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Autore: Melanto    03/08/2007    8 recensioni
Aria. Acqua. Terra. Fuoco. Alla disperata ricerca del Principe scomparso, mentre nel cielo rosseggia un'alba che odora di guerra. Una lotta contro il tempo per ritrovare la Chiave Elementale, prima che finisca nelle mani del Nero, e salvare il pianeta.
Siete pronti a partire?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementia Esalogy'
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ELEMENTIA
- The War -





CAPITOLO 2: I quattro Elementi (parte II)

Fyar Major, Città Elementale - Arcipelago delle Fyarandas ad Ovest delle Terre Centrali.

Bleeeeeuch!” fu quello che disse appena scese dalla paskat. Appoggiato alla chiglia rimise anche l’anima nell’acqua del molo.
“Me la pagheranno…” borbottò Master Hyuga tra un conato e l’altro, mentre cercava di far riprendere il suo stomaco sottosopra a causa della forte mareggiata che, sì, gli aveva permesso di arrivare a Fyar Major prima del previsto, ma gli aveva provocato anche il più terribile mal di mare della sua vita. “…oh, se me la pagheranno!” disse ancora, poi si piegò per svuotarsi nuovamente.
Fyar Major era la maggiore delle tre isole che formavano l’arcipelago delle Fyarandas, insieme a Fyar Minor e, la più lontana, Vestalys. Solo la prima e l’ultima erano abitate, l’altra aveva un’attività vulcanica troppo intensa ed instabile per poter essere colonizzata.
L’unico porto di Fyar Major ospitava numerose paskat mercantili che venivano a rifornire la Scuola del Fuoco essendo, questa, la sola costruzione abitata dell’isola. Dal molo si potevano scorgere le vette del Raiju[1] Mountain, vulcano attivo, avvolte dalla spessa e caratteristica coltre di nubi composta dalle polveri eruttive. Al suo interno era animata da tempeste di fulmini, visibili anche dal porto. Più in basso c’erano altre bocche nate successivamente alla formazione del Raiju, ma comunque in un tempo decisamente lontano da quello attuale: centinaia di migliaia di anni.
Ad ovest del molo erano presenti anche dei campi vulcanici, che ribollivano e gorgogliavano. L’odore di zolfo era la norma.
Sì, a occhi esterni, Fyar Major non era certo definibile come paradisiaca.
Master Hyuga cercò di assumere una stazione semi-eretta, reggendosi lo stomaco rivoltato come un calzino, e fece per muoversi in direzione della Scuola: col cavolo che avrebbe preso un màlayan per arrivarci! Piuttosto se la sarebbe fatta a piedi! Aveva bisogno di sentire la nuda e, soprattutto, ferma terra sotto le suole, senza essere ulteriormente sballottato nell’aria da uno di quegli equini volanti.
“Hai fatto presto” lo chiamò una voce a pochi passi da lui: Magister Wakashimazu lo osservava sorridente ma vedendolo pallido come un cencio, si ritrovò ad inarcare un sopracciglio, piuttosto pensieroso. “Kojiro, ma…”
“Non una parola, Ken, non una parola.”
“Beh, immagino che domandarti se tu abbia fatto buon viaggio sia superfluo” notò con un sorriso e incrociando le braccia.
“Ah ah, spiritoso, davvero” si mosse il Master puntando il sentiero sterrato che portava alla Scuola Elementale. “Perché sei venuto al molo?”
“Volevo venirti incontro e sapere che diavolo sta succedendo. Il marinaio che ci hai mandato non è stato molto chiaro a riguardo…”
“Doveva solamente dirvi di aspettarmi nella Sala Riunioni, il resto ve lo avrei detto io.”
Ken lo osservò con sospetto. “Problemi? Sei in anticipo di quattro mesi sul tuo programmato rientro, deve essere successo qualcosa di veramente grave a meno che…” e si avvicinò con espressione ironica “…tu non te la sia data a gambe, lasciando gli altri Master a fare da balie al Principe Tsubasa.”
Seee magari…” borbottò Kojiro, abbozzando il primo sorriso dopo giorni di pallore ed espressioni torve.
Magister Wakashimazu prese quella smorfia a fior di labbra per un buon segno e sorrise a sua volta, poi si guardò attorno interrogativo. “Ma… non prendiamo un màlayan? Ci metteremo un’ora buona andando a piedi!”
“Assolutamente no! Ho bisogno di camminare: che aspettino pure gli altri, che differenza fa? Ora più, ora meno… tanto stiamo arrivando!”
L’altro si limitò a fare un’alzata di spalle seguendo il Master che camminava con la sua solita andatura fiera; sarebbe stata una bella passeggiata, in fondo.

*

Alastra, Città Elementale - Pianure di Bryzla, Terre Centrali Orientali.

I torrioni, sospesi su letti di nuvole nivee, erano collegati da lunghissimi ponti arcuati e di un tenue colore avorio, che riprendeva i toni dell’intera struttura della Scuola Elementale.
Non c’erano cinte murarie o guardie al portone di ingresso. Alastra non aveva nemici dai quali difendersi ed ogni visitatore, anche se erano rari soprattutto a causa della sua astrusa locazione, era il benvenuto. Ennesima dimostrazione della pacifica condotta degli Elementi d’Aria.
Jun camminava lentamente e con le mani congiunte dietro la schiena osservando, dall’alto del ponte che stava traversando, il tranquillo svolgersi della vita all’interno del cortile centrale. Gli allievi erano sparpagliati per tutto lo spiazzo. A lui arrivavano i suoni gioiosi delle loro risa ingenue ed erano come musica per le sue orecchie, tanto da riuscire a distrarlo – anche se solo per qualche istante – dalle incombenti preoccupazioni che gli erano piovute tra capo e collo.
Era arrivato alla Scuola la sera precedente e, senza nemmeno riposare, aveva indetto una riunione di emergenza, lasciando i membri del Consiglio Scolastico piuttosto interdetti. Ancora ricordava di come le loro espressioni fossero virate dallo sgomento iniziale, nell’apprendere della dichiarazione di guerra da parte di Gamo e gli uomini del Nord, alla preoccupazione per la misteriosa sorte incorsa al Principe Ereditario. Per non parlare della decisione che, alla fine, aveva preso quasi arbitrariamente.
Sospirò, abbozzando un sorriso.
Era stato certo che non avrebbero approvato la sua scelta ed infatti non era stato smentito, tanto che Magister Pierre si era alzato, battendo le mani sul tavolo.
“Jun, ma stai scherzando?” aveva detto incredulo “Per quanto sia di Sesto Livello, ricorda che non ha alcuna esperienza fuori dalle mura della Scuola!”
Magister Diaz era intervenuto, strizzandogli l'occhio. “Però credo sia ora che l’uccellino lasci il nido, non trovi anche tu?”
“Non voglio la vostra approvazione” aveva concluso lui, in qualità di Master “La mia decisione l’ho già presa e non cambierà.” Si era rilassato contro lo schienale della poltrona. “Sono sicuro che sarà all’altezza della situazione.”
Quelle erano state le sue ultime parole a riguardo, prima di congedarli e concedersi così il giusto riposo. Eppure era convinto che nessuno di loro fosse riuscito a dormire davvero, un po’ come era successo a lui.
Avanzò ancora, mentre uno stormo di Elementi volava alto, sopra la sua testa, oscurando per qualche secondo il sole. Li osservò volteggiare in formazioni pittoresche, guidati dalla figura del Magister Diaz che insegnava loro Volo Acrobatico, poi scomparvero dietro un torrione e lui tornò ad osservare la via innanzi a sé.
Il ponte era ormai finito e stava per entrare in una delle torri dove avrebbe raggiunto la meta: in una delle classi c’era l’Elemento che avrebbe inviato a Raskal.
Lo scalpiccio dei sandali riecheggiava ovattato nel corridoio dal soffitto altissimo, ma illuminato dalla luce che proveniva dalle vetrate alla sua sommità. Si irradiavano raggi che fendevano il pulviscolo sottile, creando come un reticolato intangibile che intrappolava, metaforicamente, le paraste sottostanti dai busti angelici che emergevano dal muro di marmo in cui erano incassate.
Il suo sguardo si soffermò sulle aule che superava con benevolenza verso gli allievi che facevano lezione seguendo attentamente le spiegazioni dei Magister, fino ad arrivare nei pressi di quella che stava cercando. Si attestò sotto l’arco d’entrata, scrutando l’interno.
La stanza era di foggia circolare ed in pendenza. Lunghe fila di banchi si susseguivano divisi da una scalinata che portava al centro dove vi era la cattedra. La luce entrava dalle ampie vetrate che costeggiavano una delle pareti.
Individuò l’insegnante proprio accanto alla porta, a qualche passo da lui: osservava silenzioso gli allievi in profonda meditazione.
“Ti stavo aspettando” gli disse il Magister ancor prima che Jun si avvicinasse.
“Me la sono presa con calma” rispose con un sorriso che venne ricambiato dall’istruttore, e membro del Consiglio Scolastico, Taro Misaki. L’unico che, la sera prima, era rimasto in rigoroso silenzio per tutta la durata della riunione.
“Sono molto concentrati” disse l’insegnante in merito ai giovani seduti ed immobili come statue di sale.
Il Master mosse lo sguardo cercando l’Elemento che aveva scelto tra quelli presenti. Lo individuò qualche banco più avanti, scorgendone la testa, dai corti capelli scuri, e la schiena dritta. Le gambe erano incrociate e stava lievitando di qualche centimetro da terra, come tutti i suoi compagni. In quel momento, si domandò se stesse commettendo un errore ad affidare quella missione delicata proprio a lui, ma già sapeva la risposta. Era la stessa che lo aveva fatto decidere. Sorrise, rivolgendosi a Taro. “Anche se ieri non hai proferito parola, vorrei avere la tua opinione in merito.”
L’altro sospirò, annuendo. “Che vuoi che ti dica, Jun? Le mie perplessità sono le stesse degli, ma non sono le sue capacità a preoccuparmi… quanto il suo carattere.”
“Lo so. Trovi che sia troppo ingenuo, non è così? Ho avuto anche io questo dubbio, eppure è stato proprio pensando al suo modo di essere che ho fatto la mia scelta. Questa missione non solo richiede coraggio, che lui ha nonostante tenda a tenersi sempre in disparte, ma anche una grande sensibilità. E quella non gli manca.”
Taro annuì. “Per questo non mi sono opposto quando hai fatto il suo nome” disse sorridendo “Ero combattuto, ma ho deciso di appoggiarti… tanto sarebbe stato lo stesso anche se fossi stato contrario.”
Il Master tossicchiò imbarazzato, mentre il Magister si muoveva dirigendosi verso la cattedra e passando accanto ai giovani che non si erano minimamente accorti dell’arrivo di Jun tra loro.
Taro alzò le mani, frapponendo i palmi. Una intensa scarica elettrica si generò tra essi, producendo un cupo suono crepitante che strappò gli Elementi dal loro stato di meditazione.
“Avete fatto un buon lavoro, ragazzi. State raggiungendo livelli di concentrazione notevoli. La prossima volta vedremo come ve la caverete sotto minaccia di attacco. Potete andare.”
I giovani annuirono e si alzarono in piedi, profondendosi in un inchino. “Grazie per questa lezione, Magister Misaki” dissero in coro, poi lentamente cominciarono ad avviarsi verso l’uscita dell’aula, composti ed ordinati. Solo allora notarono la presenza del Master ancora fermo presso la porta e, mentre varcavano l’ingresso in direzione dei corridoi, lo salutarono educatamente per poi fantasticare sui motivi che avevano spinto il Caposcuola ad assistere alla loro lezione.
Il giovane rispose, accennando col capo nella loro direzione, poi si mosse, avvicinandosi all’Elemento che aveva scelto.
“Buongiorno, Master…” salutò quest’ultimo con un inchino ed i libri sotto il braccio. Di certo non si aspettava di venir fermato.
“Aspetta, avrei bisogno di parlarti, Yuzo.”

*

Agadir, Città Elementale - Lago Agadir, Terre Centrali Sud-Occidentali.

Le acque del lago Agadir erano fredde, ma piene di vita, e limpide.
Una vita che andava ben oltre la normale fauna che si poteva ritrovare in un qualsiasi specchio lacustre. I pesci non la facevano da padroni, ma si spartivano pacificamente il territorio con gli Elementi di Acqua che popolavano la Scuola sommersa la quale prendeva il nome dal lago stesso. E si vedevano nuotare, intorno all’edificio ricavato nella roccia granitica che delimitava il bacino, con le loro elegantissime code di pesce dal flessuoso movimento. Una caratteristica che era valsa loro l’appellativo di Tritoni, ma che non era assolutamente facile da ottenere. Per questo la Scuola Elementale era suddivisa in due edifici, anche se – in realtà – la struttura era solo una. La parte più alta emergeva di molti metri sopra la superficie del lago, ed era raggiungibile a piedi – dalla riva – tramite un ponte che era come ‘adagiato’ sul pelo dell'acqua.
Nella sommità emersa si svolgevano i primi nove anni di studi che segnavano, quindi, il passaggio dall’infanzia all’età adulta. I Livelli Asylum, Junior e Senior si sottoponevano fin da subito a rigorosi allenamenti che avrebbero permesso loro di poter restare anche a vita immersi nell’acqua. Il resto degli studi continuava nella parte sommersa, fino al diploma che li avrebbe promossi Minister. Da lì in poi ogni Elemento avrebbe scelto il proprio destino.
Master Matsuyama era sbucato nel lago Agadir attraverso il suo immissario sotterraneo che lo collegava direttamente a Raskal. Si muoveva velocissimamente e con movenze naturalmente sinuose, mentre fendeva l’acqua con la pinna caudale. La sua delegazione cercava di tenere lo stesso ritmo, ma l’Aquila di Mare sembrava avere una fretta del diavolo e finì col distanziarli di parecchi metri.
Attraversò a tutta velocità un banco di pesci facendoli disperdere, poi deviò in direzione di uno degli ingressi alla Scuola. Ormai l’edificio era nitido davanti ai suoi occhi e lo osservò con soddisfazione.
La parete granitica era stata finemente intagliate in migliaia di scanalature e lavorata con intarsi di corallo rosso proveniente dalle profondità dei mari al largo delle Terre Centrali. La forma bombata della superficie esterna e la sua lavorazione conferiva alla Scuola l’aspetto di un'enorme conchiglia dalle venature rossastre, che si colorava di ombre grazie ai raggi che riuscivano ad attraversare la superficie del lago ed arrivare fino a lì.
Rapidamente si intrufolò attraverso uno dei colonnati, scivolando lungo i corridoi e superando increduli Elementi che erano a dir poco perplessi di vederlo già di ritorno e, soprattutto, di vederlo nuotare a quella velocità.
L’Aquila di Mare ignorò tutti gli sguardi incuriositi, puntando direttamente uno dei tunnel di risalita. Si diresse nella parte emersa della Scuola di Agadir. Con movimenti decisi si aggrappò al bordo della vasca, che circondava l’imbocco del tunnel, e si issò rapidamente, mentre le branchie cominciavano a richiudersi ai lati del collo. La pinna riprese la forma di un paio di gambe e l’acqua scivolava dalla sua figura fradicia. Il Master non attese nemmeno la delegazione al suo seguito, ma si diresse spedito verso i corridoi dotati di un reale pavimento su cui camminare.
I giovani Elementi di Livello Senior, Junior ed Asylum lo guardarono avanzare, con espressioni cariche di ammirazione, e lui rivolse loro un sorriso che i piccoli ricambiarono con profondi inchini.
Magister Owairan(2) fu il primo che incontrò sui suoi passi.
Durante la sua assenza, Hikaru l’aveva incaricato di occuparsi della parte emersa della Scuola. Appena lo vide, Mark sorrise. “Il Principe doveva essere un vero portento se sei già qui!” scherzò, sistemando la lunga bandana che gli copriva il capo, ma l’altro lo prese per un braccio trascinandoselo dietro nonostante le sue proteste. “Ehi! Che diamine ti prende?!”
“Abbiamo un problema. Dove sono Schuster e Levin(3)?”
Il Magister continuò a guardarlo con espressione confusa, scuotendo il capo. “Non saprei… a lezione, forse…”
“Bene. Andiamo a prenderli”
Continuò a trascinarlo lungo il colonnato aperto e da lì il panorama era davvero pittoresco. Le acque del lago erano placide e limpide, ferme come una tavola azzurra nella quale si riflettevano i colori boschivi delle foreste circostanti. Si sentivano voci e schiamazzi provenienti dall’intorno dove i giovani allievi stavano facendo addestramento, sguazzando felici nell’acqua gelida.
“Mi spieghi che sta succedendo?” sbottò Owairan, continuando ad essere piuttosto interdetto. “Punto primo: cos’è tutta questa fretta? Punto secondo: devo dedurre che c’è un altro motivo per il quale sei tornato prima del tempo?”
“Aspetta, voglio che ci siate prima tutti e tre, così spiegherò una sola volta” lo liquidò in maniera sbrigativa il Master, guardandosi attorno e cercando di individuare Magister Schuster lungo una delle piattaforme che si diramavano dalla struttura come tentacoli adagiati sull’acqua.
Per sua fortuna lo individuò quasi subito e, sempre per un altro colpo di fortuna, c’era anche Levin con lui, che restava comodamente seduto lungo il bordo della piattaforma a suonare una cetra.
Franz stava insegnando Danza Acquatica Applicata a un gruppo di Elementi di Sesto Livello, e le note dello strumento pizzicato dalle dita lunghe di Stephan cominciarono ad arrivare alle loro orecchie quando li raggiunsero sulla piattaforma.
“Forza con quelle pinne! Datevi più slancio con i reni!” ordinava con decisione Magister Schuster. “E le braccia! Anche le braccia si devono muovere nella danza! Ecco! Meglio così!”
“Franz, interrompi tutto” si sentì comandare ad un tratto da una voce che riconobbe all’istante e lo fece voltare. Anche Magister Levin smise di suonare, regalando all’Aquila di Mare e al povero Owairan solo la coda dell’occhio non coperto dai capelli.
“Hikaru?!” domandò Schuster con incredulità “Cosa fai qui, così presto?!”
Il Master finalmente fermò la sua avanzata, lasciando andare anche Mark che si sistemò la bandana sbuffando indispettito.
“Statemi a sentire con attenzione” cominciò saltando tutti i convenevoli, mentre gli Elementi continuavano i loro esercizi non senza osservare con curiosità la riunione improvvisata. “Siamo in guerra contro Gamo.”
Stephan si girò completamente, sgranando gli occhi azzurri, mentre gli altri rimanevano per un momento con la bocca semiaperta.
“E il Principe e la Chiave sono scomparsi…”
Le braccia di Schuster vennero disincrociate lentamente e lasciate a penzolare lungo i fianchi, mentre Magister Levin si alzava addirittura in piedi.
Il Master rimase a guardare le facce dei membri del Consiglio Scolastico, che erano pallide come cenci, e pensò di essere stato forse troppo brutale.
Si passò una mano dietro la testa, abbozzando un sorriso decisamente poco efficace, tentando di stemperare la tensione “…quindi abbiamo un problema!”


[1]RAIJU: coloro che hanno letto il manga riusciranno a fare sicuramente il collegamento! Si tratta di un riferimento al tiro di Hyuga, il Raiju Shot ovvero il: Tiro della Bestia del Fulmine! (Tiro del Dragone nell’anime)

[2]MARK OWAIRAN: è un personaggio che compare nel manga, precisamente dal World Youth Hen in poi. E’ il capitano dell’Arabia Saudita. Un bel personaggio, lo ammetto. Intelligente e stratega, un po’ come Jun.

[3]STEPHAN LEVIN: è un personaggio che compare nel manga, precisamente dal World Youth Hen in poi. È il temibile capitano della Svezia. I suoi tiri, insieme a quelli di Cruyfort, hanno spezzato i polsi di Wakabayashi! XD potente, no?!


 

…Il Giardino Elementale…


Come vi avevo promesso nel precedente capitolo, inauguro una sezione ‘memorandum’ in cui potrete venire a spulciare ogni volta che non ricorderete qualcosa, e si chiamerà “Enciclopedia Elementale”.
Buona lettura a voi.

Enciclopedia Elementale – Volume Primo: Le Scuole Elementali e l’AlfaOmega

- Capitolo 1: La Scuola di Tyran
- Capitolo 2: La Scuola di Alastra
- Capitolo 3: La Scuola di Fyar
- Capitolo 4: La Scuola di Agadir
- Capitolo 5: Gli Stregoni dell’AlfaOmega

Angolino del “Grazie, lettori, grazie!XD”:

- Solarial: in primis, tessssora, grazie mille per i tuoi complimenti!XD *_* me contenta di sapere che continui a seguire questa storia… nonostante… il destino segnato di LUI! XD
E comunque, sì: Yukari è la Divinità Terrestre! XDDDDD
Uno spasso vedere Genzo che prega una statua con la faccia di Yukari! XDDDDD
Ma… Ma… MA! Come hai potuto confondere Karlz-stecchino con Schneider?! XDDDDD *_* lo so ciccina che era l’orario per via del lavoro!! *hihihihi* scherzooooo! *_*
Grazie mille per i tuoi complimenti!*_*Y

 

   
 
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