rimprovero ogni giorno per averla lasciata andare, per aver fatto in modo che così conoscesse lui, per tutto quello che è successo dopo..” “Non è colpa tua Andrea, lo sai bene.”
La suora adesso gli poggiava una mano sulla spalla, come per consolarlo. “Era destino, lo stesso a cui adesso andrà in contro Laila..” L’uomo scattò “Ma davvero credi ancora a quelle fandonie scritte in quella lettera?” La guardò tra lo stupito e lo sconcertato. Maria gli sorrise solamente. “Da 18 anni a questa parte, non so più qual è la differenza tra fandonie e verità, Andrea.” E poi si alzò in piedi. “Vai già via?” Disse l’uomo imitandola. “Vengo con te. Così chiudiamo questa storia una volta per tutte!” “Non è ancora il momento, Andrea”
L’uomo incrociò le braccia al petto guardano la suora che cominciava a sistemare un grande borsone. “Voglio conoscerla.” La suora sbuffando irritata chiuse la cerniera del borsone e poi se lo caricò su una spalla. “E la conoscerai.” disse guardandolo scocciata “Solo quando sarà il momento però.” L’uomo le si avvicinò. “Sei sempre stata così ostinata e decisa Maria..” Adesso lei sorrideva “Ammettilo che ti stavo leggermente antipatica all’inizio…” “Posso accompagnarti almeno alla stazione?” Maria poggiò a terra il borsone. “E tu invece sei sempre stato bravo a cambiare discorso quando più ti conviene, vero Andrea?” L’uomo sollevò semplicemente le braccia in segno di resa e poco dopo i due uscirono di casa diretti alla stazione, mentre nella grande tv restava fermo il fotogramma dei tre ragazzi giovani, sereni e spensierati.









In quello stesso momento, Laila arrivò correndo a perdifiato alla spiaggia. Era una bella giornata di sole, e lei era in ritardo. Quella mattina Suor Maria non l’aveva aiutata col pranzo, perché era dovuta andare fuori paese. Quindi lei si era trovata a preparare il pranzo per tutte le compagne e le Suore, ed era uscita dal collegio solo dopo aver mangiato, quando a tutti gli effetti non dovendo seguire le lezioni, era libera di uscire come ogni giorno, a patto che la cucina le stoviglie e la sala pranzo fossero puliti. Quindi aveva perso altro tempo per fare il lavoro che solitamente Suor  Maria gli risparmiava.
 Arrivò sulla spiaggia all’ una del pomeriggio, e trovò Enea ad aspettarlo seduto sulle rocce. “Enea..ecco-eccomi.. So-sono qui!” Disse fermandosi a riprendere fiato. Lui balzò giù dalle rocce e la raggiunse “Ciao, è successo qualcosa?” Disse preoccupato vedendola col viso rosso e il fiatone. Lei respirò profondamente, cercando di far  tornare alla normalità il battito accelerato per via della corsa. “Sto..sto bene!” Disse cercando di sorridere. “Ho solo perso tempo al collegio..” Lui la guardò fissa “Sembri un gamberetto!Sei tutta rossa!” E poi scoppiò a ridere. Laila non poté trattenere le risate “Gamberetto? Nessuno mi aveva mai detto che somiglio ad un gamberetto..è..strano!” Disse ora più tranquilla. “Ti ho portato una cosa” disse “è un regalo, ma voglio dartelo dopo!” Laila ora lo osservava stranita. “Un regalo?” “Si, ma ora andiamo. Ho voglia di fare un altro giro nel tuo mondo!” Disse prendendo Lara per un braccio. Lei ebbe un leggero sussulto “Ehm, si certo andiamo! Oggi ti porto in un posto speciale!” E così dicendo si avviarono su per la spiaggia, fino al sentiero che portava sulla strada.


Poco dopo, erano seduti su un grande prato, all’interno del parco del paese. Erano di fronte alla grande balconata, da cui si vedeva il paesaggio frontale, una distesa azzurra di mare, delle rocce in lontananza, e la costa delle città e dei paesi vicini. Il sole era forte e caldo, quindi Laila aveva insistito per sedersi sotto un grande albero.
“Parlami un po’ di Città Laggiù..” disse unendo le ginocchia al petto e guardandolo curiosa. “E cosa vuoi sapere?” “Non so..cosa fai durante il giorno, dove vai, come vivi insomma!” “Ho capito.” Disse lui sicuro, e poi cominciò. “Io vivo con la mia famiglia dietro una grande barriera, mia sorella è ancora un cucciolo sai?” Laila sorrise “Sarà carinissima! Ma c’è una barriera qui vicino?” “Abbiamo un concetto di vicinanza un tantino diverso, Laila” disse lui sorridendo “Vedi, a noi tritoni bastano due giorni per fare il giro di un continente… la mia barriera si trova nell’Atlantico..” Poi notò che lei lo guardava sempre più incuriosita. “E’..è fantastico!” disse con lo sguardo luminoso. Che strano..sembra uno di quei cuccioli umani..un bambino ecco! Pensò lui osservandola. “Quindi? Che fai durante il giorno?” “Beh la prima nuotata la faccio per andare a caccia, con mio padre. Poi porto la mia sorellina a scuola..” “Scuola?” disse Laila sempre più stupita “Avete una scuola? Ah e ho sempre voluto chiederti una cosa..cosa mangiate voi tritoni? Sono domande stupide lo so..ma..” Lui la bloccò. “Non sono domande stupide Laila!” disse sorridendogli “Si, i tritoni più anziani fanno scuola ai cuccioli che un giorno dovranno cacciare soli, e che dovranno anche imparare a difendersi dalle balene o dagli squali.” Laila annuì comprendendo quello che Enea voleva dirle. “E per la tua seconda domanda..noi mangiamo i pesci più piccoli, e le alghe. Io personalmente sono ghiotto di gamberetti, ma quelli non li cacciamo, mangiamo quelli che muoiono naturalmente. Sai noi tritoni cerchiamo di rispettare una regola fondamentale, alcuni pesci li mangiamo, altri no.” “Sembra così crudele..” disse Laila corrucciata. Enea annuì e poi si sdraio con le mani dietro la testa. “Voi mangiate i cani?” chiese poi deciso. “No,certo che no!” disse lei sicura. “Ma mangiate altri animali, o addirittura pesci. E’ esattamente la stessa cosa vedi?” Lei restò a fissarlo in silenzio, pensando a quanto avesse ragione.
Notò che lui osservava il cielo, sembrava assorto in chissà quale pensiero. Gli si sdraiò a lato, restando sollevata su un braccio a guardarlo. Poi lui d’improvviso allungò un braccio e la spinse su di se. Lei lo guardò stupita e imbarazzata. “Come hai fatto ieri tu?” Le chiese osservandola. Laila pensò alla figuraccia per quell’abbraccio non ricambiato, e avvampò. “Ecco, io…” “Laila era la prima volta che qualcuno mi si avvicinava in quel modo sai? Noi tritoni non abbiamo l’abitudine di stare così vicini..” Lei scattò di nuovo a sedere. “Allora scusa, non..non volevo..” “E’ stato bello.” Disse lui semplicemente. Lei sentì il cuore che accelerava il battito. “E’ che il tuo profumo mi ricorda qualcosa..” disse come per giustificarsi. “Fammi sentire il tuo!” disse  Enea che le guardava ancora sdraiato. Lei non rispose, ma lentamente gli si sdraiò a lato nuovamente, e poi si bloccò, non sapendo bene cosa fare, e con lo stomaco stretto e il cuore che batteva veloce. Lui fece lo stesso movimento di poco prima, e lei di nuovo gli scivolò addosso, sul petto nudo. Questa volta però non si spostò. La pelle del tritone era fredda, e lei come per scaldarla gli passava lentamente una mano sul torace. Lui cominciò a giocare coi suoi capelli. Lei sentiva il cuore che batteva regolare, così come il respiro del tritone e il petto che saliva e scendeva regolarmente. Chiuse gli occhi rilassandosi, e pensò che gli sarebbe piaciuto restare così per molto tempo.




“Ti voglio bene piccola mia, ti voglio bene…”
Laila galleggiava lenta nel solito mare, mentre la voce gli parlava, lamentosa.”Perché mi hai lasciata, allora?” Voleva chiedere, ma come sempre alla gola non arrivava la voce. Solo panico.
“E’ lui Laila..è lui…”
Laila si sentì sprofondare come ogni volta, e come ogni volta il panico crebbe, fino ad impossessarsi di lei senza dargli scampo. Annaspava con le braccia, con le gambe, tentando di risalire invano.
“Capirai Laila..capirai…”
Laila non riuscì a distinguere il suono delle ultime parole, si sentiva solo inerme, in balia della corrente che la spingeva giù, sempre più in basso. Poi d’improvviso arrivò quella stretta, e di colpo cominciò a risalire.





“Laila, laila!” Laila trasalì. Aveva di nuovo fatto quel sogno. Enea la osservava chiamandola. “Laila, tutto bene? Che succede?” Lei gli sorrise e poi guardò l’orizzonte, e vide che il sole stava per tramontare. “Si, si..tutto bene Enea!” Gli sorrise cercando di non fargli capire che in realtà questa volta il sogno l’aveva lasciata più perplessa del solito. “Dobbiamo andare..è quasi il tramonto!” Disse alzandosi. Enea la imitò “Si, ma prima il mio regalo!” Laila sentì una fitta allo stomaco. Il regalo, se ne era quasi dimenticata. Enea si portò  le mani in tasca, e ne tirò fuori due orecchini. Laila restò un po’ stupita. “Questi li ritrovai sul fondale qui vicino, ero ancora un cucciolo e facevo lezione di caccia. Non l’ho mai detto a nessuno, ma quando ti ho conosciuta ho pensato che li dovessi avere tu. Sono così.. umani!” Laila li prese in mano. Erano molto semplici, d’argento e con una piccola sfera, in cui stava un liquido azzurrino. Brillavano alla luce del sole. Laila non sapeva cosa dire. Era felice, e allo stesso tempo imbarazzata. Poi notò che il tramonto era sempre più vicino, e che il cielo delicatamente cominciava a colorarsi di un arancione tenue. “Grazie Enea, sono bellissimi, davvero!” E gli diede un piccolo bacio sulla guancia.
Poi cominciarono ad avviarsi verso la spiaggia. “Il tuo odore..” le disse lui mentre camminavano fianco a fianco, “..è..bellissimo!” Lei arrossì leggermente mentre levava le scarpe vicino al sentiero che portava alla spiaggia. “Grazie..” riuscì a dire soltanto. Lui le porse la mano per superare gli scogli, e quando furono dall’altra parte si fermò osservando il mare.”Devo andare..” disse poi, e Laila sentì una sorta di malinconia nella sua voce, che stranamente si trovò a condividere. Quindi si sollevò in punta di piedi, come il giorno prima, lo abbracciò. A differenza del giorno prima lui ricambiò l’abbraccio “Ora so come si fa..” Disse mentre l’abbracciava stretta. Dopo qualche secondo si staccarono, e lui come sempre cominciò a correre verso il mare. Arrivato a riva però si fermò e si girò a guardarla “Ci vediamo domani!” e alzò un braccio in segno di saluto. “A domani!” Urlò Laila dalla spiaggia. E poi lo vide scomparire verso il tramonto.


Di una cosa però non si accorsero, stretti come erano nell’abraccio di poco prima. Una figura vestita di nero li osservava da lontano, annuendo e non riuscendo a trattenere una lacrima che piano le scivolò sul viso.













Salve a tutti! E’ passato un po’ di tempo da quando ho pubblicato il capitolo precedente, perché tra lo studio e le vacanze di Natale non ho avuto il tempo di buttare giù delle idee. Adesso eccolo qui! Ringrazio (come sempre ormai) chi mi legge, chi mi da dei consigli, e chi anche se non è iscritto su questo sito si è preso la briga di leggere la storia, e darmi dei pareri sinceri! Come al solito vi invito a commentare se vi và.
- Martina. 
  
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