-Laura, ma… sei proprio sicura di
volerlo fare?
-Sì, Francesca. Voglio, posso e
lo farò!
Francesca, la mia migliore amica
fin dalla nascita, mi fissava seduta sul suo letto con tanto d'occhi.
-…E poi l'ho già messo sulle
spine dicendogli che sono innamorata di… Harry Potter!!-
aggiunsi, visto che lei non diceva una parola.
-Forse dovresti aspettare che te
lo dice lui…
-Ma ho
aspettato!- protestai -Ho aspettato anche troppo, ora voglio sapere cosa prova
veramente per me! Se lui non parla lo faccio io, no?
No?
La guardai con un disperato
bisogno di approvazione. Lei aveva il viso nascosto
tra i suoi ricci un po' ribelli, sotto la quale si intravedeva
la fronte corrugata, facendomi capire che stava riflettendo.
-Non so che dirti… Per quel poco
che l'ho conosciuto mi pare un tipo abbastanza timido, e non so se…
-…Ed è
proprio perché è timido che devo farmi avanti!- la interruppi concitata,
misurando a grandi passi la stanza -Fin' ora ha sempre cercato di lasciarmi dei
piccoli segnali per farmi capire, poi si tira indietro, e ricomincia… Non ce la
faccio più così! E poi dai, l'hai visto anche tu come
si comporta!
Francesca annuì. In effetti a volte eravamo usciti anche con lei, ed era stata proprio lei a farmi convincere totalmente del fatto che Simone poteva provare benissimo dei sentimenti al di là dell'amicizia…
Io poi avevo fatto anche un "test"; avevo finto di dirgli di essermi innamorata di un altro compagno di scuola, e giuro che di lì a poco avrebbe fatto una scenata lì in classe! Poi gli ho detto che era uno scherzo e ha tirato un grosso sospiro di sollievo, dopo tutti i "Non ti merita!" che mi aveva rifilato.
E io
avevo ottenuto la mia "prova" finale. Non restava che scoprire le mie
carte.
-Vedi un po'
tu…- disse rassegnata Francesca, incontrando il mio sguardo trionfante.
Sapete però come si dice, "tra il dire e il fare"…
Trovare il momento e le parole
giuste per dichiararsi era un'impresa a dir poco impossibile, e ogni momento
libero che avevo mi scervellavo sul cosa avrei potuto
dirgli e quale reazione mi sarei dovuta aspettare da lui…
Ma poi accadde tutto così in
fretta che progettare situazioni e discorsi non servì
proprio a niente!
Non dimenticherò mai quel sabato 22 dicembre: io, Simone e Francesca passeggiavamo come al solito nel gelo della sera, tra un sacco di gente che andava di qua e di là per cercare gli ultimi regali di Natale, e chiacchieravamo tranquillamente mangiando cioccorane.
Anche se
in realtà io ero tutt’altro che tranquilla, specialmente quando la
conversazione virò bruscamente in qualche strano modo sul tema scottante: chi
mi piaceva?
-Te l'ho già detto, Simone- gli
risposi io con falsa sicurezza ed esasperazione nella voce, evitando accuratamente di
guardarlo negli occhi -Mi piace Harry Potter, quante volte devo ripetertelo
ancora?
-Ma dai,
io intendo in carne ed ossa… a contatto con te…
Francesca credo che in quel
momento avrebbe desiderato essere altrove, la cosa si
faceva imbarazzante… Ma rimase, alcuni passi indietro, ad osservare con attenzione
(e preoccupazione…) la scena.
Io stavo per cambiare argomento, ma improvvisamente il mio flusso di pensieri si fermò, e tutto parve passarmi davanti a rallentatori.
Una leggera spruzzata di neve cominciava a fioccare, la gente correva da tutte le parti come impazzita, dagli altoparlanti si sentivano dolci canzoni natalizie.
Nessuno faceva caso a noi…
I nostri respiri che diventavano sbuffi di gelido vapore a contatto con l'aria… E il suo viso arrossato, e gli occhi castani resi lucidi dalla brezza d'inverno, che erano ardenti di curiosità e mi fissavano imploranti…
E se
fosse stato quello… il momento?
Tornai a guardare la strada avanti a me, fingendo di non aver provato nessun attimo di meraviglia nel contemplarlo.
-Beh, non so più che altro dirti…
Io, in qualità di Hermione, dico che amo Harry Potter!
Più chiara di così…
Tradivo un certo nervosismo. Lui rimase un attimo in silenzio, pensieroso, poi ripeté:
-Dai, sul serio…
Non può essere Harry Potter!
-E
invece sì che può esserlo!
-Ma ancora non ci sei arrivato?!-esclamò persino Francesca, commentando il discorso come se stesse guardando un telefilm in tv.
Tuttavia lui non ne veniva a capo e rimaneva con la fronte aggrottata. Mi faceva anche un po’ ridere, anche se in quel momento c’era ben poco da scherzare.
Era quello il momento.
Avevamo passato il punto di non ritorno, o la va o la spacca.
Presi fiato tremando un po’, per
un attimo che mi sembrò infinito dove per l’ultima volta mi chiesi se quello
che stavo facendo era giusto. Poi lasciai perdere tutto, mi fermai davanti a
lui e dissi:
-Sei tu, Harry!
Per quel che accadde poi, dovetti
fare affidamento a quello che mi raccontò Francesca.
Io ricordo solo che in quel
preciso istante lo fissai, e mi accorsi che guardava
dritto avanti a sé, con la fronte corrucciata.
-Cosa…?- disse, debolmente.
Ad un tratto recuperai tutta la mia ragione, e fu come svegliarsi da un incubo.
Cosa avevo fatto!
Gliel'avevo detto!
E
adesso?
Mille pensieri affollavano la mia
mente… Cosa sarebbe successo? Saremmo rimasti amici? Lui
non avrebbe più voluto frequentarmi? Oddio, spero di no…
Rossa dalla vergogna scattai in avanti a passo spedito.
Ma nonostante avessi lasciato
indietro Francesca e Simone sentivo i loro occhi
puntati dritti dietro la mia nuca.
Francesca in seguito mi disse che
le era parso di vedere che lui mi guardasse meravigliato e sorridesse,
aggiungendo anche qualcosa tipo "Ecco perché…". Ma
non riuscì a capire il seguito della frase.
Comunque, subito dopo lei se la svignò a casa, lasciandoci soli.
Io non sapevo cosa dire, speravo solo che in quel momento la terra si squarciasse proprio dov’ero io e mi inghiottisse per sempre…
Lui pure non parlava. Restammo zitti per un po', qualche gelido minuto in cui io mi immaginavo apocalittici scenari della mia vita futura, in cui regnava sovrana la vergogna che avrei provato in classe ogni volta che in nostri sguardi si sarebbero sfiorati. Mi sentivo nauseata, forse avevo rovinato qualcosa di delicato e bellissimo.
Ruppe lui il silenzio per primo.
-Beh, adesso non mi parli più?
Io feci un profondo respiro,
rassegnata come un condannato a morte.
-Di cosa vogliamo
parlare?- chiesi.
Accadde qualcosa di strano. Una
luce balenò negli occhi di entrambi. Ci guardammo e sapevamo già la risposta.
-Ovvio… HARRY POTTER!- esclamammo all'unisono, e ricominciammo a parlare come se niente fosse.
Ero sollevata per come la
situazione in quel momento si era risolta, ma dentro di me sentivo un uragano di emozioni. Sapevo che lui parlava a rotta di collo per
nascondere il nervosismo, lo stavo facendo anch'io…
Tornai a casa distrutta e fuori di me.
Ero preoccupata, avvertivo un senso di freddezza che non ne volava sapere di lasciarmi perdere.
Gli squilli che ci eravamo fatti sul cellulare erano stati solo due, a differenza del mare di telefonate e sms abituali.
Mi sentivo un’idiota totale. Ero così convinta da non aver pensato minimamente alla nostra amicizia, e questo mi faceva soffrire. Già… chi immaginava che avrei avuto il timore di perdere il sentimento che già avevo costruito con Simone, anche se non si trattava di una storia d’amore?
Non mi ero resa conto di quanto la sua presenza come amico fosse stata così indispensabile, negli ultimi mesi. Il mio fine ultimo era l’amore, non riuscivo a vedere la meraviglia che stava nascendo sotto i miei occhi.
Con quello che avevo fatto rischiavo di restare completamente a mani vuote, e stavo male, chiusa tra le quattro mura di casa mia, impaziente di sapere come si sarebbe risolta la situazione.
Con mia gran sorpresa non fu così tragica.
Il giorno dopo lui
mi invitò a casa sua e mi diede il suo regalo di Natale, un angioletto di pezza
che tiene in mano un piccolo cestino di pout-pourri che emanava un intenso
odore di buono. Era arrossito mentre vedeva che lo
scartavo, e lo fece ancora di più abbassando il viso quando la madre, presente
alla scena, glielo fece notare.
Anch'io gli feci un regalo. Il giorno della Vigilia gli comprai un calendario di Laura Pausini, la sua cantante preferita… era al settimo cielo! E restammo fino alle sette di sera a casa mia a giocare a “Formula 1” con la PlayStation come due matti, ammazzandoci di risate perché andavamo contromano e finivamo fuori strada in continuazione.
Sembrava che non fosse intenzionato a combinare un bel niente con me.
Mi ero illusa.
Però non ero triste. Anzi, ero stranamente sollevata.
Sarà perché mi stavo divertendo, sarà perché ci avvolgeva la calda atmosfera della Vigilia, non me ne importava poi molto.
Non avevo ottenuto quello che volevo, ma capii che forse era meglio così. Quello che avevo già, e che per fortuna non avevo perso, non lo avrei più trovato da nessuna parte.
Inoltre eravamo giovani, dovevamo crescere… chissà le cose che sarebbero successe nel frattempo, avremmo potuto anche innamorarci entrambi quando saremmo stai più adulti e più consapevoli…
Ma era
ancora troppo presto per pensarci.
Per il momento, restavamo amici.
Non era andata poi tanto male.