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Autore: Allyn    16/01/2013    4 recensioni
Quando Yuki si risvegliò Zero dormiva ancora. Un braccio sotto il cuscino, l’altro abbandonato sul materasso spoglio, la mano aperta, in cerca di lei, anche nell’incoscienza del sonno...
Dal capitolo amore e sangue [...]Afferrò il viso di Zero con tutte e due le mani, baciandolo con foga, , per poi buttarlo con il suo peso a terra, leccargli piano il collo, e prendendosi ciò che ormai era suo di diritto.
Affondò i canini con molta meno gentilezza di quanto aveva fatto il ragazzo, bevendo avida, ancora assetata per quei mesi passati senza di lui.
“Sei diventata una vampira veramente brava, Yuki” Le mormorò il ragazzo osservandola, gli occhi chiusi, le labbra impegnate, il viso arrossato. Chiuse gli occhi anche lui, felice per quel gesto, per quel loro scambio d’amore, ma triste allo stesso tempo, nell’immaginarsi ancora umano, nellnell’immaginare lei, ancora umana. Cosa avrebbero fatto, insieme in quel bagno? Di certo la loro passione non sarebbe esplosa in un reciproco dissanguarsi, mordersi, bersi...si sarebbero consumati a vicenda in un altro modo, possedendosi nell’altro modo che conoscevano, l’unico che lo Zero umano avrebbe potuto condividere con la sua Yuki umana...
Genere: Dark, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaname Kuran, Un po' tutti, Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6

Verità

 

[Yuki]

“E’ un sogno splendido. No, è’ la realtà, la triste realtà...finalmente sono impazzita. Le mie labbra dolcemente premute sulle sue. Quanto tempo? Uno, due mesi, l’eternità? Senza poterlo toccare, senza poter mescolare il mio respiro al suo.

Ho cercato invano di cancellare i segni del tuo passaggio sulla mia pelle, ma questi se ne stavano là, indelebili, tatuati a caldo nei ricordi, scolpiti in ogni singola mia cellula.

Zero...Anche se ora le mie dita sfiorano il tuo viso, anche se le tue guance mi sembrano calde, so, in cuor mio so, che sei il mero frutto della mia follia.

Ma non importa, se tutto ciò basterà a dar sollievo al mio cuore infranto, vuoto.

Non importa se tutto questo mi allontanerà ancor più dal mondo, dalla realtà, non importa più niente, se non posso averti”

 

 Zero si staccò da lei, quel tanto che bastò per guardarla in viso.

“Yuki! Yuki, non sei impazzita” La scosse delicatamente afferrandole i polsi gracili.

Lei lo osservò confusa, l’aria stranita.

“Ze-Zero?” Sillabò, le mani tremanti.

Il ragazzo annuì serio.

Gli occhi di lei si inondarono di lacrime.

“Non sei pazza, Yuki...” Continuò a ripeterle lui, stringendola a sé, carezzandole i capelli, quasi fosse stata una bambina.

Si sentiva finalmente completa, tra quelle braccia, il viso contro il suo petto. Poteva percepire il battito accelerato di quel cuore complementare. Il suo Zero.

Era vero, reale, come il dolore che aveva provato, come la voragine nel petto, che pian piano stava sparendo.

Si allungò sulle punte dei piedi, cercando di raggiungere ancora una volta la sua bocca.

“Ti amo” Mormorò prima di colmare il divario tra le loro labbra, ma lui si voltò, evitando il suo bacio.

“Non posso” Le disse, guardando altrove, il cuore già in pezzi. Lo sguardo impenetrabile, fisso, freddo e lontano.

Doveva ferirla, doveva convincerla che quello era il suo posto, e che lui...lui non la amava. Eppure, nonostante sapesse cosa fosse meglio per lei, non riusciva a lasciarla, ad arrendersi alla richiesta di Kuran.

Cosa poteva offrirle se non il baratro più nero della condanna?

“Zero...” Lo chiamò lei, le lacrime ancora lì, a rigarle il bel viso pallido.

“Tu...Non mi vuoi più...” Si allontanò da lui, afferrandosi le braccia e stringendosi più forte che poteva, stava crollando. Mai nella sua mente aveva pensato a qualcosa di simile.

Zero che non la voleva.

Zero che la rifiutava.

Chiuse gli occhi, non aveva intenzione di vedere oltre, quella era solo la sua mente, era solo un’illusione creata dalla sua follia, dal senso di colpa.  Cercò di convincersene.

Ma quando li riaprì il ragazzo era ancora di fronte a lei, l’espressione ancora più triste.

“Yuki, devi ascoltarmi...” Sospirò sedendosi sul letto.

“Tu devi dimenticarmi...” Le disse atono.

La ragazza crollò a terra, in ginocchio. Le mani sul volto.

“Come...com’è possibile...”

“Io non ti amo più, non ti voglio...devi scordarti tutto, noi, quella dannatissima notte, e vivere insieme al tuo sanguepuro...” Esalò, quasi gli avessero stretto un cappio al collo.

“So di averti lasciato senza una spiegazione...so di essere fuggita via, tra le braccia del Nobile fratello...pensavo che sarebbe stato meglio per entrambi, separarsi, far finta che non fosse mai accaduto niente...e invece...la tua presenza mi scavava dentro, non occupavi solo metà del mio cuore...lo occupavi tutto, così come il tuo sangue, occupava tutta la mia mente”

Piangeva, straziata, le mani tra i capelli, in ginocchio sul pavimento freddo. Se davvero le cose stavano in quel modo, non sarebbe riuscita a sopravvivere. Preferiva di gran lunga la morte ad un’intera eternità senza di lui.

Il ragazzo chiuse gli occhi, come poteva mentirle se quelle iridi cioccolato lo incatenavano?

Si alzò, fece per andarsene, quando la mano di lei gli afferrò i pantaloni. La sua stretta non era particolarmente forte, ma bastò per trattenerlo, inchiodandolo.

“Yuki...non rendere le cose più difficili, ti prego”

“Non andartene...” Supplicò lei, la voce flebile.

“Dimmelo guardandomi negli occhi...che non mi ami” Sussurrò, sempre più piano.

Si era già arresa a quella menzogna? Come poteva pensare che quello che le aveva detto fosse vero? Forse era davvero pazza, per credergli?

“Stupida, piccola, folle Yuki” Pensò il ragazzo, mentre la razionalità andava a farsi benedire.

Come poteva? Come avrebbe mai potuto? Al diavolo Kuran, al diavolo i sanguepuro, al diavolo quel destino crudele che gli incombeva sulla testa, nelle vene.

Si voltò e cadde in ginocchio di fronte a lei, gli occhi viola, ora umidi di lacrime.

“Stupida...stupida...stupida per avermi creduto anche solo per un istante...” Cantilenò stringendola con entrambe le braccia, poggiando la fronte contro la sua, per poi scivolare più giù e baciarle il collo, quella pelle così morbida che tanto gli era mancata.

Era stato veramente un folle a poter credere, anche per un solo istante di riuscire a realizzare l’accordo preso con il sanguepuro.

“E’ ormai inutile chiederti perché...eh Yuki? Perché ogni volta è così tra noi?” Sussurrò prima di affondare i denti e bere il suo sangue.

Ancora, si erano macchiati ancora delle colpe più gravi, proprio come quella notte.

“Perdonami Zero...” Ansimò la ragazza, le dita conficcate nella sua schiena, e un sorriso indecifrabile stampato sul volto.

La ragazza si lasciò bere, per un tempo che le parve interminabile, per quanto le labbra e i denti di lui la mandassero in estasi, moriva di sete, moriva dalla voglia di invertire i ruoli, di rifocillarsi con quel nettare dal sapore tanto diverso da quello del fratello.

Si staccò dal ragazzo quasi con violenza, lo guardò, specchiandosi nelle iridi cremisi, posò un bacio sulla sua bocca, il sapore di Zero intriso del suo sangue le metteva ancora più sete.

Lo spinse a terra, sdraiandolo sul pavimento e bloccandolo con le ginocchia, quasi fosse stato la sua preda.

Una preda anche troppo vulnerabile, perché il ragazzo conosceva quel tipo di fame, conosceva quel mostro insaziabile che ti divora dall’interno, trasformandoti quasi in un animale senza coscienza, se non quella del cacciatore.

Ma di Yuki avrebbe amato anche questo lato, più selvaggio, e forse più vero, più simile al suo.

D’altronde erano questo, loro, i vampiri, bestie dall’aspetto umano.

Sorrise soddisfatto quando le esili dita di lei gli strapparono tutti i bottoni della camicia, quando le sue unghie lo ferirono, seguite dalle labbra, morbide, e da quella lingua avida che leccava, assaporava, bramava.

Si stava torturando la sua piccola e innocente Yuki, e stava torturando anche lui, che per tutti quei giorni non aveva pensato che a quel momento.

Ma la lasciò fare, la lasciò divertire, fino a quando, non giunse vicino al suo viso, gli occhi grandi, spalancati, color porpora avevano sostituito la dolcezza del cioccolato, i capelli spettinati, le ricadevano sulle spalle, sulla fronte.

Assetata come non mai, bella, come non era mai stata.

Le morbide ciocche scure gli ricaddero addosso, mescolandosi alle sue, argentee, ugualmente lisce, e poi eccole, prima le sue labbra, che lente indugiarono sulla pelle ancora intatta, la lingua, umida, calda, e infine i denti.

Avida, come un livello E.

Gli portò le mani alla testa, accompagnandola, poi sulle guance, piangeva di nuovo.

“Che c’è Yuki?” Le chiese docilmente, senza spostarsi di un millimetro, lasciandola bere.

“Perché piangi?” Domandò ancora. Ma lei non gli rispose, rimase avvinghiata al suo corpo, gli occhi socchiusi. Poco dopo, finalmente sazia  si accasciò sul suo petto. L’aria stanca, soddisfatta.

“Mi sei mancato veramente Zero... So che può sembrarti strano, ma...adesso mi sento veramente bene” Sorrise, pulendosi le labbra sporche di rosso, per poi fiondarsi su quelle del ragazzo in un bacio indelicato.

“Dimmi la verità, perché sei giunto fin qua? Per dirmi tutte quelle menzogne?”

“Cosa potrei offrirti Yuki? Se non una vita maledetta, condannata dalla mia sete perenne, dal mio sangue corrotto...”

“Io placherò la tua sete, sempre...come allora” Controbatté lei, lo sguardo sicuro, lo stesso di quando vivevano al collegio.

“Perché stare con me, quando qui hai tutto ciò che vuoi? Tu appartieni a questo mondo Yuki, appartieni alla stirpe dei Kuran, appartieni a lui...” Si fece serio in volto, ricordando le parole di Kaname.

“E’ stato lui a chiedertelo...vero?” Si alzò arrabbiata. Fino a che punto si sarebbe spinto il Nobile fratello pur di trattenerla a sé... Doveva decidere, doveva smettere di illudersi, il suo amore non le sarebbe mai bastato per esser felice, per sentirsi completa.

Doveva scegliere, anche se tutto ciò avrebbe deluso l’anima dei suoi genitori, anche se ciò l’avrebbe condannata all’odio di Kaname.

Anche se ciò, sarebbe equivalso a macchiarsi ancora delle colpe più gravi.

Era quella la verità innegabile, lei lo amava troppo per viver senza di lui, senza l’altro, quello che ora rimaneva steso a terra, poggiato sui gomiti, l’aria stanca, il collo marchiato da due segni lividi, due piccole ferite aperte ancora sanguinanti...

“Portami con te Zero...” Esordì poi, la voce inizialmente instabile, poi sempre più salda, mentre gli ripeteva quelle parole.

“Portami via con te...”

 

 

Angolino dell’autore:

Un po’ in ritardo causa studio...chiedo perdono...spero che questo capitolo sia di vostro gradimento! I due non ce l’hanno fatta, si amano troppo *w*, ma Zero, avrà il coraggio di sfidare l’ira di Kaname e portar via con sé la piccola e “assetata” Yuki? O la lascerà lì, anche se a malincuore?

Alla prossima. ;)

Anche se non obbligatorie, naturalmente, le vostre recensioni sono sempre moooolto gradite, oltre a rendermi allegra, mi aiutano anche a migliorare...

Un bacio a tutti i lettori

Allyn

   
 
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