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Autore: weasleywalrus93    13/01/2013    3 recensioni
Cosa può succedere se la Liverpool del 1958 e la Liverpool a noi contemporanea venissero a contatto tramite due ragazzi? Di uno il mondo conosce il suo nome, la sua vita e i suoi ideali. Dell'altra invece il mondo non fa nemmeno caso, mettendola in disparte e oscurando ciò che potrebbe offrire al mondo. Ma dall'esterno non si può sapere quanto una persona, anche la più famosa, può venire influenzata da qualcuno che il mondo nemmeno vede.
(mia primissima FF... mi sono letteralmente buttata a scrivere)
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Lennon , Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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She don't give the boys the eye,
She hates to see me cry,
She is happy just to hear me say
That I will never leave her.
She don't give the boys the eye,
She will never make me jealous,
Gives me all her time as well as
Lovin', don't ask me why.
{She's A Woman}

 
Liverpool, 14 Novembre 1958.
 
Era strano camminare per Liverpool mentre mi stringeva la mano, quando fino al giorno prima correvamo per la città spalmati sul tetto di un autobus.
 
Non mi interessava nulla delle occhiatacce che mi lanciavano tutte le signore snob somiglianti in tutto e per tutto alla cara Mimì, degli sguardi sbalorditi dei miei compagni di scuola, ne tantomeno degli incenerimenti istantanei che mi mandavano, anzi ci mandavano,o ancora meglio che le mandavano, i gruppetti di ragazze che incrociavamo.
 
I muscoli facciali facevano male, ma non riuscivo a smettere di ridere. Quando incrociavamo un gruppetto di ragazzi con la sua stessa divisa, li guardava con aria di sfida e dopo mi baciava, senza un perchè.
 
-Sai se divento famoso userò un nome d'arte-
 
-Perché? A me piace il tuo nome-
 
-Perché fa figo. Pensa a Elvis The Pelvis-
 
-E' osceno-
 
-E' bellissimo-
 
-Essere famosi per il proprio bacino? E' alquanto squallido-
 
-Tu saresti la prima a svenire per il suo Pelvis...-
 
-Si si convinto te... Allora come ti chiameresti se diventassi famoso?-
 
-Credo Long John...-
 
-Non è che ha a che fare con il tuo...?-
 
-E poi il pervertito sarei io vero?-
 
-Embè che c'è di male? Anche Elvis ha un soprannome per un qualcosa che si trova in basso!-
 
-Haha! Lo sapevo che ti piaceva quella cosa di Elvis. Però ammettilo... Sono stato grande stanotte-
 
-Egocentrico...-
 
Avevamo attraversato buona parte della città. Era più bella, luminosa, limpida del giorno prima. O forse era solo una mia impressione. Mi sembrò fossero passati solo pochi secondi quando arrivammo a Mendips. La porta era aperta. Ma di sicuro non l'avevo lasciata io.
 
La vedevo per la prima volta. Seduta rigidamente sulla poltrona, gli occhiali sul naso che accentuavano ancora di più i suoi lineamenti duri, viso impassibile, capelli neri perfettamente e accuratamente legati e acconciati, unghia rosse ma non volgari, sigaretta tra le dita e sguardo fisso su noi due. Mi fece sentire una nullità.
 
-Che fine hai fatto?-
 
-Sono maggiorenne-
 
-Non mi interessa. Sei sotto la mia tutela legale-
 
-Non sei mia madre cazzo-
 
-Intanto mettiti gli occhiali. In più sai bene che Julia era contenta che tu stessi con me-
 
-Ah si? Gliel'hai chiesto?-
 
-L'ha detto lei-
 
-E' forse una delle tante cose che ancora non ti degni di dirmi?-
 
-Ti ho detto mille volte che sai già tutto. E ora dimmi che ci fai con quella li-
 
Era in piedi. Furiosa. Una mano sul fianco con fare minaccioso mentre indicava un punto sopra la mia spalla. Si era appiattita contro il muro con il chiaro intento di diventare invisibile. Quest'entrata ad effetto nella discussione la fece arrossire come mai.
 
-Lasciala fuori-
 
-Ha la tua divisa scolastica! Non dirmi che è un'altra di quelle puttanelle che ti porti a letto e dopo abbandoni come se fossero giocattoli-
 
Rimase li dov'era. Nel frattempo, attratto dalle urla, era arrivato anche un uomo sulla trentina massimo. Si fermò sulla soglia a guardare impotente la scena. Si voltò verso di me come in cerca di spiegazioni, ma non riuscivo nemmeno a spiccicare una parola. Improvvisamente il ragazzo si mosse, venne verso di me, mi prese il polso e, stringendolo anche troppo forte, mi trascinò al centro della stanza. Sembrava come impazzito.
 
Non ne potevo più della sua mania di comandare tutto e tutti come se fosse Dio in terra. Mi aveva comandato anche per troppo tempo. Buttò la cicca e ci continuò ad osservare in modo anche un po' troppo ossessivo. Nel frattempo lei cercava di allontanarsi senza dare nell'occhio. Di certo aveva tutte le ragioni del mondo: quella donna ne sapeva una più del diavolo per farla fare sotto alle persone.
 
-Ho 18 anni cazzo. Ficcatelo in testa. Non sei mia madre. Decido io con chi uscire e cosa fare. E per la cronaca questa ragazza è forse l'unica persona che riesce a tenermi testa.-
 
-Smettila di fare il bambino!-
 
-Smettila di darmi del bambino!-
 
-Bene comportati da persona adulta. Dici che è l'unica persona a tenerti testa. Dimostralo-
 
Il suo sguardo saettò su di me. Mi avvicinai a lui. Quella donna mi metteva terribilmente in soggezione. Ci squadrava da capo a piedi. Ora capivo cosa volevo dire che non era possibile immaginare come fosse veramente se non la conosci di persona. Si girò improvvisamente, mi prese il viso tra le mani e mi baciò. Forse con troppa foga.
 
Poggiò le mani sui miei polsi come per allentare la presa. Mi separai da lei e con la coda dell'occhio guardai Mimì. Restava li, immobile, impotente. Sospirò e ci diede le spalle. Nel frattempo le sue mani continuavano a stringere i miei polsi con l'intento di stritolarmeli.
 
-Hai vinto tu. Ma bada bene. Voglio controllarvi sempre-
 
La guardai uscire dalla stanza. Mi girai per essere un po’ più lontana dal suo raggio d'azione. Continuava a tenermi il volto con le mani. Faceva male.
 
-Piccola c'è qualcosa che non va?-
 
Mi avvicinai per baciarla, ma si scansò in fretta. Era fredda, distaccata. Non faceva altro che mordersi le labbra.
 
-Mi hai usata-
 
-Cosa?-
 
Era confuso. Allentò di poco la presa. La mia sui suoi polsi invece aumentò di pochissimo. Mi sentivo svuotata. Un soprammobile. Ecco cos'ero in quel momento.
 
Era come se mi avesse dato uno schiaffo a mano aperta. E faceva ancora più male che me l'avesse detto senza guardarmi in faccia.
 
-Quando l'avrei fatto?-
 
-Proprio ora-
 
-Ma che hai fumato?-
 
-Perché quello che hai fatto ora ti sembrava una cosa fatta da due persone?-
 
Finalmente mi voltai verso di lui. Sentivo la rabbia crescere dentro e la sua indifferenza non fece altro che incrementarla.
 
Mi sforzai di capire la sua reazione ma non ci riuscii.
 
-Ma cosa vai dicendo?-
 
-Ma ti rendi conto di cosa hai fatto?-
 
Arrivai al punto di non ritorno. Strinse nuovamente le mani attorno al viso. Faceva male. Per tutta risposta serrai per quanto potevo i pugni attorno ai suoi polsi.
 
Parlava come se io sapessi di cosa stesse parlando. E il fatto che ancora non diceva chiaramente cosa io avessi fatto mi fece innervosire.
 
-Cosa cazzo ho fatto stavolta?-
 
-Mi hai usato con tua zia!-
 
-Mi hai detto tu di non farmi mettere i piedi in testa!-
 
-Ma non usando me come zerbino porca troia!-
 
-Usato te come zerbino? Che cazzo hai fumato?-
 
-Mi hai ficcato la lingua in gola come fossi una qualsiasi puttana da scopare!-
 
-Tu hai problemi seri-
 
Mi lasciò andare con forza, mi voltò le spalle e si riavvicinò al camino.
 
-Si probabilmente ho seri problemi-
 
-Solo probabilmente?-
 
-Può darsi. Forse mi sono convinta troppo di non essere un oggetto per qualcuno per la prima volta nella mia vita-
 
Mi bloccai. Le parole risuonarono per la stanza ormai deserta ed ebbero lo stesso effetto di una doccia gelata. Misi le mani in tasca.
 
-Tu non sei un oggetto. Lo sai-
 
-Ma mi hai fatto sentire così prima-
 
Non rispose. Misi le mani in tasca pure io e cominciai a camminare senza meta nello spazio che ci divideva. Mise fuori le mani. I palmi aperti verso di me, sulla schiena. Mi avvicinai a lui. Mi lasciai andare contro di lui stringendogli le mani e facendomi stordire dalla sua colonia che ancora si faceva sentire.
 
Le sue braccia si strinsero attorno al mio busto, portando con sé anche le mie braccia. Le sue mani spuntavano appena sotto la mia giacca. Le lasciai solo per poterle prendere meglio, facendole uscire alla luce. Erano fredde. La sua testa poggiata sulla mia spalla. Potevo sentire i suoi battiti. Ci fu un colpo secco.
 
-John devo parlare con lei. Dov'è?-
 
-Sono qui signora-
 
Mi voltai titubante verso il mio inaspettato interlocutore. Quella donna aveva il potere di farmi sentire una merda. Già solo guardandoti imponeva la sua autorità.
 
-Mimì lasciala in pace...-
 
-John non ti immischiare. Quanti anni hai?-
 
-Diciassette-
 
-Da dove vieni?-
 
-Da Blackpool-
 
-Che scuola frequenti?-
 
-Il Liverpool Institute-
 
-Ah quindi dovrebbe conoscere quei tuoi amici... Paul e quel Teddy Boy che ti porterà sulla brutta strada-
 
-George è una specie di statua che suona la chitarra... Non sa nemmeno com'è fatta una ragazza... Come dovrebbe portarmi sulla brutta strada?-
 
-Zitto. Con te facciamo i conti dopo...-
 
-Come se già non fosse bastata la scenata di prima...-
 
-Ora basta. Altrimenti fili immediatamente in camera tua-
 
Sbuffai vistosamente. Quella non era una donna. Era una macchina da guerra. Se fosse partita con l'esercito qualche anno prima, avremmo vinto la guerra perché anche i tedeschi avrebbero gettato la spugna con lei come nemica. Avanzò verso di lei al punto che ricadde sulla poltrona che aveva scontrato mentre indietreggiava e ora restava lì, seduta sul bordo mentre Mimì le girava attorno interrogandola. Sembrava di essere in una stazione di polizia dei film americani. Mimì era l'ispettore instancabile e duro che mette a dura prova i mafiosi.
 
-Dove sono i tuoi genitori?-
 
-Fuori città-
 
-Entrambi?-
 
-Si-
 
-Causa?-
 
-Lavoro-
 
-Quando tornano?-
 
-Non ne ho idea-
 
-Sanno che sei qui?-
 
-Si-
 
-Hanno un recapito telefonico? Così non si preoccupano per la loro figlioletta... Specie ora che è in un'età in cui è legale fare sesso-
 
Stava mettendo a dura prova i miei nervi. Avevo cercato di mantenere sangue freddo per tutta la durata dell'interrogatorio. Non avevo mai smesso di fissarla negli occhi quando era di fronte a me. La mia voce risuonava forte e sicura, ma più di una volta minacciò di crollare. Pregavo sempre che quella fosse l'ultima domanda, ma puntualmente arrivava la successiva a velocità record.
 
-No nessuno. Dove sono andati non esistono linee telefoniche-
 
-Ah si? E dove sono andati?-
 
-Foresta amazzonica-
 
-Davvero? Che lavoro fanno?-
 
-Mio padre ingegnere, mia madre traduttrice-
 
-Che parte della foresta amazzonica?-
 
-Nord brasiliana-
 
-Media scolastica?-
 
-Tutte A, signora-
 
Non le lasciò prendere nemmeno un attimo di respiro. Lei continuava a mentire spudoratamente a testa alta. Ecco perché era così... importante per me. Pregai per lei che quella tortura finisse presto. La squadrò per un attimo. Lei rimase impassibile.
 
-Mi sembri una brava ragazza... Finalmente aggiungo!-
 
-Come finalmente?-
 
-Avresti dovuto vedere con che genere di ragazze usciva... Roba da vergognarsi!-
 
Estrasse un'altra sigaretta da una scatolina d'oro e l'accese. Espirò il fumo della sua sigaretta tutto sulla mia faccia, facendomi arricciare il naso per il cattivo odore. Si voltò e fece per rientrare in cucina.
 
-Può restare qui. Ma letti separati. Anzi. Facciamo camere separate!-
 
 
 
 
Spazio autrice.
Sisi lo so di essere pessima. Scusatemi davvero tanto ma non sono riuscita ad aggiornare prima! Ho avuto un inferno di settimana e la prossima sarà anche peggio quindi per il prossimo aggiornamento dovrete aspettare domenica prossima. Ormai mancano pochissimi capitoli alla fine e visto che dopo questa settimana sarò a casa cercherò di terminare la pubblicazione prima dell’appello per la materia. Andando al capitolo… si ho voluto introdurre Mimì. Quella donna mi ha sempre affascinato perché era dura e tenera allo stesso tempo, intransigente e gentile… insomma per me è stato bellissimo poterla “studiare”. Anche perché ammettiamolo gente: se non fosse stato per lei non ci sarebbe stato nessun John Lennon e niente Beatles. Quindi una mega standing ovation se la merita secondo me. Spero solo di averla descritta abbastanza fedelmente *eeeeeeeeeeeeee anche troppo! Sempre scassa palle!* lennon evapora dal mio angolo. *e perché? È così divertente darti fastidio!* resta allora -.- comunque dicevamo… non so perché ma non mi convince. Probabilmente è per via di Mimì. *visto che a te non convince mai nulla ora ti metti in ginocchio e ti vergogni per una buona mezz’ora!* AVADA KEDAVRA!
  
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