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Autore: Poison Lover    13/01/2013    1 recensioni
Gerard si girò verso di lui, per poi abbassare lo sguardo subito dopo. - E se io avessi delle cattive abitudini?- chiese, piantando improvvisamente gli occhi in quelli del ragazzo.
Bert si sentì immediatamente a disagio, quegli occhi lo spaventavano. - Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda.- replicò, alzando un sopracciglio, contrariato.
Gerard fece un gesto di noncuranza con la mano. - Da quando ti importa del galateo e delle regole di buona conversazione?- ribatté, vagamente irritato.
- Lascia perdere. Okay, che genere di cattive abitudini? L'alcool? Lo sappiamo tutti ormai, e nemmeno io mi astengo da quest'effimero piacere.-
- Non parlavo di quelle abitudini.-
- Puoi spiegarti meglio? Non ho ancora il dono di leggere nel pensiero. - rispose Bert, lievemente irritato da quello sconclusionato scambio di battute. Gerard spostò lo sguardo altrove, fingendo di interessarsi a una fotografia attaccata con lo scotch alla parete.
- Droga.-
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gerard Way, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Chapter Two - 

Halloween


Think I've heard your voice before, think I've said there words before.
Something makes me feel I just might lose my mind.
Am I still inside my dream? Is this a new reality.
Something makes me feel that I have lost my mind.

- Dream of mirrors, Iron Maiden.




<< Elly, seriamente, vestita così mi sembri una nerd. >> 
Madison e Bert la stavano fissando con un irritante sguardo di disapprovazione. 
Ellison sbuffò, seccata.
<< Mi dovrei vestire da battona come la Miller? >> sbottò, stufa di quella pagliacciata. 
Madison e Bert erano i suoi unici amici, ma sapevano come essere irritanti. 
<< Saresti sexy, però. >> commentò Bert con un finto sorriso sghembo; lui era così, poco raffinato, ma era uno degli amici più sinceri che avrebbe potuto trovare e lo considerava alla pari di un fratello. Rise alla sua battuta, dandogli un leggero scappellotto.
<< Non voglio essere sexy. Davvero ragazzi, non mi interessa se sembro una nerd sfigata. >> 
Madison sgranò gli occhi, incredula. << Elly, ma ti rendi conto di quello che dici? A quella festa ci  saranno decine di ragazzi, così ubriachi da farsi anche Bert, e tu dici che non vuoi essere sexy? >>
<< Mad, sono seria, non mi interessa. Per me possono anche farsi Bert, non rappresenterebbe un problema. >> ribatté la ragazza, gesticolando. Lo faceva spesso, era una sorta di vizio.
<< Ellison Carol Watts, tu ora ti levi quel fottuto maglione e ti metti quello che noi ti ordineremo! >> tuonò Madison, alzandosi sulle punte, forse per apparire più imponente, e agitando un dito. La scena fece ridere Elly, la ragazza non era mai stata molto alta. 
<< Dai ragazzi… Perché non mi lasciate vestire come voglio? >> 
<< Perché stasera devi rimorchiare, Halloween è un evento per noi, ricordi? Ora muoviti, infilati questa roba e non uscire da lì finché non ce l’avrai addosso! >> le disse la ragazza, spingendola nel bagno.
Ellison si ritrovò con in mano un mucchio di vestiti. Sbuffò rumorosamente. 
Perché diavolo aveva accettato quell’invito? Lei odiava le feste, e per quanto trovasse affascinante Halloween, non era disposta a calpestare i suoi ideali. Ma come ogni volta, si era lasciata persuadere da quei due.
Guardò svogliatamente i vestiti che Madison le aveva dato. Fortunatamente non era nulla di così volgare o apparisciente. 
Controvoglia si sfilò i jeans che indossava e il maglione viola. S’infilò la maglietta e, saltellando da una parte all’altra del bagno, un paio di pantaloni neri troppo stretti per lei. Era ingrassata?
Uscì dal bagno a capo chino, mormorando tra i denti insulti all’indirizzo dei due ragazzi di fronte a lei, che invece se la ridevano beatamente. 
<< Sei uno schianto. >> commentò Bert quando la vide. 
<< Se fossi in lui ti salterei addosso. >> confermò Mad annuendo con foga. 
<< Non farlo, Bert. Pesi. >> rispose acidamente la ragazza. << Dai, ragazzi! Mi sento un’idiota conciata così! E per di più, cara Madison, i tuoi pantaloni mi stanno stretti! >> aggiunse, puntando un dito contro l’interessata. 
<< Si chiamano pantaloni aderenti, Elly, è normale che ti stiano stretti! >> rispose ridendo; poi la prese per un braccio e la trascinò verso lo specchio, ignorando le sue proteste. 
<< Guarda! >> la incitò la ragazza con un gran sorriso. 
Ellison le lanciò un’occhiataccia, ma alla fine fece come le aveva detto. Fissò scettica l’immagine che lo specchio rifletteva. Non sembrava lei, non le si addicevano i capelli acconciati a quel modo; prima di vestirla, Madison le aveva proibito di legarli e glieli aveva lisciati nonostante le sue lamentele, lasciandoglieli sciolti lungo le spalle. Scese con lo sguardo, fino ad incontrare la t-shirt a righe bianche e nere, che la fasciava troppo, a parer suo. L’unico lusso che si era concessa da sola era l’abbondante trucco nero intorno agli occhi. 
Tornò dai due con uno sguardo omicida, e dopo aver categoricamente rifiutato di indossare i tacchi, s’infilò le sue fedeli Converse nere e uscirono finalmente dall’appartamento che condividevano insieme.
<< Mad, ma sei sicura che questo tuo amico avesse invitato anche me? Io non lo conosco affatto. >> disse dopo un po’ Ellison, in tono preoccupato. La ragazza alzò gli occhi al cielo, e per un attimo si deconcentrò dalla guida, beccandosi un rimprovero da Bert. 
<< Certo che sono sicura, Elly. Festeggia anche il suo compleanno, quindi ha chiesto di invitare quanta più gente possibile. E per te è un’ottima occasione di conoscere gente nuova. Possibilmente di sesso maschile. >> aggiunse gettandole un’occhiata maliziosa.
Entrambe sapevano del suo problema con i ragazzi. Si era sempre sentita troppo diversa e inferiore per poterli interessare davvero, quindi non ci aveva mai provato. C’era stato un ragazzo, uno solo, ma era durata poco più di un mese, ed il risultato era stato solo una grande delusione e un notevole calo di autostima. 
<< Mad, te l’ho già detto. Non mi interessa. Ma chi è questo tipo? È nato davvero ad Halloween? >>
<< Già! E comunque è un gran bel tipo, ti farà piacere conoscerlo! E ha degli amici divertenti, scommetto che ti divertirai stasera! >> disse Madison con un sorrisino languido.
<< Ancora? >> sbottò Ellison, roteando gli occhi. La odiava quando faceva così. 
Arrivarono alla festa che ormai era buio pesto. Aveva anche cominciato a piovere.
Non ci fu neanche il tempo di suonare il campanello che un tipetto dall’aria gioviale, piuttosto basso e con uno strano taglio di capelli asimmetrico, li venne ad aprire con un sorriso enorme stampato in volto. Era vestito in modo piuttosto singolare, con una camicia bianca stropicciata, jeans neri completamente stracciati e una cravatta rossa, ma dopotutto era Halloween. 
<< Benvenuti ragazzi! Entrate pure e non preoccupatevi di gocciolare, tanto qua dentro l’ambiente si farà umido nel giro di poche ore. >> commentò sempre sorridendo il ragazzo, invitandoli ad entrare. Si scambiò un rapido bacio sulla guancia con Madison, poi piantò lo sguardo verso gli altri due ragazzi e gli porse la mano.
<< Ah, io sono Frank! >> si presentò, esibendo un largo sorriso.
<< Ellison. >> fece lei, svogliata, e gli strinse la mano con poca convinzione. Lo stesso fece Bert, ma con maggiore partecipazione, doveva trovarlo simpatico.
Entrarono in quella che doveva essere una sala da pranzo adibita a festa: la musica di un qualche gruppo punk che non conosceva era sparata a massimo volume da uno stereo in un angolo, le bibite e gli stuzzichini posti sui tavoli ai lati della stanza attiravano molti degli invitati, mentre la parte restante di essi era al centro che ballava a ritmo della musica. Non erano poi così in tanti, saranno stati in tutto una quindicina, una ventina massimo, e la cosa le procurò un certo sollievo. Odiava essere circondata da troppa gente. 
<< Mad, e ora che… >> si girò appena in tempo per vedere che dietro di lei non c’era più traccia né di Madison né di Bert. Per un attimo fu presa dal panico: cos’avrebbe fatto, lì da sola? Non conosceva nessuno, e odiava le feste. 
Li cercò per un po’ con lo sguardo in mezzo alla gente, ma non trovandoli si rassegnò e andò a cercare una stanza più appartata e con meno gente. 
Entrò in quello che probabilmente era un salotto e, sollevata di non vederci nessuno dentro, si sedette pesantemente su un divano. 
<< Chi non muore si rivede. >> esordì una voce al suo fianco. La ragazza sobbalzò portandosi una mano al cuore, spaventata. Chi diavolo era? Era convinta che non ci fosse nessuno. 
Un ragazzo completamente vestito di nero sedeva su una poltroncina, con la testa volta dalla parte opposta. Eppure quella voce le era famigliare, ma non avrebbe saputo dire dove l’aveva già sentita.
<< La nuova recluta… Non ti ricordi? >> continuò il ragazzo, girandosi lentamente, quasi con fare teatrale. Finalmente lo riconobbe: era quel tipo strano, quello del disegno della fontana. Dopo quella volta ad educazione fisica non si erano più rivisti. Cosa ci faceva lì? 
<< Sì… >> mormorò, un po’ scioccata di ritrovarselo accanto. Com’era che si chiamava? Glielo aveva detto, almeno? << Sì, certo. >> si riscosse poi. << Mi ricordo. >> No, non glielo aveva detto. 
Lui alzò un sopracciglio. << Come mai qui? >> le chiese con voce piatta. 
<< Bè… È una storia lunga, diciamo che sono qui per via di una mia amica. >> rispose, evasiva. Non le andava di dirgli che in realtà era poco più di un’imbucata… Lei quel Frank neanche lo conosceva. << E tu? >> 
Il ragazzo scrollò le spalle. << Io per via di un amico. >> 
Rimasero in silenzio per quello che ad entrambi parve un tempo indefinito, quando fu di nuovo lui a romperlo. 
<< Come mai sei qui? >> 
Ellison lo guardò come se fosse ritardato. La stava prendendo in giro?
<< Te l’ho già detto, per… >> 
<< No, no. >> la interruppe lui. << Intendo, perché sei qui, in questa stanza? >> 
La ragazza si rilassò un poco. Già, perché era lì?
<< Avevo voglia di stare sola… >> 
<< Sola ad una festa? >> ripeté lui, inarcando un sopracciglio. Lei si strinse nelle spalle.
<< Hey, anche tu sei qui, eppure non sto mica a farti il terzo grado. >> 
<< Questo è vero. >> ammise il ragazzo, con un sorriso dalla strana sfumatura amara.
<< Gerard, ma dove ti eri cacciato? Sono minuti interi che ti cerco! >> una voce nuova li interruppe. Ellison si girò a guardare chi fosse, leggermente infastidita; vide un ragazzo alto e dinoccolato, innaturalmente magro, con gli occhiali e i capelli di un castano chiaro che gli scendevano dritti fin sotto le orecchie. Li stava fissando un po’ stranito, ma non disse nulla. 
<< Mikey, che vuoi? >> fece il ragazzo accanto a lei, seccato. Si chiamava Gerard dunque?
<< Te l’ho detto, ti cercavo. >> rispose l’altro, calmo. 
<< Va bene, e ora che mi hai trovato, dimmi: che vuoi? >> ripeté Gerard con un tono condiscente che non piacque affatto al ragazzo, Mikey. Che razza di nome era poi, Mikey?  La ragazza dovette mordersi il labbro per non dirlo ad alta voce. 
<< Di là stiamo festeggiando anche il compleanno di Frank… E penso che gli farebbe piacere se ci fossi anche tu. >> disse lui, guardandolo con un misto tra rimprovero e supplica. Gerard sbuffò. 
<< Neanche lo conosco io, questo Frank! Sono qui solo perché mi ci hai trascinato tu! >> 
<< Mettila come vuoi ma non è educato presentarsi ad una festa e non fare nemmeno gli auguri al festeggiato! >> sbottò Mikey, con le guance rosse per l’agitazione. 
<< Va bene, va bene! Vengo. >> cedette alla fine l’altro, agitando le mani in aria in segno di esasperazione. << Scusa, devo andare. >> le disse, mentre il ragazzo lo trascinava per un braccio nella stanza accanto. Lei rispose con un cenno vago della mano, ma alla fine convenne che era meglio se fosse andata anche lei. 
Quel ragazzo aveva ragione: non era educato andare ad una festa e non fare gli auguri al festeggiato. 
  
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