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Autore: Alyss_    14/01/2013    3 recensioni
Il suo compagno di una vita era morto.
MORTO!
E lui era solo.
SOLO!
Il drago alzò la testa e un'esplosione di fiato crebbe nella sua gola, e proruppe in un ruggito devastante, che echeggiò a lungo sul campo di battaglia.
[...]
Non c'era altro che il dolore.
La rabbia.
L'odio.
[MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nihal, Oarf, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nota: Il cambiamento dal tempo passato al presente è cosa voluta, per rendere il primo capitolo uno sorta di 'ricordo'.
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Capitolo Due - Non Si Può Vivere Nel Dolore
 
Dolore. Un dolore lancinante alla spalla e alla zampa. Oarf apre gli occhi e si ritrova in un avamposto delle Terre Libere, in una solida gabbia di ferro. All'inizio non riesce a capire, cosa ci fa lì?
Poi i ricordi affiorano nella sua mente, assieme al dolore per la sua perdita, che si presenta vivo e più acuto che mai.
Alza la testa e ulula come un lupo ferito. Dieci uomini lo trascinano per giorni e giorni, per le foreste fitte e le città popolate, ma a lui non importa dove lo stiano portando. Se ne sta accucciato nella gabbia, mentre nel suo petto l'odio si mescola al dolore, formando una massa di collera e rabbia cieca e devastante, che si condensa al centro del suo essere come una nuvola di tempesta si addensa in cielo. I suoi occhi rossi come braci sono chiusi, per non vedere il mondo che ha imparato ad odiare, il mondo che gli ha portato via il suo compagno. Dopo quelli che gli sembrano anni, arrivano nella città del Sole.
Lo portano nell'Arena, la stessa dove ha conosciuto il suo compagno. Aprono finalmente la gabbia, e lui è libero di uscire.
Rimane al centro dello spiazzo, teso come una corda d'arco; gli occhi percorrono dardeggiando lo spazio intorno a lui, guardinghi e sospettosi.
Un Cavaliere si presenta davanti a lui, e Oarf lo squadra con disprezzo: è giovane, dall'aria sicura e spavalda, probabilmente ha appena passato la prova della battaglia, ed ora si crede imbattibile. Nella mano destra stringe una frusta di cuoio, che si srotola attorno ai suoi piedi come un serpente.
E' un illuso, se crede che basterà quella, per domarlo.
Il ragazzo si avvicina, ma Oarf non si muove: solo un movimento scattante della coda dimostra che è vigile. Già pregustando la vittoria sulla famosa besta che ha fatto strage nella battaglia, l'umano cerca di salire sul suo dorso, ma il drago sgroppa e il Cavaliere viene scagliato alcuni metrì più in là.
Il ragazzo si rialza, imbrattato di polvere, il viso paonazzo per l'imbarazzo causato dalla figuraccia. 
Oarf lo guarda con odio, ringhiando minaccioso nella sua direzione.
Non si lascerà legare da nessuno, non con quelle catene, quelle che il suo vecchio compagno gli aveva imposto, e che lui aveva accettato.
Non si può vivere nel dolore, nella continua ansia e paura, sapendo che la vita può strapparti il tuo compagno in meno di un attimo, lui n
on vuole vivere nel dolore.
Il giovane
uomo, testardo, si rialza, e prova di nuovo a salire su di lui, e di nuovo cade.
Oarf ringhia, arretra: questa volta non cederà.
Il drago apre le fauci, liberando un possente getto di fuoco, che l'uomo lo schiva rotolando di lato, ma viene ferito di striscio, e cade bocconi. 
I soldati accorrono, scoccano le frecce, lo pungolano con la spada, lo allontanano dal ragazzo a terra e lo spingono di nuovo nella gabbia.
Oarf si accanisce contro le sbarre di ferro con le zanne e gli artigli, tenta di scioglierle con le sue fiamme, inutilmente; impotente, si lascia andare ad un rugggito talmente potente da costringere tutti i presenti a tapparsi le orecchie, e persino la sua gola manda una stilettata di dolore. Sconfitto,
 si accuccia in fondo alla gabbia, la coda che frusta il piano della prigione.
Sente gli uomini parlare tra loro.
« Una bestia... Pazzo... »
« Instabile... »
« Un pericolo... » 
Li guarda un'ultima volta con odio, prima che lo portino via.
Chiude gli occhi, e si sente stranamente soddisfatto di se stesso: questa volta non ha ceduto, non è stato domato.
Non sa dove lo porteranno, o che destino lo aspetta: sa solo che non vivrà mai più nel dolore.


 
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Look at me!
Buonsalve a voi.
Dunque... Volevo precisare che questa storia è scritta da me è dalla mia cara lupotta-puccia, praticamente la mia sorellina minore di EFP, che ora mi odierà per averla chiamata così.
Già nella nota di inizio capitolo ho specificato che l'aver cabiato il tempo verbale in presente è una cosa voluta, non un errore, quindi non segnalatelo.
Hm... Niente, speriamo che il capitolo vi piaccia!

Baci,
D. e l.

 
  
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