Capitolo
6
Verità
[Yuki]
“E’
un sogno splendido.
No, è’ la realtà, la triste
realtà...finalmente sono impazzita. Le mie labbra
dolcemente premute sulle sue. Quanto tempo? Uno, due mesi,
l’eternità? Senza
poterlo toccare, senza poter mescolare il mio respiro al suo.
Ho
cercato invano di
cancellare i segni del tuo passaggio sulla mia pelle, ma questi se ne
stavano
là, indelebili, tatuati a caldo nei ricordi, scolpiti in
ogni singola mia
cellula.
Zero...Anche
se ora le
mie dita sfiorano il tuo viso, anche se le tue guance mi sembrano
calde, so, in
cuor mio so, che sei il mero frutto della mia follia.
Ma
non importa, se tutto ciò basterà a dar sollievo
al mio cuore
infranto, vuoto.
Non
importa se tutto questo mi allontanerà ancor più
dal mondo, dalla
realtà, non importa più niente, se non posso
averti”
Zero si
staccò da lei, quel tanto che bastò per guardarla
in
viso.
“Yuki!
Yuki, non sei impazzita” La scosse delicatamente
afferrandole i polsi gracili.
Lei lo
osservò confusa, l’aria stranita.
“Ze-Zero?”
Sillabò, le mani tremanti.
Il ragazzo
annuì serio.
Gli occhi di lei
si inondarono di lacrime.
“Non
sei pazza, Yuki...” Continuò a ripeterle lui,
stringendola a sé, carezzandole i capelli, quasi fosse stata
una bambina.
Si sentiva
finalmente completa, tra quelle braccia, il viso
contro il suo petto. Poteva percepire il battito accelerato di quel
cuore
complementare. Il suo Zero.
Era vero, reale,
come il dolore che aveva provato, come la
voragine nel petto, che pian piano stava sparendo.
Si
allungò sulle punte dei piedi, cercando di raggiungere
ancora una volta la sua bocca.
“Ti
amo” Mormorò prima di colmare il
divario tra le loro labbra, ma lui si voltò, evitando il suo
bacio.
“Non
posso” Le disse, guardando
altrove, il cuore già in pezzi. Lo sguardo impenetrabile,
fisso, freddo e
lontano.
Doveva ferirla,
doveva convincerla
che quello era il suo posto, e che lui...lui non la amava. Eppure,
nonostante
sapesse cosa fosse meglio per lei, non riusciva a lasciarla, ad
arrendersi alla
richiesta di Kuran.
Cosa poteva
offrirle se non il
baratro più nero della condanna?
“Zero...”
Lo chiamò lei, le lacrime
ancora lì, a rigarle il bel viso pallido.
“Tu...Non
mi vuoi più...” Si allontanò
da lui, afferrandosi le braccia e stringendosi più forte che
poteva, stava
crollando. Mai nella sua mente aveva pensato a qualcosa di simile.
Zero che non la
voleva.
Zero che la
rifiutava.
Chiuse gli
occhi, non aveva
intenzione di vedere oltre, quella era solo la sua mente, era solo
un’illusione
creata dalla sua follia, dal senso di colpa. Cercò
di convincersene.
Ma quando li
riaprì il ragazzo era
ancora di fronte a lei, l’espressione ancora più
triste.
“Yuki,
devi ascoltarmi...” Sospirò
sedendosi sul letto.
“Tu
devi dimenticarmi...” Le disse
atono.
La ragazza
crollò a terra, in
ginocchio. Le mani sul volto.
“Come...com’è
possibile...”
“Io
non ti amo più, non ti
voglio...devi scordarti tutto, noi, quella dannatissima notte, e vivere
insieme
al tuo sanguepuro...” Esalò, quasi gli avessero
stretto un cappio al collo.
“So di
averti lasciato senza una
spiegazione...so di essere fuggita via, tra le braccia del Nobile
fratello...pensavo che sarebbe stato meglio per entrambi, separarsi,
far finta
che non fosse mai accaduto niente...e invece...la tua presenza mi
scavava
dentro, non occupavi solo metà del mio cuore...lo occupavi
tutto, così come il
tuo sangue, occupava tutta la mia mente”
Piangeva,
straziata, le mani tra i
capelli, in ginocchio sul pavimento freddo. Se davvero le cose stavano
in quel
modo, non sarebbe riuscita a sopravvivere. Preferiva di gran lunga la
morte ad
un’intera eternità senza di lui.
Il ragazzo
chiuse gli occhi, come
poteva mentirle se quelle iridi cioccolato lo incatenavano?
Si
alzò, fece per andarsene, quando
la mano di lei gli afferrò i pantaloni. La sua stretta non
era particolarmente
forte, ma bastò per trattenerlo, inchiodandolo.
“Yuki...non
rendere le cose più
difficili, ti prego”
“Non
andartene...” Supplicò lei, la
voce flebile.
“Dimmelo
guardandomi negli
occhi...che non mi ami” Sussurrò, sempre
più piano.
Si era
già arresa a quella menzogna?
Come poteva pensare che quello che le aveva detto fosse vero? Forse era
davvero
pazza, per credergli?
“Stupida,
piccola, folle Yuki” Pensò
il ragazzo, mentre la razionalità andava a farsi benedire.
Come poteva?
Come avrebbe mai potuto?
Al diavolo Kuran, al diavolo i sanguepuro, al diavolo quel destino
crudele che
gli incombeva sulla testa, nelle vene.
Si
voltò e cadde in ginocchio di
fronte a lei, gli occhi viola, ora umidi di lacrime.
“Stupida...stupida...stupida
per
avermi creduto anche solo per un istante...”
Cantilenò stringendola con
entrambe le braccia, poggiando la fronte contro la sua, per poi
scivolare più
giù e baciarle il collo, quella pelle così
morbida che tanto gli era mancata.
Era stato
veramente un folle a poter
credere, anche per un solo istante di riuscire a realizzare
l’accordo preso con
il sanguepuro.
“E’
ormai inutile chiederti
perché...eh Yuki? Perché ogni volta è
così tra noi?” Sussurrò prima di
affondare i denti e bere il suo sangue.
Ancora, si erano
macchiati ancora
delle colpe più gravi, proprio come quella notte.
“Perdonami
Zero...” Ansimò la
ragazza, le dita conficcate nella sua schiena, e un sorriso
indecifrabile
stampato sul volto.
La ragazza si
lasciò bere, per un
tempo che le parve interminabile, per quanto le labbra e i denti di lui
la
mandassero in estasi, moriva di sete, moriva dalla voglia di invertire
i ruoli,
di rifocillarsi con quel nettare dal sapore tanto diverso da quello del
fratello.
Si
staccò dal ragazzo quasi con
violenza, lo guardò, specchiandosi nelle iridi cremisi,
posò un bacio sulla sua
bocca, il sapore di Zero intriso del suo sangue le metteva ancora
più sete.
Lo spinse a
terra, sdraiandolo sul
pavimento e bloccandolo con le ginocchia, quasi fosse stato la sua
preda.
Una preda anche
troppo vulnerabile,
perché il ragazzo conosceva quel tipo di fame, conosceva
quel mostro
insaziabile che ti divora dall’interno, trasformandoti quasi
in un animale
senza coscienza, se non quella del cacciatore.
Ma di Yuki
avrebbe amato anche questo
lato, più selvaggio, e forse più vero,
più simile al suo.
D’altronde
erano questo, loro, i
vampiri, bestie dall’aspetto umano.
Sorrise
soddisfatto quando le esili dita
di lei gli strapparono tutti i bottoni della camicia, quando le sue
unghie lo
ferirono, seguite dalle labbra, morbide, e da quella lingua avida che
leccava,
assaporava, bramava.
Si stava
torturando la sua piccola e
innocente Yuki, e stava torturando anche lui, che per tutti quei giorni
non
aveva pensato che a quel momento.
Ma la
lasciò fare, la lasciò
divertire, fino a quando, non giunse vicino al suo viso, gli occhi
grandi, spalancati,
color porpora avevano sostituito la dolcezza del cioccolato, i capelli
spettinati, le ricadevano sulle spalle, sulla fronte.
Assetata come
non mai, bella, come
non era mai stata.
Le morbide
ciocche scure gli ricaddero
addosso, mescolandosi alle sue, argentee, ugualmente lisce, e poi
eccole, prima
le sue labbra, che lente indugiarono sulla pelle ancora intatta, la
lingua,
umida, calda, e infine i denti.
Avida, come un
livello E.
Gli
portò le mani alla testa,
accompagnandola, poi sulle guance, piangeva di nuovo.
“Che
c’è Yuki?” Le chiese docilmente,
senza spostarsi di un millimetro, lasciandola bere.
“Perché
piangi?” Domandò ancora. Ma
lei non gli rispose, rimase avvinghiata al suo corpo, gli occhi
socchiusi. Poco
dopo, finalmente sazia si
accasciò sul
suo petto. L’aria stanca, soddisfatta.
“Mi
sei mancato veramente Zero... So
che può sembrarti strano, ma...adesso mi sento veramente
bene” Sorrise, pulendosi
le labbra sporche di rosso, per poi fiondarsi su quelle del ragazzo in
un bacio
indelicato.
“Dimmi
la verità, perché sei giunto
fin qua? Per dirmi tutte quelle menzogne?”
“Cosa
potrei offrirti Yuki? Se non
una vita maledetta, condannata dalla mia sete perenne, dal mio sangue
corrotto...”
“Io
placherò la tua sete,
sempre...come allora” Controbatté lei, lo sguardo
sicuro, lo stesso di quando vivevano
al collegio.
“Perché
stare con me, quando qui hai
tutto ciò che vuoi? Tu appartieni a questo mondo Yuki,
appartieni alla stirpe
dei Kuran, appartieni a lui...” Si fece serio in volto,
ricordando le parole di
Kaname.
“E’
stato lui a chiedertelo...vero?”
Si alzò arrabbiata. Fino a che punto si sarebbe spinto il
Nobile fratello pur
di trattenerla a sé... Doveva decidere, doveva smettere di
illudersi, il suo
amore non le sarebbe mai bastato per esser felice, per sentirsi
completa.
Doveva
scegliere, anche se tutto ciò
avrebbe deluso l’anima dei suoi genitori, anche se
ciò l’avrebbe condannata
all’odio di Kaname.
Anche se
ciò, sarebbe equivalso a
macchiarsi ancora delle colpe più gravi.
Era quella la
verità innegabile, lei
lo amava troppo per viver senza di lui, senza l’altro, quello
che ora rimaneva
steso a terra, poggiato sui gomiti, l’aria stanca, il collo
marchiato da due
segni lividi, due piccole ferite aperte ancora sanguinanti...
“Portami
con te Zero...” Esordì poi,
la voce inizialmente instabile, poi sempre più salda, mentre
gli ripeteva
quelle parole.
“Portami
via con te...”
Angolino
dell’autore:
Un
po’ in ritardo causa studio...chiedo perdono...spero che
questo capitolo sia di vostro gradimento! I due non ce
l’hanno fatta, si amano
troppo *w*, ma Zero, avrà il coraggio di sfidare
l’ira di Kaname e portar via
con sé la piccola e “assetata” Yuki? O
la lascerà lì, anche se a malincuore?
Alla
prossima. ;)
Anche
se non obbligatorie, naturalmente, le vostre recensioni
sono sempre moooolto
gradite, oltre a rendermi allegra, mi aiutano anche a migliorare...
Un
bacio a tutti i lettori
Allyn