Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Segui la storia  |       
Autore: Black Mariah    14/01/2013    4 recensioni
MOMENTANEAMENTE SOSPESA
Fan Fiction completamente ispirata al film e al telefilm "Le dieci cose che odio di te".
Bianca vuole diventare popolare a tutti i costi. Kat vuole portare avanti battaglie anticonformiste e femministe. Gerard vuol far esplodere il liceo che frequenta. Mikey è follemente innamorato di Bianca. Frank cerca di aiutare disperatamente l'amico a conquistare la ragazza. Ray malgrado gli istinti omicidi di Gerard, avrà la sua dose di popolarità e inizierà una delirante relazione con Paris.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

The Power of Flowers

 
Kat uscì fuori dalla macchina e decise di aspettare suo padre appoggiata alla parte anteriore del veicolo in mezzo ai fari.
Probabilmente, furono i minuti più lunghi e più brutti della sua vita fino ad allora.
Chissà se Bianca si sentiva così ogni volta che ne combinava una delle sue. Probabilmente no, Bianca era istintiva e frivola, e non le importava delle conseguenze delle sue azioni.
Gerard rimase in macchina. Aveva combinato un bel casino.
Era assorto a guardare la schiena della ragazza.
Sicuramente quella sera sarebbe stata la fine della loro pseudo-amicizia.
Qualche secondo dopo uscì dalla Mustang, intento ad andare a scusarsi con Kat. Alla fine non era colpa sua se la macchina si era inceppata proprio in quella situazione, però si sentiva responsabile di quello che sarebbe successo in futuro.
Si avvicinò alla ragazza che sembrava stesse aspettando la sua ora da un momento all’altro, e cercò di dirle qualcosa.
Proprio quando stava per aprire bocca, entrambi scorsero in lontananza, dalla direzione della statale, due fari avvicinarsi sempre più.
-Non pensa davvero le cose che starà per dirci- disse inaspettatamente Kat, aspettando suo padre uscire dalla macchina.
-Cosa?!- fece in tempo a dire Gerard prima di vedere un signore panciuto, spelato e infinitamente preoccupato, corrergli incontro.
-Katherina Stratford!- iniziò a sbraitare Walter. –Che diavolo ti è saltato in mente? Che ci fai qui? Anzi aspetta, non dirmelo!- continuò.
Kat lo guardava silenziosa. Aveva sentito centinaia di volte quelle ramanzine: l’unica cosa di diverso era però che quella volta non erano rivolte alla sua sorellina, ma a lei.
Gerard guardò tutta la scena senza dire niente. I suoi occhi verdi non facevano altro che passare da quello che capì essere il signor Stratford, alla figlia.
-Mi hai mentito! Tu mi hai mentito! Dove sarebbe questo festival di film europei, eh? In mezzo ad una campagna sperduta?!-
Il dottore era furibondo. Era stato ferito nell’orgoglio. Kat non faceva bravate. Kat era il suo “cactus”, la sua “bisbetica”, la sua acida, scontrosa e responsabile figlia grande.
-Mi dispiace, papà…- mugolò Kat. –Non mi avresti mai lasciato venire se ti avessi detto la verità…- continuò per giustificarsi.
-Ah, lo dici anche! E quale sarebbe la verità? Che diavolo ci fai in questa campagna? Hai preso parte a qualche setta?!- replicò il signor Stratford.
-No, papà! Siamo venuti a vedere una band suonare come fanno tutti i normali ragazzi della nostra età!- rispose Kat, alzandosi finalmente dal parafango della macchina.
Al dottore venne quasi un colpo. Come sarebbe a dire “Siamo venuti”?
Nell’uomo si insidiò un dubbio. Fino a quel momento aveva sbraitato solo con Kat, non guardandosi per nulla attorno.
Capì che Kat non era sola.
Si girò lentamente, quasi come stesse per esplodere da un momento all’altro, e quando vide di fronte a loro un ragazzo alto, con i capelli neri e un giubbotto di pelle, che stava osservando tutto con gli occhi sgranati, non lo fermò più nessuno.
-Sei qui con un ragazzo?- sbraitò. –UN RAGAZZO? Da soli in una campagna! IN UNA CAMPAGNA!- continuò incredulo.
A Kat venne il mal di stomaco.
“Povero Gerard” pensò, sapendo che da un momento all’altro l’ira di suo padre non l’avrebbe risparmiato.
La ragazza appoggiò la testa sul braccio, aspettando solo che il padre terminasse di sfuriarsi.
-Ehm, no signore, non è come sembra…- tentò di scusarsi Gerard, quando gli occhi infocati del signor Stratford lo guardarono.
-Non è come sembra?- rispose urlando. –E com’è che sembra? Anzi, tu chi diavolo sei? No, non dirmelo. Non lo voglio sapere! L’hai costretta tu a venire qui?! Volevi fare chissà cosa con lei, non è vero?-
Gerard sgranò gli occhi.
 Aveva la netta sensazione che da un momento all’altro il dottore l’avrebbe picchiato.
-Papà!- gridò Kat in seguito a quelle parole. Quella situazione era ai limiti del’imbarazzo. Avrebbe voluto sotterrarsi.
-Papà, un corno!- esclamò Walter. –Avete fatto sesso?! Kat che diavolo ti è saltato in mente?-
A quelle parole Gerard sussultò. La situazione era decisamente fuori controllo.
-Mio Dio, papà! Adesso basta!- sbottò Kat arrabbiata e imbarazzata per l’amara figuraccia. –Non abbiamo fatto niente! Siamo venuti a sentire una band! Smettila!- continuò la ragazza rossa di rabbia.
Gerard fino ad allora non l’aveva mai vista in quelle condizioni. Gli stava salendo la tachicardia. Avrebbe voluto prendere parte a quella conversazione e difendere Kat, ma aveva paura di peggiorare solo le cose.
Il signor Stratford sembrò riprendersi un attimo. Guardò la figlia e con voce più calma, quasi come si fosse reso conto di stare facendo una scenata per nulla, le disse –E allora perché non mi hai detto nulla?-
-Mi avresti dato il permesso? Non credo- rispose Kat più sicura di sé.
L’uomo non rispose subito. Probabilmente la figlia aveva ragione. Non l’avrebbe lasciata andare.
-Non è una buona scusa per mentirmi!- esclamò con voce più alta, però più calma.
Gerard capì che quello era il momento buono per intervenire, così cercò di prendere le difese di Kat.
-Ehm, signore, non è colpa di Kat…Sono io che le ho chiesto di venire- fece il ragazzo con fare titubante.
Kat sospirò. Ci mancava solo che Gerard la difendesse.
Il papà spostò lentamente il suo sguardo da Kat a lui. Quando Gerard si sentì gli occhi del dottore addosso, quasi ebbe paura di continuare.
-Ma le giuro non è successo niente…Insomma io non mi permetterei mai…Siamo solo amici…- aggiunse balbettando, molto in imbarazzo.
Quella era una prima volta anche per lui.
-Sì, certo. Dicono tutti così! Prima iniziate dicendo che siete solo amici, poi in macchina allungate le mani… “E’ solo un bacio” dite, e poi mi ritrovo le vostre amiche in sala parto a diciassette anni!- replicò l’uomo.
Gerard deglutì.
Prima che il signor Stratford potesse aggiungere qualcos’altro, Kat intervenne.
-Va bene, papà. Abbiamo capito la lezione. Adesso torniamo a casa. Mi potrai sottoporre a tutti i tuoi test antidroga e ginecologici che vorrai, così vedrai che non c’è stato niente di più di quello che ti ho detto…Finiamola qui.  Rimarrò barricata in casa per il resto della mia vita-
Il viaggio di ritorno fu atroce, in tutti i sensi, per ognuno dei tre.
Il signor Stratford non faceva altro che pensare a come la figlia gli avesse mentito, deludendolo e comportandosi in maniera infantile. Kat pensava solo al fatto che si era messa in ridicolo davanti a Gerard con le strambe considerazioni del padre, e che probabilmente non avrebbero avuto più nulla a che fare dall’indomani.
Gerard invece si sentiva a disagio, era seduto dietro, da solo, e cercava di farsi il più piccolo possibile nel tentativo di non essere intravisto nei vari specchietti.
Era davvero un bel casino, e non la smetteva di sentirsi responsabile.
Quando la macchina si fermò di fronte al vialetto di casa sua, cercò di salutare i presenti, mostrandosi almeno educato.
-La ringrazio per il passaggio…- iniziò a dire il giovane, rivolto all’uomo.
Il signor Stratford, non curante delle buone maniere del ragazzo, lo chiamò vicino al finestrino e gli disse con aria di minaccia -*Io sono un chirurgo.  Se ti vedo di nuovo con mia figlia, ti taglio qualcosa-
Gerard deglutì quasi terrorizzato e dopo aver lanciato una veloce occhiata a Kat, girata totalmente dall’altra parte della macchina, si avviò verso casa.
 
-Davvero si è spogliata davanti a te?- ridacchiò Tess addentando una mela rossa.
-E tu che hai fatto?- aggiunse, guardando Mikey imbambolato, che stava ancora sbavando nel piatto.
-Che avrei dovuto fare? Niente!- rispose rimpiangendo i momenti passati.
Tess scosse la testa –Sei un caso disperato!- esclamò.
-Devo escogitare un modo per chiederle un appuntamento- pensò Mikey ad alta voce, guardando in un punto indefinito nell’atrio della scuola.
-Perché non le chiedi semplicemente di uscire?- disse con ovvietà la ragazza.
Non capiva perché Mikey la faceva tanto lunga.
Il biondino di fronte a lei sembrava assorto in chissà quali pensieri. Si era imbambolato a guardare la ragazza di Sullivan sventolare un mazzo di garofani rossi.
-Tra un po’ non c’è la raccolta fondi per la festa di Halloween?- chiese Mikey improvvisamente.
-Mmm…sì- rispose Tess.
-E tu sei nel comitato organizzativo, vero?- aggiunse, guardando la ragazza con due occhietti vispi da dietro i suoi spessi occhiali.
-Sì…- disse titubante la piccoletta, cercando di capire dove Mikey volesse arrivare.
Il ragazzo abbozzò un sorriso.
-Una vendita di garofani…- commentò, per la prima volta soddisfatto di se stesso.
-Cosa?!- replicò accigliata Tess, che non riusciva a capire il collegamento.
Mikey sorrise a trentadue denti.
-Organizziamo una vendita di garofani in modo tale da raccogliere fondi per la festa di Halloween- ripetè più chiaro.
-E quindi? Cosa centra con te e Bianca?- chiese Tess.
-I garofani serviranno ad esprimere quello che gli studenti provano ma che non hanno il coraggio di dire! Un garofano giallo in segno di amicizia, uno rosso in segno di amore! Il ricavato va poi alla festa! Sono un genio! Potrò regalare un garofano rosso a Bianca, così lei si deciderà finalmente a capire che non sono gay!- riassunse Mikey tutto soddisfatto.
Tess non fece in tempo a ribattere: il piccolo Way si era già alzato.
-Devo dirlo a Gerard!- aggiunse, scappando.
Tess rimase seduta a guardare il ragazzo allontanarsi.
Mikey era un caso perso, in quel momento ne era più che certa.
Qualche ora dopo la ragazza stava camminando per i corridoi spensierata, intenta a cambiare aula per la nuova lezione, ma una voce alle sue spalle interruppe la sua marcia.
-Tess!- la chiamò Gerard.
Il ragazzo le venne incontro a passo svelto.
-Ehi, Gee- gli fece Tess –Che succede?-
-Hai visto Kat per caso?- chiese il moro.
-Mmm…no- rispose la rossa, sconfortando Gerard ancora di più. –Perché?-
-No, niente. E’ successo un casino…- farfugliò il ragazzo.
Gerard le riassunse brevemente quello che era successo la sera prima, cercando un suo parere.
-Bel casino…- commentò Tess.
Gerard annuì e poi disse –Che posso fare per farmi perdonare? Ti prego! Tu le sei amica! Mettici una buona parola-
-Gerard Way, detto Psycho Gerard, è un aiuto quello che mi stai chiedendo? Per una ragazza, tra l’altro?- ridacchiò Tess davanti all’espressione sperduta di Gerard.
-Dai, non prendermi in giro- disse il ragazzo imbarazzato, accennando un minimo rossore sulle guance.
-Ammettilo- lo intimò Tess –Kat ti piace!-
Gerard alzò gli occhi al cielo sbuffando.
-Ok, e anche se fosse? Che c’è di male? Dai, tu mi aiuti con Kat e io ti aiuto con Frank!- propose il ragazzo, cercando di arrivare ad un compromesso.
-Beh, fatti perdonare regalandole un fiore! Tuo fratello non ti ha detto ancora niente?- fece Tess.
-Un fiore?!- chiese interdetto Gerard.
 
 
Due giorni dopo, l’intera Belleville High School stava facendo la fila nel cortile aperto della scuola per comprare un garofano dalla bancarella che Tess e le altre ragazze del comitato avevano allestito.
-Mikey, questa volta devo concedertelo! E’ stata un’idea grandiosa! Abbiamo guadagnato trecento dollari in appena una mattinata!- esclamò Tess, dando uno scappellotto al ragazzo.
-Sei una materialista!- replicò Mikey. –Io invece non ho ancora visto Bianca venire a comprare un fiore…- aggiunse sbirciando tra la folla. –Il che significa che o non sa della vendita, oppure non ha nessuno a cui regalarlo…-
-Meglio così, no? Che faresti se lei regalasse un fiore a qualche giocatore della scuola?- replicò Tess.
Mikey le fece la linguaccia.
 
-Devo fare la fila come tutti gli altri o ho una posizione privilegiata?- chiese Gerard a Tess, accompagnato da Ray.
La ragazza vide avanzare i due insieme e trattenne a stento un sorriso: erano una macchia nera in mezzo a tutti quegli studenti schiamazzanti e colorati.
-Sarei tentata di farti fare la fila, ma per amor tuo non lo faccio!- rispose Tess, facendo l’occhiolino. –Allora, un garofano rosso?- disse, già pronta ad incassare i due dollari.
-Ehm, due- fece Gerard.
-Due?- chiese interdetta la ragazza. –Non sapevo avessi più ragazze contemporaneamente-
-Uno è per me, tieni- fece Ray, porgendo le banconote
–Non guardarmi come se avessi appena visto la Madonna!- esclamò il ragazzo davanti l’espressione persa della piccoletta.
-Spiegatemi, tutti e due. Vi siete bevuti il cervello? No, perché davvero non capisco!-esclamò Tess con gli occhi sgranati. –Da quando entrambi cercate di essere carini con delle ragazze?-
-Da quando in questa scuola non c’è più niente di interessante da fare!- rispose Ray, sviando la domanda.
Il ragazzo diede un buffetto sui capelli di Tess e prese il suo fiore.
-Allora, spiegami un po’ come funziona questa cosa dei fiori…- fece Gerard qualche secondo dopo.
-Non c’è nulla di dfficile: fiore giallo vale amicizia, fiore rosso vale amore. Attaccato ad ogni fiore c’è un bigliettino: scrivete a chi è indirizzato, se volete, scrivete chi siete e cosa volete dire all’interessata, poi o lo date a noi che lo consegniamo al destinatario, oppure fate voi tutto da soli- ripetè per l’ennesima volta la ragazza.
-Chi è che ha avuto questa idea?- chiese Ray, mentre scriveva sul biglietto.
-Mikey…- mugolò Tess, prendendosi il fiore del ragazzo. –Adesso smammate! Mi occupate la fila!-
Gerard e Ray si allontanarono, ritornando alle loro cose.
Tess si guardò attorno: il cortile era ancora pieno di studenti. Probabilmente avrebbe finito di nuovo nel primo pomeriggio.
Di Mikey non c’era traccia e di Bianca nemmeno, e proprio quando stava per staccare un attimo, lasciando il piccolo stand a Paris e ad un’altra cheerleader, intravide Kat.
-Ma che diavolo è tutta questa folla stamattina? C’è per caso qualche spogliarellista? O danno cibo gratis?- chiese la mora a Tess, avvicinandosi a lei.
La piccoletta riassunse la situazione, spiegando in cosa consisteva la vendita di quei garofani.
-Mmm, un altro modo per far aumentare e calare l’autostima dello studente medio…- commentò –Chi ha avuto questa geniale idea?-
-Ehm…non credo lo conosci!- disse ridendo Tess. –Vuoi anche tu un fiore? Ne ho appena venduto uno a Gerard Way!- aggiunse, assumendo un tono civettuolo.
Kat sembrò irrigidirsi.
Gerard aveva comprato un fiore…
Pensò inevitabilmente alla serata del misfatto.
-Buon per lui- commentò acida. Tess rimase interdetta per qualche secondo.
-Scusa- mugolò la ragazza –E’ che sono nervosa…Ci vediamo più tardi-
Senza lasciare il tempo a Tess di ribattere, Kat se ne andò avviandosi verso l’aula di Letteratura Inglese. Quella materia la frequentava assieme a Gerard.
“Fantastico” pensò.
Non era arrabbiata con lui, era solo tremendamente in imbarazzo: in imbarazzo per la figuraccia fatta davanti a lui, per le cose che suo padre gli aveva detto e per il fatto che probabilmente Gerard l’avrebbe considerata, da allora in avanti, una schizzata.
Entrò in aula che già c’era parecchia gente.
Gerard era appoggiato al davanzale della finestra e sembrava essere impaziente.
La ragazza si guardò attorno: notò un fiore rosso su quello che l’ultima volta era stato il suo banco. Sgranò leggermente gli occhi e fu assalita da una leggera tachicardia. Alzò lo sguardo, cercando di incontrare quello del ragazzo, ma Gerard stava guardando fuori la finestra.
Si sedette con molta calma e prese fra le mani il garofano rosso. Lesse il bigliettino.
Per: Katherina Stratford
Da: Guarda dietro di te
Alla ragazza venne un colpo. C’era Gerard dietro di lei.
Magari quello era il suo modo per dirle che non era arrabbiato, che non se l’era presa per le cose assurde che suo padre gli aveva urlato contro.
Si girò molto lentamente, quasi a volersi gustare quel momento, ma la persona che si trovò davanti era un’altra.
Gerard non c’era più.
Dietro di lei, seduto al suo posto, c’era quell’idiota di Boyle Tuck che la stava guadando con un sorriso a trentadue denti.
Kat cambiò espressione.
-Che diavolo ci fai tu qui?- domandò arrabbiata.
-Oh, come siamo scontrose- le fece Boyle –Non ti è piaciuto il mio fiorellino? Sai, sei l’unica ragazza fino ad ora che non ha accettato nemmeno una mia proposta…- replicò Boyle divertito. Più erano ostiche e più ci prendeva gusto.
Kat contò fino a dieci prima di non sbattergli il borsellino in faccia, poi aggiunse avvicinandosi –Probabilmente lo sarò anche in futuro…-
-Mmm…- mugolò divertito Boyle, sporgendosi più in avanti  in modo da avvicinarsi al viso della ragazza.
Kat rimase immobile e deglutì. Boyle le era praticamente a dieci centimetri di distanza.
-Mi piacciono le ragazze ostinate…rendono tutto più intrigante. Sei così decisa anche a letto?- chiese sfacciato.
In quel momento Gerard entrò in classe, ritornando dal corridoio. Era andato a prendere il suo garofano, riposto segretamente nel suo armadietto.
Non appena entrò in aula, guardò istintivamente verso il banco di Kat e quello che gli si parò davanti, non fu affatto piacevole e fu decisamente inaspettato.
Vide la ragazza, girata verso quello che capì essere Boyle dai capelli biondi. Kat aveva un fiore rosso in mano ed era praticamente appiccicata al nuotatore.
Probabilmente quella fu la prima volta in vita sua che provò le strana sensazione della gelosia.
Si irrigidì, diventando tutto d’un pezzo.
Non aveva certo perso tempo a fare la gatta morta con un altro, stava pensando.
Kat si sentì osservata e si girò verso la porta.
Gerard era lì, immobile, con un garofano rosso in mano, e la stava guardando con un’espressione strana, tra lo stupore e la rabbia.
Scattò, allontanandosi immediatamente da Boyle.
Gerard non poteva aver davvero frainteso, ma il suo sguardo perso dava a vedere proprio quello.
Non fece in tempo a dire nulla che il ragazzo gettò il fiore nel cestino ed uscì dall’aula, lasciandola imbambolata tra quei banchi, con Boyle che le parlottava imperterrito nell’orecchio.
 
 
 
 
-Ma cos’è tutto questo casino? Che mi sono perso?- chiese Frank a Tess quando le portò un cappuccino.
-La grande idea di Mikey!- esclamò la ragazza, sporgendosi a dare un bacio sulla guancia al piccoletto.
-Vuoi comprarmi un fiore anche tu?- domandò la ragazza facendo l’occhiolino a Frank.
-Mmm, vuoi che mi aggiunga alla dozzina che hai già ricevuto?- le fece Frank mettendole le mani sui fianchi.
-Cos’è, un modo alternativo per scoprire quanti fiori ho avuto?- replicò divertita Tess.
Frank da quella prospettiva così vicina era ancora più carino.
-Può darsi- disse facendo spallucce.
-Beh, diciamo che ne ho ricevuti parecchi- fece Tess ridendo.
-Vuoi davvero che ti regali un fiore?- le chiese Frank qualche secondo dopo, assumendo un’aria più seria.
-Nah. Ho avuto a che fare con questi fiori per due giorni! Non ne voglio vedere più!- esclamò, prendendo Frank per mano. -E tu ne hai ricevuti?- aggiunse.
-Non credo io interessi a qualcuno…Forse Mikey me ne potrebbe regalare uno!- rispose ridacchiando.
Qualche metro più avanti, la bancarella dei fiori era stata affidata a Paris e a Chastity, entrambe membri del comitato organizzativo degli eventi.
Le due ragazze stavano facendo l’inventario dei guadagni e avevano iniziato a smistare i fiori in scatole, in base alle classi in cui andavano i destinatari.
-Quanti fiori hai ricevuto?- fece Chastity al suo capo cheerleader.
-Una decina…- disse Paris annoiata. -…E sono tutti giocatori di football- aggiunse sospirando.
-Oh! Beata te!- le fece l’amica. –Probabilmente sei quella che ne ha ricevuti di più!-
-Lo so…- replicò la ragazza, spostandosi i capelli dietro l’orecchio –Una cheerleader deve sopportare anche questo…-
-Guarda quanti fiori ha ricevuto Bianca!- esclamò Chastity alla fine dello smistamento –Joy, Kyle, Sullivan addirittura!-
-Sullivan?!- chiese furiosa Paris.
Come poteva quello scricciolo biondo e mingherlino aver ricevuto così tanti fiori?
-Ce n’è anche uno da Mikey Way! Oddio, Paris! Sta’ a sentire!- fece la ragazza. –“Da Mikey per Bianca: Vuoi uscire con me? P.s. non sono gay come tu credi!” Uhuh!-
-Ed è un garofano rosso?- chiese Paris, strappando di mano il fiore all’amica.
In quel momento era più che furiosa.
Improvvisamente pensò al fatto che la piccola e talentuosa Bianca Stratford era la sorella di quella pazza psicopatica di Kat, e lentamente iniziò a farsi strada dentro di lei un’idea malefica.
Il suo viso assunse un’espressione simile ad un ghigno.
Chissà come l’avrebbe presa Bianca vedendo che nessuno le aveva regalato un fiore.
-Questi li prendo io- commentò, prendendo tutti i garofani di Bianca. Si alzò con fatica, diretta verso il bidone della spazzatura per eliminare tutte le prove.
-Ehi, aspetta!- le fece Chastity –Qui c’è un altro fiore per te!-
Dopo aver preso il fiore, si allontanò senza dare nell’occhio, girò l’angolo e gettò i fiori di Bianca nel cassonetto; dopo di che prese il suo fiore, intenta a leggere il biglietto.
Per: Paris Donner
Nient’altro.
Non c’era scritto più niente, nemmeno il nome del mittente.
La ragazza si guardò intorno e improvvisamente vide la persona che probabilmente le aveva mandato quel fiore.
Iniziò a camminare veloce, intenta a raggiungere Ray Toro prima che scomparisse nella folla pomeridiana.
-Ma dico, ti sei fumato una qualità di erba nuova?- gli gridò contro.
Ray si girò sperduto.
-Dici a me?- chiese poco convinto.
-E a chi altri?- fece arrabbiata Paris.
-Che ti ho fatto?-
-Come sarebbe “che ti ho fatto”? Come ti è saltato in mente di regalarmi un fiore? Rosso tra l’altro!- sbottò la cheerleader paonazza.
Ray rimase interdetto qualche secondo. Che c’era di male?
-E allora? Mica ho scritto che era da parte mia…- commentò apparentemente calmo. In realtà avrebbe voluto trattarla così come lei trattava ogni volta lui.
-E se ti avessero visto mentre lo compravi? E poi avessero letto a chi era indirizzato? Ne va della mia reputazione!- esclamò.
-Ne va anche della mia, non credere di essere l’unica!- ringhiò il ragazzo, ferito nell’orgoglio. –E comunque sei solo un’egocentrica paranoica. Spostati- replicò lui in malo modo.
Scansò la ragazza, stando attento a non sfiorarla, e si iniziò ad incamminare. Doveva andarsene solamente al diavolo.
“Stupida cheerleader” pensò.
Paris rimase pietrificata. Nessuno le aveva mai detto certe cose.
-E adesso dove stai andando?- gli fece isterica.
-Lontano da te e dalle tue stupide manie di protagonismo- disse solo Ray allontanandosi.
 
-Iero, stranamente c’è qualcuno che ti ha comprato un fiore!- esclamò Chastity avvicinandosi ai due ragazzi appartati.
-Un fiore?- domandò stranito Frank. Chi poteva mai essere? –Sei sicura?-
-Non credo che nella scuola ci sia un altro Frank Iero…- mugolò scettica Chastity. Proprio non sapeva chi mai avesse potuto comprare un fiore a quel nanerottolo bucato dai piercing.
Chastity spostò lo sguardo da lui alla ragazza al suo fianco: forse era stata lei.
Il ragazzo prese il fiore rosso e non perse tempo a scartare il bigliettino.
-Avevi detto che non me ne avevi comprato!- fece, rivolto a Tess che guardava tutta la scena.
-Infatti non te l’ho comprato io- commentò acida e nervosa la ragazza. Chi diavolo era? Forse era uno scherzo di quegli idioti di Ray e Gerard…
Frank la guardò corrucciando la fronte. Scartò il biglietto e poi, quando lesse chi gliel’aveva mandato, sgranò gli occhi.
Tess istintivamente gli strappò il biglietto dalle mani e lesse.
-Meno male che non c’era nessuno a cui interessavi!- esclamò nervosa e gelosa. La ragazza gli sbatté il biglietto sul petto, prese le sue cose e se ne andò procedendo a passo svelto.
-No, aspetta Tess! Io non ne sapevo niente!- le urlò dietro il ragazzo, sorpreso quanto lei da quel bigliettino.
La ragazza però era già sparita. Era troppo lontana per rincorrerla.
Frank abbassò di nuovo lo sguardo, guardando il bigliettino. Non ci voleva proprio in quel momento una cosa del genere, anche perché a lui la mittente di quel fiore non interessava più.
Per: Frank Iero
Da: Jenna Smith
Mi perdoni? <3

***
Ehilà! Ho postato dopo una settimana! Questo è un record u.u 
Comunque, il capitolo è molto lungo, ve ne siete accorti? Spero anche che non sia stato noioso :3 
Insomma, morale della favola è che questi fiorellini, invece di spianare la strada alle nostre coppiette hanno solo messo zizzagne (?) incasinando ancora di più le cose!
Detto ciò, non ho idea di come evolverà la storia, nè di quando aggiornerò di nuovo, anche perchè ci avviciniamo a febbraio, e febbraio per noi poveri studenti universitari è un mese straziante u.u
Su, su andate a recensire che voglio sapere che ne pensate! 
P.s. Se lo fate vi regalo un fiorellino arancione (?)  xoxo Mariah

 

 
 
 
 
 
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: Black Mariah