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Autore: ___drunk    13/01/2013    2 recensioni
“Still a little bit of your taste in my mouth
Still a little bit of you laced with my doubt
It’s still a little hard to say what’s going on
Still a little bit of your ghost, your witness
Still a little bit of your face I haven’t kissed
You step a little closer each day
That I can´t say what´s going on”
~
Cannonball - Damien Rice
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Still a little bit of your ghost, your witness…”

 

Louis Tomlinson e Grace Miller; lui neolaureato in economia politica in cerca di un lavoro,
lei, di umile famiglia, studiava per diventare un’attrice e raggiungere quel suo sogno che fin da bambina risiedeva nel suo cuore: Broadway era la sua meta. Lui un eterno bambino costretto a crescere a causa del padre, che lo aveva obbligato a frequentare l’università, anche se dentro di lui esisteva sempre quel Peter Pan che col passare degli anni andava a nascondersi sempre di più. Era bello, alto e con gli occhi azzurri. Aveva i capelli castano chiaro con delle sfumature di color grano che venivano messe in risalto alla luce del sole…Lei un soggetto giovane ma con espressioni mature,  minuta e coi capelli rossi, che lasciava ricadere lunghi e ricci sulle spalle. Due occhi castani le incorniciavano il viso, erano belli e pieni di innocenza.
Cosa potevano avere in comune due ragazzi così apparentemente diversi? Cosa li aveva legati? L’Amore.
Ma cos’è l’Amore? Per molti era sinonimo di sofferenza, ma per Louis e Grace invece significava felicità e.. non lo sapevano neanche loro cosa voleva dire. Sapevano solo che si amavano alla follia.
Si erano conosciuti al liceo di Santa Monica, a Los Angeles. Louis la vide per la prima volta mentre camminava lenta nel giardino della scuola.
Era una giornata autunnale molto luminosa e il sole creava un gioco di luci sui lineamenti delicati e sulla pelle leggermente abbronzata della ragazza.
Louis si era fermato ad osservare il suo incedere flessuoso, il riflesso dei suoi capelli mossi e rossastri sulla fronte, il suo sguardo perso e sognante.
Lei aveva già notato il ragazzo nei corridoi. La sua bellezza non poteva passare inosservata, e lui era sulla bocca di tutti. Ne sentiva parlare soprattutto dopo le numerose partite di calcio a cui partecipava, tutti lo consideravano come un gran calciatore e, in quanto tale, un rubacuori. Mai aveva pensato che avrebbe potuto catturare anche il suo. Grace aveva tante amiche il primo anno, non faceva fatica a legare con le persone, ma aveva passato un brutto periodo dopo la morte del padre e aveva perso tutti. Nessuno le stava vicino veramente e si era isolata. Si sentiva come persa nel mondo, cercava solo una ragione per continuare a vivere. E così arrivò: la sua ragione si chiamava Louis. L’aveva aiutata molto in quegli anni. All’inizio era solo una grande amicizia, anche se infondo ai loro cuori sapevano che non era così. Al ballo dell’ultimo anno di liceo, si erano baciati, e li la passione era scoppiata. L’amicizia più bella del mondo sfociò in un grande amore che li aveva legati come prigionieri.
Erano ormai passati sette  anni da quel momento così importante per loro, data che segnava l’inizio della loro storia che non sarebbe più finita. Ma, nonostante il lungo periodo passato insieme, lei continuava ad amare la sua ragionevolezza, la sua dolcezza, la profondità dei suoi pensieri, ma anche la sua testardaggine in certi momenti in cui sosteneva tesi diverse dalle sue, il suo spirito battagliero e la sua capacità di riconoscere i suoi errori, la facilità con la quale la faceva divertire ogni volta che era giù di morale, e il modo in cui la proteggeva.
 
Grace stava seduta nella veranda della casa in cui da poco si erano trasferiti, guardando il tramonto, mentre leggeva il suo romanzo preferito, Romeo e Giulietta, per l’ennesima volta. Era felice, avrebbe rivisto il suo ragazzo l’indomani. Il suo gatto, Marion, le passava fra le gambe facendo le fusa, cercando di attirare le sue attenzioni, ma lei era troppo concentrata nella lettura del passo che più di tutti l’aveva colpita, per dedicarsi al suo micio.
“Oh, qui io fisserò il mio sempiterno riposo e scoterò da questa carne stanca del mondo il giogo delle avverse stelle. Occhi, guardatela per l'ultima volta. Braccia, prendete il vostro ultimo abbraccio. E voi, labbra, voi che siete la porta del respiro, suggellate, con un leale bacio un contratto indefinito con la morte che tutto rapisce.”
Adorava come Shakespeare fosse riuscito a esprimere quello che era l'amore vero, quello pulito, che non viene plasmato dal tempo, dalla paura e dall’età, quello che ti porta alla morte.
Louis in quell’ultima settimana era stato a Boston, dall’altra parte degli stati uniti, per lavoro.
Suo padre abitava lì e gli stava offrendo un lavoro nella sua agenzia, quindi si erano incontrati per discutere di quella faccenda.
Qualche giorno prima si erano salutati, un po’ più malinconicamente del solito, ma sapevano che una settimana sarebbe passata in fretta, anche se erano così lontani.
 
Quella mattina dell’11 settembre 2001 Louis si era svegliato alle 04.00 per prendere l’aereo delle 07.00 diretto a Los Angeles. Aspettava con ansia questo momento, non vedeva l’ora di rivedere la sua Grace.
Era seduto nella sala d’attesa dell’aeroporto mentre aspettava che il suo volo venisse chiamato.
Impaziente continuava a rigirarsi nelle mani il suo passaporto e il biglietto:
“Volo AA11, da Boston a L.A., h. 7.00 am, classe economica, posto 24c”
Finalmente lo speaker chiamò il suo volo e si diresse verso il gate.
Aveva sempre avuto un po’ paura di volare, il viaggio di andata era stato difficoltoso per lui, ma il pensiero che avrebbe rivisto la sua ragazza, e futura moglie, di lì a poche ore lo rassicurava e la tensione andava scemando.
Dopo poco più di un’ora venne annunciato che stavano sorvolando New York.
Seguirono attimi di Panico…Cosa stava succedendo? Tutto quello che ricordava era un dolore lancinante al petto e poi più niente. Buio.
 
Aprì gli occhi e vide di essere davanti a casa, come era possibile? Lasciò scivolare quei pensieri dalla sua mente. Entrò in casa cercando Grace.
-Grace! Sono tornato!- Nessuno rispose.  Eppure la porta era aperta quindi era in casa.
-Grace?- Ripeté.
Salì al piano di sopra e la vide sdraiata sul letto a dormire. Era così bella. Sapeva che se aveva lei non avrebbe avuto bisogno di nient’altro. A volte tutto quello di cui si ha bisogno è amore. Certe volte puoi avere cento persone contro di te, cento persone che ti fanno sentire uno schifo, che ti fanno soffrire, ma poi ci può essere una persona, una sola, che non ti fa sentire il peso di quelle cento persone contro. Quella persona che da sola riesce a farti sentire come se avessi tutto il mondo dalla tua parte. Quella persona che ami più della tua vita, perché alla fine la tua vita è lei.
Così si sentiva lui: Grace era la sua vita, e intendeva sposarla.
Decise di non svegliarla e scese in salotto, aspettando il suo risveglio.
 
Grace aprì gli occhi poco dopo, svegliata da un brivido di freddo provocato dalla finestra aperta. Guardò la sveglia sul comodino, erano quasi le nove e trenta e non aveva ancora ricevuto notizie dal suo Louis. Le mancava tanto il suo sorriso, il suo respiro sulla sua pelle durante la notte. Non poteva fare a meno di lui. Scese le scale per andare in cucina a fare colazione ma voltandosi verso il salotto vide che la porta d’ingresso era aperta, appena appoggiata. Era sicura di averla chiusa. Diede la colpa al gatto senza pensarci troppo.
Louis la vide dirigersi in cucina senza notarlo, lei indossava una vestaglia azzurra, color cielo e i capelli legati in una coda disordinata.
-Amore!- urlò. Lei non sembrava sentire. Magari era ancora assonnata e non se ne era accorta. Le andò incontro per abbracciarla. Ma quando fu sul punto di cingerle il collo con le braccia non ci riuscì: non riusciva a toccarla. Era come se lui non fosse fatto di materia, ma solo aria: la oltrepassava.
Grace si sentì attraversare da un brivido che le percorse la schiena. Ma non era un brivido di freddo. E allora che cos’era? Si sedette con la sua tazza di latte e cereali sul divano, per guardare il notiziario mattutino.
Louis non si spiegava come fosse possibile. Non la poteva sfiorare. Lei non lo sentiva e non lo vedeva. –Grace.. sono qui non mi vedi? Che diavolo sta succedendo?- disse, seguendola in soggiorno.
La ragazza stava ascoltando il telegiornale, come era solita fare, quando una notizia le fece scoppiare il cuore.
“Due aerei,L’AA11 e l’AA175, provenienti da Boston e diretti a Los Angeles, sono stati dirottati questa mattina e si sono schiantati contro la torre nord e sud del World Trade Center…”
Le sue mani iniziarono a tremare lasciando cadere a terra la tazza di cereali, che si sparpagliarono sul pavimento sottostante sporcandole la vestaglia.
La terra le era caduta da sotto i piedi. Sperava che i suoi pensieri fossero sbagliati, che Louis, per qualche strano motivo, avesse perso quel volo. Che lui fosse al sicuro.
Nelle lacrime prese il cellulare e tentò di fare il suo numero. Uno, due, tre squilli.. ma niente. Non rispondeva. Su tutti i canali della tv veniva trasmessa la notizia. Più sentiva quelle parole più il pianto diventava disperato, il cuore, come la tazza, si rompeva in mille pezzi. Cosa avrebbe fatto ora? Come avrebbe fatto senza la sua roccia? Una telefonata inaspettata, dalla madre di lui, confermò i suoi sospetti: lui non c’era più. Purtroppo non aveva perso quell’aereo.
Passarono giorni, settimane, mesi in cui Louis cercava di farsi vedere o per lo meno sentire.
-Grace sono qui! Guardami! Sono ancora qui!- continuava ad urlare, nel pianto.
Ma lei non poteva sentirlo.
 
Louis la proteggeva, era sempre al suo fianco, pronto ad aiutarla senza che lei se ne accorgesse.
Solo una volta era riuscito a farle capire che era presente, anche se lei lo sentiva, sentiva che era ancora lì con lei, anche se non fisicamente.
Quel giorno Grace stava passeggiando in spiaggia, poco lontana da casa sua, ripensando ai bei momenti che aveva passato con il suo ex ragazzo. Piangendo si sdraiò per terra e guardò il cielo.
Tante nuvole bianche e informi lo ricoprivano durante quella primavera. Ripensava ai suoi meravigliosi occhi azzurri, in cui ti ci potevi perdere se li fissavi troppo a lungo. Asciugandosi una lacrima che non era riuscita a ricacciare indietro, si accorse di un particolare che le era sfuggito.
Le nuvole nel cielo formavano una scritta “Ti Amo, sii forte”. Era lui, ne era sicura.
-Ti amo anch’io. Ti amerò sempre..- disse lei piangendo, ma con un lieve sorriso stampato sulle labbra. Le mancava tanto, troppo.
Louis l’aveva abbracciata e lei sembrava essersene accorta, anche se lo percepiva come un leggero brivido.
 
Passarono tanti anni e Grace era cresciuta, invecchiata. Non si era sposata e non aveva avuto figli. Lei amava solo lui. E non avrebbe mai amato nessun’altro così tanto intensamente.
 Quella mattina riuscì a stento a sedersi sulla sedia a dondolo nella veranda. Accanto alla sua ce n’era sempre un’altra, che rimaneva puntualmente vuota. Ma lei la lasciava per lui, almeno le sarebbe stato accanto. Cosa che non aveva mai smesso di fare negli ultimi sessant’anni.
La brezza estiva le accarezzava la pelle pallida e, ormai, ricoperta di rughe. I capelli erano quasi completamente grigi, solo un piccolo riflesso rossastro era rimasto qua e là.
-Sai Louis, io non ho mai smesso di amarti, nemmeno per un secondo. Mi manca poterti baciare nel bel mezzo della notte. Sento ancora il tuo sapore sulle mie labbra. Ancora non riesco a capire come sia successo tutto questo. Perché proprio tu? Perché Dio ha voluto farmi questo? Mi ha portato via i due uomini più importanti della mia vita. Vorrei poterti baciare ancora ma sai, i giorni passano e siamo sempre più vicini. Mi ricordo di quando mi cantavi le tue canzoni per  farmi addormentare durante i temporali. Ci sono sempre state due parole che avrei voluto sentirti dire. “Vuoi sposarmi?”. Avrei voluto passare tutta la mia vita con te. Ti ho sempre sentito vicino a me in questi anni. So che sei sempre con me. Anche se non riesco a spiegarmi il perché o il come. Siamo sempre più vicini adesso..-
-Ti amo- disse lui, prendendole la mano anche se non poteva vederlo.
-Ti amo anch’io- rispose lei, come se lo avesse sentito. E Guardando il tramonto, liberando il suo ultimo respiro, raggiunse l’uomo che amava.


“Still a little bit of your taste in my mouth
Still a little bit of you laced with my doubt
It’s still a little hard to say what’s going on
Still a little bit of your ghost, your witness
Still a little bit of your face I haven’t kissed
You step a little closer each day
That I can´t say what´s going on”
~
Cannonball - Damien Rice

 


CIAOO! 
Allora, è la mia prima OS quindi siate clementi.
Spero vi sia piaciuta dato che mi ci sono messa di impegno per scriverla.
Vi consiglio di mettere in sottofondo la colonna sonora di Casper (One last wish) oppure Cannonball di Damien Rice, o delle Little Mix che ne anno fatto una cover che merita.
Se vi piace come scrivo ho in corso una FF. (
clicca qui se la vuoi leggere c:)
Mi piarebbe avere un vostro parere quindi recensite, recensite e RECENSITE! 
Un bacio, xx.

   
 
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