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Autore: Mikal    04/08/2007    0 recensioni
“…Jenny ha 16 anni e gli occhi blu con i suoi capelli come il grano va a piedi nudi verso una citta' cercando il viso di un ragazzo che non sogna piu'..." Chi la conosce? E' una canzone di Laura Pausini... una canzone dolce e vagamente triste, seppure parli di speranza. Ascoltandola, ho riflettuto.. ed è nato questo. E' rimasto chiuso in lavorazione per anni, finchè non ha cominciato a premere per uscire, non più embrione di una idea, ma personaggi con vita propria. Andiamo a curiosare dentro una vita che apparentemente non ha più futuro... al di là della tristezza, al di là delgi addii, al di là del dolore.... c'è sempre un angelo che veglia su di noi!
Genere: Romantico, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jenny

Jenny

 

 

 

 


“…Jenny  lo accompagna a casa sua
sente i suoi pensieri e la malinconia
che lo affoga come una marea
e gli salva il cuore dal dolore della sua follia

mentre il mondo va via
senza avere pieta' …”

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO QUARTO –  Urlando contro il cielo

 

 

“Apri! Maledetto topo di fogna, apri! Voglio vedere Kayla!” gridava Nickholas, battendo con forza i pugni sulla porta chiusa.

Nessuna risposta giunse dall’interno, per cui le imprecazioni e le grida ripresero. Nessuno urlò di smetterla, in quel quartiere erano abituati alle liti furibonde. Più di qualcuno era finito accoltellato, in questioni di quel genere, ed ora non vi era neppure un’anima disposta a rischiare la vita per sedare le liti.

“Apri o vengo dentro io!” urlò ancora in giovane, restando poi in attesa, l’orecchio fremente.  Ancora nessuna risposta.

Ferma a pochi passi dietro di lui, Jenny si premeva le mani sulle labbra, gli occhi pieni di angoscia, non sapendo come agire per fermare quella follia. Una follia distruttiva che si era impadronita degli occhi di Nickholas e danzava libera nelle sue iridi ambrate.

“Nick..” si azzardò a chiamare. “Ti prego..

 Il ragazzo neppure l’ascoltò. Indietreggiò di qualche passo, raccogliendo le forze. “L’hai voluto tu” mormorò, per poi slanciarsi contro la porta, colpendola con la spalla e tutto il peso del corpo. “Bastardo!” fu l’urlo che accompagnò il colpo, mentre il legno di pessima qualità scricchiolava sotto l’assalto. I cardini che tenevano fermo  l’uscio vacillarono un poco.

Un altro insulto, un altro colpo. Nickholas sembrava immune al dolore mentre con espressione combattiva continuava a colpire la porta. Al quarto tentativo, essa cedette, rovesciandosi all’interno. Il ragazzo quasi cadde disteso, ma si tenne in piedi per pura forza di volontà.  Non perse tempo a domandare, si introdusse in quelle stanze, disposte nello stesso modo, o quasi, del suo stesso appartamento, cercando l’amica. Jenny lo seguì a ruota, cercando invano di calmarlo con parole sussurrate con accento disperato.

La ricerca del giovane, per sua sfortuna, fu presto fruttuosa.

Quella che si parò davanti ai suoi occhi, e di conseguenza davanti anche a quelli di Jenny, fu una scena che nessuno dei due avrebbe potuto ricordare senza provare l’impulso di vomitare.

Kayla era distesa sul letto, supina, con il volto pesto e gli occhi pieni di lacrime, il corpo quasi del tutto denudato nascosto da quello forte del padre, privo di pantaloni.

“Oh, Dio… Dio..mormorò Jenny, crollando in ginocchio, incapace di distogliere gli occhi da quelli della ragazza, iridi prive di ogni vitalità, rassegnate al dolore più grande.

“Signore, dammi la forza..singhiozzò la giovane dai capelli d’oro, giungendo le mani davanti a sé per un breve secondo.

Nickholas invece aveva ben altri intenti, quando si slanciò contro l’omaccione, tirandolo indietro  non si sa con quale forza, lasciando Kayla libera di sottrarsi alla presa. Ma la giovane non si mosse. “Jenny!” gridò il ragazzo, mentre il padre di  Kayla gli urlava contro di non intromettersi, che erano faccende di famiglia, e lo colpiva con furia.

Jenny si riscosse da quella sua immobile contemplazione dolorosa, e si tirò in piedi quasi incespicando, per correre dalla ragazza, e coprirla con un lenzuolo.

Quella creatura ferita parve riprendere vita quando si avvolse nel telo, tremando come un pulcino. Aveva un labbro spaccato e dal naso colava sangue. Il suo piercing era perduto chissà dove, ma non era importante. Nulla era importante, non in quel momento. “Vieni.” Sussurrò Jenny, fissando le sue iridi azzurro cielo in quelle di Kayla, iridi che non ebbero la stessa magia della prima volta, poiché non più limpide. Il dubbio, il dolore si erano impadroniti della sua dolce, tranquilla sicurezza e macchiavano la purezza del celeste. Nondimeno, le riuscì di far alzare la vittima, e di condurla verso l’uscita, a passi lenti. La sostenne con un braccio, mentre l’altra vacillava sotto il peso dell’orrore che aveva subito una volta di più. Altre tessere del mosaico andarono a posto, ricordando alcune espressioni usate da Nickholas, e Jenny comprese la follia con cui quella povera ragazza aveva dovuto convivere.

Nickholas continuava nel frattempo a lottare contro l’uomo, per permettere loro di guadagnare la porta, e risolvette il tutto con un colpo da maestro, ovverosia scaricando di peso un‘orrenda imitazione di vaso cinese sulla testa del corpulento padre dell’amica, dopo averlo poco pietosamente ricoperto di calci. Raggiunse così, mentre l’altro crollava a terra, le due giovani, e le aiutò a tornare alla relativa sicurezza della sua casa, sicurezza che cercò di aumentare sprangando la porta a doppia mandata e spostando il tavolo contro di essa, memore del suo attacco all’uscio della casa nemica.

“Kayla “ sussurrò, con angoscia, avvicinandosi alle due creature femminili sedute con aria sconfitta sul divano, una che teneva l’altra tra le braccia quasi fosse una bimba, carezzandole piano i capelli di un’accozzaglia di colore unica. Gli occhi azzurri di Jenny si sollevarono sul giovane, con la pietà riflesse in quelle iridi dolcissime. Una lacrima si raccolse all’angolo delle lunghe ciglia dorate,  catturando la luce, e scese lenta lungo la pelle candida. Le palpebre si abbassarono, mentre stringeva un po’ di più l’amica.

Kayla invece non rispose, inerte bambola di stracci dalle spalle curve in avanti e lo sguardo più spento che mai, il mascara colato dalle ciglia che formava una maschera d’orrore sul volto giovane pesantemente truccato.  Si limitava a lasciarsi cullare, bimba obbediente ai voleri altrui, com’era stata per troppo tempo. La mano di Nickholas si allungò ancora, la sfiorò con dolorosa esitazione, e lei si irrigidì, tremando.

“No, no, scusa. “ lui si ritrasse prontamente, fissando gli occhi su Jenny.

“Kayla, è Nick. “ sorrise al ragazzo con estrema dolcezza. “E’ Nick.” Sussurrò ancora all’orecchio della giovane, che parve risollevarsi. Si raddrizzò appena, sollevando il volto pesto e sanguinante, e battè le palpebre un paio di volte per scacciare le lacrime rapprese, e lasciarle scorrere. Gli tese le braccia, e lui se la strinse, sussurrando parole di confronto come doveva aver già fatto mille altre volte. Jenny si alzò, lisciandosi con una mano la veste candida, e sparendo in cucina. Vi tornò con del ghiaccio, che posò dopo averlo avvolto in uno straccio, sul volto della giovane.

“Io non sapevo..” mormorò.

Kayla si volse verso di lei, con occhi che simulavano ancora arroganza, quando invece nascondevano solo la paura. “Come avresti potuto? “

Già. Come avrebbe potuto? Eppure, avrebbe dovuto. Avrebbe dovuto. Due parole, due semplici parole che erano una accusa.

Nickholas scosse la testa. “Sst. Non adesso. Jenny, non è certo colpa tua. Lui lo fa da sempre, te l’ho detto. Però, Kayla, ora non puoi più stare lì.”

E dove pensi che possa stare? Qui con te?”

“Ad esempio”

Lei scosse la testa. “No, lo sai che non è possibile. “

Sentendosi di troppo, Jenny tornò in cucina. Da lì poteva vedere i due ragazzi abbracciati sul divano, poiché non vi erano porte tra i due locali.

Sedendosi al tavolo, poggiò i gomiti su quella superficie, chinò il volto su di esse e pianse in silenzio. Pianse sulle miserie che vedeva, sui sogni infranti di una ragazzina che era costretta a vivere l’orrore, su un giovane che aveva perso ogni speranza, e cresceva circondato dal dolore. Perchè era permesso tutto questo? Perché doveva accadere? Perché era lì, se non poteva evitarlo?  Davvero non aveva potuto fare niente? Se fosse rimasta a casa, forse…

Una mano le si posò sulla spalla, ed ella sobbalzò. Com’era calda!  Sollevò un poco il volto, girò lo sguardo. “N… Nick” sussurrò, con voce roca. Lui annuì, e si sedette accanto a lei.

“Kayla dorme. Non prendertela, non puoi curare tutti i mali del mondo” cerco di scherzare. “Anche se a quanto pare ti sei decisa ad occuparti di me. “ la sua mano coprì quella piccola di lei, poggiata sul tavolo, in un gesto che era più caldo di qualsiasi altro fatto finora da lui.

 “Grazie.”

Una parola, una sola parola che le riempiva il cuore.

“Non ho fatto niente” sussurrò.

“Oh, si. Hai fatto molto. Per me. Nessuno si era mai occupato di me come hai fatto tu. Non hai chiesto niente, mi sei solo… rimasta vicino. E’ importante.”

La giovane annuì, sorridendo appena. Allungò una mano e la posò sulla guancia di lui, senza muoverla. Un solo, semplice contatto. Nickholas chiuse gli occhi.

Mike e John.”

Si, lo so.”

“Fammi finire.. sarei affogato. Affondato giù in quel mare di disperazione, se non fossi venuta a prendermi. E poi, sarei morto bruciato come loro. Tu … “ la fissò per un istante che parve eterno. Lei non tolse la mano, e il ragazzo premette un poco di più la guancia su quella pelle morbida.

“Lo sapevi?”

Ella scosse la testa, con desolazione.

Nickholas si morse un labbro, cercando di scacciare la disperazione. “E Kayla.  Mi dispiace che tu abbia visto. Lei è..” non terminò la frase, perché si sentiva un nodo in gola e non voelva farsi vedere piangere davanti a lei. Ma Jenny non era lì per far si che lui ingoiasse ancora una volta i suoi sentimenti. La mano che carezzava il suo viso scivolò verso la nuca, infilandosi tra i suoi capelli color miele, e lo trasse vicino.

“Puoi piangere. Il dolore non è una vergogna. E’ amore. E’ l’amore che provi per chi soffre, che ti fa piangere. E’ una cosa bella. E’ l’odio che avvelena, non l’amore.” sussurrò, piano, e lui non seppe resistere. Poggiò la fronte sulla spalla candida di lei, e si lasciò andare di nuovo. Non pianse, no, ma fece uscire tutta la disperazione, ad ondate. Era così forte che Jenny ne avvertiva l’impatto fisico, e a tratti si irrigidiva.  Infine, il giovane si raddrizzò, e tentò un sorriso malgrado il volto sciupato. In tutto quel tempo, le loro dita avevano continuato a restare intrecciate.  Era così bello, quel sorriso, nonostante gli occhi gonfi e un po’ arrossati, i capelli spettinati, l’aria stravolta!  Turbata, Jenny sottrasse piano la mano, e lui sollevò le dita per lasciarla passare, con un moto di sorpresa.

“Io… manca il latte. Vado a fare la spesa, se togli il tavolo dalla porta” mormorò la ragazza.

Nickholas annuì, un po’ più cupo di prima, la bocca stretta in una linea dura. La precedette alla porta, spostò il tavolo e le aprì la porta.

“Torna presto. Non è prudente andare in giro da soli”

Jenny sorrise, annuendo con tranquilla dolcezza. Sembrava essersi ripresa. Eppure lui l’aveva vista piangere. L’aveva vista piangere. Era la prima volta che manifestava dei sentimenti così intensi, e lui ne era galvanizzato. Gli occhi celesti brillavano come zaffiri nella luce delle lacrime!

Solo allora si accorse che la ragazza era uscita così com’era, con l’abitino bianco e i piedi nudi. Sospirò. Non l’avrebbe capita mai.

Ora, però. Doveva pensare a Kayla. Si recò nella sua stanza. Lì, adagiata sul suo letto, vi era la giovane, che riposava di un sonno inquieto. Le scostò il panno bagnato che aveva sostituito il ghiaccio, posandolo meglio sulle ferite, e le carezzò la fronte con estrema delicatezza. Non voleva svegliarla.

Prima Mike, e John, ed ora Kayla. Sembrava che chiunque lui toccasse, dovesse soffrire. Anche i suoi genitori. Serrò gli occhi e andò alla finestra, riflettendo, poi tornò a muoversi nella stanza. Prese una sedia e vi si sedette, pensieroso, in attesa del risveglio dell’amica… o del ritorno di Jenny.

 

  
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