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Autore: RubyChubb    04/08/2007    7 recensioni
Una rivista, una ragazza incasinata e casinista, il suo coinquilino gay, la sua collega pazza... e tanti guai! 'scusate la stupidità del titolo e della presentazione, ma ho trenta gradi di caldo in casa....'
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Life, Love and Hate by Tom and Mac' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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8. LIKE A VIRGIN



Bill accese un'altra di quelle sigarette e, dopo un paio di tiri, la consegnò a Georg. In quel mentre, sentirono bussare alla porta e Gustav, in uno slancio di gentilezza, andò ad aprirgli.
"Ve la farò pagare! Teste di cazzo che non siete altro!", urlò Tom, entrando immediatamente nella stanza e coprendosi con la prima cosa che aveva trovato, che non era altro la borsa di Mac.
"Metti giù la mia borsa!", fece lei, tirandogli le sue mutande, fino a quel momento appese inerti sul pomello della testata del letto. Il ragazzo, talmente rosso che sembrava avere tutto il sangue che confluiva sulla sua faccia, si voltò e si mise di nuovo i suoi boxer.
"Per poco non hanno chiamato la polizia! Voi siete delle merde!", fece poi, chiudendosi nel bagno.
"Ops… Si è incazzato...", disse Mac.
"Gli passerà presto. Non ha portato niente però... ma lasciamo stare.", fece Bill, dandole la sigaretta.
"Allora, riprendiamo con il gioco? A chi sta?", fece Mac, fumando.
"Ricomincio io!", fece Gustav, "Georg, verità o penitenza?"
"Verità.", fece lui.
"Da quanto tempo non fai più sesso?"
"Ma quanto siete curiosi...”, fece lui. Poi aggrottò la fronte e riflettè sulla risposta, “Sono sei lunghissimi mesi..."
"Così tanto? Non ci credo...", disse Bill, scettico, "Ma non avevi conosciuto quella ragazza..."
"Voleva trattenersi fino al matrimonio...", fece Georg, e gli altri compresero il motivo per cui era in astinenza, "E tu, Bill, verità o penitenza?"
"Verità."
"Quella lì che avevi conosciuto... si dice che avesse delle strane manie... quali erano?", gli domandò.
"E chi te lo ha detto?", esclamò lui, sorpreso.
"Ovviamente Tom.", fece l'altro.
"Non tiene un segreto nemmeno se gli cuci la bocca e gli leghi le mani..."
"E quindi? Ce le aveva o no queste manie?", gli fece Mac, dandogli un colpetto con il gomito e guardandolo maliziosamente.
"Sì... era una di quelle un po'..."
"Quelle con il frustino e le manette?", fece Gustav, con occhi sbalorditi.
"Quasi..."
"E ci stai sempre insieme?", gli fece ancora Mac.
"Ma quante domande! Dovevo rispondere solo a quella di Georg o sbaglio?.", fece Bill, imbarazzato, " Mac, verità o penitenza?"
"Verità."
"Sei vergine?"
La ragazza abbassò gli occhi verso il letto e si fece un po' rossa.
"Beh... ancora sì..."
I ragazzi la guardarono per un attimo in silenzio.
"Dici sul serio?", fece Georg.
"Vuoi controllare?", ribattè subito Mac, lievemente stizzita..
"Dai, non ci credo!", disse Bill ridendo, "Una tipa sveglia come te..."
"Cosa intendi dire...", disse la ragazza, che sentiva salirle la rabbia.
"Che non me la dai a bere...", fece lui, sorseggiando la sua birra.
Mac non sapeva se prendergli la bottiglia di mano e spaccargliela in testa o se dargli un pugno sul naso e romperglielo. Ma non fece nessuna delle due cose: semplicemente si alzò senza proferire parola e si chiuse in bagno.
"Hey, non ti ha insegnato nessuno cos'è la privacy?", sbottò subito Tom, che si era sdraiato nella vasca in completo relax.
"Vaffanculo... mi ero scordato che c'eri tu...", disse Mac, preparandosi per uscire di nuovo.
"Dai, puoi rimanere... Chi si chiude qui dentro ha sempre qualche motivo per essere incazzato… Cosa ti hanno fatto?”, le chiese.
“Bill ha ironizzato su una mia cosa… molto privata.”, spiegò lei, rimanendo molto sul vago.
“Cioè?... se posso saperla.”, disse Tom.
“Beh… prometti di non metterti a ridere o a giudicarmi?” , volle accertarsi Mac, “Almeno questa volta, cerca di essere obiettivo e di non sfottermi.”
Si sedette a terra, con la schiena appoggiata alla vasca dentro alla quale Tom se ne stava sdraiato, ed incrociò le gambe, tenendole vicino al petto.
“Ci posso provare.”, disse lui.
Mac prese un lungo respiro e confessò.
“Ho detto di essere ancora vergine e loro non mi hanno creduto.”, disse, appoggiando la testa sulle ginocchia.
Attese una risposta, una risata, uno sbuffo da Tom, ma non arrivò niente di questo.
“Dici niente?”, gli fece.
"Davvero sei vergine?", chiese lui.
"E basta! Avevi detto che non mi sfottevi!", esclamò Mac.
“Mica ti sto prendendo per il culo!”, si giustificò lui, “Volevi che ti dicessi qualcosa e te l’ho detto!”
“Sei un coglione tale e quale agli altri.”, disse lei, scocciata e nervosa.
"Ok, scusa, hai ragione... comunque io ti credo..."
"Oh sì… che bella consolazione.", fece lei, sacrasticamente, "Ho bisogno di bere..."
“Non c’è alcol qui dentro. E io non esco.”, disse To, incrociando le mani dietro la testa.
”Faccio io…”, sbuffò Mac.
Uscì e, senza rivolgere nè parola nè uno sguardo ai tre, si prese una bottiglia di birra, la stappò e la portò in bagno.
Ne bevve diversi sorsi avidamente e poi la porse al ragazzo, sedendosi di nuovo contro la vasca.
"Siete davvero insensibili, a volte.", disse lei, "Ci sono modi e modi di dire le cose."
"Uh?", fece Tom, che evidentemente non l'aveva ascoltata.
"Niente, solo un discorso stupido. Ripassami la birra."
Forse fu Tom a lasciarla troppo presto, forse fu Mac a non prenderla nel momento giusto, fatto andò che la birra le si versò tutta sulla maglia.
"Eh no! Oltre ad essere deficiente sei anche paralitico!", sbottò lei, guardandosi la maglia, impregnata completamente di birra.
"Pure tu, potevi prenderla prima!", la brontolò Tom, sicuro di non essere colpevole dell’incidente.
”Non ho nemmeno una maglietta di ricambio…”, si lamentò Mac.
Ne adocchiò però una, penzoloni sulla maniglia della finestra del bagno. Sicuramente era di Georg, quella era la sua camera. Sperando che fosse pulita e senza cattivi odori indosso, decise di indossarla al posto della sua, fradicia e puzzolente.
"Spero che non ti dispiaccia!", disse a Tom, dandogli le spalle e togliendosi la maglia e per indossare l'altra.
"Nient'affatto... adesso per lo meno ti vedo dal vivo.", disse Tom, allietato dalla vista della schiena semi nuda di Mac. Doveva ammettere che aveva proprio un bel didietro... Anche il tatuaggio che aveva tra le sue scapole era decisamente carino…
"Sei il solito maschio arrapato", fece Mac, scocciata da tutta quella situazione. Era stata fortunata, la t-shirt era sicuramente pulita e non odorava di uomo, cioè non puzzava di sudore.
Dopo essersi lavata le mani per togliere via i residui di alcol, si sedette sul ripiano del lavandino. Le frullava una domanda in testa.
"Adesso mi devi spiegare per quale motivo non hai risposto a quello che ti ha chiesto Bill. Ti imbarazzava dire a cosa pensavi mentre ti divertivi da solo perchè c’ero io, che sono una ragazza?"
"No... tranquilla...", fece lui, indifferente.
"E dai! Guarda che non mi scandalizzo mica tanto facilmente. Sarò anche vergine ma mica sono stupida, ho tantissimi amici uomini e ne sento di cotte e di crude.", disse lei.
"Lasciamo perdere... piuttosto, come mai tu ancora....", fece Tom.
"Non si cambia discorso...”, lo riprese lei ma, comprendendo che era molto restio nel dare una giustificazione al suo comportamento, ci passò sopra.
“Se non vuoi rispondere non insisto.”, disse Tom, facendo spallucce.
“No, non è per quello… beh, sì, conosco sempre tanta gente, ma diciamo che con la maggior parte di queste persone non vale la pena nemmeno perderci un attimo a parlarci..."
"In altre parole non hai trovato la persona giusta...", intuì Tom.
"Per niente..."
"Secondo me ti servirebbe del buon sesso per migliorare il tuo caratteraccio!", disse Tom, cercando di provocarla.
"Forse hai ragione...", rispose lei, lasciandolo abbastanza di stucco.
"Non hai intenzione di uccidermi per quello che ho detto?", fece lui, incredulo.
"Avrei dovuto, ma mi sento strana... non so nemmeno perchè mi sto confidando con te... forse sarà l'alcol che ho in circolo."
"Lo penso anche io. Non è che poi domani mi fai fuori perchè so troppo?"
"Puoi stare tranquillo, Tom dei Tokio Hotel."
"E smettila di chiamarmi in quel modo!", la rimproverò.
“Allora ti chiamerò Kaulitz… Tom è un nome da cani.”, disse Mac, ridendo.


Bill aveva la tentazione di attaccare l'orecchio alla porta del bagno per sentire che cosa stessero facendo quei due. Non si capiva niente, solo qualche risatina ogni tanto.
"E dai! lasciali in pace...", disse Gustav, "Magari stanno approfondendo la loro… amicizia…"
"Non credo proprio.", fece Georg, "Si odiano!"
"Sai come dice il proverbio?", gli disse Bill, con sorriso smaliziato..
"Quale proverbio?"
"Chi disprezza compra… o qualcosa del genere.", si spiegò Bill.
"Neee, non ci scommetterei un capello.", disse Georg, prendendo l'ultimo sorso della birra. Oramai era finito tutto l’alcol, erano rimasti solo la coca e qualche aranciata che erano già presenti in camera.
"Sto incominciando ad avere una certa fame...", disse Gustav.
"Anche io... ma non credo ci faccia bene mangiare adesso, con tutta la birra che abbiamo nello stomaco... non vorrei trovarmi in bagno a vomitare o peggio.", disse Bill.
"Già... che facciamo ragazzi, dormiamo?", propose Georg.
"Perchè? Tu hai sonno?", cli chiese Bill.
"Partita alla playstation?", propose Gustav, trovando che gli altri erano più che favorevoli. Uscirono dalla camera, non preoccupandosi degli altri due e si infilarono in quella di Tom, dove la consolle li aspettava in trepidante attesa..
"Dove sono gli altri?", chiese Mac, alla quale era sembrato di sentire il rumore di una porta che si chiudeva.
"Di là… perchè?", rispose Tom.
"Aspetta un attimo...", fece lei. Si alzò e, aprendo uno spiraglio di porta, vide la camera era vuota.
"Dove cavolo se ne sono andati?", sbottò Mac.
"Sicuramente sono in camera mia a giocare alla playstation... ci scommetterei la testa!", rispose Tom, sbuffando annoiato.
"Che maleducati! Potevano anche dircelo...", si risentì Mac, incrociando le braccia delusa.
"E chi se ne frega!", disse Tom, che evidentemente stava bene anche dentro la vasca.
"Non ho voglia di rimanere sola con te...”, gli disse Mac, “Torno dagli altri."
"Perchè cosa ho? Puzzo per caso?", fece lui.
"Beh... diciamo di sì."
Al che Tom si annusò le ascelle, trovandole linde e inodori. Nel frattempo però Mac se n’era uscita di lì e stava lasciando la stanza, così anche lui, che da solo non voleva certo rimanere, la seguì.
Pensò a quanto strana era stata quella serata… Mentre camminava si sentiva così leggero, una sensazione che non aveva provato molto spesso. Gli venne quasi da credere che in quella sigaretta non ci fosse solo tabacco.


La porta bussò e se non fosse stato per Georg che era disoccupato sul letto, nessuno sarebbe andato ad aprire. Gli altri due erano troppo impallati davanti allo schermo del tv, ipnotizzati dall’ultima versione di ‘Gran Turismo’.
"Embè? Che ci fai con la mia maglietta addosso?", fece a Mac, vedendola con  una t-shirt di sua proprietà..
"Quel paralitico di Tom mi ha versato addosso la birra...”, gli spiegò Mac, “L’ho trovata appesa alla maniglia della porta e me la sono messa, non volevo puzzare di birra per tutta la sera. Non è che ti dispiace?"
"Potevi anche chiedere...", le fece, dato che non era abituato a vedere le sue magliette indosso ad altre ragazze che non fossero state quelle con cui si divertiva…
"Potevi anche chiedere...", disse Mac, facendogli il verso, "Non mi fai entrare?"
"Ah, sì certo...", fece il ragazzo, spostandosi dalla porta.
Mac entrò si buttò sul letto, senza chiedere permesso a nessuno, anche perchè gli altri due erano troppo occupati per degnarla di una risposta o uno sguardo. Si stava trovando molto a suo agio, pensò Georg, non era più rigida e acida come prima… magari l’alcol l’avevano abituata a distendersi. Era anche tremendamente carina con la sua maglietta…
Il ragazzo non fece nemmeno in tempo a terminare il pensiero che ribussarono alla porta.
"Spostati.", tuonò Tom, appena gli ebbe aperto l’uscio.
"No.", rispose Georg, assumendo un tono saccente, "Si dice per piacere."
"Spostati... per piacere.", gli disse l’altro, ironicamente.
"Già meglio...", disse Georg ridendo e lo fece entrare.
A peso morto, Tom  lui si buttò sul letto, accanto a Mac, sicchè a Georg non rimase altro che distendersi sul divano, se non voleva rimanere in piedi come un attaccapanni solitario.
"Hey... che ne dite di prenderci un'altra sigaretta?", propose Bill, mettendo pausa al gioco con Gustav.
"Vado io! Vado io!", fece Georg, che non aveva trovato nemmeno il tempo di accoccolarsi nella posizione giusta.
"Prendi anche da bere e da mangiare, mi sta venendo fame! E anche la mia borsa!", disse Mac, terminando la lista.
"E poi? Una fettina di culo a testa?", disse lui, uscendo dalla stanza, scocciato.
Mac tornò a fissare il soffitto con le mani dietro la testa, distesa sul letto, con le gambe piegate. Era sicura che doveva fare qualcosa di importante, ma non riusciva a ricordarsi cosa. Si mise lì a riflettere ma, anche se si concentrava, proprio non le veniva in mente.
"Che c'è?", le chiese Tom, vedendola pensierosa.
"Devo fare qualcosa di importante ma... non mi ricordo!", fece lei, iniziando a ridere.
"Sei proprio malata!", disse l'altro, ridendo a sua volta.
Quando Georg rientrò, abbracciando ciò che era stato incaricato di prendere, Gustav e Bill, finora incollati davanti allo schermo, staccarono il videogioco e raggiunsero gli altri sul letto. Fu Tom ad accendere la sigaretta e a prendere la prima boccata di fumo.
"Secondo me... questo non è solo tabacco...", disse poi, quando tutto il fumo gli fu uscito dalle narici, lentamente..
"No, cosa dici mai!", disse Georg, dopo che ebbe ricevuto la sigaretta dall'amico.
"Lo pensavo anche io….", disse Mac.
"Non mi ero mai sentito così stordito dopo aver fumato.", disse Bill.
"Io non so come ci si sente dopo una sigaretta... ma stasera ho pensato alle cose più assurde!", disse Gustav.
"Anche io!", disse Georg, prendendo a ridere.


Sentiva un dolorino basso, all'inguine... doveva andare in bagno...
Cercando di recuperare le forze, soprattutto quelle mentali, mise i piedi fuori dal letto. La toilette le sembrava lontano un chilometro, ma Mac doveva proprio andarci, pensava che se la sarebbe fatta addosso. Lo raggiunse lentamente, aveva bisogno anche di sciacquarsi la faccia. 
Dopo che si fu liberata di quel peso alla vescica, aprì il rubinetto del lavandino. Si abbassò per prendere una manciata di acqua e sentì i capelli caderle in avanti. Non si ricordava di averli sciolti, ma con tutto quello che aveva bevuto... e fumato, magari il bastoncino si era tolto da solo.

….

Fumato…

In un attimo realizzò che quel deficiente svedese non le aveva dato delle sigarette normali. Eppure non lo aveva capito subito, l'odore era quello del tabacco, non le era parso che fossero state... sigarette illegali. Ma adesso comprendeva perchè si sentiva la testa così leggera, perchè le parole le uscivano fluide e senza un senso apparente... Sicuramente quel disgraziato aveva mescolato tabacco con qualcos'altro, gliel'avrebbe fatta pagare.
Con una mano a tenere i capelli, Mac si sciacquò il viso e la nuca, come faceva sempre per recuperare un po' di salute mentale quando aveva bevuto troppo... o si era fumata una canna. A testa bassa, si chiedeva che ore fossero e dove si trovata. Doveva tornare a casa, il suo lavoro era finito, ma non si ricordava dove aveva messo le chiavi della macchina.
"Cazzo! Dovevo fare l'intervista!", disse sottovoce.
"Cosa?", fece una voce dietro di lei.
Mac avrebbe voluto voltarsi di scatto, ma i suoi movimenti erano ancora molto rallentati. Le riuscì farlo solo con estrema lentezza, afferrando il bordo del lavandino per non cadere.
"Chi sei?", chiese allo sconosciuto. Viso e voce familiare, però il cervello ancora non voleva collaborare.
"Come chi sono... sono io Mac...", fece lui.
"Ah già...”, esclamò, strusciandosi gli occhi, dopo averlo riconosciut, “Hai bisogno del bagno?", disse lei, scostandosi dal lavandino.
"No... a dire il vero... ho bisogno di te...", rispose lui.
Le si avvicinò, facendola di nuovo indietreggiare verso il lavandino. Le prese la faccia con le mani e la baciò lentamente.
"Non si fa così ragazzo... lo sai che non mi piaci...", fece lei.
"Non ti credo...", disse lui, baciandola ancora.
"Nemmeno io credo più a niente.", disse Mac.
Lui la prese per i fianchi e la sollevò di qualche centimetro da terra, facendola sedere sul ripiano del lavandino. Mac dischiuse le gambe e abbracciò i fianchi di lui.
"Aspetta aspetta...", fece poi, scostandolo leggermente per scendere di nuovo dal lavandino, "Devo fare una cosa prima."
Tornò verso la sua borsa, afferrò quello che le pareva una penna o forse un pennarello e tornò in bagno, chiudendo la porta a chiave.

   
 
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