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Autore: Moonage Daydreamer    18/01/2013    2 recensioni
Ero l'emarginata più emarginata dell'intera Liverpool: fin da quando era bambina, infatti, le altre persone mi tenevano alla larga, i miei coetanei mi escludevano dai loro giochi e persino i professori sembravano preferire avere a che fare con me il meno possibile, come se potessi, in uno scatto di follia, replicare ciò che aveva fatto mia madre.
(PRECEDENTE VERSIONE DELLA STORIA ERA Lucy in the Sky with Diamonds, ALLA QUALE SONO STATE APPORTATE ALCUNE MODIFICHE.)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Lennon , Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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For No One.



- Devi star fermo, altrimenti non riuscirò a finire il disegno! - esclamai facendo uno schizzo con il carboncino. Distesi le gambe, perché era da troppo che le tenevo incrociate e cominciavano ad intorpidirsi; cercai contemporaneamente una posizione con la quale stare più comoda sul pavimento del salotto di casa McCartney e ritrarre il mio amico sdraiato sul divano. Paul tossì violentemente.
- Non è giusto che tu mi faccia un ritratto mentre ho la febbre a trentotto! - protestò, ma io scrollai le spalle: - Perché no? - abbassai la voce e mi avvicinai al suo volto - Sei così sexy in pigiama! -
Come avevo previsto, da lì ad un secondo mi arrivò in testa un cuscino.
Pur ridendo, mi alzai a fatica.
- Se non mi vuoi, guarda che me ne vado! - lo minacciai, ma Paul mi prese la mano e mi trascinò di nuovo per terra.
- Ma no, dai. - disse - E comunque, so per certo che non te ne andresti mai! -
- E chi te lo dice?- Paul finse di pensarci un po' sopra, poi, tra la tosse e le risate, riuscì a darmi una risposta:- Forse il fatto che passi qui più tempo che a casa tua! -
Lasciai cadere blocco da disegno e carboncino, incrociando le braccia.
- Sembra proprio che non riesca più ad averla vinta con te. Dovrò cercarmi un nuovo amico, allora, uno che non mi conosca così bene. -
Il ragazzo mi fece la linguaccia, ma le nostre risa furono interrotte da un altro attacco di tosse.
-Tu stai bene? - chiese con voce rauca.
- Sì. - risposi con un sorriso - Sana come un pesce! -
Ero davvero grata a Paul per non aver mai sfiorato l'argomento John. Sapeva che parlarne non avrebbe fatto che peggiorare la situazione.
- Comunque - esordì il ragazzo distogliendo la mia mente da quei pensieri. - sono contento che tu abbia conosciuto George. Era da un po' che volevo presentartelo: è davvero un bravo chitarrista. -
- Sì, ho sentito. E' impressionante per la sua età. - commentai.
- Be', non fa altro che suonare dalla mattina alla sera! -
- Se è per quello anche tu - replicai - ma George rimane comunque più bravo di te. -
Un altro cuscino piovve magicamente sulla mia testa.
- Ehi, grazie, miss simpatia! - esclamò Paul - Sei venuta qui per abbassare la mia autostima ai livelli più bassi dal 1941?! -
Mise il broncio e si girò sul divano, dandomi le spalle. Lo abbracciai, noncurante del fatto che probabilmente mi avrebbe attaccato la febbre: - Lo sai che scherzo! Sei il migliore! -
- Ah, perché, lo mettevi anche in dubbio?! -
 - E sei anche il più stupido! -
- Non vorrei mai deludere le aspettative del mio fan-club. - replicò con un sorriso sornione.
Questa volta fu a lui che arrivò il cuscino in testa.
- Ehi, non vale colpire gli invalidi! - protestò.
Scossi la testa:- Se fossimo nel Medioevo avresti avuto un successone. -
- Come cavaliere? -
Lo guardai di sottecchi.
- Come giullare di corte. - risposi ridendo, mentre Paul mimava degli inchini a destra e a manca.
Mi alzai di nuovo: - Bene, messer giullare, io devo andare o arriverò tardi al lavoro. -
- Vi accompagno alla porta, mia signora. -
Non feci in tempo a dirgli che non ce n'era bisogno, che sapevo la strada e che sarebbe stato meglio per lui rimanere sdraiato, che già si era alzato, mi aveva preso la mano e mi stava conducendo nell'ingresso.
Aprii la porta e uscii di qualche passo.
- Riguardati, okay? - gli raccomandai.
- Tranquilla, lo so che non puoi sopravvivere a lungo con me in convalescenza! -
Alzai gli occhi al cielo, sorridendo.
- Sei uno-
- scemo, lo so. - concluse Paul per me. Mi fece l'occhiolino - Ma è per questo che mi vuoi bene. -
Lo abbracciai e gli diedi un bacio sulla guancia.
- Ci vediamo domani. - gli dissi ancora stretta a lui.
- Posso imbucarmi anche io al vostro festino? - disse gelido Lennon dietro di noi.
Sussultai e mi voltai immediatamente. Il ragazzo era in piedi di fronte a noi e ci fissava ferocemente.
- John, che ci fai qui? - domandai istintivamente.
- E davvero molto strano: mi stavo facendo esattamente la stessa domanda. - commentò - Ero venuto a sapere quale scusa avesse McCartney per aver saltato le prove di oggi, ed immagina la mia sorpresa nello scoprire che anche tu avevi avuto la mia stessa idea!-
Abbassai lo sguardo e arretrai di un passo:- Ascolta, John... -
Il ragazzo, però, mi ignorò e continuò il suo monologo.
- Sai, Anna, in generale mi piacciono le cose a tre, ma da parte tua non è poco coerente? -
Paul tentò di intervenire, ma un attacco di tosse lo fece piegare in due.
- Paul ha la febbre. - dissi - Sono venuta a vedere come stava e a fargli compagnia. -
- E da quando hai assunto il ruolo di infermiera sexy? -
- John, non è come sembra. - mormorò Paul tra un colpo di tosse e l'altro.
Lennon si avvicinò a grandi passi:- Certo, lo immaginavo. E allora com'è? Spiegatemelo avanti. -
- Te l'ho già detto. - risposi secca.
- E ti aspetti anche che io ci creda? - mi fulminò con lo sguardo. - Avanti, Anna, inventatene una migliore. Questa non regge il confronto con "la vita è fatta di scelte, o me o lei, non posso più andare avanti così" e tutte quelle cazzate che hai sparato l'ultima volta che ci siamo visti. -
- Puoi credere quello che vuoi, io so qual è la verità! - replicai.
- Sono problemi tuoi, okay? Non me ne frega un accidente! Se tu preferisci fartela con un ragazzino sono problemi tuoi. - disse John, ma era ovvio che non la pensava affatto così. Era furioso. Mi afferrò la mano. - Puoi fare la puttana con tutti quelli che vuoi, per quanto mi riguarda. -
Paul prontamente si frappose fra me e lui:- Stai esagerando, adesso basta. -
- E tu non metterti in mezzo! - gridò John e gli sferrò un pugno che l'avrebbe fatto cadere se non l'avessi sostenuto.
Lennon mi inchiodò di nuovo con lo sguardo, poi sputò a terra:- Ti disprezzo. -
Quel commento mi portò a reagire.
- Strano, non mi sembravi di questo parere quando hai deciso di tradire la tua ragazza per me. Mi accusi di contraddirmi, ma a me pare che sia tu quello incoerente. - sibilai tagliente.
Prendendo per mano Paul arretrai in casa e gli chiusi la porta in faccia.
- Ricordami di non farti mai incazzare sul serio. - commentò il mio amico massaggiandosi la guancia.     

Ero furiosa. Erano passati tre giorni dall'ultimo litigio con John e la rabbia non accennava a diminuire. Mi venivano alla mente altre mille risposte che avrei potuto dargli, ma che sul momento non ero riuscita a trovare.
La cosa che mi irritava di più era il pugno tirato a Paul: insomma, che c'entrava lui con i nostri problemi! E il bello era che non gli aveva nemmeno chiesto scusa!
Allo stesso tempo, tuttavia, sapevo che le cose sarebbero dovute essere chiarite, e l'unico modo per farlo era parlarne io stessa con Lennon : non volevo che l'amicizia fra John e Paul fosse rovinata perché  lui aveva equivocato la situazione.
La mia mente inquieta non mi dava pace, nemmeno mentre provavo a scrivere. Tamburellavo furiosamente la penna schizzando inchiostro dovunque senza riuscire a buttar giù una riga che fosse nemmeno lontanamente decente.
Elisabeth si era accorta del mio malumore e si era resa conto che qualcosa non andava per il verso giusto, ma non aveva ancora fatto domande, almeno fino a quel momento.
- E' per un ragazzo, vero? - chiese infatti prendendo una sedia e mettendosi al mio fianco vicino al tavolo della cucina.
Annuii, appoggiando con uno sbuffo la penna sul foglio macchiato.
- Avete litigato? - continuò mia madre. O era vero che le mamme hanno un sesto senso, oppure era la mia che aveva i superpoteri.
Rimasi in silenzio, che fu prontamente interpretato da Elisabeth come un assenso; la donna sospirò e mi accarezzò i capelli: - Non c'è modo di risolvere la cosa? Se ti fa star male, allora litigare non è la soluzione giusta. -
- Ci ho provato - risposi. - ma una volta che si arrabbia (e lui si arrabbia sempre quando non ottiene quello che vuole) comincia ad urlare e non la smette più. -
- Da quel che mi dici, forse questo ragazzo non merita né il tuo affetto né tutte le pene che ti dai per lui. -
- Lo so. - mormorai avvilita. Era esattamente quello di cui stavo tentando in tutti i modi di convincermi, ma la mia immaginazione continuava imperterrita ad andare per i fatti suoi e a pensare a quella manciata di settimane che io e John avevamo trascorse insieme. Mi mancava, e soffrivo come un cane per quei continui litigi, anche se era lui che continuava a comportarsi come un bambino. Forse, solo forse, avrei potuto passare sopra al suo comportamento e...
No! Non sarei mai andata da lui strisciando a implorare perdono per una colpa che lui aveva commesso!
- Ne vale la pena, tesoro? - chiese Elisabeth dopo un lungo silenzio. Mi guardò negli occhi.
- In verità, non lo so. Credo... di sì. -
Mia mamma sorrise e mi diede due colpetti sulla spalla. Sbuffai, afferrai la giacca e uscii alla ricerca di John.
"Per intimargli di chiedere scusa a Paul." ,mi dissi per giustificare quel gesto fuori da ogni logica.
"Ecco a voi Anna Mitchell, la paladina della giustizia, colei che difende gli oppressi e castiga i prepotenti!" mi stroncò subito la mia Coscienza.
La ignorai e cominciai la mia missione, che si rivelò sin dal principio più difficile del previsto: John si era come volatilizzato.
Quel pomeriggio girai mezza Liverpool alla sua ricerca, e chiesi a tutti quelli che conoscevo se l'avevano visto, ma aveva fatto sparire le sue tracce.
"Ma sentiti: stai parlando come se fossi un detective di Scotland Yard!" commentò sarcastica la Coscienza.
Fu per un caso fortuito che riuscii ad incrociare Stuart mentre usciva dallo Ye Cracke. Il saluto, com'era da prevedersi, fu piuttosto imbarazzato, ma al momento avevo cose più importanti a cui pensare.
- Sai per caso dov'è John? - gli chiesi.
- L'ho visto un paio d'ore fa. - rispose. - Mi ha chiesto se poteva andare nel mio appartamento. -
Aggrottò le sopracciglia e mi fissò.
- Che succede? -
- In realtà - mormorò. - pensavo fosse con te. -
- No, non lo vedo da un paio di giorni. - affermai, con la mente troppo occupata per accorgermi della sua ultima affermazione.
Lo salutai frettolosamente, poi mi diressi quasi correndo in Percy Street.
Probabilmente feci la figura della maleducata, ma stavo cominciando a farmi viaggi mentali sul mio prossimo incontro con John e mentre salivo due piani di scale la mia agitazione aumentava.
Non avevo idea di quello che gli avrei detto, né di come il ragazzo avrebbe reagito, e avevo paura che avrei peggiorato le cose se mi fossi arrabbiata a mia volta.
Arrivata sul pianerottolo esitai; potevo ancora tornare indietro, se avessi voluto.
"Forza e coraggio, Anna." mi dissi.
Respirai profondamente, alzai un braccio e lo accostai alla porta. Sentii dei rumori, che in un primo momento non distinsi, ma che poi si fecero più chiari. Gemiti e ansiti osceni provenivano dall'interno dell'appartamento.
"Questo è l'appartamento di Stu, quindi è Stu quello là dentro!" pensai in preda all'ansia, anche se la parte razionale di me sapeva che non era possibile. "Per forza deve esserlo!"
Gli ansiti divennero grida con il sopraggiungere dell'estasi e il sussurro di una donna sconosciuta spezzò quel volgare concerto: - Oh, Lennon. -
Boccheggiai e ritrassi la mano dalla porta come se fosse stata incandescente.
Fuggii verso le scale il più velocemente che potevo, ma dopo un paio di gradini scivolai e rotolai sulle scale fino al primo pianerottolo. Il rumore della mia scomposta caduta e i gemiti di dolore che vi seguirono rimbombarono nella tromba delle scale.
Mi rialzai immediatamente anche se con fatica e imprecai. Non riuscivo ad appoggiare il piede per terra senza che fitte lancinanti mi passassero per la caviglia. Mi feci forza e appoggiandomi al corrimano scesi l'altro piano di scale.
Sentii degli altri suoni, forse di una porta che sbatteva, ma non mi fermai. Anche nel remoto caso che Lennon si fosse distolto dalla sua occupazione, non avrei voluto vederlo. Mi diressi alla porta, zoppicante ma decisa, e uscii dall'edificio. Tuttavia non riuscii ad allontanarmi di quanto avrei voluto prima che John mi raggiungesse.
- Che ci fai qui?! - chiese furioso. Lui era furioso!
- E' tutto quello che hai da dirmi?! - gli gridai contro. - Ti ho appena sorpreso che ti scopavi un'altra e tu mi dici "che ci fai qui"?! Ma vaffanculo, stronzo!-
Per fortuna, data l'ora tarda, la strada era deserta.
Gli diedi e strinsi una mano tra i capelli, mentre il mio volto veniva bagnato da alcune lacrime, non solo di rabbia, questa volta.
- Perché l'hai fatto? - sussurrai senza guardarlo in faccia.
Sebbene fosse nel torto più completo, Lennon non abbandonò il suo atteggiamento da spaccone menefreghista.
- Be', piccola, un ragazzo ha i suoi bisogni. E tu non ti decidevi ad aprire le gambe, quindi sono andato a cercare da qualche altra parte. -
E no, diamine. Avrei potuto accettare di tutto, ma non quello.
Mi voltai fulminea e gli tirai uno schiaffo con tutte le mie forze. John si ritrasse e si portò una mano alla guancia. Forse avrebbe reagito, ma anche io feci un passo indietro.
- E con questo sono due. - dissi acida. - Vuoi fare la collezione, Lennon? -
Cominciai ad allontanarmi.
 - Se continui così - esordii - allontanerai tutti quelli che ti vogliono bene. Rimarrai miseramente solo. -
Camminai alla velocità più alta che la mia caviglia potesse sostenere e presto (ma non abbastanza) mi lasciai alle spalle Percy Street. 
C'era solo una persona da cui potevo andare in quel momento.
Paul venne ad aprirmi la porta di casa sua e, prima che potesse fare domande, sprofondai nel suo abbraccio, piangendo tutte le lacrime che avevo da piangere.
 

______________

Eccomi qui con il nuovo capitolo! Abbiamo fatto progressi rispetto allo scorso!
Devo dire che era da un po’ che mi girava in mente l’idea di un “tradimento del tradimento” (?) da parte di John e mi sono divertita molto a scriverlo.

Vi assicuro che farò di tutto per aggiornare con regolarità, anche se sto per cominciare un nuovo progetto, sebbene mi fossi ripromessa di non portare avanti due storie contemporaneamente.


Quella che ama i Beatles: come vedi, non c’è limite alla stronzaggine (?) di Lennon!!!!!!  Ma le sorprese non sono finite…

Cherry Blues: Fin da quando ho ideato la storia mi sono messa in testa un’idea precisa di come sarebbe stata Anna e a quella mi attengo. Sono felice che ci sia chi la trova interessante!
Constance: Oh, fidati che ho fatto un versetto peggiore quando ho letto la tua recensione!!! E come vedi, forse (e sottolineo bene il forse) siamo giunti ad una risoluzione definitiva della storia tra Anna e John, ma, come si dice, chi vivrà vedrà. (Grazie mille per i complimenti)

Weasleywalrus93: Sto condividendo il loro dolore, anche se in questo momento sto provando una grande rabbia contro Lennon (il bello è che faccio tutto da sola!). Forse con questo nuovo capitolo ho esagerato, ma mi sto sforzando il più possibile di rendere il personaggio di John verosimile.


(P.S. Scusate i commenti brevissimi, ma vado di corsa!)

Grazie di cuore a tutti quelli che continuano a leggere!
  
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