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Autore: avslimoncellow    14/01/2013    1 recensioni
Penny è una normalissima quattordicenne, che, trasfetitasi a Napanee, Canada, frequenta la Napanee School. Un giorno, nei corridoi, riesce a sventare un atto di bullismo nei confronti di una compagna. Successivamente si rende conto che quella ragazza aveva un dono, era diversa rispetto alle altre. E, questo incontro, la segna per sempre, perche la piccola biondina diventerà la sua migliore amica.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Penny passò le restanti due ore a rimuginare. Riflettè a lungo. Perché la sua compagna di banco si tagliava? Non ne aveva idea. Non la conosceva, la verità era quella, e per quanto lei potesse crivellarsi il cervello con mille domande, non avrebbe trovato la risposta a meno che non avesse saputo un po’ di più sulla ragazza che, in quel momento, le sedeva accanto.
Ogni tanto la osservava di soppiatto, come se in quei grandi occhi grigi, attraverso le lenti dei suoi occhiali, avesse potuto trovare le risposte alle due domande. A guardare quel segno rossastro che si scorgeva dalla moltitudine di braccialetti colorati, Pen sentiva dei brividi percorrerle la colonna vertebrale. Doveva riuscire a proteggerla. Doveva riuscirci, anche a costo di essere picchiata. Le lezioni che seguirono quella di musica furono di  letteratura (la sua materia preferita) e di Arte. Era discretamente brava a disegnare, quindi non gli fu assai difficile ottenere l’ammirazione della sua prof., Miss Owen, che era una donna sui quarantacinque anni portati non benissimo, ma dall’energia incredibile.
Si sentiva osservata. Tutta la classe, a intervalli regolari, la fissava, come se fosse stata un insetto da analizzare accuratamente con la lente d’ingrandimento. Lo detestava. Pen odiava stare al centro dell’attenzione. Si sentiva profondamente insicura quando era circondata da molta gente, aveva paura di dire qualcosa di sbagliato, che gli altri non gradissero. Si odiava per quello. Odiava il fatto di sentirsi brancolare nel buio ogni volta che si trovava davanti ad una nuova situazione,e, lo ammetteva, era un po’ maniaca nel controllo. Nel controllo delle emozioni, particolarmente. Non voleva assolutamente che qualcosa a livello emozionale avrebbe potuto scombussolarla, ecco perché in quegli anni aveva evitato ogni sorta di ragazzo. Non perché non gli piacessero, ma perché aveva paura di soffrire, o di trovarsi all’interno di un emozione forte, tanto da sotterrarla, come l’amore.
Era un vicolo cieco, che non poteva essere controllato, appunto per questo l’aveva sempre evitato. ‘forse so, da qualche parte nella mia anima, che l’amore non dura mai. Noi dobbiamo trovare la nostra strada da soli, e restare serii.’ Pensava ogni tanto. A riportarla alla coscienza, fu il rumore della campanella. ‘INTERVALLO, FINALMENTE!’ Gridò Hayley euforica appena sentì quel rumore. Quella ragazza era davvero davvero forte, e Penny provava una strana simpatia nei suoi confronti. La faceva sorridere, e le ricordava lei.


Appena Penny fece per alzarsi dal suo banco si trovò accanto la sua sosia.
 ‘Ciaooooo’ le disse sorridendo Hayley. ‘ cavolo sono felicissima di conoscerti, sembri davvero simpatica! E poi non credevo ci fosse qualcuno oltre me a cui piacesse la musica rock! Okay basta scusami, ti ho quasi assalito!’ continuò sorridendo. Quel sorriso fece sorridere anche lei, l’euforia di Hayley era davvero contagiosa! ‘oh, grazie! Sono felice che condividiamo alcuni gusti, e, tranquilla, non mi hai assalito’ disse sorridendo timida Penny.
‘Penny..Giusto? Invece di restare chiusi in classe, ti va di vedere la scuola? Ti farò da guida’ disse la rossa, euforica.
‘Grazie mille ! Sei cos gentile con me, e non mi conosci neanche! Grazie davvero’ disse Penn, sinceramente grata.
‘Figurati! E poi mi stai già simpatica, ci assomigliamo anche!’ Okay, Penn ufficialmente adorava Hayley. Aveva fatto amicizia con lei in pochissimo tempo, in pù lei era stata così gentile! Era davvero felice.
‘Già, l’ho notato anche io! Sembriamo quasi sorelle’ disse Penny.
‘Hai ragione! Comunque andiamo’ disse Hayley.

Si incamminarono per il corridoio. C’era davvero un casino; ragazzi e ragazze correvano, parlavano, ridevano, si inseguivano per il corridoio e anche fuori dalla scuola, come un intreccio di mille colori che si espandeva su una tela.
‘Questa, è la mensa’ disse Hay, quando giunse ad un’ampia stanza con tanti tavolini, e ,con in centro un tavolo sul quale , in fila ordinata, erano disposti i piatti per i ragazzi. ‘wow’ disse Penn. ‘Naah, non è niente di che, questo è figo!’ disse indicandole una sala, piena di strumenti musicali. C’era di tutto! Trombe, violini, pianoforti, arpe, chitarre, batterie! Era fantastico. ‘Ma è bellissimo!’ disse Penn, estasiata. ‘Già, è davvero bello’ concordò Hayley. Poi le mostrò la biblioteca, la palestra, il chiosco, dove si trovava la presidenza, l’aula degli insegnanti eccetera.
Poi, tornando, assistè ad una cosa orribile.
 
Avril era visibilmente spaventata, in un angolo del corridoio vicino a loro. Piangeva. E, attorno a lei, c’erano quattro ragazzi. Tre le erano sconosciuti, ma uno.. uno lo conosceva. L’aveva già visto. Capelli corvini, sguardo cattivo.. era Eugene. E stava minacciando Avril. Un moto di rabbia le lambiva l’anima. Erano come fiamme, si sentiva bruciare dentro. Non sopportava vedere la sua compagna di banco in quello stato. Sicuramente era quello che la induceva a tagliarsi. Bullismo. Quei bastardi.. come si permettevano di fare del male a lei?
Le immagini del passato le sfarfallavano della mente, come una vecchia foto sbiadita di un rullino malandato, e tutto quello che vedeva erano lividi e lacrime.

Ricordava di essersi abituata ad arrivare sempre in ritardo a scuola, a passare dall’entrata di sicurezza e a evitare gli sguardi, fino ad appiattirsi alle pareti della vecchia scuola. No, non avrebbe permesso che quegli stronzi avessero potuto fare del male alla sua compagna di classe, non doveva passare ciò che aveva passato lei.

Guardò Hayley, e le disse di aspettarla un attimo. Non le diede neanche il tempo di vedere lo sguardo interrogativo dell’amica, che si era già precipitata da Avril. Aveva bisogno di lei. ‘NON TOCCATELA’ disse , correndo verso di loro. I ragazzi si girarono. ‘che hai detto?’ disse quello più alto di loro. Penny prese un respiro, e chiuse gli occhi, poi li aprì. Guardò dritto in faccia il ragazzo che le aveva rivolto la parola, e ‘ ho detto NON TOCCATELA ‘ gli rispose. Lui fece un sorriso. ‘Chi cazzo sei tu, eh?’ le disse. ‘Io sono una ragazza che non permetterà che facciate male a lei’ disse, indicando Avril. ‘ah, sei amica della sfigatella?’ disse un altro, un po più basso, dei capelli castani e gli occhi neri.
Penn guardò Avril. Era spaventata, ma nei suoi occhi vedeva qualcosa come.. speranza.  Penny si schiarì la voce, poi disse seria ‘Vi sentite grandi, a fare del male a lei, solo perché sono è pià piccola  di voi? Siete dei vigliacchi, degli sporchi vigliacchi che si sentono fighi a fare soffrire una che non c’entra niente con voi. Credete che lei sia una sfigata? Benissimo! Ma sappiate che gli sfigati qui siete voi. Ora , forza, picchiatemi.

Ormai mi sono abituata. Ma sappiate che picchiandomi non otterrete notorietà né niente, diventerete solo ogni giorno più vigliacchi, fino ad affogare dentro alla vostra inutilità e vuoto interiore e che con le vostre botte, non smetterò di pensare quel che penso di voi, cioè che siete dei vigliacchi.’
 
Trattenne il respiro. Sapeva che l’avrebbero picchiata, ma per una volta non le importava. I ragazzi si guardarono tra loro, poi la fissarono. I secondi che seguirono sembrarono interminabili. Loro la guardavano negli occhi, ma no, lei non gliel’avrebbe data vinta così facilmente. Non avrebbe abbassato lo sguardo, non si sarebbe fatta sottomettere.
‘Guarda chi abbiamo qui..’ disse Eugene. ‘Sei proprio un peperino’ disse sprezzante. ‘Beh, è meglio che ti calmi. Per oggi non ti faremo niente, ma se capita di nuovo, sei fottuta.’ Le disse, poi si girò e se ne andò.
Realizzò il tutto pochi secondi dopo. Era riuscita a zittire dei bulli, ed a evitare che picchiassero la sua compagna di banco. Poi Penny si girò e guardò Avril. La stava fissando. E.. Aveva le lacrime agli occhi. Penn non sapeva perché, ma aprì le braccia. Avril si avvicinò, e , dopo un momento d’esitazione, l’abbracciò fortissimo. Penn poteva percepire i suoi singhiozzi, e le lacrime che le bagnavano la maglietta. La strinse forte, ‘non ti conosco, ma sono qui con te adesso, e non ti lascerò andare’ le disse. Per un momento, non odiò il fatto di essere pelle contro pelle con un altro essere.

Era FELICE. FELICE COME MAI LO ERA STATO. Poi , Avril sciolse l’abbraccio, si asciugò le lacrime, e le sorrise.
‘Perché l’hai fatto? Non mi conosci, e hai rischiato la pelle per me!’ disse confusa.
‘Nei tuoi occhi.. ho visto qualcosa che mi ha sconvolto. Era come se chiedessero aiuto. Poi, ti ho vista.. circondata da quei bastardi.. io.. ho fatto quello che mi sentivo di fare’ Le rispose Penny, sorridendo.
‘Grazie, Penny, grazie davvero’ le disse Avril commossa.



I don’t know who you are, but i, i’m with you.
 
 
 
  
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