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Autore: wawaring    14/01/2013    1 recensioni
Amelia intraprende un viaggio per scoprire il mistero celato dietro all'assassinio della madre, cui ha assistito da bambina. Nel frattempo incontra Zel, assorbito dall'ennesimo tentativo di trovare una cura. Ma l'aggressione da parte di un misterioso uomo-lucertola li condurrà ad un'oscura verità, con la quale Amelia sarà costretta a fare i conti...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amelia, Naga, Un po' tutti, Zelgadis Greywords
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Quando mi svegliai ero madida di sudore freddo, in preda a brividi scuotenti, e con respiro incespicante. Mi resi conto, in preda al panico, che non mi trovavo nello stesso posto in cui mi ero addormentata, e che Zel non si trovava con me. Nonostante mi trovassi nei pressi del confine della Città di Sailoon, e quindi pur sempre nella città nella quale ero nata e vissuta, per qualche minuto piombai in uno stato confusionale, nel quale riconoscevo il posto in cui mi trovavo, ma lo sentivo estraneo, come se fosse diverso... O se fossi io ad esserlo.
Quando mi alzai in piedi, la testa girò prepotentemente. Mi misi seduta, con la mano a reggermi la testa, in attesa che il capogiro passasse.
Com'era possibile che mi fossi allontanata tanto dal luogo dove mi ero addormentata? Qualcuno mi aveva spostata? I miei nemici mi avevano trovata? 
Ma non c'era nessuno dei dintorni, e non ero legata; dovevo desumere di essere arrivata fin lì con le mie sole forze. Eppure non ero mai stata soggetta ad episodi di sonnambulismo; inoltre non si trattava esattamente di un viaggetto insignificante: per arrivare fin lì avevo superato un crepaccio della profondità di diverse centinaia di metri. Era possibile usare la levitazione mentre si dormiva?
In lontananza, sentii delle voci che chiamavano il mio nome. Era come se venissero da delle persone in movimento ad una velocità significativa. Dopo qualche istante di ottundimento, realizzai che si trattava delle voci di Lina e Gourry-san.
Stavo per rispondere alla loro chiamata, quando vidi i miei due amici sfrecciarmi davanti; Lina-san stava sfruttando il Levitation per un volo di ricognizione tra la boscaglia, e con le mani teneva Gourry-san ben saldo afferrandolo sotto le ascelle. Quando mi vide, si arrestò bruscamente, abbandonando la presa sul povero spadaccino, che stramazzò rovinosamente al suolo.
"Amelia!?! Allora sei qui? Che cosa ti costava rispondere mentre ti chiamavo, si può sapere? Lo sai che hai fatto morire di spavento il povero Zel allontanandoti in quel modo?"
"Ahi, Lina! Potresti stare un po' più attenta, la prossima volta?" Protestò Gourry-san.
"Amelia? Yu-huuu! Mi stai ascoltando?" Strepitò la maga, facendo scorrere la mano davanti alla mia visuale come per accertarsi che ci vedessi.
Ancora intorpidita dal sonno dal quale ero appena emersa, parlare mi sembrava incredibilmente arduo.
"Io..." Esordii.
"Come sei arrivata fin qui? Qualcuno ti ci ha portata?"
Io scossi la testa "Nessuno, Lina-san. Credo di essere arrivata fin qui da sola... Nel sonno."
Lei mi fissò riducendo gli occhi a due fessure "Stai cercando di farmi credere che sei arrivata ai confini della città di Sailoon camminando per chilometri e chilometri... NEL SONNO?"
"Dalle tregua, Lina! Non vedi che è confusa? Riportiamola al castello, poi cerchiamo di capire cos'è successo." Intervenne lo spadaccino.
Lei annuì "Una volta tanto sono d'accordo con cervello-di-medusa. Coraggio Amelia, solleva le tue regali chiappette."
"Ce la fai ad alzarti? Vuoi che ti porti in braccio?" Chiese lui.
Io sollevai una mano "Ragazzi, aspettate. Non voglio tornare al castello, per ora."
"Certo Amelia, perché non approfittare di questa bella giornata per farsi due passi, e già che ci siamo raccogliere un po’ di margheritine?" Sbottò Lina-san con impazienza "Coraggio, abbiamo già perso fin troppo tempo!"
"No." Insistetti "Sentite... non è facile da spiegare... mi stanno accadendo troppe cose che non riesco a capire." Ripensai allo strano sogno che avevo fatto, così vivido "Io credo sia il momento di tentare di ricordare cosa mi disse mia madre prima di morire. Sono convinta che mi permetterà di dare un senso a molte cose."
"Amelia..." Disse la maga scuotendo la testa "... Ti abbiamo già spiegato che una cosa del genere implicherebbe dei rischi molto seri, per te."
La fissai negli occhi "Lina-san... Sono conscia dei rischi, ma ormai ho fatto la mia scelta."
Lei continuò a guardarmi in silenzio, in evidente disaccordo con la mia decisione.
"Ma dove pensi di trovare un mago capace di farti recuperare questi ricordi?" Chiese Gourry-san.
"Voglio provare ad andare da Karin, la nipote del potente Ruma... Ricordi, Lina-san? Tu stessa andasti da lei quando Kanzel e Mazenda ti privarono dei tuoi poteri."
Lei fece spallucce "Non fu un grande successo.."
"Sì, ma solo perché Martina sabotò la pozione." Le ricordai, mentre mi issavo in piedi. Fortunatamente non si presentarono ulteriori capogiri "Ad ogni modo, ormai ho deciso. Dista poche ore di viaggio da qui, se parto adesso arriverò prima di pranzo."
"D'accordo Amelia, ti accompagneremo noi, così non correrai pericoli!" Stabilì Gourry-san con entusiasmo.
"No." Disse Lina-san con un'espressione indecifrabile "Gourry, tu farai ritorno al castello."
"Ma..." Tentò di protestare lui.
"Avanti, non discutere. Qualcuno dovrà pur tranquillizzare il povero Zel, mentre noi andiamo da Karin." E quando mi guardò, finalmente mi concesse un sorriso. 
"Oh, grazie Lina-san!!" Esclamai, correndole incontro per abbracciarla.
"Sì, Amelia, accetto di accompagnarti, ma tu non ti sognare nemmeno di piantarmi uno psicodramma se quello che scopri non ti piace, d'accordo?" Disse, con una voce apparentemente seccata. Ma in fondo era la solita buona vecchia Lina: di modi un po’ bruschi, ma con una sensibilità da non sottovalutare.
"D'accordo!" Acconsentì Gourry-san, che evidentemente aveva formulato il mio stesso pensiero, con un sorriso compiaciuto "Vado subito ad avvertire Zel. Non ci mettete troppo. E vi raccomando..." Disse, rivolgendosi in particolare alla maga dai capelli rossi "...fate attenzione."
Lina-san abbassò lo sguardo, e mi parve che arrossisse leggermente "Certo che staremo attente, zuccone, non c'era mica il bisogno di ricordarcelo."
Lo spadaccino si allontanò, voltandosi ogni tanto per salutarci con la mano. Era evidente che gli costava molto lasciarci sole al nostro destino. Ma d'altro canto, con Lina-san al mio fianco, non potevamo certo definirci una coppia di fanciulle indifese.
 
Camminammo per un paio d'ore un mezzo alla boscaglia. Con l'avanzare della mattinata il caldo si faceva sempre più soffocante, accompagnato dal pigro ronzio degli insetti, e dalle pruriginose punture di zanzara. Avevamo sete, ma l'unica possibilità per abbeverarsi era il torrente in fondo al crepaccio, nel quale non sarebbe stato prudente addentrarsi, sebbene Lina-san mi avesse più volte raccontato di come, priva di poteri, al ritorno dalla capanna di Karin, l'avesse guadato servendosi semplicemente di un tronco d'albero. Personalmente, ero sempre stata molto scettica circa la veridicità di quel racconto. 
Lina-san fu la prima a rompere un silenzio che durava ormai da mezz'ora
"Senti, Amelia... Visto che per la prima volta da un bel pezzo siamo sole... Tra noi ragazze, sai... Mi dici che succede tra te e Zel?"
Io arrossii violentemente, non capendo su che aspetto del nostro rapporto fosse accentrata la sua curiosità "Beh... Nulla di più di quello che hai visto..."
Lina-san sfoggiò un sorriso malizioso "Su questo ho seri dubbi, dato che avete trascorso la notte fuori insieme... Ma quello che mi interessa è... Insomma... Da quanto... E Phil cosa...?"
"Non molto... E ancora non abbiamo definito in modo chiaro... Sai, con tutta questa carne al fuoco..."
"Certo, questo lo capisco..." Disse, grattandosi la punta del naso "Quello che non capisco è perché tu ultimamente... Beh... Sei cambiata molto, Amelia. Dico davvero. Per me sei quasi irriconoscibile ormai."
Io tentai di nascondere la mia reazione alle sue parole, simulando perplessità.
"Insomma, io mi ricordo che saltellavi sempre appresso a Zel, che lo seguivi, che gli parlavi in continuazione; invece paradossalmente proprio ora che siete una coppia, tu sembri tagliarlo fuori dalle tue decisioni."
Finalmente capii quale fosse la sua preoccupazione "Capisco cosa intendi, Lina-san, ma adesso tu cerca di capire quello che ti dirò. Sia Zel che io custodiamo dentro di noi una zona oscura, e sai a cosa mi riferisco nel suo caso. La nostra intesa sta anche nel lasciarsi reciprocamente i nostri spazi."
La maga rifletté a lungo sulla mia frase. Capivo che per lei non avesse senso. Nemmeno per me l'avrebbe avuto prima che Hermain tornasse a far parte della mia vita. Lei aveva questo rapporto indefinibile con Gourry, ma completamente schietto, scevro di malumori, di silenzi e di segreti, e una parte di me li invidiava per questo. Ma ero conscia del fatto che ormai, per me, fosse impossibile tornare indietro.
Finalmente, dopo un po' di tempo, Lina-san diede forma ai suoi pensieri "Quello che sto cercando di dirti... È che questo tuo repentino cambiamento.. Mi spaventa."
"Spaventa anche me, Lina-san" confessai.
Ci fissammo per un altro po', in silenzio.
"Vedrai che ne verremo a capo, Amelia." Mi rassicurò "Troveremo quella fuggitiva inveterata di tua sorella, chiariremo le responsabilità nell'omicidio di tua madre, disintegreremo con abbondanti Dragon Slave qualunque ulteriore interferenza... Così tu potrai tornare la mocciosetta rompiscatole e idealista che eri... E finalmente potremo considerare conclusa questa breve parentesi di psicostronzate." Sorrise.
La abbracciai, in parte per nascondere le lacrime che andavano affiorando "Grazie, Lina-san!". Ma nonostante cercassi di convincere me stessa che la mia amica, come spesso accadeva, dovesse aver ragione... Dentro di me maturava un presentimento che andava in tutt'altra direzione.


Finalmente, dopo tante fatiche, schiaffeggiandoci a vicenda per allontanare le zanzare (e forse anche la tensione) giungemmo alla capanna di Karin. La prima cosa che notammo, era il degrado che regnava nel giardino. Anche se definirlo tale sarebbe stato un eccesso di cortesia. Discarica era più calzante, come termine. Calderoni, libri, coperte, vestiti; perfino un procione che si ristorava all'ombra di quel cumulo di cianfrusaglie.
Quando giungemmo al portone, Lina-san bussò energeticamente, non celando una certa impazienza. Dal canto mio, la tensione si manifestava sottoforma di in tremore che, nonostante il caldo, si diffondeva a tutto il corpo. Attendemmo pazientemente diversi minuti... Più precisamente IO attesi pazientemente, la mia amica passò tutto il tempo agitandosi e sbraitando.
"Comincio a pensare che non sia in casa, Lina-san! Che ne dici di trovarci un riparo all'ombra e bere un sorso d'acqua dal pozzo che ho intravisto laggiù?"
"Non eccepisco nulla, se non che a tutto questo aggiungerei un lauto pasto... Ad esempio un bel PROCIONE ARROSTO!"
Il procione sollevò la testa e rizzò la orecchie allarmato, rifuggendo più a fondo nel cumulo di oggetti, impossibile da raggiungere. Lina-san gemette, mentre lo stomaco gorgogliò come per rimarcare l'imminenza del suo bisogno.
Arrivammo al pozzo, e tirammo la corda per permettere al secchio pieno d'acqua per dissetarci. Ma proprio in quel momento avvertii una vocina che diceva "Ferme, vi prego! ALT!!!"
Guardando più da vicino mi resi conto che aggrappata al bordo del secchio, stava una ragazza grande poco più di un pollice. Aveva dei lunghi capelli di un bizzarro color rosa, e un vestito di seta blu, di quelli per le bambole. La aiutai, permettendola di saltare sul palmo della mia mano, di togliersi da quella difficile situazione. 
"Ti ringrazio!" Disse la ragazza, facendo un inchino aggraziato "Era giorni che ero intrappolata in quella posizione. Qual buon vento vi porta da queste parti?"
"Stiamo cercando Karin, la nipote del grande Ruma." Le dissi.
"Oh, ma sono io!" Disse; poi si voltò verso la mia compagna "Ma tu non sei quella ragazza che è venuta anni fa per recuperare i propri poteri?"
"Sì, sono io. Ricordavo che eri piccola, ma non fino a questo punto." Obiettò Lina-san.
La ragazza ridacchiò "Oh, si, mi sono miniaturizzata per poter svolgere i miei studi sul mondo degli insetti... Purtroppo ho scordato l'incantesimo per invertire il processo, e quel procione laggiù ha cominciato a darmi la caccia, così ho dovuto nascondermi nel pozzo."
L'animaletto sbirciava la scena da una certa distanza, evidentemente intimorito dallo sguardo affamato della mia amica.
"Non fai più il gradasso adesso, eh?" Gli urlò Karin, provocandolo con una smorfia infantile "scusate ragazze, non é che mi aiutereste a riacquistare la mia statura?
"Amelia, sei proprio sicura di volerti fare aiutare da questo discutibile personaggio?" Mi sussurrò Lina-san all'orecchio. Io tacqui mascherando un sorriso, pensando a quando, anni prima, alla corte di Sailoon, mi avevano posto la stessa domanda in direzione però della maga assassina di demoni.
"Disenchant" invocai, e la fanciulla riprese le sue dimensioni originarie, nuda come mamma l'aveva fatta. Notai che era diventata sensibilmente più alta di Lina-san... E decisamente più attrezzata... La mia amica parve accorgersene a propria volta, indispettita.
"Iiiik!" Disse il procione, balzando in aria ed allontanandosi a tutta velocità, quando vide che la sua minuscola preda non sembrava più tanto vulnerabile.
"Vi ringrazio, ragazze! Ora vado in casa a mettermi qualcosa addosso e potremo discutere del motivo x cui siete qui."
"Alla buon'ora!" Commentò Lina-san, irritata.
Ma quando Karin giunse alla porta della propria capanna, si presentò un ulteriore contrattempo
"Oh, no!! E adesso dove saranno finite le chiavi??" 
E devo ammettere che in quel preciso istante mia fiducia in lei vacillò.
Lina-san si avvicinò con impazienza alla porta.
"Oh, per caso conosci uno di quei incantesimi che si usano per aprire le porte?” Chiede Karin, speranzosa.
La maga, in risposta, sferrò un calcio micidiale alla porta, che si scardinò e si schiantò al suolo.
"Suppongo di no." Gemette la ragazza. Poi, una volta entrate, dopo essersi vestita, chiese "Che posso fare per voi, Principessa Amelia e Lina Inverse?"
La mia amica ed io ci scoccammo un'occhiata. Non avevamo immaginato che ci conoscesse per nome. Forse, in fondo, c’era la remota possibilità che fosse meno svampita di quanto sembrasse.
"Beh..." Esordii io, cercando le parole per formulare la mia richiesta.
"Un attimo, Principessa, un attimo...!! Mi sembra che il mio povero nonnino mi avesse raccomandato di fare qualcosa, quando saresti giunta fin qui... Ma proprio non riesco a ricordare!" Disse lei, grattandosi la nuca.
"Ahhhh, adesso basta, hai rotto!" Sbottò Lina-san "Coraggio, vuota rapidamente il sacco, ci hai fatto perdere fin troppo tempo!"
"Mi sa che è lei ad avere bisogno di un incantesimo per recuperare la memoria..." Bisbigliai a Lina-san.
"Memoria..." Ripeté Karin, come se la parola le rievocasse qualcosa "sì, potrebbe avere qualcosa a che fare con quello..."
"Adesso basta!" Esplose nuovamente la mia amica "O ti fai venire in mente qualcosa, o ti prendo a calci in culo finché non succede!"
"Lina-san!!" La rimproverai "Smettila di farle pressione, poverina!" Mi rivolsi verso Karin "Per caso era qualcosa che aveva a che fare con mia madre, la Principessa Amanda?"
"La Principessa Amanda?" Ripeté Karin, dubbiosa.
"SÌ, LA PRINCIPESSA AMANDA, razza di svampita!" Le confermò Lina-san.
"La Principessa Amanda!" Ripeté di nuovo la giovanissima maga, ma stavolta sembrava che qualche arcano meccanismo si fosse messo in moto, nella sua testa. Cominciò a frugare tra tutti i cassetti nella stanza, lanciando ogni cosa in aria, ad alimentare ulteriormente il caos che regnava in quella casa. Cominciavo a dubitare che in quel disordine sarebbe riuscita a venirne a capo, ma alla fine estrasse trionfante una lettera. Sul retro della busta era scritto a grandi lettere "principessa Amanda".
"Eureka!" Gioì, mostrando quello che aveva trovato. Io tesi la mano per afferrare la busta, quando Karin la ritrasse.
"Ma no, principessa, questa non è per te!"
Lina-san intervenne di nuovo "Visto che la Principessa Amanda è schiattata, direi di sì, ora è per Amelia."
Karin fece un risolino, che irritò ancora di più la maga dai capelli rossi "Ma no, questa non è per la principessa Amanda, è per me! Il mio povero nonnino, sapendo che sono un pelino smemoratella, mi ha lasciato delle buste per ogni faccenda in sospeso, spiegandomi cosa devo fare."
Lina si schiaffeggiò con forza la fronte "Ma com'è possibile che un mago della levatura di Ruma abbia scelto una tale imbecille come apprendista?" Bisbigliò in mia direzione.
Io trattenni il respiri, mentre Karin leggeva la lettera, di tanto in tanto annuendo o uscendosene con un "mmmmmmh" o con un "ha ha...". 
Quando finalmente ebbe concluso, alzò lo sguardo verso di me "Tua madre era una donna molto coraggiosa".
"Cos'é scritto in quella lettera?" Chiesi, stavolta con un tono impaziente.
"È scritto che devi parlare con lui."
"LUI CHI??" Chiese la mia amica, con impazienza sempre maggiore.
Karin arricciò il naso, come se la domanda le sembrasse particolarmente stupida "Come sarebbe a dire con chi? Con Hermain, è ovvio!"
"HERMAIN??" Esclamai "Perché mai dovrei parlare con la persona che ha cercato di uccidermi, ed è stata ad un passo dal riuscirci??"
Karin sbuffò, come se tutto fosse perfettamente ovvio "L'essere-Zanner, una delle sue forme corporee, ha ormai cessato di esistere da diverso tempo. Tu devi incontrare il suo Io spirituale... Devi andare nel Piano Astrale."
"Eeeeeeh? Nel Piano Astrale?? Ad incontrare un tizio che vuole uccidermi? Ma sei matta??" Obiettai.
“Perché, hai paura?" disse Karin, deridendomi.
"Beh... Sì, a dirla tutta!" Ridacchiai nervosamente "Non saprei nemmeno come arrivarci!"
Lina-san mi guardò, seria "Io so come fare."
"Ma... È risaputo che è un posto popolato da Mazoku... Che cosa troverò laggiù? Come farò a difendermi?"
"Verrò con te, ovviamente." Disse Lina-san. Ma Karin scosse la testa con decisione.
"No. Devi andare sola. I Mazoku ti lasceranno passare."
"E perché dovrebbero??" Chiesi, perplessa.
"Perché, come presto scoprirai, una parte di te appartiene alla loro stirpe." E senza aggiungere altro girò verso di noi una carta da gioco che aveva trovato nella busta. Seppi cosa rappresentava ancora prima che me la mostrasse.
La Regina Nera.


Mentre le Karin e Lina-san disegnavano con un carboncino una stella a cinque punte sul pavimento, e disponevano quanto occorreva per permettermi di accedere al Piano Astrale, io ero completamente immersa nelle mie riflessioni.
La Regina Nera.. Parte della stirpe Mazoku... Parte di me.
Studiai attentamente la carta che la raffigurava. Era identica alla donna che avevo visto nel mio sogno. Ma cosa significava che era parte di me? Karin non era stata in grado di rispondermi. L'unico modo per conoscere la risposta, era parlare con lui. Parlare con Hermain. Non l'essere-Zanner, o una delle sue molteplici forme corporee; bensì il suo Io spirituale. Per me, tutto continuava a non avere un senso... Ma presto l'avrebbe avuto... E anche se in quel momento non desideravo altro... Avrei rimpianto con amarezza di aver trovato le risposte che cercavo.
 
Sentii una mano che si posava con dolcezza sulla mia spalla. Era Lina-san.
"Amelia... Qui è tutto pronto. Quando vuoi possiamo procedere."
Sospirai. Ripensai a Zelgadiss. Sapevo che era in pena per me. E senz'altro era anche arrabbiato, perché andando da Karin avevo ignorato i suoi consigli. Ma, del resto, in mia difesa potevo dire: quante volte lui aveva fatto lo stesso? Quante volte aveva messo davanti a tutti la sua ossessione, quante volte era sparito senza dire una parola?
Ero certa che fosse in viaggio insieme a Gourry-san per raggiungerci. Per tutto il tempo, una parte di me aveva sperato che arrivasse. 
Ma c'era qualcos'altro... In parte ero contenta del fatto che nessuno mi avrebbe impedito di fare quello che andava fatto.
Ma, anche se era così, non riuscivo a smettere di guardare l'orizzonte.
 
“Amelia?”
Mi voltai verso Lina-san, che mi fissava accigliata, sfoggiando il sorriso più radioso del mio repertorio "Certo, sono pronta. Mazoku che vi nascondete nelle tenebre, preparatevi ad essere stanati dalla sacra luce della Giustizia!"
La mia amica rivolse la solita espressione perplessa di ogni qualvolta me ne uscivo con questo tipo di discorsi... Ed in qualche modo il ripetersi di quello che ormai era una sorta di rituale tra amiche risollevò entrambe.
“Buona fortuna, Amelia.”
Mi posizionai nel centro esatto della stella, e attesi il mio destino.
 
 
Non saprei riferire quello che ho visto in modo chiaro; tutto quello che posso dirvi, per placare la vostra curiosità, è che il Piano Astrale è qualcosa di radicalmente altro rispetto alla Terra in cui viviamo. E ringrazio gli Dei per questo.
Per noi esseri umani - come Hermain stesso mi avrebbe spiegato quando, poco dopo, tenemmo il nostro conciliabolo - è impossibile vedere il Piano Astrale nella sua vera forma, poiché il nostro Quinto Senso, ovvero la nostra dimensione spirituale, è poco evoluto rispetto a quello di altre specie, come i Draghi o i Mazoku. Ciò che un essere umano crede di vedere nel Piano Astrale è in realtà frutto dell’elaborazione della sua mente, che si pone come un filtro, che crea immagini simboliche per rappresentare qualcosa che, per noi uomini, è destinato a rimanere inafferrabile.
Per un essere umano, il Piano Astrale è lo specchio della parte più oscura ed inconsapevole della sua mente.
 
Il Piano Astrale è una sottile dimensione di transizione tra la Terra e le Tenebre, tra la vita e la morte. Trovarsi completamente immersi al suo interno dà una sensazione di precarietà, che in ogni istante temi possa distruggerti.
Il Piano Astrale è instabile per natura, e come tale è scosso continuamente da venti impetuosi e gelidi. Ma non sono masse d’aria a mettersi in moto. Sono Mazoku, incorporei, che transitano in quello spazio per volare ad una velocità supersonica, e poi scomparire.
Spesso si voltavano a guardarmi, percependomi come qualcosa di estraneo, ma che allo stesso tempo apparteneva loro. Le rassicurazioni di Karin erano fondate: non sembravano intenzionati a farmi del male.
 
Per un attimo, quando ascesi/sprofondai nel Piano Astrale, persi il controllo; il mio spirito fuggì, si espanse, si diluì  per tutta l’infinità di quella dimensione, ed io temetti di disperdermi per sempre in essa.
Dominato quell’istante di panico, imposi al mio spirito di assumere una forma. D’un tratto ero di nuovo io, nel mio metro e cinquantacinque di statura, con i miei capelli scuri, con indosso l’abito che usavo nel corso del mio peregrinare alla ricerca di avventure in compagnia dei miei amici.
In quel momento scoprii l’immagine che la mia mente aveva di me stessa. Non una semplice donna. Non una principessa. Ma una guerriera.
 
Man mano che il mio Io spirituale prendeva una forma grazie all’elaborazione della mia mente, anche il mondo attorno a me cominciava a mutare, a farsi improvvisamente meno sfocato, più definito.
Le tenebre intorno a me presero la forma della Stanza del Trono di Sailoon. Le massicce mura in pietra, il Trono dove mio padre teneva i ricevimenti, il divano dove Naga ed io ci eravano sedute fianco a fianco… il ritratto di famiglia… ma un particolare sembrava voler monopolizzare l’attenzione.
Una pozza di sangue, sul pavimento; rappresentazione non soltanto di un ricordo, ma di una ferita molto più insidiosa, a tal punto da essere diventata uno squarcio che si ramificava in tutti gli strati, più o meno in profondità, del mio spirito.
Il sangue di mia madre, nel luogo dove era stata assassinata.
 
E così è questo il luogo che hai scelto.
Quella voce… non era veramente un suono… era piuttosto una vibrazione mentale.
Quanto al mio interlocutore, ormai mi ero fatta un’idea su chi potesse essere.
Mi voltai, ed Hermain era di fronte a me, seduto sul trono di mio padre. Non nei panni dell’essere-Zanner, ma di quell’uomo dalla bellezza pura e sovrannaturale, da lasciare senza fiato.
 
Finalmente, come tua madre prima di te, sei giunta al mio cospetto. Presto avrai le risposte che cerchi.
 
Presto conoscerai la verità.
 
  
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