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Autore: mlousty    16/01/2013    3 recensioni
Scappare.
Tutto ciò che sapeva fare, era scappare. Scappare dal bene, scappare dal male. Sempre e solo scappare. Ma non c'era mai via d'uscita.
Ogni uomo, davanti a delle difficoltà, si tirava indietro. E lui aveva fatto lo stesso.
Non sapeva affrontare, come la stagrande maggioranza delle persone, le difficoltà e gli ostacoli che gli si presentavano davanti.
Ma poi c'era sempre qualcuno a fare la differenza. C'erano quegli uomini che facevano delle difficoltà e degli ostacoli la loro forza. Grazie alle difficili scelte si rafforzavano, e ne uscivano più forti di prima.
Ma lui no. Lui non ci era riuscito e forse non ci sarebbe riuscito mai.
Continuava a scappare, sempre.
--
Mary avrebbe solamente voluto indietro la propria felicità. Avrebbe voluto tornare indietro e non averlo lasciato andare.
Conor avrebbe voluto ritornare indietro e non lasciare la sua ragione di vita. Avrebbe voluto non esser stato così tanto sciocco da averla lasciata andare.
Entrambi volevano non esser dimenticati.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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mary go round 4

 

Mary Go Round

(4)

Again.

 

 

 

 

 

Quando Conor aprì la porta della sua camera d'albergo, una scena alquanto inquietante gli si presentò davanti.
Una ragazza minuta, mora, era accasciata per terra in una pozza di sangue, con stretta fra le braccia una sua foto. Ci mise qualche secondo per riconoscere la ragazza, ma appena lo fece, il respiro gli mancò. Solo quel poco che basta per sospirare un debole: "Oh, mio Dio!".

Conor si fiondò frettolosamente sulla ragazza, accertandosi in un primo momento se il battito cardiaco ci fosse, per poi urlare a Travis di chiamare velocemente un'autoambulanza. La guardia fece subito ciò che il suo ragazzo gli disse, osservando da lontano la scena e descrivendo le condizioni della ragazza all'nfermiere che aveva appena risposto alla sua chiamata.

"Mary, perchè mi fai questo?", Conor continuava a singhiozzare sul corpo della ragazza, cercando invano di tamponare i tagli con un asciugamano.
Neanche quando l'ambulanza arrivò e gli infermieri portarono via la sua piccola, Conor smise di lamentarsi ed insultarsi interiormente.
Si odiava.
Si odiava perchè sapeva che era colpa sua. Era colpa sua se la sua piccola e fragile Mary si era ridotta in quello stato. Sapeva che non era la prima volta che lo faceva, se n'era accorto mentre cercava di arrestarle il sangue che fuoriusciva dalle sue braccia, aveva visto le vecchie ferite.
Lei l'aveva fatto ancora. E ancora, e ancora.
Si era ancora fatta del male.
Lui le aveva fatto del male.
Ancora.

 

 

*

 

 

Stordita, Mary aprì gli occhi, e si ritrovò una parete candida dritta davanti agli occhi. Come due settimane prima i suoi bracci erano trafitti da miriadi di aghi, come due settimane prima si ritrovava di nuovo su un lettino d'ospedale.
Ma differentemente all'altra volta, Mary ricordava bene cosa fosse successo, e subito le immagini del suo stupido e continuo errore le balenarono in mente.

-

Subito dopo la passeggiata al parco, Mary si informò su dove si trovasse Conor in quel periodo, e dopo aver fatto varie ricerche, scoprì che si trovava a Manchester.
"Dannazzione!", urlò Mary esasperata.
Le probabilità di fare un viaggio per Mary erano già basse, ma ora che doveva affrontare l'ultimo anno di liceo le robabilità scendevano ben oltre sotto lo zero.
La causa: Lily, sua madre.
D'altronde, Lily Parker non aveva tutti i torti. Aveva paura per sua figlia, aveva paura di lasciarla andare da sola, aveva paura di perderla.
Mary valutò la situazione, trovando quasi subito la soluzione al suo problema.

"Mamma!", esordì la mora entrando in cucina.
"Ehi, come mai così raggiante?", chiese sorpresa la madre.
"Ho da farti una proposta..", spegò.
"Spara!", la incoraggiò la donna.
"Sai quanto mi piace viaggiare, vero mamma?", iniziò la ragazza, aspettando un cenno affermativo dalla madre, e ricevendolo continuò. "Vorrei fare un viaggio, a Manchester. Ti va?"
"Vuoi che venga con te?", Lily cercò di capire il reale motivo che aveva spinto la sua Mary a quella proposta, ma fallendo cercò di assecondarla.
"Ok, va bene. Ma quando vorresti andarci?", chiese Lily assecondando il volere della figlia.
Mary, entusiasta, spiegò dettagliatamente i suoi piani alla madre, la quale si sentì davvero felice e gioiosa nel vedere sua figlia così piena di vita per solo un viaggio.

Mary e Lily partirono circa tre giorni dopo la proposta della ragazza, ed una volta atterrate all'aereoporto, procedettero verso il grande e lussuoso albergo in cui si trovava anche Conor.
Arrivate all'entrata, un'orda di ragazzine urlando il nome del suo biondo le  invase, facendo così sorgere dei dubbi, non molto piacevoli, a Lily, che iniziava lentamente a capire.

"Ora tu devi spiegarmi la vera ragione per la quale noi siamo qui, Mary!", esordì la madre della ragazza non appena varcarono la soglia della loro stanza.
"Avevo voglia di venire qui, semplicemente.", disse innocentemente la mora, per evitare di dire la verità alla madre.
"No, Mary. Tu sei venuta qui per vedere Conor. Noi siamo qui per lui.", sbottò la donna arrabbiata. "Avresti dovuto dirmelo, sapevo ci fosse qualcosa sotto, ma non pensavo ci fosse la persona che ti ha distrutto il cuore a brandelli, non lo credevo possibile. Ora, perchè? Puoi spiegarmelo?", calmandosi, Lily si sedette sul letto aspettando impaziente una risposta da parte della figlia.
"Avevo
voglia di vederlo, di parlargli. Avevo voglia di fargli vedere quanto io  abbia sofferto a causa sua. Avevo voglia di finirla una volta per tutte, avevo voglia di mettere fine a tutta questa mia inutile sofferenza.", la mora rise ad un pensiero stupido e che forse era meglio non confessare a sua madre, ma avrebbe corso il rischio.
"Ovviamente non nego di aver voglia di baciarlo ancora, di accarezzarlo ancora, di abbracciarlo ancora, di farci l'amore per un'ultima volta. No, non posso negarlo, perchè è la pura verità.", finito, Mary si voltò verso sua madre, che l'aveva osservata per tutto il tempo ascoltando ogni singola parola attentamente.
Lily rimase scioccata dalle parole di sua figlia ed anche un pò sorpresa. Nonostante tutto ciò che Conor le aveva fatto, lei riusciva ancora ad amarlo.
"Tu lo ami ancora.."
"Si, mamma, lo amo ancora. Ma devo metterci una pietra su, ormai. Lui non mi ama più, ed io devo andare avanti senza continuare a  piangermi addosso. Sono venuta qui per questo!"
"Va bene, ho capito. Ora vai e riposati, ci parlerai domani.", sua madre le sorrise dolcemente, lasciandole un bacio sulla guancia.

 

La mattina dopo, Mary si alzò presto, cercando di non svegliare sua madre.
Andò diretta verso la reception, speranzosa di poter sapere quale fosse la camera di Conor. Arrivata lì, chiese alla ragazza se avesse potuto dirgli il numero della stanza di Conor, spiegando che era una sua amica e non una fan con mali intenzioni. Travis, per caso, le passò avanti, e sentendo la ragazza discutere alla reception nominando Conor, le si avvicinò.
"Scusa, ragazzina, ti serve aiuto?", le chiese picchiettandole una spalla.
"Lei chi è?", Mary si girò, spaventandosi un pochino nel vedersi davanti un mostro di quelle dimensioni.
"Ho sentito che cercavi Conor, io sono il suo bodyguard. Puoi chiedere a me."
"Oh, io sono
Mary!", disse porgendogli la mano.
"Io sono Travis. Cosa posso fare per te, Mary?", chiese gentile stringendogli la mano.
"Ho bisogno di parlargli, è possibile? Sa, io sono la sua ex rag.."
"Oh, tu sei quella Mary!", esordì sorpreso Travis.
"Beh, si..vedo che ti ha parlato di me.", sorrise compiaciuta la mora.
"Oh,si. Comunque non c'è problema, però devi aspettare le cinque di questo pomeriggio per poterlo vedere."
"Perchè?", chiese curiosa.
"Ha interviste tutto il giorno..", spiegò la guardia.
"Ok, magari se mi dici il numero della stanza posso entrare e fargli una sorpresa. Che ne dici?", sorrise.
"Si, penso gli farà piacere. Ci vediamo stasera, allora. Ciao Mary!", la salutò allontanandosi.
"Ehi, Travis!", lo richiamò Mary facendolo voltare. "Il numero della stanza."
"Ovviamente, 273. A dopo!"

Durante tutte quelle ore d'attesa, Mary cercò di prepararsi un discorso da dire al suo biondo, che dopo quella sera non sarebbe più stato suo. Dopo vari tentativi inutili, Mary notò l'orologio che segnava le 16:45, ecidendo così di dirigersi verso la stanza di Conor. Voleva davvero fargli una sorpresa, sarebbe stata l'ultima.
Entrò titubante nella stanza guardandosi intorno. Notò una foto sul letto, che ritraeva loro due ai tempi in cui erano ancora felici. Sorridevano entrambi, erano entrambi felici.
Ora, quello ad essere felice era solo lui, lei non lo era.
In quel momento, guardando la fotografia, osservando il suo sorriso, quello che lui le aveva portato via, si pentì amaramente della scelta che aveva fatto.
Era stato un errore cercarlo, era stato un errore voler cercare di dimenticarlo del tutto. Lei non ce la poteva fare, non poteva dimenticare colui che le aveva donato la felicità, per poi strappargliela via.
Non avrebbe potuto farcela.
Frettolosamente, andò verso il bagno, alla ricerca di qualcosa di tagliente. Un rasoio catturò la sua attenzione. Lo afferrò, ed iniziò ad infliggersi numerosi tagli.
Non avrebbe voluto farlo, ma non sapeva come altro sfogarsi.
Continuò e continuò, fino a che priva di sensi, cadde a terra stringendo fra le mani la fotografia di loro due.

 

*

 

 

Conor aspettò fuori dall'ospedale, fino a che non vide Lily Parker venire contro di lui a passo veloce.
"E' tutta colpa tua, te ne rendi conto?", lo strattonò la donna in preda ad un pianto isterico.
"Lo so
, Lily. Mi dispiace.", rispose atono il biondo.
Lily prese a schiaffeggiare il ragazzo, mentre lui non faceva alcuna resistenza, fino a che Travis non fermò la donna calmandola.
"Calma Lily, calma.", le sussurrò Travis all'orecchio. La donna si tranquillizzò solo quando il medico le annunciò che sua figlia si era svegliata.
Lily corse verso la stanza della figlia, non curandosi dei richiami del dottore.
Spalancò la porta della stanza, fiondandosi fra le braccia della figlia.
Le sussurrò parole dolci, e Mary capì che qualcuno per andare avanti, c'era.
Se cadeva, doveva rialzarsi come un grattacielo. Perchè qualcuno per cui farlo c'era. Ed era lì accanto a lei.

 

 

My space:

Heiii! Amori mieii!! Come state?
Lo so, lo so. Io non so davvero con quale faccina io mi presenti qui, dopo tuuutto questo tempo. Mi dispiace, ma un po’ per colpa della scuola, un po’ per colpa di questa cazzo di connessione internet (passatemi il termine, scusate), non ho potuto prima d’ora. Era già pronto da un po’ di giorni, ma scusatemi.
SCUSATE!
Coomunque, questo è
il capitolo. Ammetto che prima di scriverlo, avevo in mente tutta un’altra idea. Ma scrivendo è uscita ‘sta cosa qua, quindi boh! A me piace, e spero anche a voi.

Vorrei sapere cosa vi aspettate dalla storia..insomma, se avete qualche aspettativa in particolare, cose così. Ah, vi faccio una domanda io:

Cosa pensate succederà fra Mary e Conor?

Me lo fate sapere, please?

Ah, un’altra cosa. Il prossimo capitolo è già pronto, ma lo posterò solo se mi farete trovare più di due recensioni a questo capitolo. Ci tengo a questa storia, e vorrei sapere ciò che voi pensate.

Vi adoro, davvero <3

Un bacione,
Marialuisa :)

  
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