Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: LeanhaunSidhe    18/01/2013    4 recensioni
A volte, per indossare nuovamente la tua maschera, hai bisogno di guardare cosa c'è oltre quella degli altri. Amina deve riappacificarsi col suo passato e, mentre tenta di riuscirci, forse riuscirà a cambiare anche il presente dei protagonisti...
E' una storia breve, leggera e senza pretese, dalle tinte appena scure. Se avete voglia di tentare con la lettura di una storia un pò diversa, ecco qua :)
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Aveva rigirato il bicchiere tra le mani, riscaldando il vetro col calore delle proprie dita. Pioveva forte quel pomeriggio. Era troppo presto per ubriacarsi. Distrattamente, portò il liquido ambrato più vicino alle narici. L'aroma penetrante le sibilò appena nella testa. Invece di allontanare il brandi, vuotò il liquore in un lampo. Mentre l'alcool le bruciava la gola riarsa, battè le nocche sul bancone per richiamare l'attenzione del barman. Ne chiese ancora. Quando era al lavoro, prima del fattaccio, lei non avrebbe mai bevuto. Sapeva che, in realtà, non sarebbe mai stata sola. Aveva la testa leggera e il cuore pesante quandò finì il terzo giro. Rise di se stessa: una piega amara, accennata, sulle labbra sottili, ma un suono lungo e cupo che le scuoteva il petto e l'anima, nel profondo. Al funerale di Toki non aveva battuto ciglio. Anche se l'aveva amato tanto, con tutta se stessa, non era stata in grado di versare neppure una lacrima. Le male lingue, l'avevano già battezzata l'arrivista e lei, col cuore sigillato in una corazza di pietra, era rimasta a testa alta di fronte ai commenti acidi di tutti quei parenti. Quelle voci erano stati come mille pugnali. Sentiva le lame invisibili tagliarla brano a brano, eppure pareva essere anestetizzata dolore. Quello sarebbe arrivato dopo o, forse, non sarebbe arrivato affatto.

Lasciò i soldi sul bancone e tirò su il collo del giubbotto di pelle. Recuperò il casco e salì in moto. Mentre correva veloce sull'asfalto bagnato, si allontanava velocemente da quell'inferno di smog che era Tokio. Non aveva mai sopportato quella città. L'aveva amata solo perchè li c'era Toki. Prima di lui era il nulla e ora era tornato ad essere così. Diede più gas e assottigliò le palpebre. Le strade erano quasi deserte in quel punto e a quell'ora di sera. Lei voleva sentire il brivido della velocità.

Assottigliò lo sguardo ed accellerò ancora. Il manto lattiginoso e sporco della luce dei fari illuminava lentamente lo strato d'asfalto, che scorreva sotto di lei come la schiena viscida d'un serpente. Frenò di colpo quando capì che quel punto che si muoveva non era un effetto della stanchezza sui suoi occhi ma una ragazzina. In pochi attimi, imprecò contro tutte le divinità che conosceva. Per fortuna, aveva mantenuto inalterati i suoi riflessi pronti. Veloce lasciò cadere la moto al lato della strada per raggiungere quella persona. Un nodo cominciò a stringerle le viscere e si sentiva mancare, mentre spostava le ciocche bagnate per via della pioggia dal viso pallido di quella ragazzina. Ringraziò il cielo: era solo svenuta. Dopo una rapida occhiata, dedusse che aveva solo qualche graffio e livido di troppo. Toki glielo ripeteva sempre che non doveva correre a quel modo, quando era in moto. Rapida, prese in braccio la ragazza e raggiunse un punto riparato dalla pioggia. Per fortuna, il cellulare prendeva ancora. Non si accorse che la ragazza stava riprendendo i sensi, mentre lei componeva il numero del pronto intervento.

Maja si toccò la testa. Le prese un colpo nel trovarsi in compagnia di quel motociclista che l'aveva quasi messa sotto. Nell'incrociare il suo sguardo terrorizzato, quello chiuse un secondo il telefonino.

“Tutto a posto?Riesci a dirmi quante sono queste?”

Gli aveva messo due dita sotto al naso e alla sua risposta affermativa doveva essere rimasto soddisfatto.

“Sto chiamando l'ambulanza. Verrano a prenderti in pochi minuti, tranquilla.”

Ancora confusa, la giovane si tastò il corpo e si rimise in piedi senza fatica.

“Non è necessario. Sto bene.”

Il motociclista annuì, poco convinto. Si aspettava una sfuriata che sarebbe arrivata non appena la ragazzina avesse inteso la vera portata del rischio corso, subito dopo che la paura fosse scemata.

Restò come un baccalà, quando quella si inchinò per andarsene. Istintivamente, le afferrò il polso, spaventandola di nuovo, per l'irruenza del suo gesto.

“Ma sei scema ad andare da sola in giro a quest'ora, per queste strade e con questo tempo?”

La lasciò andare subito dopo, sbuffando. Da una borsa che teneva legata al fianco della sella tirò su un altro casco e un giaccone.

“Indossali. “

Le disse lapidaria, col tono di chi non è abituato a ripetere due volte i propri ordini. Pareva seccata mentre la ragazza eseguiva timida i suoi comandi, timorosa. Quando l'altra ebbe fatto, montò in sella e le fece cenno di accomodarsi dietro di lei.

“Dove abiti?”

Memorizzò l'indirizzo e tirò via il cavalletto. Pochi attimi dopo sfrecciavano insieme nella notte.

 

Masumi Hayami era preoccupato. Quella notizia l'aveva messo in allarme. Che significava che Maya Kitajima arrivava alle prove accompagnata?

Gli prese un colpo quando, effettivamente, la vide salire su quella motocicletta nera, stretta così' forte a quello che, in tutto e per tutto, sembrava un delinquente o un teppista. Li aveva incrociati di sfuggita, mentre lui passava con la sua auto lussuosa e loro due sfrecciavano velocissimi nella direzione opposta. Per una frazione di secondo, ebbe l'impressione che quel balordo, anzi no, quel disgraziato avesse girato di proposito la testa verso di lui. Ne immaginava perfettamente l'espressione di sfida da sotto la visiera scura del casco. Hayami si sentì ardere dentro. Fuori, però, era la solita maschera di ghiaccio.

   
 
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