Capitolo 2: Il regno di Carmelide
I soldati avanzavano a cavallo, lungo le colline aride. Al loro capo vi erano due cavalieri, di rango più nobile. Non molto distante da loro, vi era un bosco che costeggiava un bellissimo lago, e tra questi una piccola strada, ma abbastanza grande per far passare una carrozza. Alla vista del lago, uno dei due aumentò la propria velocità, era da troppo tempo lontano da casa. Dinnanzi a lui, il castello, una costruzione semplice, principalmente militare, ma con giardini, alberi e fiori. Così si presentava il signore di Camelide, re Leodagan, ai suoi ospiti, scendeva sempre per primo, nelle sue migliori vesti. Sarebbe partito lui stesso per la guerra, ma una vecchia ferita glielo impediva, così era costretto a mandare i figli, la cosa più cara che aveva, a guidare il suo esercito. Gli attendeva fiero, all’entrata principale del castello, proprio sul ponte che conduceva nel cortile. Appena arrivò il primo figlio si levò l’elmo facendo cadere una cascata di capelli biondi, avvolti in una treccia. Non aveva più di diciotto anni. Aveva il corpo minuto, ma questo non le impedì di divenire una delle migliori spadaccine del regno, e due occhi azzurri come il cielo. Il re sapeva bene che la prima persona che avrebbe visto era lei, la figlia. Come avrebbe voluto vederla in nobili e meravigliose vesti, come era giusto per una fanciulla. Ma era stata la stessa madre a volerla educata sia come principessa sia come guerriera. La ragazza abbracciò forte il padre, era così felice di essere a casa che nessuno se lo poteva immaginare. – Bentornata, figlia mia! – Disse il re. Poco dopo, arrivò anche l’altro cavaliere. Anche lui li levò l’elmo ed apparve un ragazzo sui venticinque anni, il volto ricoperto da una leggera barba castana, come i capelli, e gli occhi verdi. Appena vide il re, s’inginocchio davanti a lui. Il re gli mise una mano sulla testa, poi il ragazzo si alzò in piedi. – Alionor, Ginevra, è un dono riavervi a casa! – Esclamò il re. – Vi ringrazio, padre! – Rispose il ragazzo. Poi tutti si diressero dentro al castello. Ginevra correva a per di fiato per le scale, rincorsa dalla sua serva che le ricordava di levarsi l’armatura prima di recarsi nella propria stanza. Ma, come al solito, Ginevra non le prestava attenzione. La porta della stanza cigolò un po’ appena si aprì. Quella camera profumava di lavanda, come ogni giorno. L’arredamento era piuttosto spartano per una ragazza, ma a Ginevra andava bene così. Non c’erano fronzoli nella sua vita, ne stupidaggini come ricamo o arredamento. Pensò questo mentre si levava l’armatura. Davanti a lei lo specchio la metteva in relazione con la realtà, era una giovane donna. Infatti amava gli abiti, specialmente quelli color oro e rosso. Stranamente, quel giorno, quando aprì l’armadio scelse un abito azzurro. Qualche istante dopo, entrò un altro volto molto caro alla ragazza. – Bentornata, principessa! – Elsclamò. Ginevra le corse in contro abbracciandola. Era la moglie del fratello, l’avevano trovata che vagava per i boschi e l’avevano salvata da fine certa. Aveva detto di chiamarsi Elide, veniva da un regno lontano e stava scappando da delle persone che volevano ucciderla. Ginevra l’aveva presa con se come dama e, pian piano, suo fratello si era innamorato di lei. Aveva la pelle leggermente più scura, i capelli corvini e un portamento da regina. Il era ventre arrotondato, mancava ancora molto al lieto evento, ma cominciava a notarsi. – Caspita! Com’è cresciuto! – Esclamò Ginevra. – Siete stai via per tanto tempo … - Rispose Elide. – Tuo padre vuole parlarti. -. Ecco, pensò Ginevra, ci risiamo!
Ginevra scese le scale di corsa e incontrò il padre nella sala del trono. – Ho ricevuto una lettera, sai quel giovane re di cui ti ho parlato? – Domandò il re. – Il figlio del vostro caro amico. – Rispose la ragazza. – Si, cara, proprio lui! Ebbene sembra aver accettato la nostra offerta di venir a stare per un po’ di tempo da noi … - Disse il re, ma fu interrotto da Ginevra – La vostra offerta, non la mia! – Il re riprese fiato, sapeva bene quanto fosse restia la figlia a parlare di certe cose. – Ad ogni modo, tra qualche giorno arriverà e mi aspetto che tu lo tratti con ogni riguardo! – Esclamò il re. Poi si alzò e fece per andarsene. – C’è un’altra cosa che mi aspetto … - Continuò. – E sarebbe? – Domandò Ginevra. - … che quel re se ne ritorni in patria con una regina! – Concluse Leodagan.