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Autore: Alkimia    18/01/2013    7 recensioni
[CONCLUSA]
***SEGUITO di "A series of unfurtunate events"***
Ognuna delle opzioni possibili è rischiosa e potrebbe danneggiare Nadia. Per non parlare dell'altra faccenda in ballo: qualcuno vuole distruggere la Terra... tanto per mantenersi nel solco della tradizione.
Nadia è in America per cercare, insieme allo S.H.I.E.L.D, un rimedio ai danni provocati dall'energia della pietra. Loki è prigioniero sul pianeta dei Chitauri ma ha ancora dei piani. Eppure, ancora una volta, troppe cose non vanno come lui sperava. Vecchi nemici tornano da un passato lontano che lui continua a rinnegare, costringendo gli Avengers a tornare in campo; episodi e sentimenti inaspettati lo porteranno a dover decidere da che parte stare. E non è detto che la decisione finale sarà quella giusta...
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A waltz for shadows and stars'
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Capitolo diciassettesimo
Just one step – part two


Bzzz.
Stark?!
Bbbzzzzz....
Stark, dannazione! Mi senti?!
No, tutto quello che sente è un tremendo dolore alla testa. Dove si trova? Cosa è successo?
«Jarvis...» mormora. Davanti ai suoi occhi si accendono due linee di luce, poi si spengono e per un po' tremolano come se fossero i neon di un'insegna che si sta rompendo.
Il reattore Arc deve essersi fermato per qualche secondo, perché sente male anche al petto e si sente fin troppo stordito.
Ci vuole qualche minuto prima che l'interfaccia interna dell'armatura torni visibile, ma finalmente si accendono i comandi e le informazioni che il dispositivo rileva dall'esterno. L'aria è satura di fumo.
«Stark, se ci sei rispondi». È la voce di Fury, suona persino un po' preoccupata.
Ora ricorda. È a Boston, in quel magazzino, e c'è stata un'esplosione.
«Ci sono...» dice.
«Il propulsore posteriore destro è danneggiato, signore» annuncia Jarvis.
«Com'è la situazione? Abbiamo perso il contatto visivo» incalza Fury.
Tony non riesce a vedere niente in mezzo al fumo, se non una luce ovattata che proviene dall'esterno, dalla saracinesca che si è piegata e ora penzola mezza aperta, e attraversa l'aria con dita bianche di fantasma.
Ha l'impressione che il suo cervello si muova a rilento, come se i suoi pensieri comminassero in un pantano di melma.
Com'è la situazione?
Una stilettata di puro terrore piomba come un colpo di martello al centro esatto del suo petto.
«Non vedo nessuno muoversi, Nick. E non sento nessuno parlare» dice, mettendo le parole in fila come un automa.
Silenzio e immobilità; ora il terrore diventa quasi cieco, ma lui tenta di far lavorare il cervello e di fare un riepilogo logico. Un'esplosione: l'armatura l'ha protetto, Rogers il supersoldato dev'essere intero, Thor il semio dio – e fratello bastardo annesso – pure. Restano i due super-killer e Nadia. Dannazione! Sapeva che non dovevano permetterle di venire!
«Stark...». Tony vede qualcosa di grosso spostare lo scaffale sotto il quale è sepolto e scorge, in mezzo al fumo, un guizzo di rosso e di tessuto scintillante.
Il braccio di Thor spunta dal basso, Tony lo afferra e lo aiuta a rimettersi in piedi.
«Il biondo è tutto intero» dice, a beneficio di Fury e probabilmente anche della dottoressa Foster. Uno è salvo, ora bisogna trovare gli altri.
«Dobbiamo fare un po' di luce, Boccoli d'oro, ce la fai ad aprire quella saracinesca?».
Thor, viso annerito come quello di uno spazzacamino, capelli sconvolti e pieni di polvere, annuisce e barcolla verso il portellone di metallo. Qualche secondo dopo, si sente il suono di una martellata sul ferro e la saracinesca crolla. La luce invade il magazzino, rivelando uno scenario caotico dove tutto è crollato addosso a qualcos'altro. O si è rotto, o è esploso.
Tony guarda nella direzione dove prima c'era il piedistallo con la diavoleria del ghiaccio, vede un armadio crollato sulla fiancata laterale e da dietro sente provenire un colpo di tosse. Si precipita a guardare e trova la Romanoff e Rogers rannicchiati contro l'armadio. Qualcosa è volato verso di loro, ma lo scudo del Capitano li ha protetti entrambi, o almeno li ha tenuti al riparo dal peggio, perché lei ha comunque un brutto taglio sulla tempia.
«Rogers e la Romanoff a posto» annuncia Tony nell'auricolare, poi si volta e scorge un corpo riverso, che l'esplosione ha spinto contro un palo di metallo che gli ha trapassato il busto. «L'agente Moore non ce l'ha fatta».
Rogers è già intento a rimettere in piedi un paio di altri agenti, ma mancano ancora Barton e Nadia all'appello dei sopravvissuti nella loro squadra e continua a guardarsi attorno febbrile cercando di scorgere almeno uno di loro due. Thor ribalta casse e sposta pannelli di legno o metallo, la Romanoff si regge ancora un po' malferma sulle gambe, ma ha tirato fuori una ricetrasmittente e forse cerca di far suonare quella di Barton per riuscire a determinarne la posizione attraverso il rumore.
«Nadia! Barton! Loki!» la voce di Thor suona come un tuono scatenato dal suo martello. Giusto, c'è anche Bambi, ma trovarlo morto non sarebbe una gran perdita.
Qualcosa si muove, qualcosa di bianco e informe come uno spettro. Il telo di plastica dietro al quale si trovava l'aggeggio che spara ghiaccio.
Il telo si ripiega di lato e spunta fuori il dorato dell'armatura di Loki. Vivo e vegeto, solo con un'escoriazione sulla guancia e un taglietto sanguinante sulla fronte, steso di fianco a terra.
«Sto per vomitare» la voce viene dalla direzione in cui è steso Loki, ma non è quella del cervo maledetto. È la voce di Nadia, viva anche lei.
Oh, sia ringraziato il cielo!
Nadia che nell'esplosione è finita sotto a Loki e che grazie a questo è quasi del tutto illesa, a parte la maglia strappata sul fianco destro che mette in risalto una bella fetta di pelle piena di schegge di vetro e tagli sanguinanti.
È finita sotto a Loki, l'ipotesi che lui le abbia volontariamente fatto scudo con il suo corpo è da escludere, per principio, perché la mente di Tony non può e non vuole crederci. Un conto è non farle del male per convenienza, altro conto è mettere la salvezza di un'umana davanti alla propria, il dio bastardo e vigliacco non lo farebbe nemmeno tra un milione di anni. Giusto?...
«Tony... state bene? Dove sono tutti?» squittisce Nadia, intontita.
«Nadia e Latitante interspaziale vivi e vegeti» notifica Tony. «È tutto ok, Colombina, stai tranquilla...»
«Dei cinque agenti che erano qui, Moore e un altro non ce l'hanno fatta» aggiunge Steve Rogers. «Uno di loro è ferito gravemente, gli altri due stanno abbastanza bene. Stark, di' a Fury di far venire di corsa un'ambulanza»
«Manca Clint» dice Naida, guardandosi attorno con gli occhi sgranati per il panico.
«Manca Clint» ripete l'agente Romanoff con un filo di voce incrinata dalla paura.
Perdere Barton non è ammissibile, non è assolutamente tollerabile. Tony se ne rende conto con un certo sgomento; se la morte di Coulson lo scosse e gli fece vedere rosso di rabbia fino a quando non fu carbonizzato anche l'ultimo Chitauro, la perdita di Clint Barton sarebbe qualcosa di ingestibile, per lui come per tutti gli altri. E per Natasha Romanoff sarebbe forse l'inizio della fine.
«L'ho trovato»  si sente esclamare Thor. Ma la sua voce non suona molto entusiasta, tanto che Tony sente un'altra sferzata di paura picchiargli contro il petto.
Quando si voltano a guardare Thor – e sembrano volerci secoli per riuscire a intercettarlo con lo sguardo – lo vedono chino a terra. Inspiegabilmente non ha più il suo mantello rosso.
Certo che non ha più il mantello, lo sta usando per tamponare una ferita, anzi due, una alla gamba e una al torace. E c'è una marea di sangue.
La Romanoff si fionda sul suo collega e si inginocchia accanto a lui, di fronte a Thor. Tasta il collo di Barton e guarda verso di loro,
«È vivo. E l'ambulanza di cui parlava Rogers dov'è?!» esclama.
Tony vede Nadia coprirsi la bocca con le mani per soffocare un singhiozzo. Ha il viso arrossato e contratto di chi sta trattenendo uno scoppio di pianto. Non vuole piangere, dopo tutte le proteste e le piccole ribellioni ai loro tentativi di tenerla al sicuro, non vuole mostrarsi debole, non vuole essere la prima a versare lacrime. Quando proprio non ce la fa più, si aggrappa al braccio di Rogers, lui le cinge le spalle e lascia che lei gli nasconda il viso nel petto.
*

Gli sta cominciando a venire mal di testa, ed è sempre una brutta cosa quando succede.
Un agente ha portato un vassoio con delle tazze di tisana calda e lui ne prende una per darla alla stramaledetta signorina Berton.
Che quella ragazza sarebbe stato un diavolo di problema, a Nick Fury è stato chiaro dalla prima volta che l'ha sentita nominare, ancora prima di conoscerla, quando la squadra dei Vendicatori era tornata da quella specie di missione clandestina a Venezia e lui era riuscito, facendo la voce grossa, a farsi raccontare cosa diamine fosse successo e perché tutti loro erano spariti di colpo alla volta dell'Italia.
Poi l'ha incontrata e ha capito che era molto di più di un problema, era un casino con i controficchi. Una civile ventiseienne straniera, pericolosa per se stessa e per gli altri, che gli Avengers si sarebbero ostinati a proteggere fino allo sfinimento e che, per giunta, si era presa una sbandata per uno delle più pericolose minacce che lo S.H.I.E.L.D. avesse mai fronteggiato.
Volendo fare le cose alla vecchia maniera, avrebbe dovuto piantarle una pallottola in mezzo agli occhi. Estirpare il problema alla radice, è così che per decenni lo S.H.I.E.L.D. ha controllato le minacce alla sicurezza.
Ma la ragazza era intoccabile – maledetti gli Avengers e la loro infatuazione collettiva per lei. E per giunta, era anche innocente. E indisponente e sveglia e abbastanza pazza da essere coraggiosa. Eccessivamente buona forse, un po' lagnosetta e petulante alle volte, cocciuta quasi sempre, con un'odiosa tendenza ad essere sulla stessa linea d'onda di Tony Stark, ma tutto sommato una brava persona e un ottimo elemento.
E, in fin dei conti, il direttore Fury deve riconoscere a Nadia Berton il merito di essere riuscita in tutta naturalezza a rendere gli Avengers ancora più uniti e compatti di quanto non lo fossero dopo la battaglia di New York. C'era voluta la morte di Phil Coulson per renderli una squadra con un obiettivo comune, ma la ragazza ha fatto molto di più, li ha resi amici, gli ha dato un pretesto per diventare una famiglia.
«Grazie, direttore» mormora Nadia, prendendo la tazza di tisana che lui le sta porgendo.
È più scossa di quanto vuol dare a vedere. Sono appena rientrati da Boston e si sono ripresi dall'imbambolamento generale solo quando i medici della base hanno annunciato che Barton è fuori pericolo, anche se resterà KO per qualche giorno.
Ma la ragazza non vuole dare a vedere quanto è turbata perché teme che la prossima volta la lascino fuori dalla pista – il che sarebbe giusto, ma altamente improduttivo. Non è sempre vero che quando si è troppo coinvolti si diventa meno lucidi, a volte la volontà di salvare il proprio compagno di squadra perché si tiene a lui è un particolare che può fare la differenza, senza contare che per aiutare un compagno a cui vuoi bene devi necessariamente preservare in vita anche te stesso, quindi si prendono due piccioni con una fava.
Alla fine dei conti, Fury prova anche lui la sua bella quantità di simpatia per la signorina Berton e si auspica sinceramente che esca viva, sotto tutti i punti di vista, dalle mille cose che ancora deve evidentemente affrontare – non che la tentazione di spararle ogni tanto non la provi ancora, comunque.  
La dottoressa Foster e il dottor Banner entrano nella sala. Lei si fionda tra le braccia di Thor – che è quello più sano e più salvo di tutti, lui passa in rassegna con lo sguardo i suoi amici e poi va dalla ragazza, le posa le mani sulle spalle e resta così, ad aspettare che si inizi a parlare. I due scienziati hanno avuto anche loro una buona dose di adrenalina per quella giornata e l'adrenalina di Banner è sufficiente per una vita intera.
Arriva anche la Romanoff, con una medicazione sulla fronte e lo sguardo che ha smesso di essere allucinato e assente: Barton è salvo e lei è una professionista. Tra dei, alieni e altre amenità, Fury è contento che certe cose almeno non cambino mai.
A Fury non sfugge lo sguardo che la Vedova Nera scambia con la ragazza. La stramaledetta signorina Berton è la prima che tutti loro guardano quando succede qualcosa, come se si aspettassero sempre di non trovarla, o di vederla scappare via a gambe levate. Ma non succederà mai, quella ragazza ha passato da tempo il punto di non ritorno oltre il quale non ci si può più permettere di fuggire e forse un giorno le sarà fatale, ma non si può dire che la biondina non abbia le idee chiare.
«Come è potuto succedere che ci sia sfuggita una carica esplosiva in un cazzo di magazzino?» borbotta Fury, cancellando in un attimo tutte le elucubrazioni su Nadia Berton e concentrandosi sul problema. Ok, è arrabbiato perché due agenti sono morti, in modo assolutamente stupido. Le morti idiote e inutili sono una cosa che lo mandano fuori di testa, ma andare fuori di testa è un privilegio che ha perso da quando è diventato direttore dello S.H.I.E.L.D.
«La carica era nascosta, si attivava spostando un oggetto, quello scrigno del ghiaccio» dice la Romanoff.
«E la bomba non voleva davvero essere letale» osserva Stark. «La carica esplosiva non era così forte, altrimenti a quest'ora qualcuno ci starebbe raschiando via dal pavimento».
«Non volevano uccidere noi, volevano solo far sparire quella roba nel caso in cui qualcuno avesse trovato il magazzino. Immagino che le uccisioni siano da preservarsi per la fase due del piano, qualunque esso sia» deduce Rogers.
«E vogliono che ci arriviamo vivi alla fase due. Che vi assistiamo...» dice Nadia Berton, come se stesse pensando ad alta voce. Il pensiero è abbastanza agghiacciante da zittire tutti per una manciata di secondi. Certo, tutta quella follia è una vendetta perpetuata da chissà quale testa di cazzo ai danni di Thor, e ogni vendetta che si rispetti necessita di essere vissuta e subita.
«Però una cosa ancora non mi quadra» borbotta Banner. «Se hanno fabbricato armi che necessitano di una fonte di energia per essere azionate, perché l'aggeggio dei ghiacci ha funzionato?»
«Non esattamente». È Loki a parlare, dal fondo della stanza, dove se ne sta appoggiato al muro, distante da tutti loro come se temesse che potessero contagiarlo con qualcosa... tipo un po' di umanità, ad esempio.
Ha un cervello notevole, questo gli deve essere riconosciuto. Quelli con il cervello buono sono sempre i peggiori. Quelli con il cervello buono gli fanno davvero davvero paura.  
«Non esattamente. Ha funzionato una volta, ma poi ha cominciato a rompersi. Non hanno bisogno dell'energia per attivare le armi, ne hanno bisogno per far sì che continuino a funzionare».
«Senza l'energia di Asgard, le copie dei nostri manufatti non reggono la potenza del loro stesso utilizzo» borbotta Thor, impensierito.  
«Allora è un bene che non abbiano a disposizione fonti di energia abbastanza potenti» conclude Fury, cupo. Non è un bene che dopo quel primo passo, loro stiano ancora brancolando nel buio. Non hanno niente in mano e lui non si sentiva così impotente da quando quel bastardo di Loki piovve dal cielo e rubò il Tesseract, o quando gli mandò quasi a picco l'Eliveivolo.
I momenti peggiori della carriera di Nick Fury hanno tutti a che fare con Loki. E lui ne ha una paura fottuta, tanto da aver accettato il patto che gli ha proposto Thor. E anche lì, non si sa come andrà a finire la cosa...
«Che cosa possiamo fare?» chiede all'improvviso la dottoressa Foster. Domanda di rara inutilità. «Che cosa possiamo fare più di quello che stiamo già facendo?».
«Pregare in aramaico antico?» esclama Stark, stringendosi nelle spalle. «Non abbiamo niente su cui lavorare, solo teorie e macerie».
E due agenti morti. Dannazione!
Due agenti morti e non è ancora cominciata.
«Se non altro le teorie si sono rivelate abbastanza esatte» osserva l'agente Romanoff. «E loro sono ancora in svantaggio perché non hanno l'energia. Questo ci dà tempo».
«Sono riusciti a riprodurre la più avanzata tecnologia dell'universo» osserva Banner in tono lapidario. «Quanto tempo credete ci metteranno a trovare anche la giusta fonte di energia per farla funzionare a dovere?».

*

Sta guidando verso casa, piano perché lo stomaco di Nadia ha continuato a fare i capricci per un bel po' di tempo mentre erano alla base dello S.H.I.E.L.D.
Reazione allo shock, hanno detto i medici dell'infermeria che l'hanno visitata. A parte Barton, lei è quella messa peggio perché quella di oggi è stata la sua prima esplosione. Un'iniziazione che le avrebbero volentieri risparmiato.
Per un attimo Tony ripensa alla scena di Loki steso su di lei. Davvero non vuole pensare che lui l'abbia protetta di proposito, ma con tutto il vetro che gli è schizzato addosso, forse se non fosse stato per Bambi ora Nadia avrebbe un occhio in meno magari, o peggio.   
Al diavolo Loki, al diavolo tutto. Vuole solo tornare a casa e dormire. Aggiungerebbe una seduta di sesso ai suoi desideri, ma nello stato in cui si trova ha paura di rientrare nelle statistiche negative... performance issues.
«Hai intenzione di rimandarlo?» domanda Nadia.
Cosa, il sesso? Certo.
La ragazza si stropiccia il viso con la mano e impasta la bocca. Sta lottando per mantenersi sveglia,
«Hai intenzione di rimandarlo, il party?» precisa.
Tony picchietta le dita sul volante. Non ci aveva pensato. Dopo qualche secondo fa un mezzo sorriso e alza le spalle,
«Nah, perché mai?». Perché Clint Barton è quasi morto? Perché Nick Fury mandava fumo dalle orecchie? Perché c'è un nemico invisibile contro il quel non possiamo fare niente?
Smette di sorridere. «Probabilmente è sciocco, ma credo sia un modo per non lasciarsi abbattere».
Ha già dato un party di compleanno quando era convinto di star per morire. Ora non crede necessariamente che morirà, ma sente comunque il peso di qualcosa di terribile e incombente e non è che non voglia lasciarsi abbattere, davvero non può permetterselo. Non può permetterselo lui, non possono permetterselo gli altri. Hanno continuato a mantenere le loro vite anche dopo che era suonata la campanella di allarme distruzione una seconda volta, non devono smettere adesso.
«Sarà una festa grandiosa» dice Nadia.

Mentre l'ascensore li porta in cima alla torre, Nadia si appoggia con le spalle alla parete a specchio e sembra proprio che si stia reggendo per non crollare.
Tony l'accompagna fino alla porta del suo appartamento. Pensa che non sia il caso di lasciarla dormire da sola, ma non dice niente in proposito perché i messaggi che lei ha inviato a tutti loro ultimamente sono molto chiari: posso farcela, datemi fiducia, non preoccupatevi, posso farcela. E forse – il cervello di Tony un po' sfrigola al pensiero di doverlo ammettere – Steve Rogers era stato profetico, aveva ragione, la ragazza sarebbe andata per la sua strada comunque, ad ostacolarla ci avrebbero solo rimesso tutti quanti.
Nadia entra in casa, si guarda attorno e sospira.
Lui sta per augurarle la buonanotte, quando la ragazza si volta di scatto e lo guarda in viso,
«Tony, ti voglio bene» mormora.
Le posa una mano sulla guancia e le dà un bacio sulla fronte,
«Immagino sia un effetto collaterale».
La guarda dirigersi con passo strascicato in direzione della camera da letto, poi chiude la porta dell'appartamento dietro di sé e va al piano di sopra.
Pepper è seduta sul divano, con il portatile aperto sulle ginocchia a scrivere mail a chissà chi di importante – ognuno ha i suoi modi per mantenere il proprio stato di normalità e lei è dannatamente brava in questo genere di cose. Appena lo sente entrare, mette via il computer e si alza di scatto.
Sì, sono vivo anche stavolta.
La raggiunge e le schiocca un bacio sulle labbra. La cosa buona di avere un'armatura è che quando rimani coinvolto in un'esplosione non solo non ti sporchi, ma non ti fai nemmeno troppo male, così quando torni a casa dalla tua donna lei non rischia di farsi venire un colpo.
«Quanto devo preoccuparmi?» domanda Pepper, allacciandogli le braccia dietro al collo e passandogli le dita sulla nuca in una carezza.
«Di cosa?»
«Della fine del mondo, di te, di Nadia, dei tuoi, anzi nostri, reattori Arc»
«Nemmeno un po', dolcezza!».
Pepper sospira e sembra voglia dirgli che è il solito spaccone.
Non sta facendo lo spaccone, come ha detto a Nadia: non devono lasciarsi abbattere.
Lei alla fine si arrende e fa un mezzo sorriso un po' stanco,
«Comunque, c'è qualcosa per te, in camera da letto» annuncia con voce morbida.
«Credimi, non avrei mai pensato di dire una cosa del genere in vita mia, ma stasera non sono in grado».
Pepper ride sommessamente e scuote la testa, poi gli fa cenno di andare di là a vedere. Tony sbatte le palpebre, pensando con rammarico di aver detto una cosa di cui evidentemente non c'era bisogno.
C'è una scatola di cartone appoggiata vicino al suo cuscino.
«Il primo regalo di compleanno, in leggero anticipo» mormora Pepper.
«Oh, adoro i regali di compleanno!». Non è esattamente vero, i regali di compleanno sono noiosi, l'unica cosa che di solito trova divertente è l'attimo di curiosità in cui cerca di capire cosa ha portato il leccaculo di turno a concepire l'idea di regalargli robe orrende che non userà mai.
Sulla scatola c'è un biglietto in una busta da lettere:
«Piccolo promemoria per un uomo che ha tutto. Proprio proprio tutto.
Nadia.
PS: ho delle copie, un giorno potrei usarle per ricattarti.»
Tony solleva il coperchio della scatola. Dentro c'è un album con la copertina in pelle rossa e le rifiniture dorate.
Ha un attimo di esitazione nel sollevare la copertina. Ha idea di quello che troverà lì dentro e si sente come se non fosse del tutto pronto ad affrontarlo.
Molte di quelle foto sono state scattate a Venezia, nei giorni che loro e Nadia avevano passato insieme prima di ripartire per l'America. Non sono foto in cui sono in posa, lei gliele ha fatte quasi di nascosto, cogliendoli in una serie di espressioni a volte buffe a volte molto naturali.
C'è quella in cui lui e Steve Rogers sembrano presi da un battibecco quasi feroce, quella in cui Barton e la Romanoff sono chini l'uno sull'altra a consultare la stessa cartina, quella in cui Thor sorride in quel suo modo allegro e un po' beota e tiene sollevato un calice di soave come se stesse per gettarlo a terra, Bruce Banner con i gomiti appoggiati sul parapetto di marmo di un ponte che fissa un piccione con aria eccessivamente assorta. C'è un'immagine di Pepper, bellissima contro il riflesso dorato del sole che si riflette sull'acqua della laguna.
Le uniche foto scattate in posa sono quelle fatte lì a New York, nella casa dove alloggia Banner. Curioso, Tony a stento ricorda di averle scattate. Peccato che Thor non ci sia, non era ancora arrivato in quelle settimane – e ora il signor Stark ripensa con un po' di rammarico a quello che gli ha detto a proposito del fatto che lui non c'era mentre loro tentavano di salvare Nadia.
Nell'ultima pagina c'è una foto, un po' più piccola delle altre. Lui e Nadia, l'ha scattata lei tenendo sollevata la fotocamera davanti ai loro visi, è un po' mossa ed è di certo la meno artistica di tutta la collezione.
Tony chiude l'album e sorride.
Ti voglio bene anche io, Colombina.

*

Sul tetto dell'edificio l'aria della sera è fredda.
Loki guarda la città da lontano, un mosaico di luci. Chiude gli occhi e ne immagina i rumori, il gran fracasso che fa il genere umano trascinando la sua esistenza giorno dopo giorno.
È lì da almeno un'ora, a cercare di pensare. Non gli piace quello che ha visto quel giorno, non gli piacciono le conclusioni che ne ha tratto.
Se il metallo con cui sono fabbricati quegli arnesi maledetti si è in qualche modo attivato quando Thor si è avvicinato con il Mjolnir, allora vuol dire che i cerchi di luce di Stark non sono l'unica fonte di energia che potrebbe far comodo al nemico.
Nemico...
Chiunque sia a minacciare la Terra non è un suo nemico. Sarebbe utile conoscere l'identità di questo misterioso avversario di Midgard, potrebbe riuscire ad arrivare sino a lui, stringere un patto e risolvere molti problemi in un sol colpo.
Per che cosa negozierebbe? Per avere un lasciapassare sicuro per un altro mondo, protezione magari, armi forse. Una nuova fruttuosa alleanza.
Cosa gli offrirebbe in cambio? Le teste degli Avengers, i soli che possono sventare i piani di questo misterioso attentatore – perché potrebbero farcela, Loki ne è sicuro, e se i nemici non sono degli sprovveduti lo sanno anche loro. Non si viene a dar battaglia alla Terra senza conoscerne le difese, lui era entrato nella mente di Barton per sapere quale genere di opposizione avrebbe trovato. Quando aveva scoperto il piano di Fury di mettere insieme una squadra di eroi ne aveva riso, li aveva sottovalutati. Ma Loki è certo che chiunque nell'universo abbia mire sulle Terra abbia imparato dal suo errore, ed è assolutamente sicuro che chi minaccia la sicurezza del pianeta conosca i Vendicatori e in qualche modo se ne stia prendendo cura.
Il dio dell'inganno è curioso di sapere con quali mezzi i nemici intendano contrastare il circo ambulante messo su da Nick Fury.
Certo, mettersi a cercare questi misteriosi attentatori per conto proprio e provare a stringere un'alleanza con loro sarebbe comunque un azzardo e la sua situazione è già abbastanza precaria.
Non sa se può fidarsi di loro. Se davvero sono nemici che appartengono al passato di Thor, per quanto la cosa lo faccia fremere di rabbia, Loki non può dimenticare che in quel passato lui e il dio del tuono erano fratelli. E se non lo può dimenticare lui, di certo non lo ha dimenticato nessun altro in tutti i Nove Regni.
Non sa se può fidarsi di individui che vogliono distruggere quel piccolo mondo che detesta e che vogliono, evidentemente, veder cadere Thor quasi quanto lo vuole lui.
E non può fidarsi nemmeno degli Avengers. Loro sono come Thor e come suo padre, loro lo lascerebbero cadere.
Il dio dell'inganno è di nuovo solo, come sempre. Solo che questa volta c'è una nota diversa in questa litania di buio e marciume, questa volta ha anche lui qualcosa da difendere.
È il motivo per cui prima, quando è scivolato non visto nell'infermeria buia e silenziosa, ha allungato una mano per fermare il cuore di Barton ma si è fermato all'ultimo istante.
È il motivo per cui sta preparando un piccolo tiro mancino il cui solo pensiero basta a metterlo di buon umore. Se proprio deve scontare quell'assurda condanna e tutti gli effetti di quel tremendo esilio, deve pur trovare qualcosa di divertente da fare.







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Note:

Il POV di Fury, è uscito fuori da sé. Mi era capitato di usarlo solo una volta nella fanfiction precedente e mi fa sempre paurissima.

Il prossimo capitolo è piuttosto lungo e “denso”, potevo spezzarlo in due ma credo che si perda un po' la climax perciò l'ho lasciato com'è. Ho idea che, lunghezza a parte, potreste trovarlo interessante.

Prendete nota del fatto che Nadia ha regalato un album di fotografie a Tony... nella prossima storia è un particolare che avrà tutto un suo significato.

Ci leggiamo venerdì con l'aggiornamento :)

Per curiosità o domande sulla fanfiction, la vita, l'universo e tutto quanto: HERE
   
 
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