8. LIKE A VIRGIN
Bill accese un'altra di quelle sigarette e, dopo un paio di tiri, la consegnò a
Georg. In quel mentre, sentirono bussare alla porta e Gustav, in uno slancio di
gentilezza, andò ad aprirgli.
"Ve la farò pagare! Teste di cazzo che non siete altro!", urlò Tom,
entrando immediatamente nella stanza e coprendosi con la prima cosa che aveva
trovato, che non era altro la borsa di Mac.
"Metti giù la mia borsa!", fece lei, tirandogli le sue mutande, fino
a quel momento appese inerti sul pomello della testata del letto. Il ragazzo,
talmente rosso che sembrava avere tutto il sangue che confluiva sulla sua
faccia, si voltò e si mise di nuovo i suoi boxer.
"Per poco non hanno chiamato la polizia! Voi siete delle merde!",
fece poi, chiudendosi nel bagno.
"Ops… Si è incazzato...", disse Mac.
"Gli passerà presto. Non ha portato niente però... ma lasciamo
stare.", fece Bill, dandole la sigaretta.
"Allora, riprendiamo con il gioco? A chi sta?", fece Mac, fumando.
"Ricomincio io!", fece Gustav, "Georg, verità o penitenza?"
"Verità.", fece lui.
"Da quanto tempo non fai più sesso?"
"Ma quanto siete curiosi...”, fece lui. Poi aggrottò la fronte e riflettè
sulla risposta, “Sono sei lunghissimi mesi..."
"Così tanto? Non ci credo...", disse Bill, scettico, "Ma non
avevi conosciuto quella ragazza..."
"Voleva trattenersi fino al matrimonio...", fece Georg, e gli altri
compresero il motivo per cui era in astinenza, "E tu, Bill, verità o
penitenza?"
"Verità."
"Quella lì che avevi conosciuto... si dice che avesse delle strane
manie... quali erano?", gli domandò.
"E chi te lo ha detto?", esclamò lui, sorpreso.
"Ovviamente Tom.", fece l'altro.
"Non tiene un segreto nemmeno se gli cuci la bocca e gli leghi le
mani..."
"E quindi? Ce le aveva o no queste manie?", gli fece Mac, dandogli un
colpetto con il gomito e guardandolo maliziosamente.
"Sì... era una di quelle un po'..."
"Quelle con il frustino e le manette?", fece Gustav, con occhi
sbalorditi.
"Quasi..."
"E ci stai sempre insieme?", gli fece ancora Mac.
"Ma quante domande! Dovevo rispondere solo a quella di Georg o
sbaglio?.", fece Bill, imbarazzato, " Mac, verità o penitenza?"
"Verità."
"Sei vergine?"
La ragazza abbassò gli occhi verso il letto e si fece un po' rossa.
"Beh... ancora sì..."
I ragazzi la guardarono per un attimo in silenzio.
"Dici sul serio?", fece Georg.
"Vuoi controllare?", ribattè subito Mac, lievemente stizzita..
"Dai, non ci credo!", disse Bill ridendo, "Una tipa sveglia come
te..."
"Cosa intendi dire...", disse la ragazza, che sentiva salirle la
rabbia.
"Che non me la dai a bere...", fece lui, sorseggiando la sua birra.
Mac non sapeva se prendergli la bottiglia di mano e spaccargliela in testa o se
dargli un pugno sul naso e romperglielo. Ma non fece nessuna delle due cose:
semplicemente si alzò senza proferire parola e si chiuse in bagno.
"Hey, non ti ha insegnato nessuno cos'è la privacy?", sbottò subito
Tom, che si era sdraiato nella vasca in completo relax.
"Vaffanculo... mi ero scordato che c'eri tu...", disse Mac,
preparandosi per uscire di nuovo.
"Dai, puoi rimanere... Chi si chiude qui dentro ha sempre qualche motivo
per essere incazzato… Cosa ti hanno fatto?”, le chiese.
“Bill ha ironizzato su una mia cosa… molto privata.”, spiegò lei, rimanendo
molto sul vago.
“Cioè?... se posso saperla.”, disse Tom.
“Beh… prometti di non metterti a ridere o a giudicarmi?” , volle accertarsi
Mac, “Almeno questa volta, cerca di essere obiettivo e di non sfottermi.”
Si sedette a terra, con la schiena appoggiata alla vasca dentro alla quale Tom
se ne stava sdraiato, ed incrociò le gambe, tenendole vicino al petto.
“Ci posso provare.”, disse lui.
Mac prese un lungo respiro e confessò.
“Ho detto di essere ancora vergine e loro non mi hanno creduto.”, disse,
appoggiando la testa sulle ginocchia.
Attese una risposta, una risata, uno sbuffo da Tom, ma non arrivò niente di
questo.
“Dici niente?”, gli fece.
"Davvero sei vergine?", chiese lui.
"E basta! Avevi detto che non mi sfottevi!", esclamò Mac.
“Mica ti sto prendendo per il culo!”, si giustificò lui, “Volevi che ti dicessi
qualcosa e te l’ho detto!”
“Sei un coglione tale e quale agli altri.”, disse lei, scocciata e nervosa.
"Ok, scusa, hai ragione... comunque io ti credo..."
"Oh sì… che bella consolazione.", fece lei, sacrasticamente, "Ho
bisogno di bere..."
“Non c’è alcol qui dentro. E io non esco.”, disse To, incrociando le mani
dietro la testa.
”Faccio io…”, sbuffò Mac.
Uscì e, senza rivolgere nè parola nè uno sguardo ai tre, si prese una bottiglia
di birra, la stappò e la portò in bagno.
Ne bevve diversi sorsi avidamente e poi la porse al ragazzo, sedendosi di nuovo
contro la vasca.
"Siete davvero insensibili, a volte.", disse lei, "Ci sono modi
e modi di dire le cose."
"Uh?", fece Tom, che evidentemente non l'aveva ascoltata.
"Niente, solo un discorso stupido. Ripassami la birra."
Forse fu Tom a lasciarla troppo presto, forse fu Mac a non prenderla nel
momento giusto, fatto andò che la birra le si versò tutta sulla maglia.
"Eh no! Oltre ad essere deficiente sei anche paralitico!", sbottò
lei, guardandosi la maglia, impregnata completamente di birra.
"Pure tu, potevi prenderla prima!", la brontolò Tom, sicuro di non
essere colpevole dell’incidente.
”Non ho nemmeno una maglietta di ricambio…”, si lamentò Mac.
Ne adocchiò però una, penzoloni sulla maniglia della finestra del bagno.
Sicuramente era di Georg, quella era la sua camera. Sperando che fosse pulita e
senza cattivi odori indosso, decise di indossarla al posto della sua, fradicia
e puzzolente.
"Spero che non ti dispiaccia!", disse a Tom, dandogli le spalle e
togliendosi la maglia e per indossare l'altra.
"Nient'affatto... adesso per lo meno ti vedo dal vivo.", disse Tom,
allietato dalla vista della schiena semi nuda di Mac. Doveva ammettere che
aveva proprio un bel didietro... Anche il tatuaggio che aveva tra le sue
scapole era decisamente carino…
"Sei il solito maschio arrapato", fece Mac, scocciata da tutta quella
situazione. Era stata fortunata, la t-shirt era sicuramente pulita e non
odorava di uomo, cioè non puzzava di sudore.
Dopo essersi lavata le mani per togliere via i residui di alcol, si sedette sul
ripiano del lavandino. Le frullava una domanda in testa.
"Adesso mi devi spiegare per quale motivo non hai risposto a quello che ti
ha chiesto Bill. Ti imbarazzava dire a cosa pensavi mentre ti divertivi da solo
perchè c’ero io, che sono una ragazza?"
"No... tranquilla...", fece lui, indifferente.
"E dai! Guarda che non mi scandalizzo mica tanto facilmente. Sarò anche
vergine ma mica sono stupida, ho tantissimi amici uomini e ne sento di cotte e
di crude.", disse lei.
"Lasciamo perdere... piuttosto, come mai tu ancora....", fece Tom.
"Non si cambia discorso...”, lo riprese lei ma, comprendendo che era molto
restio nel dare una giustificazione al suo comportamento, ci passò sopra.
“Se non vuoi rispondere non insisto.”, disse Tom, facendo spallucce.
“No, non è per quello… beh, sì, conosco sempre tanta gente, ma diciamo che con
la maggior parte di queste persone non vale la pena nemmeno perderci un attimo
a parlarci..."
"In altre parole non hai trovato la persona giusta...", intuì Tom.
"Per niente..."
"Secondo me ti servirebbe del buon sesso per migliorare il tuo
caratteraccio!", disse Tom, cercando di provocarla.
"Forse hai ragione...", rispose lei, lasciandolo abbastanza di
stucco.
"Non hai intenzione di uccidermi per quello che ho detto?", fece lui,
incredulo.
"Avrei dovuto, ma mi sento strana... non so nemmeno perchè mi sto
confidando con te... forse sarà l'alcol che ho in circolo."
"Lo penso anche io. Non è che poi domani mi fai fuori perchè so
troppo?"
"Puoi stare tranquillo, Tom dei Tokio Hotel."
"E smettila di chiamarmi in quel modo!", la rimproverò.
“Allora ti chiamerò Kaulitz… Tom è un nome da cani.”, disse Mac, ridendo.
Bill aveva la tentazione di attaccare l'orecchio alla porta del bagno per
sentire che cosa stessero facendo quei due. Non si capiva niente, solo qualche
risatina ogni tanto.
"E dai! lasciali in pace...", disse Gustav, "Magari stanno
approfondendo la loro… amicizia…"
"Non credo proprio.", fece Georg, "Si odiano!"
"Sai come dice il proverbio?", gli disse Bill, con sorriso
smaliziato..
"Quale proverbio?"
"Chi disprezza compra… o qualcosa del genere.", si spiegò Bill.
"Neee, non ci scommetterei un capello.", disse Georg, prendendo
l'ultimo sorso della birra. Oramai era finito tutto l’alcol, erano rimasti solo
la coca e qualche aranciata che erano già presenti in camera.
"Sto incominciando ad avere una certa fame...", disse Gustav.
"Anche io... ma non credo ci faccia bene mangiare adesso, con tutta la
birra che abbiamo nello stomaco... non vorrei trovarmi in bagno a vomitare o
peggio.", disse Bill.
"Già... che facciamo ragazzi, dormiamo?", propose Georg.
"Perchè? Tu hai sonno?", cli chiese Bill.
"Partita alla playstation?", propose Gustav, trovando che gli altri
erano più che favorevoli. Uscirono dalla camera, non preoccupandosi degli altri
due e si infilarono in quella di Tom, dove la consolle li aspettava in
trepidante attesa..
"Dove sono gli altri?", chiese Mac, alla quale era sembrato di
sentire il rumore di una porta che si chiudeva.
"Di là… perchè?", rispose Tom.
"Aspetta un attimo...", fece lei. Si alzò e, aprendo uno spiraglio di
porta, vide la camera era vuota.
"Dove cavolo se ne sono andati?", sbottò Mac.
"Sicuramente sono in camera mia a giocare alla playstation... ci
scommetterei la testa!", rispose Tom, sbuffando annoiato.
"Che maleducati! Potevano anche dircelo...", si risentì Mac,
incrociando le braccia delusa.
"E chi se ne frega!", disse Tom, che evidentemente stava bene anche
dentro la vasca.
"Non ho voglia di rimanere sola con te...”, gli disse Mac, “Torno dagli
altri."
"Perchè cosa ho? Puzzo per caso?", fece lui.
"Beh... diciamo di sì."
Al che Tom si annusò le ascelle, trovandole linde e inodori. Nel frattempo però
Mac se n’era uscita di lì e stava lasciando la stanza, così anche lui, che da
solo non voleva certo rimanere, la seguì.
Pensò a quanto strana era stata quella serata… Mentre camminava si sentiva così
leggero, una sensazione che non aveva provato molto spesso. Gli venne quasi da
credere che in quella sigaretta non ci fosse solo tabacco.
La porta bussò e se non fosse stato per Georg che era disoccupato sul letto,
nessuno sarebbe andato ad aprire. Gli altri due erano troppo impallati davanti
allo schermo del tv, ipnotizzati dall’ultima versione di ‘Gran Turismo’.
"Embè? Che ci fai con la mia maglietta addosso?", fece a Mac,
vedendola con una t-shirt di sua proprietà..
"Quel paralitico di Tom mi ha versato addosso la birra...”, gli spiegò
Mac, “L’ho trovata appesa alla maniglia della porta e me la sono messa, non
volevo puzzare di birra per tutta la sera. Non è che ti dispiace?"
"Potevi anche chiedere...", le fece, dato che non era abituato a
vedere le sue magliette indosso ad altre ragazze che non fossero state quelle
con cui si divertiva…
"Potevi anche chiedere...", disse Mac, facendogli il verso, "Non
mi fai entrare?"
"Ah, sì certo...", fece il ragazzo, spostandosi dalla porta.
Mac entrò si buttò sul letto, senza chiedere permesso a nessuno, anche perchè
gli altri due erano troppo occupati per degnarla di una risposta o uno sguardo.
Si stava trovando molto a suo agio, pensò Georg, non era più rigida e acida
come prima… magari l’alcol l’avevano abituata a distendersi. Era anche
tremendamente carina con la sua maglietta…
Il ragazzo non fece nemmeno in tempo a terminare il pensiero che ribussarono
alla porta.
"Spostati.", tuonò Tom, appena gli ebbe aperto l’uscio.
"No.", rispose Georg, assumendo un tono saccente, "Si dice per
piacere."
"Spostati... per piacere.", gli disse l’altro, ironicamente.
"Già meglio...", disse Georg ridendo e lo fece entrare.
A peso morto, Tom lui si buttò sul letto, accanto a Mac, sicchè a Georg
non rimase altro che distendersi sul divano, se non voleva rimanere in piedi
come un attaccapanni solitario.
"Hey... che ne dite di prenderci un'altra sigaretta?", propose Bill,
mettendo pausa al gioco con Gustav.
"Vado io! Vado io!", fece Georg, che non aveva trovato nemmeno il
tempo di accoccolarsi nella posizione giusta.
"Prendi anche da bere e da mangiare, mi sta venendo fame! E anche la mia
borsa!", disse Mac, terminando la lista.
"E poi? Una fettina di culo a testa?", disse lui, uscendo dalla
stanza, scocciato.
Mac tornò a fissare il soffitto con le mani dietro la testa, distesa sul letto,
con le gambe piegate. Era sicura che doveva fare qualcosa di importante, ma non
riusciva a ricordarsi cosa. Si mise lì a riflettere ma, anche se si
concentrava, proprio non le veniva in mente.
"Che c'è?", le chiese Tom, vedendola pensierosa.
"Devo fare qualcosa di importante ma... non mi ricordo!", fece lei,
iniziando a ridere.
"Sei proprio malata!", disse l'altro, ridendo a sua volta.
Quando Georg rientrò, abbracciando ciò che era stato incaricato di prendere,
Gustav e Bill, finora incollati davanti allo schermo, staccarono il videogioco
e raggiunsero gli altri sul letto. Fu Tom ad accendere la sigaretta e a
prendere la prima boccata di fumo.
"Secondo me... questo non è solo tabacco...", disse poi, quando tutto
il fumo gli fu uscito dalle narici, lentamente..
"No, cosa dici mai!", disse Georg, dopo che ebbe ricevuto la
sigaretta dall'amico.
"Lo pensavo anche io….", disse Mac.
"Non mi ero mai sentito così stordito dopo aver fumato.", disse Bill.
"Io non so come ci si sente dopo una sigaretta... ma stasera ho pensato
alle cose più assurde!", disse Gustav.
"Anche io!", disse Georg, prendendo a ridere.
Sentiva un dolorino basso, all'inguine... doveva andare in bagno...
Cercando di recuperare le forze, soprattutto quelle mentali, mise i piedi fuori
dal letto. La toilette le sembrava lontano un chilometro, ma Mac doveva proprio
andarci, pensava che se la sarebbe fatta addosso. Lo raggiunse lentamente,
aveva bisogno anche di sciacquarsi la faccia.
Dopo che si fu liberata di quel peso alla vescica, aprì il rubinetto del
lavandino. Si abbassò per prendere una manciata di acqua e sentì i capelli
caderle in avanti. Non si ricordava di averli sciolti, ma con tutto quello che
aveva bevuto... e fumato, magari il bastoncino si era tolto da solo.
….
Fumato…
In un attimo realizzò che quel deficiente svedese non le aveva
dato delle sigarette normali. Eppure non lo aveva capito subito, l'odore era
quello del tabacco, non le era parso che fossero state... sigarette illegali.
Ma adesso comprendeva perchè si sentiva la testa così leggera, perchè le parole
le uscivano fluide e senza un senso apparente... Sicuramente quel disgraziato
aveva mescolato tabacco con qualcos'altro, gliel'avrebbe fatta pagare.
Con una mano a tenere i capelli, Mac si sciacquò il viso e la nuca, come faceva
sempre per recuperare un po' di salute mentale quando aveva bevuto troppo... o
si era fumata una canna. A testa bassa, si chiedeva che ore fossero e dove si
trovata. Doveva tornare a casa, il suo lavoro era finito, ma non si ricordava
dove aveva messo le chiavi della macchina.
"Cazzo! Dovevo fare l'intervista!", disse sottovoce.
"Cosa?", fece una voce dietro di lei.
Mac avrebbe voluto voltarsi di scatto, ma i suoi movimenti erano ancora molto
rallentati. Le riuscì farlo solo con estrema lentezza, afferrando il bordo del
lavandino per non cadere.
"Chi sei?", chiese allo sconosciuto. Viso e voce familiare, però il
cervello ancora non voleva collaborare.
"Come chi sono... sono io Mac...", fece lui.
"Ah già...”, esclamò, strusciandosi gli occhi, dopo averlo riconosciut,
“Hai bisogno del bagno?", disse lei, scostandosi dal lavandino.
"No... a dire il vero... ho bisogno di te...", rispose lui.
Le si avvicinò, facendola di nuovo indietreggiare verso il lavandino. Le prese
la faccia con le mani e la baciò lentamente.
"Non si fa così ragazzo... lo sai che non mi piaci...", fece lei.
"Non ti credo...", disse lui, baciandola ancora.
"Nemmeno io credo più a niente.", disse Mac.
Lui la prese per i fianchi e la sollevò di qualche centimetro da terra,
facendola sedere sul ripiano del lavandino. Mac dischiuse le gambe e abbracciò
i fianchi di lui.
"Aspetta aspetta...", fece poi, scostandolo leggermente per scendere
di nuovo dal lavandino, "Devo fare una cosa prima."
Tornò verso la sua borsa, afferrò quello che le pareva una penna o forse un
pennarello e tornò in bagno, chiudendo la porta a chiave.