Serie TV > Freaks!
Segui la storia  |       
Autore: MelodramaticFool_    17/01/2013    4 recensioni
Andrea e Viola.
Marco e Viola.
Andrea, Marco, Viola, Silvio, Giulia, Gabriele.
Sei Freaks!, una storia.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-'Giorno- fece Viola, appoggiando sul tavolo la tazza ormai vuota. Andrea, di tutta risposta, sbadigliò come un ippopotamo. Si sedette accanto alla ragazza, massaggiandosi le tempie.
-Mal di testa?- chiese lei, guardandolo con studiata curiosità, con una sorta di soddisfazione sadica nello sguardo. Il ragazzo ci mise poco a capirne il motivo e decise di assecondarla.
-Sono un coglione.- ammise, senza troppi preamboli.
-Eccome.- gli confermò lei, rincarando la dose.
-Non volevo darvi problemi..-
-Devi ringraziare Silvio, è lui ad avervi salvato il culo.-
-Lo so, mi ricordo tutto quanto.- disse Andrea stancamente.
La ragazza lo guardò con un mezzo sorriso mentre si alzava e accendeva la macchinetta del caffé. Non aveva voglia di litigare, e il giovane sembrava già in preda ai suoi rimorsi, senza il bisogno che qualcuno gli infilasse ancor di più il coltello nella piaga.
Andrea premette un paio di pulsanti e mise la tazzina sotto il bocchettone, quando si sentì avvolgere da due braccia sottili. Viola lo stava abbracciando. Sorpeso, si girò, e la guardò con aria interrogativa. Lei si limitò a stringerlo più forte ed appoggiare la testa sul suo petto. Il ragazzo, confuso, allacciò le braccia attorno alla giovane, senza fare domande, ricambiando quell'inatteso abbraccio.
-Non hai idea del colpo che mi avete fatto prendere.- mormorò lei.
Il ragazzo sospirò. Nel profondo del suo cuore egoista e meschino, aveva sperato in un singolare, in un "mi hai fatto prendere", aveva sperato che Viola si fosse preoccupata per lui e lui soltanto. Si sentì una merda nel realizzare questo ennesimo pensiero partorito dalla sua mente egoista. Era ovvio che Viola si era preoccupata per entrambi, sia per lui che per Marco.
-Scusa.- le sussurrò, baciandola sulla testa.
Rimasero stretti così per qualche minuto, in silenzio.
-'Giorno.- disse Silvio entrando nella stanza, tutto pimpante. Rimase un attimo interdetto nel trovare i due abbracciati, così, e si sentì dannatamente in imbarazzo per aver interrotto un momento così tenero. Si staccarono e fecero finta di nulla; Viola tornò a sedersi, arrossendo impercettibilmente, e Andrea riprese a litigare con la macchinetta del caffè, mentre Silvio recuperava dal frigo una confezione di succo d'arancia. Stava quasi per berlo a canna, quando Viola lo fulminò con lo sguardo, ricordando al ragazzo che non era a casa sua, e che quindi bere direttamente dalla bottiglia forse non era proprio un segno di buona educazione. Prese un bicchiere dal lavandino e, dopo averlo sciacquato, versò al suo interno il succo, per poi riporre la confezione al suo posto all'interno del frigo. Terminata l'operazione si voltò verso Viola e alzò il bicchiere con aria canzonatoria, come per dire "Contenta?". La ragazza annuì divertita, prima di riportare la sua attenzione sulla finestra e quello che stava oltre di essa, lasciando che il suo sguardo si perdesse tra le facciate dei palazzi tutt'intorno. Non era certo un panorama da sogno, però aveva un ché di suggestivo.
Marco irruppe nella piccola cucina con la stessa grazia di un elefante in una cristalleria, con il passo pesante e l'aria assonnata e persa. I segni della sbronza della sera precedente erano ben visibili sul suo viso, pallido e appesantito dalle occhiaie viola che gli cerchiavano gli occhi. Senza rivolgere la parola a nessuno dei presenti, si sedette pesantemente su una sedia tra Viola e Andrea e appoggiò la testa sul tavolo, come fosse un macigno.
-Bello ieri sera?- chiese Silvio, prendendo una sedia e sedendosi davanti al ragazzo.
-Vaffanculo..- mugugnò Marco di tutta risposta.
L'altro ridacchiò e gli battè una mano sulla spalla con fare comprensivo.
Viola si alzò con un sorrisetto e andò a preparare un'altra tazza di caffé, Marco aveva tutta l'aria di uno che aveva un forte bisogno di caffeina. Per lui non sarà necessario nessun cazziatone, pensò, ha un'aria distrutta. Una vocina dentro di lei le fece notare la differenza di trattamento tra Andrea e Marco, ma lei la scacciò via, quella questione l'avrebbe affrontata in seguito.
Il caffé era ormai pronto. La ragazza raccolse la tazzina e la piazzò davanti al naso di Marco, che alzò la testa, si stropicciò gli occhi e la guardò con un sorriso riconoscente. Mentre prendeva in mano quell'ambrosia, lei gli sorrise teneramente e gli passò una mano tra i corti capelli castani, scompigliandoglieli. Il cuore di Andrea venne attraversato da una dolorosa fitta davanti a quella scena. Silvio sembrò accorgersene e lo guardò di sottecchi, come a confermare il fatto che i suoi sentimenti, ormai, erano di pubblico dominio. Questo non lo infastidì più di tanto, a dire il vero, anche se il motivo non gli era del tutto chiaro. Secondo lui, quello che provava per Viola non andava represso, nonostante tutte le complicazioni che poteva portare, e poi Silvio era un'amico, e sembrava in qualche modo al corrente di tutto quello che passava per la testa di tutti loro. Era più sveglio di quanto sembrava.
-Gabriele?- chiese ad un certo punto Viola, interrompendo il filo di pensieri che scorreva nella mente di Andrea.
-Dorme.- disse semplicemente Silvio, bevendo l'ultimo goccio di succo. Appoggiò il bicchiere vuoto sul tavolo e aggiunse -Male, tra l'altro. Stanotte tremava tutto, aveva gli incubi.-
-Che novità, qua ce li abbiamo tutti.- commentò Andrea, il cui sguardo si soffermò per un secondo su Viola. Quella notte si era svegliato, ad un certo punto, con lei accanto nel letto, che si agitava nel sonno. L'aveva lasciata dormire in pace, non era nemmeno la prima volta che la vedeva in quello stato. La ragazza abbassò impercettibilmente lo sguardo, sicura che Andrea si stesse riferendo proprio a lei.
-Sì, ma cazzo, lui era proprio terrorizzato, le gambe gli scattavano come se stesse correndo.- disse Silvio.
-E' stato morso da Giulia tre volte e lo hanno rinchiuso per chissà quanto tempo in un laboratorio, come una cavia, ci credo che ha gli incubi la notte.- disse Viola, comprensiva.
Il discorso venne interrotto dall'entrata in scena di Gabriele, che giunse nella stanza sbadigliando. I ragazzi lo osservarono, in silenzio, mentre si sedeva sull'ultima sedia rimasta, accanto alla finestra.
-Beh?- fece quindi, facendo rinsavire tutti i presenti. Nessuno, ovviamente, gli chiese se aveva dormito bene; la risposta si leggeva chiara nel viso stravolto e negli occhi acquosi. Silvio si alzò pigramente per andare a mettere il bicchiere sporco nel lavandino, e lo stesso fece Andrea, che raccolse tutte le tazze usate e si mise a sciacquarle sotto il getto dell'acqua, mentre Viola cercava qualcosa di sensato da dire.
-Oggi che facciamo?- chiese infine.
-Indaghiamo.- disse semplicemente Gabriele.
-In che senso 'indaghiamo'?- fece Silvio, appoggiandosi con la schiena al muro, leggermente in disparte.
-Cerchiamo su internet se l'indirizzo che abbiamo trovato corrisponde a qualcosa, vediamo se qualcuno ha reclamato la scomparsa dei due tizi di ieri sera. Cose così.- spiegò il ragazzo, mentre sul volto gli tornava quell'espressione pratica e risoluta che avevano già imparato a conoscere.
-Dovremmo fare anche un sopralluogo là, direi.- aggiunse Andrea, standogli al passo.
-Giusto, non me sembra il caso di andare lì a buffo, non si scherza con 'sti qua.- gli diede ragione Gabriele.
-Bella.- fece quindi Silvio battendo le mani -Io vado a farme una doccia e poi vado in edicola, a dopo-. Uscì dalla piccola cucina, non prima di aver mollato un coppino molto ben assestato sul collo di Marco, che mugugnò contrariato e gli lanciò un'occhiata in cagnesco. Quindi, si affrettò a dire -Dopo Silvio la doccia me la faccio io-.
-Poi io!- fece Viola rapida, battendo sul tempo Andrea, che alzò gli occhi al cielo, divertito.
-Okay, allora io vado a casa mia, prendo un po' di cose e la doccia me la faccio là.- disse, alzandosi -Vado a cambiarmi.-
-Okay.- disse Viola -Io metto un po' a posto qua in casa.-
Una mattinata normale per gente anormale.
 
Quando Andrea tornò, verso le tre di pomeriggio, i ragazzi avevano già cercato tutto il cercabile su internet, avevano spulciato tutti i giornali che Silvio aveva portato, e non avevano trovato assolutamente nulla. L'unica cosa che erano riusciti a scovare riguardava l'indirizzo trovato nel navigatore: la VEX si trovava in una di quelle palazzine-casermoni disabitate che si trovavano spesso fuori Roma.
Ottenuta questa piccola ed importantissima informazione, i ragazzi pianificarono di sorvegliare a turni alterni la sede dell'agenzia, per cercare di scoprire qualcosa in più che poteva essergli utile. Marco e Silvio si offrirono per il primo turno, quella notte; all'inizio Viola protestò, Marco aveva ancora un mal di testa fottuto che faticava a nascondere, non era il caso di imbarcarsi in una missione così ad alto rischio, ma il ragazzo insistette e alla fine la spuntò. Voleva rimediare ai danni che aveva fatto la sera precedente, e questo era il suo modo di scusarsi. Andrea pensò che non era proprio la maniera più brillante per farsi perdonare di tutta la preoccupazione che aveva creato, soprattutto in Viola, però non disse niente e lo lasciò fare di testa sua. Non poteva dirsi del tutto contento di mandare lui e Silvio vicino alla tana della bestia, anche se il secondo ultimamente si era dimostrato un'incredibile risorsa. Sperò solo che non gli sfuggisse nulla su Viola..
Gli altri tre sarebbero rimasti a casa, a cazzeggiare.
Il piano prevedeva dodici ore di veglia notturna nei pressi della palazzina abbandonata, perciò Marco e Gabriele si ritirarono a dormire, il primo visibilmente contento, l'altro decisamente meno. Viola gli corse incontro offrendogli un sonnifero, che il ragazzo accettò con sospetto, quasi non si fidasse di quella microscopica e innoqua pillolina di Valeriana. Alla fine la prese, e gli fece un effetto a dir poco immediato: crollò nel giro di una decina di minuti e dormì a lungo, russando profondamente.
 
La fiammella dell'accendino balenò per appena qualche secondo davanti al viso di Gabriele, tingendogli gli occhi chiari di un'accesa sfumatura di azzurro, simile a quella del cielo in un mezzogiorno d'estate. Aveva innegabilmente degli occhi spettacolari, glielo dicevano veramente tutti, tutti ne erano ammirati, tutti si sentivano messi un po' in soggezione, in effetti, da quelle perle blu, che osservavano il mondo con l'attenzione del disperato alla ricerca di una risposta. Il ragazzo accese la prima sigaretta della serata, tirando una lunga boccata dal filtro e trattenendo il fumo nei polmoni per un attimo, prima di buttarlo fuori con energia. Il vizio del fumo era una cosa che caratterizzava molto il giovane, aveva sempre una sigaretta in mano, ne fumava tantissime, troppe forse, ma erano l'unica cosa che riusciva a rilassarlo. Marco, seduto sul sedile del passeggero accanto al posto guida, sbuffò, tra lo scocciato e l'esasperato, prevedendo che nel giro di un paio d'ore l'abitacolo si sarebbe trasformato in una camera a gas.
-Spiegami di nuovo cosa stiamo cercando.- disse, mentre abbassava il finestrino.
Gabriele continuò a fissare dritto davanti a sé, facendo roteare la sigaretta tra l'indice e il pollice.
-Sinceramente, non lo so- ammise lentamente -Vedi se c'è la macchina di qualcuno che conosci, dopo andiamo a fare un sopralluogo tutto intorno.-
-Perché dopo, scusa? Non possiamo andare adesso?- chiese l'altro.
-Staranno arrivando tutti i dipendenti, adesso, è meno rischioso muoverci più tardi, verso l'una.-
-Ma se sono all'interno non rischiamo di essere notati? Insomma, ci sarà qualche telecamera, un sistema di sorveglianza..- fece Marco, dubbioso.
-Se sono dentro allora non usciranno fino alla fine del turno, e noi avremo tutto il tempo di fare i nostri controlli.- disse con semplicità Gabriele, aprendo il finestrino per gettare all'esterno il mozzicone della sigaretta.
-Quindi non ci resta che aspettare?- chiese infine Marco.
-..A quanto sembra.-
La palazzina che ospitava la VEX era circondata da un cortile e da un piccolo parcheggio, dove crescevano liberamente le erbacce. Dio solo sa cosa ci nascondono dentro, pensò Marco, mentre ne osservava la facciata anonima e scrostata dal tempo e dall'incuria. La casa più vicina si trovava ad occhio e croce a circa cinquecento metri di distanza, sullo stesso lato del viale che attraversava la zona. I due ragazzi avevano scelto di parcheggiare dietro ad un piccolo boschetto, nel grande prato abbandonato dall'altra parte della strada, dirimpetto alle due palazzine. Da quel punto avevano una visuale accettabile sull'entrata dell'edificio, pur rimanendo nascosti. 
Un silenzio teso si era inalberato tra i due. Gabriele si allungò verso il sedile posteriore per recuperare un'altro pacchetto di sigarette, con la chiara intezione di fumarsene un'altra. In quel preciso momento, un'auto apparve in fondo alla via deserta. Marco si animò e picchiettò con la mano sulla spalla dell'altro, indicando il veicolo che avanzava lentamente lungo il viale. I due lo osservarono con attenzione.
-Familiare?- chiese Marco.
Di tutta risposta, Gabriele mugugnò qualcosa di indecifrabile. Non ne era sicuro, eppure quella sembrava proprio la macchina di.. No, non è possibile, si disse.
-Usciamo da qui- fece quindi in tono autoritario. L'altro non provò nemmeno a dissuaderlo. Uscirono con circospezione dall'automobile e raggiunsero il limitare del piccolo sputo di alberi che li riparava. Nel frattempo, l'auto sconosciuta aveva fatto il suo ingresso nel parcheggio dismesso della palazzina. Da lontano, i due ragazzi videro uscirne una ragazza, all'apparenza giovane, non molto alta, con una selva di capelli scuri e riccioluti che le ricadevano su spalle e schiena.
Gabriele non si rese nemmeno conto di aver cominciato a correre. Raggiunse in un lampo la recinzione esterna del cortile, prima di venir buttato malamente a terra da Marco, che lo aveva rincorso e gli si era gettato addosso.
-Ma sei coglione?!- chiese quest'ultimo, ansimando per la corsa, il tono della voce reso aspro dalla rabbia, dal nervoso e, notò Gabriele, anche dalla curiosità per quel gesto così avventato. Il ragazzo gli fece cenno di star zitto e sporse la testa di un poco oltre il muretto basso che li riparava dalla vista della giovane ragazza. Questa non sembrava essersi accorta del loro arrivo, perché fumava in pace una sigaretta davanti alla porta principale, senza alcuna fretta, dando le spalle ai due ragazzi. Poi, si girò. Aveva un bel viso dai lineamenti vagamente orientali, con due occhi a mandorla che le addolcivano lo sguardo determinato. E Gabriele perse un battito.
Si ritirò dietro al loro riparo improvvisato, respirando affannosamente. Sentì i battiti del suo cuore accellerare e la rabbia iniziò a scorrere nelle sue vene come una droga, come un fumo tossico e nocivo che gli inibiva i sensi. Iniziò a girargli fortemente la testa, mentre cercava di placare i suoi istinti omicidi, e intercettò Marco nel suo campo visivo, che lo afferrò per le spalle e lo scosse con violenza, prima di chiedergli di nuovo, con voce bassa e concitata: -Gabriele, chi è? Chi è? Gabriele? Gabriele, mi senti? Chi è quella ragazza?-
La sete di violenza abbandonò gradualmente le sue membra, e ragazzo sentì un pizzicore familiare pungergli le palpebre, chiuse gli occhi, li stinse forte, perché no, quello non era affatto il momento adatto per piangere. Anche se ne aveva veramente una gran voglia.
-Marta..- mormorò piano, con un'autentica tristezza nella voce. Una tristezza che lo faceva sentire maledettamente stupido, e inerme.

__________________________________________________________________________________________________________________________

Salve a tutti!
Annuncio ai lettori più affezionati: sì, ho cambiato la formattazione dei capitoli. D'ora in poi avrete capitoli più lunghi, gente. Spero di riuscire a pubblicarli con un'intervallo di una settimana massimo uno dall'altro, ma sono crta che non riuscirò MAI a rispettare queste scadenze. c:
Un capitolo con un'inizio di calma piatta, che termina con una dolorosa scoperta.
Si commenta da solo, ecco.
Ritengo necessario specificare che la VEX non si trova realmente in una palazzina abbandonata: le scene del laboratorio sono state girate nei sotterranei di una scuola, e non è mai stato specificato il luogo dov'è ubicata, nella serie. In questo caso la mia è un'interpretazione puramente a scopo narrativo, avevo bisogno di parlare dell'ambiente circostante al laboratorio per poter scrivere questa scena.
Non mi resta altro da dire se non: recensite, a presto, lallallero.
MelodramaticFool_
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Freaks! / Vai alla pagina dell'autore: MelodramaticFool_