Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
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Autore: AyaCere    03/08/2007    3 recensioni
E' una long-fic ambientata in un periodo indefinito della storia, dopo l'attacco al Tokyo Dome, e ne riscrive la fine (che prenderà una piega del tutto diversa -.-). E' il tipo di fic in cui la fanwriter prende la trama di fondo di TMM, ci ficca dentro personaggi e invenzioni personali e poi ci fa quel che le pare e piace! (mwahahah XD)
Premetto che si tratta della stessa storia che avevo pubblicato con nick di _Ceres_, però l'ho riscritta da capo, visto che prima faceva proprio pietà. E' anche abbastanza seria (per i miei standard, si intende) e vi avverto fin da subito che sono molto lenta con gli aggiornamento. Portate pazienza...
Vi auguro buona lettura *sorrisino molto molto perverso* smackete! ;*
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Frammenti Di Me

Scusate il ritardo... un po’ è colpa mia, che non avevo ispirazione, un po’ di mio papà che ha avuto la geniale idea di spostare il pc nel suo ufficio, quindi di conseguenza non potrò scrivere quando voglio e soprattutto senza che qualcuno provi a spiare cosa sto facendo (i miei fratelli mi stanno facendo impazzire >_< un giorno di questi li uccido!) Cercherò comunque di rispettare il termine delle due settimane, ma che rabbia, fanno di tutto per limitare il tempo che uso per scrivere… sono frustrata =_=
Caomei: mi piacerebbe molto leggere una storia tua! E' sempre su TMM, no? E su che coppia? Spero non Ichigo/Ryo, ce ne sono troppe...
Lory 06: i momenti tra Retasu e Ryo arriveranno più avanti, piano piano, e ti assicuro che prenderanno una piega che non si aspetterebbe nessuno... nella prima stesura c'ero quasi arrivata, ma tu dovrai aspettare ancora un po' (mwaahahaha! >=D)
Bene, adesso mi eclisso. Devo andare a preparare la torta di compleanno alla mia mami che oggi compie 27 anni (non è vero, ovviamente, ma lei si è messa in testa che d'ora in poi se le chiedono l'età risponderà così xD). Buona lettura!

Declaimers: Tokyo Mew Mew non appartiene a me, ma a Mia Ikumi e Reiko Yoshida, e non ne possiedo i diritti. Questa storia non ha scopo di lucro né è serializzata.

Frammenti Di Me

7. Dolce e salato

Al mattino il caffè sembrava completamente diverso, senza le chiacchiere dei clienti ed i soliti bisticci delle cameriere. Era ancora molto presto e i corridoi del piano superiore erano immersi in una tranquilla penombra: a Mizu piaceva quell’aria calma e placida, perché la confusione del caffè a volte era difficile da sopportare con l’emicrania che la tormentava sempre. Comunque, era una tranquillità che sarebbe durata poco.
Ryo sarebbe tornato quel pomeriggio: dopo aver ricevuto la telefonata di Ichigo aveva fatto il diavolo a quattro pur di essere dimesso. Mizu non sapeva dire se le avrebbe fatto piacere o no riaverlo al caffè, non sapeva come comportarsi con lui. Chissà come l’avrebbe guardata dopo la faccenda di Kisshu…
Aprì il fusuma* della sua camera ed osservò la figura addormentata nel futon**. L’espressione di Kisshu era leggermente imbronciata, quasi infantile. Il piumone gli copriva solo il bacino, arrotolato in malo modo, perché le scottature non bruciassero a contatto con il tessuto. Come faceva a resistere così? Ormai Dicembre era alle porte ed il freddo si faceva sentire nonostante il riscaldamento. Ma forse gli alieni sopportavano meglio le basse temperature…
Immersa in quei pensieri si avvicinò a Kisshu, e non si accorse del suo sguardo perfettamente sveglio che la scrutava guardingo.
    - Stai pensando di darmi fuoco un’altra volta o a quanto sono affascinante? -
    - Ah! -
Mizu balzo indietro, portandosi in posizione di difesa. Kisshu si stiracchiò e lanciò uno sguardo alla sveglia.
    - E’ un po’ presto per alzarsi. - commentò, piuttosto calmo per essere stato svegliato da una persona che solo il giorno prima lo aveva ricoperto di bruciature. - Però prima di tornare a dormire quasi quasi mi faccio uno spuntino… -
Si alzò, gettando da un lato il piumone, e vestito solo di un paio di vecchi pantaloni di Ryo uscì dalla stanza. Confusa dal suo comportamento, Mizu ci impiegò qualche secondo per decidere se seguirlo o meno: Kei aveva ordinato a tutte e sei di tenerlo d’occhio costantemente, ma c’era una piccola parte di lei che non se la sentiva di farlo. Ok, lui era vivo e teoricamente lei non era un’assassina, ma il senso di colpa si faceva sentire lo stesso. Avrebbe voluto non stargli tra i piedi, ma anche farsi perdonare.
Si limitò a seguirlo fino in cucina, in completo silenzio.
Kisshu tirò fuori dal frigorifero una quantità esagerata di cose, tra cui nutella, panna montata, ketchup, prosciutto cotto, le patatine fritte avanzate la sera prima, tonno, budino alla menta, salsa di soia e maionese, poi cominciò a distribuirle a strati in un panino da hamburger.
    - … hai intenzione di mangiarlo davvero? -
    - Certo che sì. - Kisshu le lanciò un’occhiata strana quando intercettò la sua espressione disgustata, di cui evidentemente non capiva il motivo.
    - Hai mischiato dolce con salato… - protestò lei debolmente. Lui non l’ascoltò e diede un bel morso al panino.
    - Mh… he eshposhione hi husto! - commentò con un’espressione di puro godimento, sputacchiando dappertutto. - Vuoi asshajahe? - le allungò il panino. Mizu scosse la testa, sentendosi male per lui. Kisshu scosse le spalle. - On shai he ti pehdi. - concluse, dando un altro morso alla sua creatura.
Mizu si accomodò su una delle sedie e lo osservò inquieta, certa di vederlo stramazzare a terra da un momento all’altro per intossicazione alimentare, ma Kisshu finì il panino in tre secondi e, non contento, ricominciò a rovistare nel frigo alla ricerca di qualcos’altro di commestibile.
    - Senti un po’ - le chiese d’improvviso Kisshu, mentre scartava una merendina al cacao. - perché non ti sei trasformata subito, quando ti ho attaccata? -
    - Eh? - quella domanda l’aveva presa alla sprovvista. Lo sguardo ambrato di Kisshu ora la osservava, leggermente assorto.
    - Sì, insomma, hai aspettato che ti lanciassi il secondo Sai prima di trasformarti… e poi, invece di contrattaccare sei scappata. C’è qualcosa che non mi torna… ci sono tante cose che non mi tornano, nel tuo comportamento. -
Mizu inghiottì a vuoto, sudando freddo. Lo sguardo di Kisshu sembrava volerla trapassare. Non rispose, così lui si avvicinò, e prima ancora che potesse evitarlo le alzò il mento con due dita. Il cuore di Mizu mancò un battito.
    - La ferita… - le sue dita scesero fino alla gola, dove lui l’aveva ferita solo il giorno prima. Ovviamente non c’era già più nulla, per merito dell’acqua cristallo. - … com’è possibile che sia già guarita? -
Non disse una parola, anche perché per uno strano motivo il suo cervello non riusciva più a formulare il più piccolo pensiero coerente. L’alieno alzò un sopracciglio, come se non si fosse aspettato nient’altro, e la lasciò andare. Mizu prese immediatamente a sistemarsi i capelli, più per nascondere l’imbarazzo che per altro.
    - Hai molto segreti… - commentò lui, allontanandosi dalla cucina. Lei lo seguì di corsa, eseguendo l’ordine di Kei.
    - Non sembri avercela con me… - commentò ansiosa, più per cambiare argomento che altro. Kisshu scosse le spalle.
    - Siamo in guerra, bambolina. Hai fatto il tuo dovere. - si diresse verso l’entrata principale del caffè, chiusa a chiave, e cominciò ad armeggiare con le serrature. Dove aveva intenzione di andare? La serratura scattò. - Comunque sia, la prossima volta evita di fare il tuo dovere su di me… - lasciò la frase in sospeso, fissandola in modo così duro da darle i brividi. Poi distolse lo sguardo e aprì il portone.
L’aria fuori dal caffè era gelida e nel cielo scuro si intravedeva ancora la luna, pallida dietro le nuvole rade. Kisshu fece pochi passi sul selciato e nonostante avesse il petto ed i piedi nudi non tremò affatto per il freddo, al contrario di Mizu.
    - Hai intenzione di scappare? - chiese lei fissando le sue spalle chiare fasciate dalle garze.
    - Potrei farlo. Volare fin lassù sarebbe un problema, ma teletrasportandomi… -
    - Fallo. -
Kisshu si voltò e le sorrise col suo sorriso strano, sghembo.
    - Ci speri, eh? Sai quanti problemi potrei darvi. - rise, in qualche modo divertito da questo. - Però non credo che me ne andrò tanto presto. -
    - Perché vuoi restare qui? -
    - Ma per la mia gattina, ovvio! - cinguettò, tornando dentro il caffè. Mizu si affrettò a chiudere le porte, ghiacciata da capo a piedi.
    - Non ci crede nessuno. E poi Ichigo è già fidanzata… -
Il sorriso sul viso di Kisshu scomparve definitivamente.
    - Dettagli. Nessuna ragazza può resistermi. Le farò una corte spietata… basteranno pochi giorni e correrà da me a braccia aperte! -
A sorridere ora era Mizu.
    - Beh, Mr. Modestia, l’importante è crederci… - gli disse, grondando sarcasmo. Kisshu la fissò in modo strano per qualche attimo, tanto da farle credere che se la fosse presa. Era pronta a fare le sue scuse, quando lui inaspettatamente le sorrise.
    - Wow, ma allora anche tu sai fare espressioni diverse dal solito muso! - ora era lui a grondare sarcasmo, e Mizu arrossì da capo a piedi.
    - Io non… non sono una musona - protestò debolmente facendo ridere Kisshu, mentre salivano le scale per il secondo piano.

*

Christine sbadigliò mentre si sedeva ad un tavolo della mensa, e vi lasciò cadere la testa, sopraffatta dal sonno. Tenere a bada gli alunni era difficile in condizioni normali, figuriamoci dentro una fortezza dove regnava il caos selvaggio. In più, i bimbi erano disperati per aver lasciato Verena, alcuni avevano dovuto lasciare anche la famiglia, e non facevano altro che piangere, isterici. Christine e tutte le istruttrici sapevano che era inutile cercare di calmarli, anche perché nemmeno loro erano messe meglio. L’umore di tutti, adulti e bambini, era instabile in quel periodo.
Appoggiò la testa sulla morbida chioma di riccioli e chiuse gli occhi. Nel buio della mente riaffiorarono un sacco di immagini… ricordi…
Lasciò cadere la sacca accanto al letto, osservando la sua stanza. Era piccola e vuota, tranne che per due letti, il suo e quello della sua compagna.Una decina di borsoni da viaggio erano appoggiati tutt’intorno, segno che l’altra occupante era già arrivata. Christine si chiese chi fosse, per avere tutti quei bagagli al seguito.
    - Sei arrivata, finalmente! Benvenuta all’Accademia!. - si voltò di scatto. Una ragazza della stessa età entrò nella stanza, sorridente. Aveva corti capelli azzurri, mossi e disordinati, da cui spuntavano lunghe orecchie ornate da due orecchini a cerchio. Era minuta, molto meno formosa di Christine, ma si muoveva con un’innata eleganza. Christine ammutolì quando la riconobbe.
    - Ma… -
    - Mi chiamo Ryez, ma tu chiamami Ryechan. - la ragazza non le lasciò il tempo di parlare. Si avvicinò veloce e leggera, osservando meravigliata i suoi capelli. - Oh, che bei riccioli! Mi piacerebbe avere i capelli di questo colore, è così solare... ma hai una sola sacca da viaggio? Non è un po’ troppo poco? Beh, se ti servisse qualcosa chiedimi pure, ho un sacco di vestiti. Mamma mi ha obbligato a portare metà armadio. A proposito, scusa il casino, prima o poi metterò a posto. Tu come ti chiami? Non mi sembri di queste parti, ho ragione? -
Parlava così veloce che Christine fece quasi fatica a seguirla.
    - L-la mia famiglia è del sud… mi chiamo Christine. - impacciata, fece per farle un inchino, ma Ryez le lanciò un’occhiataccia, quindi lasciò perdere.
    - Oh, ti prego, lascia stare. - sbuffò, e le afferrò entrambe le mani, stringendole nelle sue. I suoi occhi azzurri erano grandi e limpidi. - Sono venuta qui perché ero stufa che tutti mi trattassero da principessina, quindi per favore, comportati come se fossi una ragazza qualunque, ok? -
Christine si accigliò, ma annuì. Dopotutto era un ordine della futura regina di Verena.
Ryez sbuffò di nuovo.
    - E non farlo solo perché te l’ho chiesto! - piagnucolò. - Per favore. Cerchiamo di essere buone amiche, ok? -
Questa volta Christine annuì con più convinzione, anche se era rimasta basita dal comportamento della principessa. Da come ne parlava sua nonna, se l’era immaginata come uno ragazzina viziata e tranquilla, anche data la salute precaria. Invece quella che aveva davanti era un’immagine che andava contro tutte le sue aspettative.
Ryez sorrise entusiasta, e aveva un sorriso così bello che Christine si ritrovò ad arrossire.
    - Bene! Adesso andiamo a fare un giro per l’Accademia! Sai Chris… -
    - Chris… -
    - Eh ? -
Aprì gli occhi di scatto. Chinato verso di lei c’era Pai, leggermente perplesso. Era così vicino che arrossì e si scostò, strisciando a lato.
    - Non sei affatto cambiata, dopotutto. Dormi dovunque, in qualunque momento… - commentò lui con un leggero sorriso ironico.
    - Sei venuto per farmi la predica? - sbottò lei, irritata. Era odioso. E dire che una volta… meglio non pensarci.
    - Zitta e vieni con me, forza. -
Christine gli lanciò un’occhiata irritata, ma fece quanto detto. Si alzò e lo seguì verso l’uscita della mensa e lungo i corridoi. Era silenzioso, teso… guardingo.
    - Dove stiamo andando? -
Pai non rispose.
    - Sei sordo? -
Non rispose nemmeno questa volta, ma si voltò verso di lei per un attimo. Christine gli afferrò un braccio.
    - Oh, scemo, ti ho fatto una domanda! -
    - Vuoi fare meno casino? - la rimproverò lui, serio. Lei non lasciò cadere il discorso, anche se non poté fare a meno di abbassare la voce.
    - Rispondimi… -
Pai si guardò fugace attorno -erano soli- ma scosse la testa.
    - Tu seguimi e basta, senza fare domande. -
    - No caro, io non mi muovo di qui se non me lo dici. Dov’è che sei sparito in queste ore? Ti ho cercato, sembravi scomparso… -
    - Ero… - sembrò titubante e teso. - Ero nel posto dove stiamo andando. -
    - A fare cosa? - neanche a dirlo, Pai non rispose nemmeno a questa domanda. - Ok, ho capito, non puoi parlare. Mi dici almeno perché mi porti lì? -
Anche questa volta Pai rimase zitto, tanto che Christine fu sul punto di perdere la pazienza e piantarlo lì una volta per tutte, poi invece si avvicinò e le bisbigliò serio:
    - Per dimostrarti che ti sbagli. -

*

    - Ehm… ben tornato a casa! -
    - Sì, sì, ciao a tutte - Ryo si staccò dal braccio di Keiichiiro ed entrò nel caffè con una certa furia. Aveva una benda candida intorno alla testa e qualche graffio sulle guance, ma per il resto sembrava stesse bene, anche se il comportamento era un po’ anomalo. Si guardava intorno, come a voler controllare ogni minimo centimetro quadrato del caffè, come alla ricerca di qualcosa.
O di qualcuno.
    - Ryo… -
    - Allora, lui dov’è? Eh? - chiese a bruciapelo, squadrandole tutte e cinque.
Appunto.
    - Se cerchi Kisshu, è su che dorme ancora e non ha ancora fatto alcun danno… - Ichigo cercò di calmarlo, ma non servì a niente.
    - Balle! Sta tramando qualcosa, lo so, me lo sento! - e in men che non si dica sgusciò verso le scale che portavano ai piani alti del locale, Ichigo e le altre al seguito che cercavano di fermarlo.
    - Ryo, calma! -
    - Non ti scaldare, non può crearci così tanti problemi dopotutto… -
    - Ah no? - Ryo si voltò di scatto, fronteggiando la rossa. - Un nemico è nella nostra base! Qui teniamo tutti i computer, il laboratorio, le riunioni… -
    - Guarda che nemmeno a me piace l’idea di averlo intorno fino a chissà quando, e nemmeno a Masaya piacerà quando glielo dirò… - la risposta di Ichigo stranamente non migliorò le cose, ma Zakuro ebbe la bella idea di intromettersi tra i due, che sembravano sul punto di scannarsi a vicenda.
    - Nel laboratorio non si può accedere senza ciondolo o senza password, che sono certa nessuno di noi ha intenzione di rivelare a Kisshu. E poi siamo in sette… otto con Mizu… a tenerlo d’occhio, per cui credo che gli sarà difficile tentare qualche… approccio poco simpatico. - e qui si lasciò andare in un sorrisetto divertito, che fortunatamente Ichigo non notò.
I due sbuffarono, ma non replicarono.
    - Comunque sia, voglio mettere subito in chiaro con lui alcune cose… -
    - Ci abbiamo già pensato noi - borbottò stancamente Mint, evidentemente seccata di aver dovuto interrompere il sacro momento del the delle cinque.
    - E abbiamo anche cercato di capire cosa vuole ottenere stando qui, ma… - pigolò Retasu. Ryo alzò gli occhi al cielo.
    - Ma è ovvio ciò che vuole… lui intende rovinarci, carpire tutti i nostri segreti, scoprire le nostre debolezze per poi usarle contro di noi! -
    - Stai delirando… -
    - Siete voi che delirate! - Ryo le osservò una ad una, gli occhi ridotti a due fessure. - Come potete stare così calme sapendo che lui… -
    - Stavate parlando di meee? -
Tutti e sette si voltarono verso le scale. Kisshu stava scendendo, con le mani intrecciate dietro la testa e l’espressione perfettamente tranquilla. Mizu lo seguiva a pochi passi di distanza: quando intercettò lo sguardo di Ryo sembrò sul punto di correre indietro, ma poi ci ripensò e raggiunse il gruppo.
    - Ti sei svegliato, finalmente… -
    - Sai micetta, cominciavo ad avere fame. - le rispose con un sorriso sghembo, che fece arrossire Ichigo, poi si accorse di Ryo. Alzò le sopracciglia scure, sorpreso. - Shirogane! E tu quando sei tornato? -
Ryo si avvicinò con una tale rapidità che Kisshu nemmeno se ne accorse. Il biondo sembrò sul punto di afferrargli il collo, poi notò le bruciature sul corpo pallido e lasciò perdere.
    - Contento di vedere che Mizu ti ha conciato proprio per bene - commentò con un sorrisino crudele, ma Kisshu non se la prese troppo.
    - Non dovresti trattare così la guest star del momento - replicò, così strafottente da far formicolare le mani di Ryo per la voglia di colpirlo. Keiichiiro e le altre li guardavano immobilizzati dalla tensione. Sapevano che mancava poco così che si prendessero a calci e pugni, ma non riuscivano a muovere un muscolo per impedire che accadesse.
    - Accordo o non accordo, se fai un solo passo falso ti sbatto fuori in cinque secondi - soffiò Ryo a meno di tre centimetri dal volto dell’Alieno.
    - Ho già detto che non ho loschi fini, voglio solo stare un po’ di tempo con la mia micetta… o questo è compreso nei passi falsi? - rispose l’altro, con la voce così bassa che lo sentì solo Ryo. E Zakuro.
    - Adesso basta! - sbottò la mew lupo, che si avvicinò e li afferrò entrambi per un braccio, allontanandoli con una forza molto maggiore di quella che sembrava possedere col suo fisico slanciato. - Smettetela di comportarvi come dei bambini sciocchi. Vedete di fare i bravi tutti e due, altrimenti ci penserò io a mettere fine allo scontro, e non vi piacerà… - per un momento il suo sguardo azzurro non era quello solito, ma del lupo solitario e selvaggio dentro di lei, e questo bastò per mettere a tacere i due.
Li lasciò andare dopo qualche attimo. Kisshu, con quel sorriso strafottente ancora sulle labbra, mandò un bacetto in direzione di Ichigo prima di voltare le spalle al gruppo e salire le scale. Ryo lo osservò sparire dietro l’angolo del locale, quindi borbottò qualcosa di indefinibile e prese la strada per il laboratorio. Keiichiiro e le ragazze si guardarono, indecise sul da farsi.
Poi Purin rise, improvvisamente, spezzando la tensione.
    - Mi sa che ci sarà da divertirsi… - commentò ridacchiando.
    - Oh, Purin… solo tu potresti pensare una cosa del genere! -

*

* fusuma: si tratta delle porte scorrevoli delle case giapponesi. Un fusuma è composta da un'intelaiatura in legno e da carta di riso.
** futon: sono i pavimenti giapponesi, composti da una serie di tappeti di canne di bambù.

  
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