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Autore: MimiRyuugu    14/01/2013    4 recensioni
Ecco qua, dopo Ultimi Ricordi, la continuazione della saga dei Tre Uragani. Riuscirà la nostra Giulia Wyspet ad avvicinarsi di più al burbero Severus Piton?
"You are the life, to my soul, you are my purpose, you are everything."
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Severus Piton, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
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Buonsalve *-* mea culpa, non aggiorno da una settimana quasi u.u che potrebbe anche essere un tempo normale, ma invece no D: sono molto altalenante, sorry u.u anyway ecco qui il nuovo cap, in cui non abbiamo nemmeno una canzone D: questo capitolo in originale lo postai a 17 anni, quindi ben (quasi) cinque anni fa °_° come vola il tempo °_° oki, bando alle ciance xD

Avvertenze: OCCtudine, avventimenti futuri con oggetti reinterpetati (??)

Bene, vi lascio al capitolo *_*
Buona lettura <3



17° Capitolo

Piansi. Piansi tutte le lacrime di questo mondo. Piansi per tutta la rabbia che provavo. Piansi perché la tristezza non voleva andare via. Poi, quando versai anche l’ultima lacrima, rimasi li, tra le sue braccia. Severus non aveva smesso un attimo di sussurrarmi che andava tutto bene. Aveva continuato ad accarezzarmi la testa, ad abbracciarmi. “Riguardo all’argomento di prima…” iniziò a dire. Avevo ancor al testa appoggiata al suo petto. Tenevo stretti due lembi della casacca. Non volevo che andasse via. “…Eveline è un bel nome…” disse ancora. Alzai lo sguardo. “Anche se, dopotutto, potrebbe anche essere un maschio…” continuò. Lo guardai stupita. “Qualche proposta?” chiese, sorridendo. “No…ho sempre pensato a lui…come ad una femminuccia…” spiegai, arrossendo. Piton mi guardò curioso. “Oppure due…la prima…Eveline…poi…la seconda…Violet…” raccontai. Il professore annuì curioso. “Una con i capelli corvini e gli occhi nocciola…” continuai. “E l’altra con i capelli castani e gli occhi scuri?” ipotizzò lui. Io annuii. Poi mi rattristai. “Non sarò in grado di essere una buona madre…non so nemmeno proteggere me stessa…” sospirai. Severus scosse la testa esasperato. “Quante volte devo ripeterglielo? Un solo fatto non può influire sul carattere di una persona…lei è dolce, gentile e premurosa nei confronti degli altri…basta vedere la sua mano…quante punizioni ha già subito per difendere le sue amiche?” mi rimproverò. Non risposi. “Sono certo che la nostra Eveline se la caverà…soprattutto se sarà bella come la madre…” sussurrò Severus, alzando lo sguardo. Le sue guance avevano preso colore. Rimasi piacevolmente sorpresa da quella affermazione. “Professore…non voglio uscire da questa stanza…non voglio tornare la fuori…” dissi, stringendomi a lui. “Dovrà uscire prima o poi…non può starsene chiusa qui per sempre…come farà per le lezioni? E non dimentichiamo le sue visite al mio ufficio…” commentò. Feci un sorriso tirato. Nemmeno la notizia del ripristino delle visite serali al suo ufficio riuscivano a farmi andare via tutti quei sentimenti che si affollavano nel mio cuore. E le voci nella mia testa. “Comunque non è detto che lei debba uscire subito…” precisò Piton. Sospirai rassicurata. “Rimarrà con me?” gli chiesi. Oramai era diventata la richiesta più frequente. “Sempre…” rispose. Mi strinsi ancora a lui. Immersi in quel silenzio, che valeva più di mille parole. Mille gesti. Ognuno assorto nel respiro dell’altro. Nel battito dei nostri cuori.  Severus mi coprì con il suo mantello. Mi sembrava di essere dentro ad una barriera protettiva. Che attutiva i rumori esterni. Le immagini. “Professor Piton?” lo chiamai. Lui mi guardò ed annuì. “Cosa fa quando si sente triste?” chiesi. Severus sospirò. “Lo sono stato così tante volte nella mia vita che ho fatto di tutto…quando avevo la sua età…” iniziò a raccontare. Io sorrisi. “Non dica così! Mi fa sembrare una bambina!” sbottai. “Sono io che sono vecchio signorina Wyspet…non lei che è una bambina…oppure entrambe le cose…” ragionò. Scossi la testa divertita. “Insomma, stavo dicendo, prima che lei mi interrompesse come suo solito, che quando ero ad Hogwarts…” ricominciò. “Così va meglio…” osservai. Piton sbuffò per l’ennesima interruzione. “…quando ero ad Hogwarts, scrivevo…perlopiù poesie…” continuò. Lo guardai ammirata. “È una cosa bellissima! Scommetto che le dedicava tutte ad una sola persona…” ipotizzai, un po’ tristemente. “Infondo la poesia non è altro che trasmettere i propri sentimenti su carta…non sono mai stato bravo ad esprimerli a parole…” raccontò. Sorrisi ancora. Ci fu un  breve silenzio. “Comunque, ha visto che non aveva nessuna ragione di preoccuparsi?” disse poi Piton. Lo guardai dubbiosa. “Non ho smesso di volerle bene nonostante sia passata una settima…” spiegò. Io sorrisi. “Avanti! La smetta con quei sorrisi tristi! Non sono da lei signorina Wyspet!” mi rimproverò Piton. Cercai di fare un sorriso un po’ più convinto ma non mi riuscì molto. Eppure Severus ce la stava mettendo tutta per tirarmi su di morale. “Lei cosa fa quando è triste?” mi chiese. Alzai le spalle. “Canto…per sfogarmi…” risposi. Mi guardò alzando un sopracciglio. “Lei canta sempre…” osservò il professore. “Però cambio il tono della voce…” precisai. Severus annuì. “Allora canti no?” commentò. Io scossi la testa. “Già fatto…” sospirai, affranta. Altro silenzio. “Signorina Wyspet, sia così gentile da spiegarmi per qualche motivo è così abbattuta…” sbottò, seccato. Lo guardai allibita. “Certo, quello che è successo in Sala Grande sarà sulle bocche di tutti per una settimana nemmeno, però a chi crede che daranno la colpa? Non certo a lei!” continuò, come se fosse ovvio. In effetti quello sarebbe stato l’argomento principale delle chiacchierone di Tassorosso. Pero tutti sapevano come andavano le cose fra me e Josh, quindi sarei stata catalogata come una vittima. Certo che la mia reputazione ne avrebbe risentito molto. Alla fin fine, l’unica persona di cui mi importava il giudizio era Severus. E lui era proprio li con me. E cercava di farmi star meglio. Mi sentii in colpa per essermi comportata da vittima. Non era nel mio carattere. Gli ultimi fatti stavano contaminando non solo il mio umore, ma anche il mio modo di pensare. E ciò non doveva accadere. “Quindi…lei non è arrabbiato con me?” chiesi. Piton mi diede un pugno affettuoso sulla testa. “Mi ha fatto male!” rimbeccai. “Non l’ho nemmeno toccata…” sbottò lui. E finalmente, risi. Dovevo solo pensare. Senza tristezza, obbiettivamente. “Finalmente un sorriso sincero!” commentò, soddisfatto. Io lo guardai. Avrei davvero voluto rimanere li con lui. Sotto il suo mantello. Però non potevo vivere così per sempre. Mi alzai. “Vedo che si è decisa…” osservò il professore, alzandosi subito dopo. Annuii e mi stiracchiai. “Per stasera sarà meglio che rimanga in dormitorio…devo dire due parole al caro Josh da parte della Umbridge…” spiegò. Sorrisi. “Grazie mille professore…” dissi, poi mi alzai in punta di piedi e gli detti un bacio sulla guancia. Uscimmo dalla Stanza delle Necessità. Prendemmo strade diverse. Io andai in dormitorio. La Sala Comune era affollatissima. Appena entrai ci fu un chiasso spaventoso. Tutti mi vennero intorno, curiosi. Vidi la folla diradarsi all’avvicinamento di una mano levata in aria, con un braccialetto di borchie lunghe mezzo metro che minacciava chiunque si avvicinasse. “Oh Giulia!” singhiozzò Hermione, abbracciandomi e scoppiando in lacrime. Anna scosse la testa e la staccò da me. “Avanti! Non c’è nulla da guardare! Tornate a non far nulla!” sbraitò. Tutti se ne tornarono alle loro poltrone. Andammo nel dormitorio. “Non sai quanto eravamo preoccupate!” sospirò ancora il prefetto, asciugandosi le lacrime con un fazzoletto. “Dove sei stata?! Ti abbiamo cercato per tutto il castello!” esclamò Anna. Abbassai lo sguardo. “Mi dispiace avervi fatto preoccupare…però non ci stavo più con la testa…mi serviva un posto tranquillo…” spiegai. “Così eri nella Stanza delle Necessità eh?” ghignò Anna. Annuii. “Piton mi ha trovata…siamo rimasti li fino adesso…” raccontai. “Ecco perché sei così tranquilla e beata! Ti sei fatta consolare dal professore!” ridacchiò maliziosa la castana. “Anna, ti sembra il momento?! Giulia è sconvolta!” la rimproverò Herm. La guardai scettica. “Herm…sto bene…dopotutto non è successo nulla…sono stata stupida a correre via…avrei dovuto picchiare a sangue Josh…” la tranquillizzai. “A proposito di picchiare a sangue!! Dovevi esserci! Uno spettacolo stratosferico!” esclamò entusiasta Anna. La guardai curiosa. “Appena sei corsa via, Fred e George si sono avventati su Josh!! E poi, a seguire anche Mary Kate e Ginny, per non parlare di Pansy e Millicent!” spiegò lei. “Anche tu hai partecipato…” sbottò stizzita il prefetto. “Tu proprio parli! Gli hai mollato un calcio in fronte!” rimbeccò Anna. “Dal tavolo di Tassorosso si sono alzati dei ragazzi, che hanno iniziato a rincorrere Josh per tutta la sala! Sono membri del tuo Fan Club!” completò poi. Me ne ero completamente dimenticata. In giro per la scuola, c’erano dei gruppetti di ragazzi che avevano costituito il “Giulia Wyspet Fan Club”, il “Anna Alvis Haliwell Fan Club” e il “Sosteniamo i tre uragani di Hogwarts”. Personcine molto a modo e gentili. Un po’ fanatiche però. Risi. “Scusa Anna…ma…prima hai forse detto Pansy e Millicent?” chiesi, un po’ stupita. Lei annuì. “Hanno detto che solo loro ti possono umiliare pubblicamente…” spiegò Hermione. Scossi la testa divertita.  “Luna stava per infilzargli un occhio con la bacchetta…” aggiunse poi la castana. Risi ancora. Poi le abbracciai. “Vi voglio tanto bene ragazze!” sorrisi. Le due ricambiarono. Mi tuffai sul letto e guardai l’ora. Erano le 17.45. “La Umbridge cercava di mantenere ordine, poi ci ha rinunciato…” spiegò ancora Hermione. “Era talmente rossa in viso che sembrava dovesse scoppiare da un momento all’altro…” rise Anna. Il prefetto la guardò male, poi però si lasciò scappare un sorriso. Sospirai. “Che si fa dopo cena?” chiesi, annoiata. “Non vai da Piton?” chiese Anna. Scossi la testa. “Deve riferire da parte della Umbridge delle cose a Josh…” spiegai. “Perfetto! Allora, escursione!” scattò Anna, battendo le mani. “Ma anche no…” sbottò Hermione. “Dai!! Ti portiamo nella stanza delle torture!” propose entusiasta la castana. “Ma nemmeno se mi pagate!” rimbeccò ancora il prefetto. “Io una destinazione più tranquilla cel’avrei…” iniziai a dire. le due mi guardarono curiose. “La stanza dello Specchio delle Brame…” risposi. Hermione alzò un sopracciglio. “E tu pensi che Silente l’abbia tenuto qui per tutto questo tempo?!” esclamò scettica. Io annuii tranquilla. “Perché no?” sorrise Anna. “Perfetto…tu ci stai Herm?” chiesi. Lei ci guardò per qualche minuto. “Devo finire di studiare Antiche Rune…” rispose. “Ti preeeego! È da tanto che non usciamo tutte e tre assieme!” la pregò Anna. Il prefetto alzò le spalle. “E va bene! Ma solo un breve giretto!” acconsentì lei. Sorrisi. Infondo, non avevo di che essere triste. Avevo delle amiche che mi volevano bene e si preoccupavano per me. Un uomo al mio fianco che mi faceva sentire protetta. Una cuscinata mi distrasse dai miei pensieri. “Chi è stata?!” esclamai, in vena di vendetta. Anna indicò Hermione e viceversa. Mi avventai prima sulla castana, poi sul prefetto. Rimanemmo in dormitorio a fare casino fino all’ora di cena. Scendemmo tranquillamente, arrivando belle e lente in Sala Grande. Avevo una fame tremenda. Avevo saltato il pranzo-colazione! Sorridevo a tutti quelli che mi guardavano. Non mi importava quello che dicevano. Mi sedetti e guardai subito verso il tavolo insegnanti. Piton stava cercando di evitare i discorsi delle Umbridge. Si girò verso di me e gli sorrisi, poi, lo salutai con un piccolo gesto della mano. Lui accennò un saluto con il capo seguito da un piccolo sorriso. Poi le pietanze comparvero. Harry aveva preso una cosciotto di pollo, quando Anna gli si avvicinò languida. “Harryno caro…” iniziò melliflua. Il ragazzo rabbrividì. “Cosa vuoi?” le chiese subito. Lei fece un sorriso che poteva anche sembrare veramente innocente. “La tua Mappa del malandrino…prometto che te la riposto domani, intatta…” rispose. Harry la guardò scocciato. “Non sapete proprio che fare la sera eh…” sbottò. Mi avvicinai. “Harry…la terrò d’occhio io…per favore!” lo pregai. Il ragazzo tossì. “Se proprio vi serve…” disse, passando sotto il tavolo qualcosa ad Anna. Questa lo abbracciò. “Con le buone maniere si ottiene tutto..” sussurrò poi a me ed Hermione. Quest’ultima scosse la testa esasperata. La cena passò in un lampo e, appena il coprifuoco scattò, uscimmo dal dormitorio. Passammo la Sala Grande, in mezzo a quei pochi studenti che erano rimasti senza badare all’ora, ed uscimmo. La mappa indicava una scorciatoia, che non facemmo fatica a trovare. Arrivammo in una stanza vuota, che però ci era famigliare. “Ragazze…è qui che Harry ha affondato Voldemort il primo anno…” esclamò entusiasta Hermione. “Se solo lo avesse ridotto in briciole, ora non avremmo tutti questi problemi…” sbottò Anna. Il prefetto la fulminò con lo sguardo. Infondo alla stanza, c’era un enorme telo. Ricopriva il nostro obiettivo. Corsi fino allo specchio e sollevai il telo. Un alone di polvere si sollevò, attaccandosi sui nostri vestiti. Hermione ci aiutò a toglierci di dosso tutto quello sporco, poi, procedemmo. “Chi va per prima?” chiesi. “La più grande, ovvio…” sbottò Anna. Io ed Hermione la guardammo. “Sei tu la più grande…” le feci notare. “Doh! È vero!” esclamò, pentita. La ragazza si avvicinò allo specchio, poi ci guardò. Noi vedevamo solo la sua immagine riflessa. “Secondo me si sono scaricate le batterie…non vedo nulla di così eclatante!” protestò Anna. “Non dire sciocchezze…non va mica a batterie!” la rimproverò esasperata il prefetto. Dopo qualche minuto, la castana sobbalzò. “Cosa vedi?” chiedemmo in coro io ed Hermione. “Vedo…la Cooman che beve una tazza di tè…” ci prese in giro. Io ed il prefetto le tirammo una sberla in testa. “Che modi! Stavo solo scherzando…” sbuffò, con una mano sul bernoccolo. Dopo altri minuti un sorriso si spalancò sul viso di Anna. “Allora?” esclamò Hermione, curiosa. “Che figata ragazze!! Mamma mia!! Ci sono io! E sono alta!!!” disse entusiasta la ragazza, battendo le mani. Io ed il prefetto ci guardammo scettiche. “Aspettate…logico che sono alta, sono cresciuta! E…c’è Draco…cavolo che figo! Sembra Lucius! Venuto davvero bene il ragazzo…” commentò soddisfatta. Io ed Hermione ci stringemmo vicino a lei. “Cosa vedi ancora?” chiesi. “Oddio no…non è possibile! Sparatemi!” sbottò poi. La guardammo interrogativa. “C’è un marmocchio che mi tiene per mano…” rabbrividì la castana. Risi. “Sbaglio o questo specchio ti fa veder solo le cose che vorresti? Oppure anche il futuro?” chiesi ad Hermione. Lei alzò le spalle. “Se una persona ha già ciò che vuole può anche darsi che faccia vedere il futuro…” rispose indecisa. “Quindi vuol dire che avrò un figlio maschio?! Che suicidio!” rimbeccò ancora Anna. Hermione scosse la testa esasperata. “Hey…un attimo…c’è anche una deliziosa bambina in braccio a Draco…” ci aggiornò la castana, diventando improvvisamente melliflua. “Insomma, nel futuro tu e Draco vi darete da fare eh…” la presi in giro. Anna iniziò a saltellare sul posto eccitata. “È davvero un amore! Capelli castani e occhi azzurri… un tesorino! La mia piccola Elizabeth!” saltellò ancora la ragazza. Io ed Herm la guardammo stupite. “Chi era quella che non pensava nemmeno al matrimonio?” tossii. Anna mi fece la linguaccia. “Direi che hai visto abbastanza…” commentò il prefetto, allontanandola dallo specchio. “Ma io voglio vedere la mia Elizabeth!!” piagnucolò ancora Anna, allungando le mani verso lo specchio. “E il bambino?” chiesi. Lei alzò le spalle. “Capelli biondi e occhi castani…nulla di che…” rispose poco entusiasta. “Cambierai idea quando avrai quella creaturina fra le braccia…” obbiettò Hermione. Noi la guardammo. “Tocca a me?” chiese, titubante. Noi annuimmo e lei si avvicinò. Rimase qualche minuto in silenzio, poi si portò le mani alla bocca. “Cosa vedi? Eh? Dai!” iniziò a dire Anna, curiosa. Hermione arrossì smisuratamente. “Avanti!!” la chiamò ancora la castana. “Ecco…ci…ci sono io…e…” iniziò a descrivere. “E Ron, ok, fin qua tutto apposto, e poi?” la liquidò ancora Anna. Il prefetto per poco svenne. “Due…” continuò. “…bambini!” finì per lei Anna. “Insomma, ma la lasci parlare?!” rimbeccai, mettendole una mano sulla bocca. La ragazza iniziò ad agitarsi. Hermione guardava incantata il specchio. “Ora, tocca a te!” esclamò Anna, liberatasi dalla mia stretta. Spostò il prefetto, ancora con lo sguardo ebete, e mi fece segno di avvicinarmi. Il cuore mi batteva a mille. Guardai il mio riflesso cambiare. Diventai più alta. I capelli più lunghi. L’uniforme cambiata in un vestito viola. Accanto a me Severus. Sobbalzai a quella visione. Teneva un braccio intorno alle mie spalle. E davanti a noi, lei. Una bambina che agitava le manine verso la me adulta. “Eveline…” sussurrai. “Cosa vedi?” chiese curiosa Anna. “Io e Severus…e…la bambina…” sintetizzai, emozionata. “Bene! Ora tocca di nuovo a me!” disse la castana, cercando di spostarmi. “È meglio tornare in dormitorio…se ci scoprono siamo morte…” protestò Hermione. Anche se il suo sguardo era fisso sulla specchio. “Ha ragione lei…” sospirai. Presi il telo e lo misi. Ci riprendemmo dalle nostre visioni future, e ci dirigemmo verso la Torre. Eravamo vicine, quando, sentimmo dei passi. “Fermi!” sentimmo dire. Hermione per poco scivolò dallo spavento. “Ti pareva…ora ci tocca anche fare a botte…la sera tardi non è il massimo…” sospirò seccata Anna, scrocchiandosi le dita. Mi preparai all’attacco, mentre il prefetto indietreggiava. Tirammo tutte e tre un sospiro di sollievo, vedendo il solito ragazzo biondo. “Amore!!” esclamò languida Anna, buttandosi tra le braccia di Draco. Lui scosse la testa divertito. “Cosa ci fate in giro a quest’ora?” chiese, cercando di fare il serio. “Un giretto…” risposi innocente. “Andiamo…vi accompagno in Sala Comune prima che Pansy e Millicent vi trovino…” sbuffò. Camminammo in silenzio per un po’ di strada. Finchè Hermione iniziò a farfugliare. “Valery… oppure Katy…anzi, Rose!” iniziò a dire. “Cos’ha la Granger? Sta pregando?” chiese sconcertato Draco. “Nulla…tranquillo…” risi io. “Senti…a proposito…vuoi un maschio o una femmina?” gli chiese Anna. Il biondo la guardò stupito. “Ragazze avete bevuto?!” esclamò, stupito. Risi ancora. “Tu rispondimi!!!” rimbeccò Anna, tirandogli la manica della camicia. “Un maschio, perché?” rispose Draco. “Lo sapevo!!! È colpa tua!!!” lo aggredì la ragazza. Il ragazzo le mise una mano sulla fronte. “Non scotti…eppure sei più strana del solito…cos’hai mangiato?” le chiese. Anna sbuffò. “Siamo andate nella stanza dello Specchio delle Brame…” iniziai a raccontare. “Ora capisco…quindi avremmo un figlio maschio?” rispose Draco. Anna annuì sconfortata. “Anche una bambina però!” precisò. Il biondo rise e ci accompagnò fino alla Torre. Lasciammo lui e la cara Anna a scambiarsi effusioni all’entrata. Io ed Hermione andammo in dormitorio. Erano le dieci e mezza passate. La lasciai andare per prima in bagno, mentre io guardavo fuori dalla finestra. “Tra venticinque giorni è il tuo compleanno…” osservò il prefetto, piegando l’uniforme. La guardai stupita. “Quindi oggi è il due marzo?!” chiesi. Lei annuì. Ero talmente stata presa dai fatti, che non mi ero nemmeno accorta del cambio di mese. Andai in bagno ancora dubbiosa. Chissà se Piton mi avrebbe fatto un regalo. Sentii dei rumori ed intuii che Anna era appena entrata in camera. Rimasi meno possibile in bagno, poi filai a letto. Quando che la castana fu pronta, Herm spense la luce. Mi addormentai subito. Stanca, ma felice.
Il lunedì non fu molto faticoso. O almeno, ora che avevo ripreso le mie solite visite all’ufficio di Piton, nemmeno le due ore della Umbridge mi pesavano più. Martedì non successe nulla di speciale, mercoledì nemmeno. Filava tutto tranquillo, fino a giovedì. Il pomeriggio avevo doppia ora di Storia della Magia. “Andiamo Giulia! È già tanto se siamo potute tornare qui!” mi chiamò Hermione, infondo alle scale. Avevo buttato all’aria tutto il mio baule, ma non c’era. A pranzo mi ero accorta dell’assenza del mio quaderno di Storia della Magia, così avevo convito il prefetto ad accompagnarmi per cercalo tra un’ora e l’altra. Rassegnata, la raggiunsi, ed andai in aula. Per qual giorno erano stati dati da Ruf due fogli di pergamena. Uno dei temi migliori della mia vita. Peccato che fosse nel quaderno. Arrivata a lezione, mi scusai con il professore, che mi sgridò fino allo sfinimento. Dopo le due ore, stavo tornando sconsolata in dormitorio, quando sentii delle voci famigliari. “Non sai che è proibito girare per la scuola nell’orario delle lezioni?” disse Pansy. “Io…” rispose una vocina. “E non dire che stavi andando in biblioteca, perché non ti crediamo!” rimbeccò Millicent. “Io stavo…andando…all’ufficio del professor Ruf…” disse ancora. Riconobbi la vocina flebile e mi precipitai da lei. “Bene…la professoressa Umbridge sarà felice di vederti…” rispose Pansy. “No…per favore…” pregò la bambina. Svoltai l’angolo e vidi Sicily attorniata dalle due serpi. “Lasciatela stare!” ordinai, raggiungendole. Le due si voltarono seccate. “Come scusa? Sai che stai parlando con due membri della Squadra d’Inquisizione?” sbottò offesa Millicent. Scossi la testa. “Mamma mia che paura…” risposi. “Bada a come parli Wyspet!” ringhiò la compare, avvicinandosi. La guardai scettica e mi avvicinai a Sicily. “Stai bene?” le chiesi. Lei, impaurita, annuì. “Dobbiamo portarla dalla Umbridge...” protestò Pansy, cercando di scansarmi. “Ma anche no Parkinson…” ribattei, allontanandola Sicily. “Non è che decidi tu Wyspet! La nostra parola è legge!” sbottò stizzita Millicent. “La parola dei prefetti è legge Bulstrode!” la corressi. La ragazza tirò un urletto esasperato. “Lasciate in pace Sicily…” ordinai. Le due scoppiarono a ridere. “Altrimenti cosa fai, scappi via?” mi prese in giro Pansy. “Ti piacerebbe eh?” sorrisi impertinente. “Ora basta!” ringhiò spazientita Millicent. “Appunto, andatevene!” suggerii. Sentii Sicily nascondersi ancora di più dietro di me. “Non credo proprio!” esclamò ancora Pansy, prima di sferrarmi un pugno. Lo schivai e le tirai un calcio alla gamba. Barcollò andando addosso alla compare. “Non vi conviene scherzare con me ragazze…” sorrisi. Pansy tornò alla carica. “Attenta Giulia!” mi avvertii Sicily. Mi abbassai in tempo per schivare un calcio di Millicent. Tirai un pugno nello stomaco a Pansy ed un altro calcio a Millicent. “Te ne pentirai Wyspet! Vedrai!” sbottò la prima. L’amica la portò via a forza. Appena le due sparirono dalla vista, mi concentrai sulla ragazzina. “Tutto ok?” le chiesi, ancora. Lei annuì. “Sei stata fantastica…” disse poi. Sorrisi. “Ma di nulla…non voglio certo che tu finisca da qual confettone rosa!” risposi. Tra le braccia aveva un quaderno dal colore famigliare. “Quello è…” iniziai a dire. Lei annuì e me lo porse. Il mio quaderno di Storia della Magia. “Grazie mille! Dove l’hai trovato?” le chiesi. “A Pozioni, ieri…volevo dartelo a cena ma poi me ne sono dimenticata…poi ho visto che avevi il tema per il professore e stavo andando a consegnarglielo…” raccontò. Le accarezzai la testa. “Grazie…mi hai fatto un grosso favore Sicily…se vuoi puoi venire a trovarmi al tavolo di Grifondoro…ho un po’ di dolci di Mielandia in più…” sorrisi. Le si illuminarono gli occhi. “Ti va di venire con me a consegnare il tema?” proposi. Lei annuì subito. Risi. Mi prese a braccetto ed andammo da Ruf. Scoprii che il suo nome intero era Sicily Warner ed era al primo anno di Corvonero. L’accompagnai fino alle scale. “Un’ultima cosa…se Josh, il ragazzo che hai visto con me qualche volta, della tua Casa, ti dovesse chiedermi se mi conosci, digli di no…raccontagli che ti ho aiutata una volta e poi basta…non deve sapere che siamo amiche…” le raccomandai. Sentendo l’ultima parola, il suo sguardo si illuminò. Poi annuì. “È un ragazzo cattivo?” mi chiese. “Si…devi stargli lontano…invece, una ragazza molto simpatica è la Lovegood, Luna…la conosci?” le chiesi. Sicily annuì ancora. Ci salutammo ed andai in dormitorio, poi a cena con le mie amiche.
  
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