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Autore: AndreaMesso45    13/01/2013    1 recensioni
Siamo in Italia, in un futuro apocalittico, in cui il Regime ha proibito musica e arte e schiavizzato la popolazione dell'intero mondo, la Musica salverà il mondo.
E con lei, l'inizio della Rivoluzione!
I personaggi prinicipali sono inventati e saranno loro i protagonisti di tutta la storia mentre in ogni capitolo ci sarà una "guest star" famosa (artista, musicista, cantante, una band, un attore ecc) che combatterà al loro fianco per la Rivoluzione!
Genere: Avventura, Science-fiction, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E chi la ferma più questa ... Rivoluzione ?!


Parte II


Capitolo 03 - La fine del millennio

 

19/02/2030

 

Italia
Resistance of the II Italy

 

Ho solo dei nemici fuori adesso che mi vogliono tutti bene … che mi dicono ‘devi stare attento … devi stare meglio’
Devi stare bene!”

 

Erano già tornati alla base da un paio di giorni …
Max ed Alex si presentarono al quartier generale praticamente distrutti dall’ultima missione … complice il viaggio con il furgone, complice la guida un po’ spericolata di Simon, complice l’esplosione ed il ronzio nelle orecchie che aveva scatenato e che ancora gli perseguitava.
Mattei aveva fatto i più grandi complimenti a Molini ed alla sua troupe per la riuscita della missione, era stata un successo … aveva scatenato nelle forze del Regime una rabbia incontenibile, era stato sicuramente un grosso pugno nello stomaco … un altro piccolo pezzo verso la distruzione del Regime.
Ora bisognava continuare con la Rivoluzione … passo per passo … ed un nuovo obbiettivo si prospettava davanti ai nostri eroi … ma dovettero aspettare giusto un paio di giorni per riprendere le forze e la stabilità mentale.
Alex e Max tornarono in questi due giorni nel loro loculo dove erano soliti risiedere nella Resistenza, si potrebbe benissimo considerare come una ‘pensione’ per rifugiati.
Si stesero sulle loro brandine e fecero certamente un lungo sonno … Alex si addormentò subito mentre Max disse che aveva delle cose da ultimare “Ma cosa devi ultimare che qua non c’è niente?” gli chiese l’amico senza ottenere una risposta soddisfacente.
La prima cosa che fecero quando si risvegliarono fu andare a trovare i loro amici, in questo caso Francesca e Valentina che erano state in pensiero per loro due, soprattutto considerando la missione.
Le due ragazze, nel mentre che i loro amici erano via, avevano sistemato alcuni progetti per la Resistenza e per la Rivoluzione, anche loro desideravano entrare nel progetto della Rivoluzione, soprattutto Valentina che si sentiva veramente galvanizzata da tutto questo.
Fin’ora non erano potute andare in missione con la squadra Einaudi poiché era per soli uomini, però vi erano anche delle altre squadre costituite da donne che affrontavano missioni di uguale importanza e pericolosità.
A Francesca fu affidato il compito, in quei giorni, di trovare una sistemazione adeguata ai viveri e al reparto cucina, lei era una vera esperta di queste cose, aveva un carattere forte, una sincerità encomiabile, era una ragazza piena di voglia di fare e di vivere, per questo era stata indirizzata a tale settore dove se la cavava notevolmente bene.
Era riuscita a mettere un ordine preciso all’ambiente ‘cucina’ , alle mense, aveva stilato di suo pugno un programma alimentare, una specie di menù se vogliamo definirlo, dove erano stati dosati le quantità di cibo con la necessità delle persone, chi doveva assumere più carboidrati e chi meno, in modo da razionalizzare i pochi viveri di cui erano a disposizione.
Oltre a questo, era il capo cucina di tutto, nonostante la giovane età, si prese questo merito e questo grande compito e ruolo … e non era certo una cosa da poco!
Per tale motivo era molto rispettata da tutti e lei certamente ricambiava, ma in quei casi in cui si arrabbiava … c’era da stare attenti!
Discorso diverso per la sua migliore amica Valentina, lei era certamente meno rispettata dagli altri, molto snobbata e alcune volte messa in mezzo a certe discussioni di cui non aveva colpa.
In questi casi aveva sicuramente molta sfortuna poiché era una splendida persona, in tutti i sensi, un carattere decisamente forte, ostinata, con idee molto aperte e eccezionalmente geniali, era considerata l’artista della Rivoluzione poiché sfruttava la sua creatività in favore dell’idea … dell’ideale!
Fu quella maggiormente colpita dal concerto americano di qualche settimana precedente, rimase con il pensiero lì per molto tempo, pensò e ripensò a quel momento, le prime volte aveva perfino gli occhi lucidi a pensare ad una potenza del genere.
Fu l’ispiratrice di moltissime missioni antecedenti alla vera e propria Rivoluzione e anche se sembrava fosse stata messa un po’ da parte … in realtà il suo grande momento stava per arrivare.
La sua volontà di spirito e la voglia di cambiare le cose … il mondo … la differenziava da tutte le altre ragazze presenti nella Resistenza, infatti le altre adolescenti della sua età si occupavano esclusivamente dell’ambiente tessile, facevano vestiti, cucivano maglie e divise … oppure si occupavano della sistemazione dell’ambiente, di come sistemare i vari luoghi del quartier generale, di pulire tutto quanto, alcune facevano dei veri e propri lavori come lavandaie … e alcune erano addirittura guardie che dovevano osservare costantemente il perimetro per evitare imboscate da parte del Regime.
Ma Valentina no.
Lei voleva essere di più … ed era sicuramente di più; sentiva dentro di lei un fuoco che doveva essere liberato, sentiva che doveva fare qualcosa di più … ed era destinata a ben altro.
Le sue idee sull’organizzazione delle missioni, sulle strategie di alcuni obbiettivi, sulla classificazione delle mappe furono essenziali per Mattei e per tutta la Resistenza, ma molti non riuscivano a capire l’importanza di queste cose … soprattutto perché quando Valentina si occupava di qualcosa, letteralmente si fiondava su essa e studiava, organizzava, ripeteva …  analizzava … e per molti questo era visto come uno spreco di tempo …
Inoltre coltivava una passione proibita della leggi e quindi illegale ovvero quella della lettura, a lei piaceva tantissimo leggere e tutti i libri che le capitavano sotto mano li prendeva con se e praticamente li accudiva … li rilegava … li puliva … e molte volte li riscriveva.
Era sicuramente uno spirito libero, forte, per questo era piaciuta fin da subito a Francesca, come a Max ed Alex, loro quattro facevano una gran bella squadra di amici e di questi tempi l’amicizia era qualcosa di molto pericoloso e limitato … era rara.
Negli ultimi anni, quando la guerra al Regime incominciò ad infuriare, moltissime persone tradirono altre genti per sistemarsi e per salvarsi la vita, moltissimi tradirono addirittura i loro amici ed i loro familiari per sopravvivere.
Ormai nessuno si fidava più di qualcuno, ognuno era per se stesso … e molti per questo impazzivano.
 

Come puoi pensare tu di difenderti da te? Lascia stare amico, bevi un caffè!”

 
Valentina continuava a chiedere a Max le informazioni della missione appena compiuta, egli continua allora a parlare e parlare di fretta come era solito fare, aggiungendo informazioni nuove qua e là in ogni secondo che passava con Alex che ogni tanto entrava nel discorso per modificare leggermente l’andare della storia dell’amico.
La ragazza, al racconto di Max, si piegava dalle risate; loro erano tornati vivi, era quello che contava di più alla fine.
Il tempo passò … quella notte passò … alla sera pioveva … Alex si addormentò con il rumore della pioggia … di notte c’era un silenzio epocale nel quartier generale … nei momenti di pausa c’era così silenzio che potevi sentire i tuoi stessi pensieri … ma Alex non voleva ascoltarli in quel momento … erano assordanti.
 
 

In questa fine discorso

 

Il dottor Bunni chiese l’attenzione di Mattei …
Aveva molte cose da dire … e che si era tenuto dentro per tanto tempo … lui sapeva.
Lui sapeva dei piani del Regime, delle risorse che LORO avevano e che sfruttavano per buttare sempre più giù il genere umano … non era semplice dittatura … era il programma di una evoluzione dell’uomo … far diventare il cittadino comune un semplice soldato e lavoratore a favore degli imprenditori e dei potenti.
Una nuova era stava per iniziare … ed il dottor Bunni doveva assolutamente convincere Mattei a fermarla.
Quando tutti furono riuniti, egli cominciò a raccontare ed a parlare … disse: “Non bisogna fermare il Regime di per sé, bisogna fermare questo progresso dell’evoluzione, ci vogliono eliminare tutti”.
La situazione sembrò assurda, Molini pensò che il dottore stesse scherzando … ma la sua faccia … la sua faccia era dannatamente seria.
Quando furono passati alcuni minuti, il dottor Bunni già sudava per la paura di quel piano che stava scoprendo alla Resistenza “Dobbiamo evitare tutto questo! Dobbiamo evitare il giorno del giudizio” continuava a dire, Molini e Mattei annuirono “Faremo tutto quello che è in nostro potere, dottore”.
La fabbrica di Coca era solo il primo step del viaggio verso la Rivoluzione, verso la libertà, verso una nuova vita ma c’erano ancora molti passi da fare e la Resistenza non sarebbe stata sola durante questo percorso.
Il Manifesto della Resistenza fu di grande ispirazione in questo, era il codice che dovevano seguire … così ad ogni missione decisero di portare in giro quel codice per regalare le scritture e le idee al popolo cittadino, per aprire gli occhi alla gente … l’arte ancora una volta poteva salvare il mondo.
 
 

Abbiamo bisogno di un ambulatorio, di una chiesa, di un amore, di un pronto soccorso … e chi sta male deve vergognarsi … e anche chi è grasso
 

 
Il dottor Bunni stilò una ‘mappa’ concettuale ed una lista da seguire per sconfiggere il piano del Regime, vi erano molti punti come la distruzione di vari edifici importanti situati in tutta Italia.
Infatti il risultato finale era quello di liberare l’Italia e poi portare in giro per il mondo il Manifesto Italiano e proseguire tutto questo anche all’estero.
Nella lista vi erano laboratori, ambulatori, chiese, pronti soccorsi, armerie industriale, carceri … era tutto sistemato … ma purtroppo le squadre abilitate per questi lavori erano solo una: l’Einaudi.
Mattei, che era al capo di tutto, cominciò a cercare di chiamare a raccolta vari personaggi in giro per l’Italia, ma tutte quelle persone che una volta facevano parte della Prima Resistenza Italiana, compresi gli Antichi, ora avevano paura a tornare e si erano nascoste … o addirittura erano morte.
“Signori, dobbiamo iniziare da subito con il prossimo bersaglio” affermò Mattei.
 
 

Perché a fare dei piaceri, sai … si può sbagliare.
Magari tu volevi fare del bene … e hai fatto male!
 

 
Il prossimo obbiettivo era quello di entrare e fare irruzione in una nota armeria dove si riforniva la Milizia del Regime Italiano.
La Resistenza doveva accedere, recuperare le armi di cui avevano bisogno e poi far saltare tutto.
Arrivare al luogo predestinato non doveva essere certamente un problema, l’armeria si trovava nella parte meridionale della Toscana, in un piccolo paesino vicino a dei vigneti.
“Come sta l’elicottero?” chiese Mattei, “E’ pronto, Generale” rispose Molini; “Bene, guiderà Simon”.
Simon entrò praticamente nella squadra Einaudi senza accorgersene, quando lo venne a sapere non fu certo felice della notizia, sperava di tornare in qualche modo ad Aosta; alla fine accettò la notizia.
Così fecero anche Max ed Alex quando vennero chiamati a prepararsi per partire, sistemarono i loro bagagli e presero uno zainetto a testo con dentro il materiale necessario, medicinali … viveri … acqua.
Poi passarono dall’armeria del quartier generale per rifornirsi di armi, presero un revolver automatico, il solito fucile semi-automatico molto scassato, qualche granata e fumogeno più una torcia elettrica e delle radio per comunicazioni ad onde corte sulla frequenza P.CB.
La frequenza P.CB, il nome intero era Petrol CB, era speciale e diversa dalle famose AM e FM perché lavorava su un campo magnetico ben diverso da quello normale.
In questa frequenza potevano comunicare gli uomini della Resistenza senza essere scoperti o intercettati dal Regime che non ne era a conoscenza.
Fu inventata da un uomo misterioso di cui si seppero sempre poche notizie, nemmeno il suo nome era conosciuto, solo il soprannome : Jay Enne.
In seguito venne poi sistemata e stabilizzata da un certo Jack Kulzer che si prese anche il merito della scoperta, l’anno era il 2025.
Max ed Alex, finito di prepararsi, si avviarono per andare verso l’entrata del quartier generale dove vi era il resto della squadra, pronta per partire alla nuova missione.
Alex fu fermato da Valentina appena prima che partisse “Alex! Aspetta, hai dimenticato la tua collanina”.
Era una collana di semplice alluminio raffigurante un triangolo stilizzato, era stata di Alex per tantissimo tempo ma nessuno ben sapeva come la aveva ricevuta, ne cosa rappresentava per lui, in effetti nessuno ancora glielo aveva chiesto a parte Max, che in quella occasione non ebbe comunque risposta.
Valentina l’aveva vista di fianco alla branda di Alex e così gliela riportò, egli quando la vide arrivare si toccò il collo e sentì che non l’aveva, così fece un sospiro di sollievo “Oh, grazie Vale!” rispose.
“Okay, ci vediamo quanto torni. Ciao e in bocca al lupo” finì la ragazza e poi se ne andò salutando con la mano.
Alex la guardò andar via e svoltare l’angolo svanendo, non distolse lo sguardo impugnando nella mano la collanina, poi la mise al collo e sentì Max che si avvicinava e lui, affermò “Fortuna che c’è la Vale! Dimenticheresti anche la testa te!”.
“Già … già”
 

In questa fine dell’anno

 

Quell’armeria era pressoché gigantesca, enorme, imponente.
Molini divise la squadra come al solito in diversi gruppi, in questo caso erano i gruppi Tom, Jerry, Johnny e Bravo.
“Non gli manca mai la fantasia” proferì Grotti.
Alex e Max erano nel gruppo Bravo con capo squadra il tenente Grotti, loro presero la parte sud dell’edificio.
In ogni punto che visitavano piazzavano le ormai famose bombe, Max teneva con se un cassone con le ruote (‘un trolley gigante’ aveva pensato Alex vedendolo per la prima volta) dove mettere dentro le armi che potevano trovare lungo il percorso e che gli potevano servire.
Erano tutti dotati di fucili con silenziatore, riuscirono a espugnare varie parti dell’edificio senza ammazzare molte guardie, ma alcune dovettero essere uccise, nessuno si accorse di niente.
Vi erano tantissime munizioni ovunque, ne presero a quintali tanto che il cassone iniziò a pesare molto e Alex andò ad aiutare Max a trasportarlo mentre Grotti e altri due soldati con loro continuavano a perlustrare la zona e a posizionare le bombe.
In poco tempo finirono il loro settore, così fecero anche il resto delle altre squadre.
 

In questa fine del mondo!

 

Si ritrovarono tutti nell’atrio centrale della base, molti avevano finito le munizioni per i fucili ma avevano ora nuove armi, però non silenziate, quindi ad un solo sparo avrebbero avuto tutti addosso e sarebbe suonato l’allarme della base.
Considerato l’orario molto tardo (saranno state le due di notte) la sorveglianza era minore e ristretta e molti luoghi erano in apparenza scuri e non illuminati.
Le telecamere erano molto prevedibili con i loro movimenti meccanici, così facevano a turni per passare da una parte all’altra per non essere ripresi nonostante il guardiano che aveva il compito di controllare i video di sorveglianza si era appisolato sonoramente davanti ai monitor di sicurezza.
Russava … russava sonoramente.
Il piano sembrava funzionare alla perfezione, la squadra Einaudi tutta riunita doveva solo andare a fare visita al reparto ‘armi non convenzionali’.
Vi erano quasi entrati quando … “Eh! Fermi tutti!” sbraitò Molini, tutti si bloccarono, poi continuò “Lo sentite questo ticchettio?”
“Cos’è? Un orologio a pendolo?” chiese Grotti … “No, no … questo deve essere tipo un tarlo” rispose Perruti.
“Certo, un tarlo dentro il cemento armato, sai che danni che fanno” pronunciò ironicamente Grotti rivolto al compagno.
“Silenzio! Viene da dietro quella porta … mi avvicino un po’ … e …” Molini si avvicinava lentamente ad una porta blindata per il reparto ‘armi a carburante’ … appoggiò pian piano l’orecchio sinistro alla porta, sentì, aguzzò gli occhi, inarcò improvvisamente le sopracciglia, si tolse rapidamente dalla porta e saltò urlando “Oh Gesù! A terra!”

La porta esplose in mille pezzi in uno scoppio di fuoco immenso, si vide uscire da quella porta piena di fumo un fascio di fuoco incredibile.
Tutti si gettarono per terra dallo spavento e dal colpo dell’esplosione, c’era venuto un caldo abominevole nonostante i gradi sotto zero fuori dall’armeria.
Uscì da quella porta una sagoma di un uomo non molto alto ma di statura imponente, a testa alta ma il fumo copriva la visuale, sembrava imbracciare qualcosa, un arma forse.
Molini guardò in quella direzione e si strofinò gli occhi per vederci qualcosa … vide quell’ombra … cominciò a mettere a fuoco e vide quell’uomo.
Era un signore sulla sessantina di anni, con la barba lunga bianca ed i capelli brizzolati che gli arrivavano alle spalle.
Portava indosso una tuta di pelle nera e rossa fiammeggiante, rideva e rideva, anzi, sghignazzava … ripeteva un mucchio di parolacce, bestemmiava in toscano e portava un orecchino sull’orecchio destro.
Aveva degli occhiali da sole fumé, mezzi trasparenti che cambiavano leggermente la tonalità di colore all’occorrenza, il capitano capì che cosa imbracciava: era un lanciafiamme.
Indossava degli stivaloni da cow boy vecchio stile neri senza speroni … camminava senza zoppicare con passo deciso … si fermò davanti a Molini e lo fissò.
“Ah. Bello! Quella divisa che porti … è tua?” chiese con una voce potentissima.
“Eh? … S … si … io sono il capitano Molini della Resistenza” rispose.
“Oh oh!! La Resistenza! Esiste ancora dopotutto … anche dopo tutto questo tempo”
 
 

In questa fine millennio

 

Tutta la squadra Einaudi si riunì intorno a questo strano personaggio ed il suo lanciafiamme con tanto di zainetto con in gas sulle sue spalle.
Molini continuava a spiegare il loro arrivò lì e a chiedergli chi fosse in realtà, ma non riceveva risposta.
“Non mi interessa chi siete voi altri, mi intralciate la strada, levatevi dalle scatole!” affermava quell’uomo.
Si incamminò per andar via e mentre passò di fianco ad Alex egli notò che portava un tatuaggio sul collo raffigurato un triangolo rovesciato, urlò “Aspetti! Quel tatuaggio … dove lo ha fatto?”
“Arrivederci all’Inferno, stolti” rispose quell’uomo senza neanche voltarsi, quindi Molini gridò “Per favore, ci dia una mano ad uscire da qui, lei mi sembra che abbia dell’esperienza” … e ricevette un secco ‘no’ come risposta, così pensandoci un po’, considerò “Guardi che abbiamo imbottito di esplosivo tutta l’armeria!” …
A quella frase l’uomo si girò e con un sorriso smagliante e pazzo affermò “Ah si? Sono con voi allora”; fece dietro-front e si unì al plotone di Molini che ripresero la ricerca dell’uscita, girarono un po’ di volte per qualche via e si imbatterono in un gruppo di guardie che li avevano notati e sentiti, grazie all’esplosione di qualche minuto prima, così iniziarono a scaricare caricatori di munizioni su di loro.
Allora in quell’istante quello strano personaggio urlò “Tutti a terra!” e poi sparò con il lanciafiamme affumicando quelle guardie e ridendo all’impazzata “Ahahahah. Ohhhhuuuueeeeee!!! Iiiiiuuuuuuaaaaaa!!!” ed imitando il verso del cavallo quando nitrisce.
Molini pensò di aver trovato un pazzo … mentre Alex ancora non si spiegava quel tatuaggio che aveva sul collo.
Ripresero il cammino correndo perché ora era scattato anche l’allarme anti incendio, mentre correvano per i corridoi cercando di uscire sparando all’impazzata a tutti quelli che gli si ponevano davanti, sentivano quell’uomo da dietro il gruppo urlare … no … anzi … ululare!!
‘Ma che razza di persona è?’ pensò Grotti.
Finalmente trovarono una uscita e si avviarono verso l’elicottero con cui erano arrivati, lì gli aspettava Simon che nel frattempo leggeva una rivista di gossip ‘Uhm … Justin Bieber ed il suo rapporto con il figlio’  leggeva mentalmente.
Lo svegliarono dalla lettura del giornale con urla e spari e … e anche da ululati.
“Cacchio Simon!! Partì!! Partì!! Accendi il motore santo Dio!” urlava Molini mentre si avvicinava al velivoli.
Simon prese un gran spavento, buttò la rivista dal finestrino, accese il motore in fretta e furia; salirono tutti sull’elicottero e partirono ma appena furono sollevati da terra di qualche metro, la persona conosciuta nell’armeria saltò giù dal veicolo ed urlò “Andate!! Uhuhuhu! Andate via di corsa!! A loro ci penso io!!” , Simon non si fermò e continuò a decollare e ad alzarsi in volo mentre Molini, Grotti, Alex e gli altri sparavano dai finestrini contro le guardie a terra.
Quel pazzo uomo continuava a creare notevoli fasci di fuoco dal suo lanciafiamme incendiando tutto quello che gli si poneva davanti proteggendo l’elicottero, Alex urlò a Simon si scendere a riprenderlo ma Molini annullò quell’ordine, affermò “Non possiamo più fare niente per lui, dobbiamo andare!” … si continuava ad alzare in volo mentre le orme delle guardie si facevano sempre più piccole … nel buio della notte fonda ormai si vedeva solo quel fascio di fuoco che permeava a destra e a sinistra contro le guardie … fiammeggiante e luminoso.
Simon diede un notevole strappo all’elicottero che partì in avanti in tutta velocità, il timer delle bombe piazzate contava 20 secondi all’esplosione … Alex si affacciò dal fanalino di coda ed urlò “Chi sei??!!” ma in tutto quel casino non pensava che quell’uomo potesse aver sentito … ed invece un secondo dopo sentì in lontananza, nonostante una miriade di rumori quale il motore dell’aereo, il lanciafiamme, le urla, gli spari … Alex riuscì a sentire quella voce e quelle parole che avevano tagliato lo spazio ed il tempo … il timer andò a due secondi … uno … “Sono Piero Pelù!! Yeah!! Yeahhhh
 
Zero.
 
 

Vado via … ma stai a vedere che mi tocca di restare qui … per amore? …
In questa fine del cazzo!

 
 



To be continued …
   
 
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