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Autore: SereILU    13/01/2013    6 recensioni
[ Sebastian Smythe/Thad Harwood | Slash | Verde | "Love me" 'verse | Feelings! ]
Questa shot è una cosa un po' particolare, perché rappresenta un po' il massimo della mia Thadastian.
Ma non voglio spoilerare nulla, solo: tanti feelings, tanto fluff, e un Sebastian insolitamente dolce.
*
Forse furono quelle parole a far scattare qualcosa dentro di lui. O forse tutto l’amore che poteva vedere negli occhi scuri di Thad, lo stesso che sentiva nel proprio cuore. O magari il fatto che Thad aveva preparato quella canzone – una delle loro canzoni – per lui. O che anche lui ricordasse quel giorno di tanti anni prima come se il tempo non fosse passato.
Ma quando accadde, Sebastian seppe che doveva essere lui. Che non avrebbe voluto nessun altro accanto per tutto il resto della sua vita. Che non avrebbe mai più amato così tanto.

*
Buona lettura!
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Love me series'
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Titolo: Be mine.
Personaggi: Thad Harwood/Sebastian Smythe
Genere: Romantico, Comico
Rating: Verde
Avvertimenti: FLUFF, Au, What…if?, Slash.
Nda: alla fine.

 
NB: Storia che fa parte del “Love me” ‘verse. Comprensibile anche senza aver letto le altre, ma se date un’occhiata all’evoluzione dei personaggi, beh, avrà molto più senso. E... sì, ci sarà un piccolissimo extra.
 




This is for you.

 
 

Be Mine.

 


 

 
 
Sebastian odiava la neve. Odiava l’inverno e qualunque cosa gli facesse tremare i denti, le mani e tutto il corpo. Odiava anche il vento, naturalmente, soprattutto quello gelido che spazzava le strade di Los Angeles anche a metà febbraio, quando invece avrebbe dovuto cominciare a fare caldo.

Si strinse nel cappotto e sospirò, osservando la nuvoletta di vapore uscirgli dalle labbra e salire verso l’alto. Di solito non gli dava fastidio tornare a casa a piedi – perché la Metropolitana era sempre troppo affollata, e dieci isolati non erano poi così tanti –, ma, per qualche motivo, quel giorno, la strada gli sembrava troppo lunga, i marciapiedi troppo pieni e il freddo troppo intenso.

Quando era di fretta, come in quel momento, Sebastian difficilmente si soffermava a guardarsi intorno, ormai troppo abituato alla vita caotica della California. Tuttavia, quel giorno, lo fece.

Lo sguardo gli cadde su una vetrina illuminata dai faretti bianchi e luminosi di una piccola gioielleria. Si avvicinò con circospezione, cercando di non farsi trascinare via da un chiassoso gruppo di donne completamente immerse nello shopping, e sbirciò all’interno.

Oltre gli espositori, poteva vedere una coppia – un ragazzo e una ragazza – immersi in una conversazione con quello che doveva essere il proprietario del negozio, un vecchietto con pochi capelli e un paio di occhialetti sul naso. Da fuori, Sebastian non riusciva a sentire cosa si dicessero, ma dalle espressioni eccitate sui loro visi dedusse che dovesse essere qualcosa di importante.

Ad un certo punto però, si costrinse a distogliere lo sguardo: si sentì improvvisamente fuori posto, spettatore di una scena privata alla quale non avrebbe dovuto assistere. Quasi senza accorgersene, lasciò che i propri occhi vagassero sui gioielli esposti a pochi centimetri da lui.

Collane di perle, bracciali d’oro e d’argento, enormi ciondoli d’ambra che gli ricordavano troppo quelli che indossava sua madre alle sue cene di gala. Per un istante gli venne voglia di guardare di nuovo cosa stesse comprando la coppietta, ma si obbligò a non sbirciare e a concentrarsi su ciò che aveva davanti.
Fu allora che notò gli anelli. Non furono i diamanti, o l’oro acceso, ad attirare la sua attenzione, ma due semplici bande di carbonio. Una era attraversata da due leggere fasce di oro giallo, l’altra di oro bianco. In quell’attimo, una sola parola gli attraversò la mente: perfetti.

Sarebbero stati perfetti per lui e Thad. Erano diversi, ma, allo stesso tempo, avevano significato solo se uno affianco all’altro. Senza pensarci, Sebastian si avvicinò ancora di più alla vetrina, il respiro che appannava leggermente il vetro pulito, e poggiò le dita sulla superficie fredda. Sentiva il cuore battere un po’ più velocemente, e per un istante si chiese cosa sarebbe successo se avesse avuto il coraggio di comprarli.

Sebastian Smythe che pensava al matrimonio. Se glielo avessero detto una decina di anni prima non ci avrebbe creduto, e anzi, si sarebbe messo a ridere fino alle lacrime. Eppure, eccolo lì, a pochi centimetri da una promessa che, in quel momento, sembrava troppo grande persino da pensare. Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo, poi face un passo indietro e si allontanò dalla vetrina.

Forse non era ancora il momento.
 
*
 
Sebastian aprì il portone dell’appartamento con un sospiro. Gli sembrava di averci messo una vita a tornare a casa: aveva praticamente vagato per le strade con lo sguardo vacuo e la testa altrove, troppo concentrato su ciò che aveva appena visto e realizzato nella sua mente, e quei pochi isolati erano diventati molto più lunghi del solito.

Fu solo quando appese la giacca e si tolse le scarpe con un movimento veloce, che si accorse della musica. Rimase per un attimo spiazzato: era convinto che Thad sarebbe stato fuori tutto il pomeriggio, ma quelli che sentiva erano sicuramente accordi di chitarra – e difficilmente un ladro si sarebbe messo a suonarla, no?

Lentamente, e cercando di fare meno rumore possibile, Sebastian seguì il suono: attraversò con circospezione il corridoio, sfiorando poi con le dita lo schienale liscio del divano, e si avvicinò alla porta socchiusa della stanza che divideva con Thad da ormai sei anni. Gli bastò poggiare una mano sul legno e spingere leggermente perché la luce aranciata proveniente dall’interno disegnasse una striscia polverosa sul parquet scuro e la musica diventasse più intensa.

Quando Sebastian sbirciò all’interno della camera, la prima cosa che vide fu Thad. Era seduto sul letto, una gamba piegata sotto il proprio corpo e la chitarra poggiata in grembo; le sue mani scivolavano leggere sulle corde senza sbagliare una nota, e aveva la fronte corrugata per la concentrazione.

A Sebastian erano bastati pochi secondi per riconoscere la canzone: Mine, di Taylor Swift. Non che fosse un grane estimatore del country moderno – insomma, Johnny Cash per lui era di un’altra pasta –, ma quella canzone era… un po’ loro? Non avrebbe saputo definire cosa gli provocava sentire quelle parole, ma Thad era sicuramente a conoscenza dell’importanza che avevano per lui. Ma fu quando Thad cominciò a cantare, con voce bassa e un po’ stentorea, che Sebastian sentì il cuore cominciare a battere un po’ più velocemente.

I was in college working part time waiting tables, left the small town, never looked back…” Sebastian trattenne il fiato, Thad aveva cambiato le parole.“You were a flight risk, with a fear of falling, wondering why we bother with love, if it never last?

In quel momento, il testo di quella canzone non gli era mai sembrato più adatto.

Do you remember we were sitting there by the water? You put your arm around me for the first time…

“Non credo ci sia un modo per non essere tuo.”
“Io vorrei che tu mi appartenessi davvero.”


Ricordava anche troppo bene la sera che avevano passato sul molo, l’acqua che scintillava appena alla luce della luna e la tenda con Nick e Jeff addormentati poco lontano. Quando tutti quei sentimenti erano finalmente venuti a galla e si erano parlati con il cuore in mano, spaventati a morte dalle possibili conseguenze, ma con il desiderio di fare qualcosa. Thad gli aveva detto tutto, aveva lottato con le unghie e con i denti per dimostrargli quanto per lui fosse importante. E Sebastian aveva ceduto, perché ogni cuore cede, alla fine. *

You made a rebel of a careless man's careful son. You are the best thing that's ever been mine.

Sebastian non poté impedire a un piccolo sorriso di formarsi sulle proprie labbra. Aveva sempre pensato che Thad non sarebbe mai dovuto cambiare, non per lui, almeno; ma forse entrambi erano giunti all’equilibrio perfetto grazie a quei piccoli lavori che avevano effettuato su loro stessi. Thad non perdeva occasione per dirgli che era stato Sebastian a dargli il coraggio di lottare per ciò che voleva, a fargli capire che non c’era nulla di male a lasciarsi andare e a perdere il controllo, a volte. Anche se Sebastian continuava a ripetergli che era tutto merito suo, e che lui non c’entrava assolutamente niente.

Then you took me by surprise; you said: ‘I'll never leave you alone…’. You said: ‘I remember how we felt sitting by the water, and every time I look at you, it's like the first time. I fell in love with a careless man's careful son… he is the best thing that's ever been mine.”

La canzone andò avanti, a volte con leggere pause, quando Thad cambiava qualche parola e la metrica non era proprio perfetta. Ma a Sebastian non interessava. Era rimasto lì, immobile, una mano ancora appoggiata al legno lisco e l’altra lungo il fianco, a sfiorare ogni tanto la tasca dei jeans. Non credeva di poter amare ancora di più l’uomo che aveva davanti, ma forse al suo cuore piaceva fargli ogni giorno più spazio, chissà.

L’ultima nota risuonò nell’aria e Thad posò una mano sulle corde per fermare la vibrazione, prese un respiro profondo e solo allora sollevò lo sguardo: Sebastian incontrò i suoi occhi castani e il sorriso si allargò, mentre la porta si apriva del tutto e lui entrava nella stanza con un leggero tremolio alle gambe.

“Sebastian!” Il tono di Thad era allarmato. Si alzò e mise a posto la chitarra, in fretta, rischiando di farla cadere.

Sebastian, che non capiva il perché di tanta agitazione, gli si avvicinò a passo svelto, gli prese la mano e lo fece tornare a sedere sul letto, inginocchiandosi davanti a lui prendendogli entrambe le mani tra le sue.

“Thad, che c’è?”

Thad si mordicchiò il labbro inferiore prima di sospirare e tornare a guardare di nuovo Sebastian negli occhi e parlare.

“Mi dispiace,” sussurrò. “Non volevo che la ascoltassi così…”

Sebastian aggrottò la fronte, perplesso. “Di che stai parlando?”

“Della canzone… non è ancora pronta, e adesso penserai che non sono più neanche capace di cantare come si deve e ch-”

“Ehi, ehi, ehi… calmo.” Sebastian strinse la presa sulle sue mani e cercò di nuovo il suo sguardo. “Smettila di dire cazzate.”

“Non sono cazzate, io…”

“Thad!” Thad si zittì. Sebastian continuava a non comprendere il nervosismo che sentiva e vedeva in lui. “La canzone era incredibile.”

“Non devi dirlo per forza, lo so che faceva schifo…”

Sebastian sbuffò. “La canzone era incredibile,” ripeté. “Tu sei stato incredibile.”

“Ma d-”

Non ci pensò due volte: lasciò andare le mani di Thad, poggiò le proprie sulle sue gambe e si spinse in avanti, catturando la sua bocca in un bacio. Sebastian lo sentì fremere appena e respirare pesantemente dal naso, ma quando sfiorò le sue labbra con la lingua, non dovette aspettare neanche un secondo prima che quella di Thad gli si facesse incontro e il bacio si approfondisse. Si allontanò solo quando sentì che il bisogno di aria era troppo forte – e quando i pantaloni cominciarono a farsi stretti.

“Wow…” Thad si schiarì la voce e guardò Sebastian negli occhi, le guance arrossate. “E quello per cos’era?”

“Per farti smettere di dire idiozie.”

Thad sembrò quasi offendersi, ma alla fine sorrise. “Hai ragione… è solo che… era importante.”

Sebastian inclinò la testa. “Cosa?”

“Quella canzone.” Thad prese a giocare un po’ con i capelli perfettamente pettinati di Sebastian. “Volevo cantartela stasera.”

“Perché?”

“Non ricordi che giorno è oggi?” Thad aggrottò la fronte, come se Sebastian avesse dimenticato qualcosa di importantissimo.

Lui ci pensò qualche secondo, ma la risposta gli giunse alle labbra ancora prima che il pensiero si formasse concretamente nella sua testa.

“Sono passati otto anni dal nostro primo bacio.”

Il viso di Thad si illuminò subito e Sebastian sentì il cuore scaldarsi.

“Allora te lo ricordi!”

Sebastian alzò gli occhi al cielo. “Sebastian Smythe non dimentica mai niente.”

“Ti amo.”

Forse furono quelle parole a far scattare qualcosa dentro di lui. O forse tutto l’amore che poteva vedere negli occhi scuri di Thad, lo stesso che sentiva nel proprio cuore. O magari il fatto che Thad aveva preparato quella canzone – una delle loro canzoni – per lui. O che anche lui ricordasse quel giorno di tanti anni prima come se il tempo non fosse passato.

Ma quando accadde, Sebastian seppe che doveva essere lui. Che non avrebbe voluto nessun altro accanto per tutto il resto della sua vita. Che non avrebbe mai più amato così tanto.

“Sposami.”

La parola gli era scivolata tra le labbra, sussurrata ma sicura. E lui non l’avrebbe mai fermata.

Thad spalancò gli occhi. “C-cosa?”

Sebastian gli prese di nuovo le mani. “Sposami,” ripeté a voce più alta. “Io… sposami, Thad.”

Poteva quasi avvertire il cuore di Thad accelerare, sotto la cassa toracica. Nei suoi occhi poteva vedere lo stupore, l’amore, l’ansia e la paura, ma non demorse.

“Voglio…” Sebastian lasciò che tutti i pensieri fluissero liberi. “Voglio tornare a casa tutti i giorni e trovarti immerso in uno di quegli enormi tomi che ti piace rileggere fino allo sfinimento, perché ‘non si finisce mai di imparare’. Anche se poi ti si blocca la schiena e sono costretto a farti uno dei miei massaggi.”

Thad sorrise, e Sebastian continuò.

“Voglio insegnarti a fare surf, anche se sono sei anni che ci provo e tu non riesci mai a stare in piedi per più di cinque secondi, nonostante tutti i miei sforzi. E poi voglio che ne stiamo sdraiati al sole per ore, senza crema solare, perché nessuno di noi due riesce mai a ricordarsi di metterla nel borsone.

“E voglio portarti a Parigi, sulla Tour Eiffel a guardare le stelle, e anche al Louvre, perché so quanto tu impazzisca alla vista dei musei. E voglio conoscere tutta la numerosissima famiglia Harwood, anche tua nonna, quella di cui parli tanto e che mi dici che non capisce una parola di inglese. Magari potrò insegnarle il francese, chissà.”

Thad scoppiò a ridere, e Sebastian vide i suoi occhi farsi sempre più lucidi.

“E voglio fare l’amore. Voglio toccarti e sentirti tremare tra le mie braccia. Baciarti e sentirti sospirare. Voglio andare a dormire con te al mio fianco e svegliarmi sempre con le tue labbra sulla pelle e le tue braccia intorno.”

Sebastian prese fiato. Sentiva la pelle pizzicare e il cuore correre, ma ormai aveva cominciato a parlare e non voleva pensare a cosa sarebbe accaduto una volta che avesse smesso.

“Voglio passare la mia vita con te, Thad. E lo voglio perché… beh, perché tu sei la cosa migliore che sia mai stata mia.”

Calò il silenzio. Sebastian costrinse il proprio respiro a rallentare, e non lasciò neanche per un istante gli occhi di Thad: erano lucidi di lacrime e quel castano scuro sembrava ardere di un sentimento troppo forte da contenere. Non sapeva se aveva esagerato e se Thad sarebbe comunque scappato a gambe levate, tuttavia non si sarebbe rimangiato una sola sillaba.

E poi si mosse. Sebastian lo vide, come al rallentatore, sorridere – quel suo bellissimo sorriso che riservava solo a lui – e piegarsi in avanti. Thad lo baciò, e lui avvertì un sacco di cose in quel semplice sfiorarsi di labbra calde; era sempre così, tra loro, quando le parole diventavano troppo superflue e rumorose. Gli bastava essere vicini, avere un semplice punto di contatto, e tutto andava bene.

Thad si allontanò leggermente, respirando sulle labbra di Sebastian.

“Sì…”

Quella piccola parola sembrò metterci un’eternità a raggiungere Sebastian, che sollevò gli occhi su di lui, incredulo e stupefatto insieme.

“Sì?”

“Sì.” Thad sorrise. “Sì.”

Sebastian sbatté le palpebre. “Mi sposerai?”

“Sì!”

“Oh mio Dio. Non ci credo!” Sebastian fu velocissimo: si alzò in piedi e prese Thad tra le braccia, sollevandolo di peso e tenendolo stretto. Thad scoppiò a ridere e incrociò le gambe per reggersi, e Sebastian poteva giurare di non aver mai visto niente di più bello in tutta la sua vita.

“Ti amo, ti amo, ti amo…”

Poi, la verità lo colpì e si irrigidì immediatamente. Idiota.

Thad doveva aver sentito che qualcosa non andava, perché tornò subito serio. “Che succede?”

Sebastian si sarebbe preso a pugni: come sempre aveva agito di impulso senza pensare alle conseguenze, e aveva fatto una cazzata. Thad stavolta sarebbe davvero scappato da lui.

“Sono un idiota,” sussurrò, ma non distolse lo sguardo.

“Perché?”

“Perché non ti ho comprato neanche un anello!” Sebastian lasciò andare Thad e si mise le mani nei capelli, arrabbiato con se stesso. “Sono un coglione.”

Sentiva, ancora una volta, di aver mandato tutto a puttane. Era naturale che Thad si sarebbe aspetto un qualcosa, da lui. E Sebastian, di nuovo, non aveva pensato a cosa sarebbe successo: avrebbe dovuto smetterla di agire senza prima sapere cosa fare.

“Mi dispiace, Thad…” continuò, portando le mani sul viso del suo ragazzo e accarezzandogli dolcemente le guance. “Ti prego, perdonami, sono u-”

“Sebastian Smythe,” lo interruppe Thad, imitando i suoi movimenti. “Pensi davvero che serva un anello?”

Sebastian si immobilizzò. “Beh, sì!” esclamò. “Non è così che fanno tutti?”

Thad sorrise. “Quando mai io e te facciamo le cose come tutti?”

“Non le facciamo.” Anche Sebastian si lasciò andare ad un sorriso, perché solo in quell’istante capì che loro due non erano come gli altri, che non era naturale, per loro, fare le cose come una coppia.

“Esatto. E poi..” Thad fece un passo indietro e aprì il primo cassetto del comodino. Sebastian non poteva vedere cosa stesse estraendo, ma improvvisamente sentì il proprio respiro accelerare di nuovo. Thad tornò davanti a lui, una piccola scatoletta stretta tra le dita. “Ti ho già anticipato.”

E Sebastian pensò che Thad fosse davvero la sua anima gemella, perché quando aprì la scatolina rivestita di velluto azzurro, vide esattamente cosa aveva visto nella sua mente non più di un paio d’ore prima. I due anelli in titanio erano lì, brillanti e semplici, eppure assolutamente perfetti.

“Thad…”

“Li ho visti un paio di giorni fa, e ho pensato che fossero un po’ come noi, no? Diversi, ma incredibili se uno vicino all’altro.” Thad estrasse quello con le bande di oro bianco e prese la mano sinistra di Sebastian, facendolo scivolare leggero sul suo anulare.

Sebastian ci mise qualche secondo per riprendersi, ma alla fine si mosse e fece quello che aveva fatto Thad. Prese l’altro anello e glielo mise all’anulare sinistro.

Persino l’aria, in quell’istante, sembrò crepitare, perché quella era una promessa. Un’enorme promessa.

Thad si sollevò sulle punte e lo baciò di nuovo. “Ti amo.”

Sebastian sorrise – ma quante volte l’aveva fatto, quel giorno? – e lo spinse delicatamente all’indietro fino a che Thad non cadde sul letto con un tonfo e una risata. “Ti amo…” rispose poi, facendolo stendere e gattonando sulle coperte fino a trovarsi di nuovo faccia a faccia con lui.

Si prese alcuni istanti per guardarlo bene: gli occhi castani erano ancora lucidi di lacrime, le guance erano colorate di un bel rosa acceso, e le labbra erano piegate all’insù.

“Sei bellissimo,” sussurrò, accarezzandogli delicatamente uno zigomo.

“Stai cercando di convincermi a fare l’amore con te, Smythe?”

La risposta di Thad, così ironica, colse Sebastian impreparato. Si riprese subito. “Non ho bisogno di farti i complimenti, per quello…” mormorò, piegandosi in avanti e poggiando le labbra appena dietro l’orecchio destro di Thad.

Thad rabbrividì. “Forse hai ragione…”

Sebastian sorrise. “Certo che ho ragione,” disse, le labbra che sfioravano la pelle calda. “E poi, dobbiamo festeggiare.”

“Tu dici?” Thad gli passò le mani tra i capelli e li tirò appena, strappandogli un piccolo gemito.

“Assolutamente.” Sebastian lo morse appena sul collo. “Ci sposeremo, cazzo!”

“Molto elegante, ‘Bas.” Thad scoppiò a ridere, anche se la sua era una risata senza fiato.

“Non devo essere elegante.” Sebastian si sollevò sulle braccia e lo guardò di nuovo negli occhi. “Devo solo convincerti a fare l’amore con me prima che il peso di ciò che abbiamo fatto mi faccia impazzire.”

Lo sguardo di Thad si addolcì. “Ti amo, Sebastian. Con o senza un matrimonio.”

“Lo so, davvero. Ma volevo che…”

“Che diventasse ufficiale.” Non era una domanda.

“Sì.”

“Allora fai l’amore con me, poi impazziremo insieme.”

Sebastian si gettò sulle sue labbra ancora prima che potesse finire di parlare.
 
 
 

* QUI.




***




Nda:

Okay, se siete giunte fino a qui, ho qualche piccolo annuncio da fare.
1. Chi sarà stata tanto brava da seguire il link qui sopra, saprà già di che parlo. La storia da cui ho "rubato" quelle due piccole stringhe di dialogo è "A place for us", ma l'autrice, Thalia, non lo sa. E forse ora starà morendo. <3
2. La canzone che c'è nella storia è "Mine", appunto. E ho modificato un po' il testo per adattarlo perfettamente alla storia. Insomma, She è diventata He e siamo tutti contenti.
3. Dedico la storia a Thalia e Vals. Il perché lo sanno loro. Vi voglio bene.
4. Dedico la storia anche a Alanna, perché le è piaciuta e perché mi sopporta. Love ya, girl.


Grazie a coloro che passeranno un attimo a leggere/commentare eccetera eccetera.

SereILU

   
 
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