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Autore: Temari    15/01/2013    2 recensioni
Raccolta partecipante alla challenge 'I Cinque Minuti del Martedì' indetto da KoaChan e NonnaPapera.
#29 - "Strano..." Era il termine che continuava a spuntare sempre più frequentemente nella sua mente
La challenge è stata sospesa fino a data da destinarsi per questioni relative al forum che la gestisce. :)
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Lives of Aaron and Keith'
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Salve a tutti! =D
Ok, questo capitolo è stato piuttosto difficile da scrivere... la challenge mi ha davvero messo in crisi stavolta XD Infatti temo di non essere riuscita a interpretare bene il prompt, ma volendo - chiudendo un occhio e girando la testa di lato -, si può cogliere il riferimento alla parola della settimana... *si arrampica sugli specchi*

Note:
Prompt => Organizzare
Wordcount: 302 (in circa 15 minuti)

Ja ne
Temari

Shards of Life




        Sentendo bussare alla porta, Aaron terminò velocemente di apparecchiare il tavolo e andò ad aprire. «Keith!» Disse, con un sorriso, facendosi da parte per lasciar entrare il ragazzo più grande, «Ho appena finito di preparare tutto—ho ordinato del cinese, va bene, vero?»
        «Eh? Ah, sì... Perfetto.» Rispose Keith, spostando lo sguardo da una parte e dall'altra, senza però posarlo direttamente sul ventitreenne.
        «Bene, allora, vogliamo mangiare?» Aaron prese due bottiglie di birra dal frigo e le posò in tavola, prima di sedersi. Sentendo il peso degli occhi verdi dell'altro su di sé, Keith sembrò riscuotersi e si affrettò a seguire l'esempio del padrone di casa.
 
        «Senti, Keith...» Aaron, seduto al tavolo della cucina - sparecchiato dopo aver finito di cenare - era intento a guardare il suo ospite dargli le spalle mentre lavava i piatti. «Non sei costretto a mettere a posto, sai.»
        Il venticinquenne sbuffò appena «Non lo faccio perché sono costretto: mi sembra il minimo che possa fare.» rispose, scrollando le spalle e prendendo un altro piatto insaponato dal lavello. «Non sono forse io quello che si impone, qui?»
        Aaron non poté fare a meno di ridacchiare al pensiero che Keith si sentisse in colpa a presentarsi a casa sua per mangiare: era stata una sua proposta, in fondo, che motivo aveva l'altro di sentirsi colpevole? «Se mi desse fastidio averti intorno, non ti avrei invitato, non credi?» L'altro non rispose e il silenzio calò nella stanza - solo con la TV che faceva da sottofondo -.
        Il biondo ventitreenne riprese il suo casuale scrutinio, la testa poggiata al palmo della mano, e l'unica cosa che gli passava per la testa in quel momento era che non gli sarebbe dispiaciuto conoscere meglio Keith... «Ehi.» Disse, attirando l'attenzione dell'altro e quando fu sicuro di averla, continuò «Sei libero uno di questi giorni...?»
        «Perché?»
        «Potremmo andare a fare un giro.»
 
   
 
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