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Autore: Alyss_    06/01/2013    3 recensioni
Il suo compagno di una vita era morto.
MORTO!
E lui era solo.
SOLO!
Il drago alzò la testa e un'esplosione di fiato crebbe nella sua gola, e proruppe in un ruggito devastante, che echeggiò a lungo sul campo di battaglia.
[...]
Non c'era altro che il dolore.
La rabbia.
L'odio.
[MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nihal, Oarf, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Uno - La Perdita
 
Sangue, polvere, sudore, fatica. L'odore della battaglia.  Oarf si lanciò in picchiata, ed inondò di fuoco i suoi nemici. Il suo Cavaliere era a cavalcioni sul suo dorso, le gambe assicurate alla sella da stretti laci di cuoio marrone, fendendo la carne degli orrendi esseri schierati in sostegno del Tiranno con una spada dalla lama affilata come un rasoio. 
Vide un fammin roteare l'ascia, e lanciarla contro il suo compagno di vita, che non si accorse del pericolo imminente. Il drago compì una brusca virata per salvarlo, ma l'arma tracciò inesorabile il suo arco, roteando, ferendo  di striscio Oarf e conficcandosi nel petto del suo Cavaliere, che si accasciò sul dorso del drago.
Il sangue del suo stesso compagno gli scorreva addosso, sulla la pelle coriacea, macchiando le squame verde cupo; l'intrepida cavalcatura da guerra avvertì il proprio compagno di vita gemere per il dolore lancinante che gli attraversava il corpo.
Oarf si girò, ignorando il dolore, e si lanciò 
verso le linee amiche: lì i maghi avrebbero guarito il suo compagno, e lui non l'avrebbe mai più abbandonato. Atterrò davanti agli stregoni, sollevando una nuvola di polvere, e lasciò che gli scudieri deponessero il Cavaliere sull'erba fresca. I maghi si riunirono subito in cerchio attorno all'uomo esanime steso a terra, tesero le mani sul suo corpo e iniziarono a cantilenare una tiritera in una lingua sconosciuta; Oarf portò il suo enorme muso vicino alla testa del compagno, emettendo mugolii sommessi per mostrarsi vicino all'amico.
Con suo sommo orrore, il sangue non smise di sgorgare dalla profonda ferita, e oramai aveva formato una sorta di alone attorno al Cavaliere, che aveva assunto un colorito cadaverico, e respirava appena. L'uomo alzò lo sguardo sul drago, incatenando i suoi occhi scuri a quelli color sangue del drago, e gli disse flebilmente:
« Non piangermi... »
Poi passò nel vuoto.
Oarf si allontanò dal corpo senza vita del Cavaliere dei Draghi, gli occhi sgranati, incredulo, mentre gli stregoni scuotevano la testa, sconsolati, mormorando parole di sconforto che lui non udì.
Non poteva essere...
Il suo compagno di una vita era morto.
MORTO!
E lui era solo.
SOLO!
Il drago alzò la testa e un'esplosione di fiato crebbe nella sua gola, e proruppe in un ruggito devastante, che echeggiò a lungo sul campo di battaglia. La scena sembrò cristallizarsi, mentre tutti i soldati spostavano lo sguardo sulla creatura assetata di sangue che digrignava le zanne, fissandoli con furia animale.
Oarf sbatté la ali, levandosi in volo; con gli occhi vermigli, le squame imbrattate di sangue e la mole mastodontica, sembrava un demone scaturito dalle viscere della terra.
Non c'era altro che il dolore.
La rabbia.
L'odio.
Il drago verde si lanciò contro i nemici, vomitando colonne di fuoco sui soldati del Tiranno, senza fare distinzioni tra fammin, uomini o nani: li avrebbe uccisi tutti.
Loro gli avevano portato via il suo compagno, e avrebbero pagato il prezzo più alto. Una cascata di fiamme si rovesciò sui fammin, carbonizzandoli e uccidendoli in pochi secondi.
Non sentiva nemmeno il dolore delle ferite che quei mostri gli avevano inferto con le loro armi.
Oarf infierì sui corpi dei nemici con gli artigli e le zanne, gustando il sapore metallico del sangue che gli invadeva le fauci, strappando brandelli di carne dai cadaveri. 
Il drago scoprì le zanne insanguinate in un ringhio muto, fissando i nemici: scappavano come piccoli topi impauriti, di fronte a lui, ma erano stati loro a scatenare la sua collera, e ora ne pagavano le conseguenze. Un dolore sordo gli ghermiva il petto come una morsa gelida. Ruggì di nuovo al cielo.
Un sibilo nell'aria.
Dolore.
Poi il buio.
  
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