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Autore: koopafreak    15/01/2013    1 recensioni
Una serie di episodi indipendenti l'uno dall'altro e di estensione variabile dedicati ai miei regnanti preferiti. Alcuni di essi saranno frutto della mia fantasia, altri tratti direttamente dalla serie originale e presentati attraverso gli occhi dei protagonisti. Ognuno abbraccerà sfumature diverse e mi limito ad indicare la raccolta come generale perché non mi è possibile conciliarli tutti sotto un unico genere. Forse appena un pizzico, giusto una spolverata di BowserxPeach qua e là.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Bowser, Peach, Sorpresa
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fuori dal ghiaccio

« E lui cosa ci fa qui? » Bowser si era recato al Castello della Principessa per il solito rapimento di cortesia e adesso aveva scoperto adirato che quella che prima, sorvolando i giardini reali, credeva fosse stata un'allucinazione era invece una beffa della realtà.

« È stata un'idea di Peach, non mia. »

« Ripeto. E lui cosa ci fa qui? »

« La stessa cosa che ci fai tu: l'abusivo ingombrante » gli rispose nuovamente a tono Mario con le braccia conserte.

« È un tuo modo aristocratico per darmi del grassone, soldo di cacio? Non osare paragonarmi a quello scherzo della natura se non vuoi vedere i tuoi denti che volano » ringhiò il drago abbassando gli occhi all'altezza del suo opponente.

« È il mio nuovo giardiniere » rispose calma Peach sovrastando le voci dell'idraulico ed il Re Oscuro al principio del loro battibecco.

« Peach, ma ne sei veramente convinta? » Si girò verso di lei il fratello del suo paladino, seduto sulla spessa ringhiera della terrazza del castello, il quale aveva passato tutto il tempo quieto a sorvegliare la strana creatura in basso spostarsi lenta col suo passo vacillante tra le siepi e gli eleganti roseti. Dotty stava appollaiata sul suo berretto a godersi i raggi del sole sulle piume candide, anche lei osservando curiosa il nuovo residente al castello di cui si discuteva tanto ultimamente.

« Affatto. » La fanciulla annuì decisa.

« Ma, Peach, non mi fa stare tranquillo il pensiero che ti stia così vicino. Fino a poco tempo fa stava aiutando quel folle di Sogghigno a stravolgere l'equilibrio del mondo e adesso lo tieni addirittura nella tua stessa casa. Non capisco perché meriti tanta compassione. Lui di certo non l'ha avuta per nessuno quando Sogghigno era ancora vivo. » Mario era sicuro che presto o tardi avrebbe finito per rivoltarsi contro di loro appena si fossero distratti, una volta che si fossero azzardati a dimenticare a chi avessero permesso di varcare le loro difese sotto i propri sguardi. Non era da lui conservare tanta ostilità verso qualcuno come di fatto non ne nutriva per il suo vecchio nemico in fondo, abituato a gestire con pazienza le sue sistematiche intromissioni nell'armonia del Regno dei Funghi sin da quando erano bambini. Tuttavia, la ragione per cui l'idraulico tollerasse l'atteggiamento di Bowser alla fine consisteva nel fatto che il drago presuntuoso fosse sì un'autentica fonte di guai ed incomodi, ma era pur vero che non avrebbe osato torcere un capello a Peach e non avrebbe mai permesso a nessun altro di farlo.

Invece con l'ex sgherro di Sogghigno nei paraggi come poteva pensare che l'incolumità di Peach non fosse a rischio? Non dimenticò mai tutta la disperazione che lo aveva travolto quando l'ingegnere psicotico era riuscito a portargliela via, restando nell'inquietudine più profonda per ore non sapendo cosa ne sarebbe stato di lei se non fosse riuscito a raggiungerla in tempo: quella era stata l'unica occasione in cui era stato costretto ad affidarsi al koopa per salvare Peach, rimasto intrappolato nell'organismo di quest'ultimo.

« Lo so, ma non è stato così alla fine. Sogghigno è solo un ricordo adesso e lui non ha più nessuno, né una casa dove tornare. » Peach ripensò alle parole che lei e l'ex accolito si erano scambiati da soli. Lui nella mira delle lance dei suoi soldati e lei di fronte a mascherare la sua inquietudine mentre i ricordi di essere trascinata stordita e semisvenuta nella gabbia di vetro, dove le scariche elettriche le avrebbero ghermito il cranio in una morsa pungente, riemergevano vividi nella sua mente. Ripensò anche a quello sguardo di pietà che vide oltre la barriera, nascosto dietro un angolo, lontano dal ghigno malato dell'ingegnere, mentre cercava di non cedere e liberare la sua magia per sguinzagliare la Stella Oscura stringendosi le mani finché non era sopraggiunto l'intorpidimento al dolore.

« Quasi mi commuovo » commentò freddo Bowser incrociando le braccia. « Considerato che non ha ricevuto neanche un millesimo di ciò che si merita, mi viene una gran voglia di cogliere l'attimo e scendere giù a riprendere da dove avevo lasciato. »

« Per me basterebbe mandarlo esattamente dove dovrebbe stare. Sono sicuro che in carcere hanno un ottimo programma di riabilitazione » borbottò Mario mettendosi le mani in tasca e scrutando cinico oltre la ringhiera.

« Né l'una né l'altra cosa » replicò severa Peach girandosi verso di loro.

L'idraulico non controbatté ma era evidente che non approvasse minimamente quell'irragionevole presa di posizione, scambiandosi un'occhiata con Luigi che sembrava perplesso piuttosto che disturbato al riguardo.

« Hai idea di come aveva ridotto il mio castello? Mi ci sono volute settimane per rimetterlo in piedi! » Bowser invece non aveva alcuna intenzione di placarsi.

« Così come è stato col mio. E non siamo riusciti a rimuovere lo scheletro in titanio che Sogghigno ha innestato nelle pareti » rispose la Principessa.

Gli operai avevano “svuotato” gli interni del robot di tutti i circuiti ed i cavi che attraversavano i muri ed i soffitti, come la caricatura di un sistema nervoso che correva sulle ossa fredde e prive di vita, in modo tale che il rischio che si attivasse di nuovo non angustiasse mai più un solo suddito del suo reame. Ma per l'infrastruttura metallica non c'era stato nulla da fare a meno che non si avesse deciso di smantellare l'intero castello pezzo per pezzo. Gli architetti alla fine avevano espresso la loro approvazione sul non rimuoverla, asserendo che non vi fosse fondamentalmente bisogno in quanto al massimo avrebbe solamente reso la dimora più robusta e quindi la si poteva considerare addirittura un vantaggio. La consapevolezza comunque di vivere dentro un gigantesco scheletro ripiegato su se stesso dava una sensazione a dir poco inquietante, considerando anche che tutti lo avevano visto all'opera ancora attivo e che mantenessero ben chiara in testa l'immagine del suo castello trasformato in un grottesco mostro ambulante. Tutti tranne lei per fortuna, altrimenti le sarebbero venuti gli incubi.

Il koopa avvertì un vago senso di colpa essendo lui effettivamente il responsabile dello sfacelo alla casa di Peach, ma era anche vero che fosse stato il castello ad attaccarlo per primo. « Appunto. Allora non sprecare energie inutili e buttalo fuori a calci come avresti dovuto fare dall'inizio » le suggerì caldamente.

« Nessuno è mai stato buttato fuori a calci da qui. Non intendo cominciare. » Peach era serena ed irremovibile al tempo stesso.

« Ti ritroverai una brutta sorpresa, secondo me. Credi che ti sarà riconoscente? Che un giorno si sveglierà e farà voto di buona condotta a vita? Non l'hai guardato bene in faccia allora. Io sono sicuro di quello che dico perché l'ho presa a pugni per ben tre volte ed una quarta non stroppierebbe. » Il koopa fletté le dita controllandosi gli artigli della mano sinistra, rivivendo quei bei momenti. « Giardiniere? Non credo proprio. Il mio è un consiglio basato sui fatti: sbarazzatene prima che combini altri danni. Ma se vuoi aspettare finché non accada, la scelta è tua. »

« Allora aspetterò e, se succederà, ammetterò davanti a voi di aver sbagliato. Comunque sì, è un bravissimo giardiniere. Riconosce tutte le piante solo dall'odore e ha capito che due alberi del giardino fossero malati senza nemmeno guardarli. Sapete che l'olfatto di un cinghiale è tra i più acuti al mondo? »

« Sono così impressionato da soffocare » commentò ironico il koopa che evidentemente non apprezzava le meraviglie della zoologia quanto lei. « Ad ogni modo, da dove è spuntato Grugnostrano? Non l'avevo visto in circolazione da un pezzo altrimenti gli avrei fatto passare io la voglia di rifarsi vivo da queste parti. »

« Grugnosauro » lo corresse Peach. « E anche quello non è il suo nome. Sogghigno lo chiamava così perché secondo lui era più... » la Principessa fece un gesto vago con la mano. « Più “spaventevole” di Midbus. »

« Midbus? Che nome è? » Bowser batté gli occhi.

« Il suo. Me l'ha detto lui. »

Peach riferì esattamente ciò che aveva già raccontato ai fratelli Mario che anche loro si erano accorti quella mattina stessa dell'ultimo arrivato trovandoselo praticamente davanti: « L'abbiamo scoperto tre giorni fa a vagare nei sotterranei di Fungopoli. Era da tempo ormai che si vociferava di una presenza sinistra che si aggirasse laggiù. C'era addirittura chi affermava che fosse un fantasma perché nessuno lo aveva mai visto, si sentivano solo dei rumori sospetti e tutti i cestini del pranzo delle guardie nei paraggi continuavano a sparire. Alla fine un bambino per curiosità si è avventurato sottoterra ed è riuscito a fotografarlo prima di fuggire, allora lo abbiamo riconosciuto e sono scattate immediatamente le ricerche. Quando è stato circondato non ha opposto resistenza, nemmeno dopo essere stato scortato in superficie e così abbiamo parlato ».

Mai parole furono più sprecate con un ceffo di quella sottocategoria, pensò tra sé Mario ricordando lo sguardo spaccone e la pronuncia sgangherata dello scorbutico ex sgherro in quell'unica occasione quando lui e suo fratello avevano avuto il piacere di incontrarlo nel retro del giardino trasformato in discarica, quando il suo padrone era ancora vivo e barricato nel castello. Poi però si pentì di una considerazione tanto meschina, sebbene non potesse neppure vederlo.

« Okay, avete parlato. E con questo? Scommetto che ti ha raccontato una storiella strappalacrime su come lui non avesse mai voluto fare del male a nessuno, che lui in fondo è un bravo ragazzo, che da piccolo andava agli Scout tutti i giorni, che Sogghigno lo aveva costretto o magari gli aveva fatto il lavaggio del cervello e gne gne gni. Manfrine varie e scontate » replicò Bowser infastidito, anche lui profondamente turbato dall'esagerata vicinanza del suo vecchio nemico alla Principessa. E lo alterava inoltre il fatto che lei indirizzasse tanta attenzione a quel perdente che non se la meritava ed invece poteva benissimo dedicarla a lui. Questa ragione aveva contribuito ulteriormente alla mole di animosità che il koopa riservava per Midbus, insieme a tutte le altre.

« No, era pienamente consapevole di ciò che stava facendo e nessuno lo ha obbligato. » Peach non si scompose.

« Un motivo valido per scendere giù e dargli quello che si è cercato da solo, mi pare. » Il drago si chiese cosa mai passasse per la testa della fanciulla. Avrebbe pagato in oro per scoprirlo perché in quel momento si comportava come se fosse stata fuori di senno.

« Lo hai già punito abbastanza, Bowser. Non serve continuare. »

« Lo decido io quando è abbastanza e siamo parecchio lontani dalla quota minima. » Questi aveva già cominciato ad agitarsi ed i fratelli tesero i muscoli tenendolo d'occhio, pronti ad intervenire al primo segno di belligeranza.

« Per favore, non arrabbiarti e lasciami fare, va bene? Se mi sarò sbagliata, allora non interferirò più e potrai farti giustizia a modo tuo » propose la Principessa senza vacillare nella sua sicurezza, continuando a fomentare i dubbi dei presenti sull'intera faccenda. Contro ogni statistica, Bowser ritrovò la calma e la guardò attentamente per un lungo momento.

« Farò come vuoi tu, per questa volta. Ma è meglio che tu abbia ragione perché se mai si azzarderà a giocarti un brutto scherzo, ovunque si nasconda, ovunque si illuda di averla fatta franca, lo stanerò come un coniglio e mi assicurerò personalmente che di lui non resterà più nulla. Hai la mia parola su questo. »

Peach annuì e dopo un attimo di incertezza, sapendo che il drago avrebbe mantenuto fino in fondo quella promessa con tutta la sua ferocia, gli tese la mano. Bowser la cinse delicatamente tra i suoi artigli, suggellando quel patto ed assicurandole che se non gli avesse dato un'ultima buona ragione, Midbus non sarebbe incorso nella sua vendetta. Anche Mario e Luigi avevano dovuto prendervi parte e garantire che il nuovo ospite non li avrebbe avuti come nemici a meno che non ci fosse stata la giusta provocazione.

« Ma perché lo fai? » le chiese Bowser non senza un'ombra di scetticismo, pronto a puntare qualsiasi cifra sull'esito opposto a quello auspicato dalla fanciulla, qualunque esso fosse.

« Voglio solo dargli una possibilità » fu la risposta accompagnata da un sorriso.

In basso, tra le aiuole colorate e le siepi perfettamente potate, ignaro di essere diventato l'oggetto di una scommessa, la figura possente per metà sauresca e per metà suina dell'ex braccio destro di Sogghigno si spostava da un angolo fiorito del prato all'altro più lenta e ciondolante del solito, a causa di una zampa malconcia che non aveva ancora finito di ristabilirsi dopo l'ultima pesante sconfitta col Re Koopa. La Principessa gli aveva offerto un fungo risanante per le ferite che aveva sparse su tutto il corpo, ma Midbus aveva rifiutato considerandolo come un gesto di pietà e lui non voleva la pietà di nessuno. Tanto per lui il dolore non costituiva un problema. Però aveva permesso che venissero medicate e fasciate, solo perché la Principessa aveva continuato ad insistere. Perché lei non lo avesse buttato a marcire in una cella distruggendo poi la chiave appena si erano rivisti proprio non era riuscito a capirlo. Quello che aveva fatto a lei, al suo castello e che stava per fare al suo regno era imperdonabile. Nessun altro al mondo si sarebbe comportato come la Principessa che non lo aveva giudicato, punito o per lo meno insultato. Niente di niente.

Quando era riuscito a liberarsi dal robusto involucro di ghiaccio, i suoi poteri erano completamente prosciugati e non poteva neanche alzarsi in piedi. Udendo le grida di giubilo provenire da fuori la carcassa malandata del castello aveva capito che Sogghigno era stato sconfitto. Solo in seguito aveva appreso che era morto. Non gli restavano altro che freddo, dolore e le forze sufficienti per zoppicare verso la via di fuga più vicina possibile prima che venissero a prendere anche lui. Con l'olfatto aveva individuato il condotto che esalava l'aria stantia e umida dei sotterranei e senza pensarci due volte aveva tagliato la corda da quella parte, rifugiandosi nell'ala dimenticata del sottosuolo dove nessuno osava circolarvi da decenni. Lì aveva aspettato, aspettato e aspettato, mangiando quello che poteva rubare in giro e sperando in un segno di vita da parte del suo padrone che sarebbe venuto a cercarlo per reclamare insieme la loro vendetta. Poi si era arreso all'evidenza che Sogghigno lo avesse abbandonato oppure non poteva raggiungerlo, ma era troppo malmesso ancora per uscire alla luce del sole ed imbattersi nei soldati del castello o peggio in Bowser, che avrebbero sicuramente smaniato di fargli la pelle per festeggiare il suo ritorno. Così si era rassegnato a restare laggiù, in attesa di nemmeno lui sapeva cosa visto che il mondo di sopra gli era categoricamente precluso.

Un bel giorno però uno di quei funghetti del posto si era calato nel suo nascondiglio ed era riuscito a sorprenderlo nel sonno, scattando una foto ed accecandolo col flash prima che potesse acciuffarlo. La sera stessa, anche se dopo uscendo si era accorto che era mattina, nei sotterranei si finiva ineluttabilmente per smarrire la concezione temporale, scesero a prenderlo con la delicatezza persuasiva delle picche e non si difese. Non ne vedeva il motivo dato che non aveva più nulla. Invece di essere portato direttamente in carcere o nelle segrete del castello, che poi scoprì non fossero comprese nella pianta della costruzione, fu scortato di fronte alla Principessa che aveva espresso l'ordine preciso di poterlo vedere subito. Fu lei a comunicargli del destino di Sogghigno e che fosse avvenuto per sua stessa mano. Midbus non aveva detto niente alla notizia perché in fondo se lo era sentito. Ed anche perché aveva tante di quelle picche puntate addosso da toad tremanti e talmente impauriti di lui che, se gli fosse sfuggito un solo starnuto, la loro paranoia avrebbe finito per farlo infilzare come un puntaspilli.

Poi la Principessa gli aveva chiesto per quali ragioni avesse appoggiato Sogghigno nel suo progetto di distruzione, se fosse stato consapevole delle conseguenze delle sue azioni e se gli fosse importato qualcosa di tutti quelli che ci sarebbero andati di mezzo. La sincerità di Midbus era stata quasi da ammirare: non era un progetto di distruzione ma di conquista e lui voleva prendersi potere e terra finché c'era da arraffare per sistemarsi come un pascià sino alla fine dei suoi giorni; sapeva benissimo cosa stava facendo e non gli era chiaro il senso di una domanda tanto stupida (e lì le lance erano avanzate verso di lui di qualche centimetro) e no, non gli importava un accidente di chiunque si fosse parato sulla sua strada per ostacolarlo (altri pochi ma preziosi centimetri in meno tra lui e le punte affilate).

Sebbene il dolore prolungato e l'ombra malinconica nei sotterranei avessero reso quel periodo di esilio forzato un'eternità, si ricordava perfettamente il viso della Principessa dal loro ultimo incontro dopo che Sogghigno l'aveva chiusa nella sfera di assorbimento per sottrarle l'energia necessaria a liberare la Stella Oscura. Era stata sfortunata a riprendere i sensi esattamente un attimo prima che Sogghigno attivasse il marchingegno e le scariche partissero, perché da addormentata non avrebbe fatto resistenza e non avrebbe sentito nulla, invece non era andata come previsto e l'ingegnere non aveva avuto intenzione di fermare tutto proprio ad un passo dal realizzare il suo progetto. Lei lo aveva guardato da dietro il vetro mentre combatteva e soffriva ed era stato un valoroso tentativo di rimandare l'inevitabile, Midbus gliene aveva dato atto. E assieme ad un barlume di ammirazione per quella creatura tanto fragile ma tenace era sorta inaspettatamente la compassione: una scoperta completamente nuova per lui. Aveva sperato in quel momento che la macchina si sbrigasse e che lei non avesse dovuto penare lì dentro ancora a lungo, mentre Sogghigno la scherniva e rideva dei suoi patetici sforzi. Poi era arrivato Bowser e non aveva avuto più tempo di pensare alla sua rivoluzione emotiva, perché gli riusciva più facile concentrarsi su una cosa alla volta.

Tornando al suo colloquio straordinario ed alle picche, la Principessa aveva dato il comando di abbassare le armi ed i toad confusi, dopo averselo fatto ripetere ancora, obbedirono arretrando e sistemarono le lance al loro fianco in posa vigile, guardandolo timorosi e ancora più tremanti. Anche Midbus l'aveva fissata basito. Allora lei gli aveva chiesto cosa intendeva fare ora che Sogghigno non esisteva più e la Stella Oscura era svanita in chissà quali meandri della galassia. Lui ci aveva pensato su ed aveva concluso con un'alzata di spalle: nemmeno lui lo sapeva. Tutto era andato perso assieme a Sogghigno: le sue speranze, le sue aspirazioni, i suoi mezzi per raggiungere ciò che aveva da sempre desiderato. Sapeva solo picchiare duro, per questo l'ingegnere lo aveva voluto con sé con la promessa di avverare i suoi sogni di potere e lusso. Non aveva niente prima, non aveva niente adesso e non vedeva prospettive diverse per il futuro specialmente se circondato da soldati armati e scattosi. Così, quando lei di punto in bianco gli aveva offerto una chance per redimersi, non gli era parsa una cattiva idea accettare.

Ecco dunque come era arrivato lì, nei giardini della reggia reale, ad annaffiare fiori, potare piante, spostare carichi di terriccio e svolgere tutti i compiti di un giardiniere professionista. Per non averlo mai fatto prima gli riusciva bene. Forse perché la sua parte di cinghiale era immersa nel proprio elemento ed era un mondo di tracce invisibili a qualunque altro olfatto che lui invece conosceva a memoria e sapeva interpretare con l'aiuto dell'istinto. L'ispirazione per assegnargli quell'incarico era nata quando, passeggiando per i fatti suoi a sgraffignare i frutti dai rami, aveva individuato per caso la traccia sospetta dei due alberi malati e si era involontariamente conquistato un posto di lavoro. Realizzò in poco tempo che la cosa non gli spiaceva: gli odori vivi e armoniosi del giardino gli svuotavano i polmoni del tanfo indimenticabile dei sotterranei; sapeva da solo cosa doveva fare senza dover ricevere ordini da nessuno; poteva prendere tutta la frutta che voleva e aveva vitto e alloggio assicurati. Non gli importava un fico secco se gli abitanti lo evitassero come la peste, eccetto una giovane toad con le trecce rosa che aveva il coraggio di salutarlo quando si incrociavano e ogni tanto osava addirittura rivolgergli la parola. D'altro canto la Principessa gli faceva visita spesso, fermandosi pure a chiacchierare ed osservarlo lavorare. Una volta gli aveva anche portato una torta. Nonostante la sua vita avesse subito una svolta radicale dal programma di conquista originario e non avesse portato a termine la sua corsa al potere, forse le cose avrebbero potuto funzionare lo stesso.

Sussultò udendo degli strepiti adirati provenire dalla terrazza del castello ed alzò il grugno perplesso aguzzando la vista per capire cosa stesse accadendo oltre la ringhiera, ma il sole gli impediva di localizzare i responsabili della confusione. Riconobbe la voce di Peach colma di indignazione e un'inconfondibile risata gutturale che ricordava di aver sentito nei momenti peggiori della sua vita. Una sagoma tondeggiante si allontanò rapidamente dal tetto e Midbus scrutò Bowser al comando di un velivolo dall'aspetto improbabile, indirizzando versacci e beffe a qualcuno che gli stava tuttora urlando dietro dal balcone agitando il pugno in aria. Peach stava comoda nella presa del drago con le braccia conserte ed un broncio di disappunto tracciato sul viso. Lo scorse assistere allibito allo spettacolo tra le aiuole, gli sorrise e lo salutò con la mano mentre si faceva sempre più piccola in lontananza e l'allarme dilagava per il castello.

« Non impressionarti » lo rassicurò una vocina accanto a lui. Midbus abbassò gli occhi e vide la piccola toad con le trecce fissare la medesima scena con la massima tranquillità per poi incontrare il suo sguardo. « Ordinaria amministrazione. »


Nota d'autrice:

One shot corposa questa, pardon.
Non mi piace lasciare le cose in sospeso e ho voluto trovare una soluzione per Midbus, dimenticato a fare la bella statuina di ghiaccio al Castello di Peach, così da togliermi il pensiero che mi è rimasto fisso in testa da quando ho completato il gioco. E visto che adoro questo personaggio ho optato per una fine più allegra di Sogghigno.
Lo avevo già detto ma lo ripeto anche qui: “Grugnosauro” non lo sopporto come nome. Preferisco la variante inglese perché trovo gli stia meglio, è una mia fissazione.

Grazie di aver letto il seguito della sua storia. :]



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