Film > Le 5 Leggende
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Autore: ibegyourhate    18/01/2013    6 recensioni
«Sei solo invidiosa, Eileen Heat» sibilò. In quel momento, avvertii un brivido di freddo percorrermi il corpo.
«Perché mai dovrei esserlo, sentiamo?» sbuffai, preparandomi alla risposta insensata che mi avrebbe comunicato di lì a poco.
«Perché nessuno crede in te.» un sorriso beffardo gli occupò il viso.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Cinque Guardiani, Jack Frost, Jamie, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*perdonatemi, è disgustoso. LOL.

06; Disclosure.

 



 

Ormai era da dare per scontato che fossi terrorizzata, non avevo la minima idea di dove mi trovavo. Non potevo vedere niente, c'era solo oscurità.
Il freddo del Polo Nord si stava estinguendo pian piano, riuscendo così a stabilizzare la mia temperatura di sempre.
L'unica cosa che mi faceva capire di non essere sola, era la nube di fumo che ancora mi stringeva, e non era di certo un sollievo.

Oltre alla mia nausea, si aggiunsero diversi colpi di tosse.
Per circa due minuti quindi, mi alternai tra tosse e nausea, mischiato alla mia solita ansia, che non svaniva mai.
Mano a mano riuscii a distinguere delle forme, luce, e tutto cominciò a riprendere vita. Il vento che riuscii a percepire mi fece provare un po' più di sicurezza, poi finalmente vidi il cielo.
Tutta quella poca sicurezza svanì quando realizzai di non essere a terra, ma sospesa in aria sopra un'intera città.

Pensavo di trovarmi chissà dove, ma quando udii il suono delle campane del Big Ben suonare, compresi subito che ero a Londra.
Sospeso in aria, proprio accanto a me, c'era Kurtis.
Mi stava guardando con un sorriso sbilenco odiosissimo, giusto per ricordare a me stessa quanto fossi stupida nel proteggere le persone.
Eppure ero sicura che Kurtis non avrebbe riservato a Jack lo stesso trattamento: avrebbe fatto sicuramente qualcosa di peggiore.
Cercai perciò di convincermi che ne era valsa la pena. 
Avrei voluto cercare qualche modo per scappare, ma non sapevo dove recarmi.
La mia velocità era nettamente superiore a quella di Kurtis, ma per delineare alla perfezione le sue intenzioni, dovevo stare ferma.

D'un tratto, quell'essere si avvicinò a me, circondandomi con le sue braccia, sussurrandomi una frase all'orecchio.
«Voglio mostrarti una cosa». Al suo tono di voce, rabbrividii.
Ci eravamo già allontanati un po' dal centro di Londra, in sostanza eravamo in periferia.
Finalmente toccai terra, e tanta fu la voglia di vomitare, ma riuscii ad arrestarmi.
In quel momento ci trovavamo nel cortile di una casa, una tipica casa inglese.
La porta d'ingresso era preceduta da una piccola scala con una balaustra, e le finestre erano strette e lunghe.

Improvvisamente, la porta d'ingresso si spalancò mentre un bambino sui sette anni stava uscendo fuori di corsa.
Aveva dei capelli biondi che gli coprivano tutta la fronte e facevano a malapena intravedere gli occhi verdi. Sembrava che il suo volto fosse interamente occupato dalla bocca sorridente.
Già avevo capito che Kurtis non aveva buone intenzioni. Quanto avrei voluto intervenire.

«Colin! Prendi questa, fa freddo!» ormai il bambino aveva già aperto il cancello per uscire, presumibilmente a giocare, mentre la mamma lo stava rincorrendo sventolando una sciarpa di lana.
Quest'ultima la fece indossare al bambino, quasi contrario, che non stava nella pelle per andare a giocare.
«Carino, no?» domandò Kurtis, facendo assumere all'aggettivo un tono alquanto sgradevole che mi infastidì molto.
La mamma rientrò in casa, raccomandando al figlio di stare attento a non farsi male, di non prendere freddo, di rientrare a casa presto e cose simili.
Vidi Kurtis agitare le mani mentre manovrava una delle sue scie di fumo, che avvolse il bambino in pochi secondi. Sentii qualche colpo di tosse.
«No! Cosa stai facendo?» mi stavo dimenando, ma non potevo fare niente. Mi stava impedendo ancora di muovermi.
Quando la scia di fumo si dissolse, il piccolo Colin era scomparso.
Al suo posto c'era un uomo di circa quarant'anni vestito con uno smoking elegante che portava con sé una ventiquattrore.
Quando riconobbi gli stessi occhi del bambino e i lineamenti decisamente simili, mi sentii morire dentro.

«Mmh, che ore sono?» si domandò l'uomo, controllando l'orologio sul polso sinistro.
«Oh cielo, farò tardi alla riunione di lavoro!» e poi corse via velocemente.
La risata crudele di Kurtis mi fece ritornare nel mondo reale.
«E dimmi Eileen, non è forse bellissimo?» portò le mani in alto verso il cielo, senza smettere di ridere.
«Sei un mostro!» cominciai a dimenarmi urlando ancora più di prima, eppure tutti i miei tentativi di riuscire a scappare erano inutili. Non volevo restare con lui un secondo di più.
Kurtis si avvicinò rapidamente, e dovetti indietreggiare per fare sì che il suo viso non toccasse il mio.
«Un mostro? Come puoi solo pensarlo?! Hai visto ciò che ho appena fatto? È il piano perfetto per sconfiggere i Guardiani» diceva ciò sussurrando, inquietandomi ancora più di prima.
«Non ho mai voluto sconfiggere i Guardiani, né combatterli. Ma tu non puoi fare questo a dei bambini. Non ce ne saranno più» cercai di contenermi quando mi resi conto di essere sul punto di piangere. Forse per la paura di ciò che sarebbe successo, o forse per tutta la rabbia che stavo provando.
«Ed è proprio questo il punto!» mi riprese, alzando la voce. «Niente più bambini, niente più stupide leggende sui Guardiani, niente più lotte per guadagnarsi la fiducia dei bambini. Solo pura e sana maturità!»
«Non mi unirò mai a te. Tu sei pazzo» fu lì che Kurtis mi fulminò con lo sguardo tanto da farmi avere paura che volesse uccidermi.
Mi sollevò mentre ancora mi trovavo dentro quella scia di fumo, e poi mi scaraventò a terra a circa dieci metri lontana da lui.

Urlai per il dolore.
Riuscii a liberarmi dalla nube di fumo quando questa si allontanò da me, preparandosi però a colpirmi.
In un attimo, impugnai il mio arco, scagliando una freccia proprio verso di lei.

Quello che successe fu molto strano: la freccia riuscì a perforare la nube, ma la vidi spezzarsi in due parti mentre era ancora dentro di essa, per poi essere polverizzata.
La scia si diresse contro di me in un lampo, ma riuscii a scansarmi rotolando da un lato. La scena si ripeté più volte.
Riuscivo solo a spostarmi, senza mai trovare il tempo di attaccare. Era come combattere contro un enorme serpente, e odiavo essere in svantaggio.

Di nuovo era pronta all'attacco, mancavano circa due secondi prima che mi colpisse di nuovo, e non avevo tempo per spostarmi.
Mi preparai a ricevere il colpo.

A pochi centimetri da me, vidi la scia congelarsi, cominciando a sentire freddo.
I rumori intorno a me cominciavano ad essere ovattati, la mia vista ormai non serviva più a molto.
«Eileen? Eileen, mi senti?» qualche voce indistinta pronunciava il mio nome, ma ero troppo stanca perfino per ragionare sull'identità a cui appartenesse.

«Portala via, ci pensiamo noi a Kurtis» un'altra voce si fece viva, ma non avevo per niente voglia di ascoltare.
Chiusi gli occhi, la testa girava troppo. Volevo solo riposarmi, a stento mi ricordavo di dover respirare.

Stavo impazzendo: la debolezza per lo sforzo della breve battaglia avuta con Kurtis, il piccolo Colin, il futuro incerto di tutti i bambini del pianeta, il futuro dei Guardiani, il mio.
Pensavo troppo a ogni cosa, che mi impediva di calmarmi.
Mi sentii afferrare da delle braccia fredde, e l'unica cosa che riuscii a capire, nonostante il freddo che stavo provando, era che fossi al sicuro.
Di nuovo i miei piedi non toccavano più terra, e finalmente riuscii a trovare riposo, lasciandomi travolgere da tutte le sensazioni provate nell'ultimo minuto, addormentandomi.

 

 


«Si è svegliata?» sentii dire. Le voci erano ancora ovattate.
Non volevo aprire gli occhi, la testa mi girava troppo forte.

Era come se ci fossero due martelli che picchiassero sulle mie tempie.
«Glielo diciamo ora o più tardi?» un'altra voce, ancora indistinguibile.
Non avevo più molto freddo, ma nemmeno avvertivo il mio solito calore. In quegli ultimi giorni, non avevo sentito caldo per più di dieci minuti di seguito.
«Volete smetterla? Prima deve stabilirsi!» un'altra voce ancora. Distinsi quella tra le altre, perché era femminile.
Dopo qualche minuto che era calato il silenzio, mi decisi ad aprire gli occhi.
La vista era ancora sfumata, ma potevo essere sicura di trovarmi al chiuso, e che ero in buone mani.

Passò ancora qualche istante, dopodiché la mia vista si fece finalmente chiara.
Jack Frost, Calmoniglio, Dentolina, Sandman e Nord avevano circondato il letto su cui ero sdraiata, scrutando ogni mio gesto.
Sussultai, spaventata.
«Come ti senti?» chiese Dentolina, volando sopra di me.
«Non lo so..» risposi. Non capii se era la mia voce ad avere un volume basso, o io che non ero ancora capace di intendere e di volere.
Nel frattempo, mi alzai, riuscendo a sedermi sul letto portando le gambe fuori da esso. Mi girava ancora la testa, ma sentivo che stavo riuscendo a migliorare.
«Dove siamo?» domandai, fissando il parquet scuro.
Non mi premeva più sapere quanto tempo fosse passato: era sicuramente poco.
Sentivo ancora su di me l'odore del fumo di Kurtis, e i Guardiani sembravano reduci da una battaglia.

«In una succursale di mia fortezza, yeti stanno sistemando il disastro di edificio principale» rispose Nord.
Oh, ecco perché avevo ancora freddo.
Apprezzai il gesto di Calmoniglio, che mi sistemò una coperta sulle spalle.
«Mi dispiace» fu tutto quello che riuscii a dire.
«E per cosa?» domandò Jack.
Beh, per quello che è successo a Nord. Per Colin. Mi dispiace di non essere riuscita a fermare Kurtis, mi dispiace per tutto.
Suonò più come una domanda retorica, perciò mi limitai ad alzare le spalle.
«Che fine ha fatto Kurtis?» chiesi.
«Lo stavamo quasi per prendere, ma poi è riuscito a scappare via» Nord si rabbuiò, evidentemente preoccupato per la sorte dei bambini e degli stessi Guardiani.
«Però c'è buona notizia!» si riprese, allargando le braccia.
«Cioè?» sinceramente, non ero molto interessata a quella buona notizia, ma dovetti ricredermi.
Jack si diresse verso di me, nervoso.
«Meglio che te lo spieghi io. Vieni» stava quasi per toccarmi la mano, ma poi si ricordò del nostro contatto la sera prima, e di conseguenza sistemò il suo braccio intorno a le mie spalle, sicuro che la coperta avrebbe attutito la vicinanza.
Pareva che il suo tono di voce volesse rilassarmi, ma stavo iniziando a provare ansia.
Cos'era di tanto importante?

Giungemmo in una specie di terrazza che si affacciava sullo strapiombo di ghiaccio.
Nonostante facesse freddo, i raggi del sole provvedevano a riscaldarmi.

Jack soffocò una risata.
«Oddio, proprio a me hanno dato il compito di dirtelo» sghignazzò ancora, ma poi guardò il mio volto, da dove non lasciavo trapelare alcuna emozione se non l'ansia.
«Che cosa c'è?» mi limitai a domandare.
«Per me era stato molto diverso, non è giusto» continuava a blaterare, ma poi mi misi di fronte a lui, testarda.
«Dimmi cosa c'è. Adesso.» mi impuntai, afferrandolo per la felpa.
«Okay, okay» alzò entrambe le braccia in segno di resa, mentre teneva il bastone tra le spalle.
«Quando siamo venuti a salvarti da Kurtis, non l'abbiamo fatto solo perché sei innocente, o perché Kurtis sta cercando di farci fuori» la sua intonazione mi metteva ancora più angoscia.
Non era per niente naturale. Era terrorizzato all'idea che Kurtis potesse riservare lo stesso destino di Colin a tutti i bambini del mondo.

«E perché l'avete fatto?» chiesi.
Non riusciva a terminare nemmeno una frase.

«Perché prima di venirti a salvare, quando eravamo tutti riuniti alla fortezza di Nord, l'Uomo della Luna ci ha comunicato una cosa che nessuno di noi si aspettava» stava tracciando a terra dei cerchi invisibili con il bastone.
Solo dopo aver portato il discorso al capolinea mi guardò negli occhi.
«Tu fai parte di noi. L'Uomo della Luna ti ha scelta»
Lo guardai incredula e allo stesso tempo confusa.
O meglio, avevo capito benissimo, ma ero troppo scossa.

Stavo tremando, e non perché faceva freddo. 
«Adesso fai parte dei Guardiani, Eileen.»
Mi voltai, e il resto dei Guardiani mi stava guardando sorridendo, Jack compreso. Per la prima volta riuscii a sentirmi parte di qualcosa.









*spazio autrice*
VAAAAAAAAAAAAADO A NASCONDERMI.
vi ricordate la mia mancanza di fiducia per il capitolo precedente? ecco, per questo è molto peggio, chiedo perdono.
è probabile che ci siano degli errori, mi scuso in anticipo.
era da un po' che non postavo, ma con la scuola e i vari impegni non trovo mai il tempo di scrivere. per "fortuna" però, malgrado io sia a casa malata (Jack mi ha morso il naso, ohoh ♥ (?)) sono riuscita a postare questo capitolo. spero vi piaccia, anche se ne dubito. *si prepara mentalmente alle recensioni con la bandiera arancione*
grazie ancora di tutto :3
un bacio, al prossimo capitolo!
Giulia.

  
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