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Autore: MaxT    07/08/2007    6 recensioni
Una Elyon esuberante e sorprendente torna a cercare le sue vecchie amiche, che si troveranno presto coinvolte in avvenimenti più grandi di loro. Che spaventosa profezia ha pronunciato la Luce di Meridian? Vera è…vera? Dove sono andate le gocce astrali delle W.I.T.C.H.? E’ una storia dove i personaggi assumono diversi ruoli contrastanti, si muovono nel segreto e nell’invisibilità, e le loro motivazioni autentiche si delineano a mano a mano che la storia si avvicina alla conclusione. Note: qualcuno potrebbe considerare OOC Elyon e le gocce astrali. Da parte mia, penso che siano una evoluzione plausibile dei personaggi visti nel fumetto. Aggiornamento: I primi sei capitoli sono stati riscritti nell'ottobre 2008.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le profezie di Meridian' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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20-iniziazione  
Bentornata, Eleuthera. Grazie per la tua bellissima recensione, ne sentivo la mancanza. Mi fai sentire proprio bravo. Sono contento che il disegno della serra ti sia piaciuto, è stato laboriosissimo. I successivi sono stati tutti nettamente più rapidi. Spero di poter riutilizzare lo sfondo per quando pubblicherò la storia delle gocce, a cui sto lavorando.
Ciao, Amantha. Grazie per la tua recensione. In effetti, il personaggio di Elyon è quello che mi dà più spunti, a volte descrittivi, a volte comici. Spesso mi fa tenerezza.
Ciao Melisanna, grazie, come al solito, per la tua recensione, sulla quale conto sempre. Per quanto riguarda il contrasto di cultura tra Irene e Carol, tieni conto che alla prima piace scherzare per guadagnarsi il centro dell'attenzione, e non sempre si capisce quando dice sciocchezze autentiche piuttosto che battute. Nel caso di Carol, lei ha letto molto per diventare una conversatrice affascinante e fare colpo sugli uomini; per far ciò, ha trascurato lo studio. Risultato: bocciate tutt'e due! 
Grazie per le altre osservazioni, forse rimetterò mano su disegno e testo.
Grazie anche a kb_ master per i suoi suggerimenti.
Come al solito, c' è la possibilità di discutere più in dettaglio al  http://freeforumzone.leonardo.it/viewmessaggi.aspx?f=4642&idd=8397&p=3

Questo capitolo mi sembra molto più mosso del precedente, ed è stato scritto quasi di getto. Mi ha dato soddisfazione. Purtroppo non ho avuto tempo di far rivedere l'illustrazione a nessuno, se vi trovate dei difetti fatemelo pure sapere, spesso si riesce a correggerli.
Il prossimo capitolo parlerà del passato di Wanda, e mostrerà Vera alle prese con qualcosa che scuote il suo autocontrollo. Se qualcuno la trova antipatica, credo che si divertirà.
Ah, avete letto per caso 'Dieci piccoli indiani' di Agatha Christie? Non trovate che il personaggio di Vera Claythorne ricordi moltissimo quello di Witch n.6, a cui è ispirata la Vera di Profezie? L'ho scoperto solo di recente.
 


 

PROFEZIE


Riassunto delle puntate precedenti 
Di nascosto dalle WITCH, Elyon affida a Vera, una copia di sè stessa che appare come una ragazza più grande, l'incarico di rintracciare le gocce astrali, le sosia create dalle guardiane, e ribellatesi ad esse più di un anno prima .
Poco dopo, Elyon e Vera si presentano alle ragazze, rintracciate a Midgale. Assomigliano ancora alle originali, ma appaiono più belle e cresciute, sui vent'anni.
Nel povero appartamento, raccontano di essere state mantenute dalla Fondazione Astro Nascente fino a pochi mesi prima, quando sono state improvvisamente scaricate. Da allora hanno vissuto alla giornata.
La goccia di Cornelia si chiama Carol. Quella di Irma, Irene. Quella di Hay Lin, Pao Chai. Quella di Taranee, Terry. Quella di Will, Wanda.
Elyon propone alle gocce di collaborare con Vera a raccogliere informazioni tecnologiche per modernizzare Meridian.
Vera dimostra subito di essere in grado di materializzare documenti e denaro falsi, ma perfetti. Le gocce sono entusiaste di lei, tranne Carol, che ne è gelosa e vorrebbe riprendere i contatti direttamente con Elyon. 
Le gocce si trasferiscono, con Vera, in due eleganti appartamenti contigui, in una zona residenziale vicino all'università.
Come copertura, fingeranno di essere delle studentesse universitarie; ognuna riceve una lista di argomenti e l'incarico di individuare degli esperti su ciascuno. Per fare fronte a futuri incarichi e imprevisti, Elyon e Vera decidono di addestrare le gocce ai poteri mentali.

Cap. 20

Iniziazione





Meridian

Esiste qualche luogo in cui l’oscurità è blu scuro. Minuscoli puntini luminosi si raccolgono in grappoli e screziature più chiare.
Uno di questi puntini risplende di azzurro, e va ingrandendosi sullo sfondo, che vira su un bel blu elettrico, come prima dell’alba.
Il puntino rivela sempre più le fattezze femminili, eteree e diafane della Luce di Meridian.

“Altezza…”. E’ la voce dell’ancella Nagadir. “Altezza… è ora di alzarsi”. Apre ancora di più i pesanti tendoni. Il raggio di luce che penetra si fa abbagliante.
Elyon apre a fatica un occhio. Intuisce il profilo sfocato del suo orsacchiotto. L’altra palpebra resta incollata.“Ciao Nagadir. Stavo facendo un bel sogno…Che ora è?”.
L’ancella indica un bell’orologio da muro irto di lancette e quadranti sovrapposti. “Mezza fase dopo mezzo ciclo dopo l’apice…”.
Uffa! “L’orologio terrestre, che ora fa?”.
Nagadir indica la sveglietta accanto al letto. “Zero otto punto tre zero A M”.
“Le otto e trenta di Midgale! Devo sbrigarmi!”.
“La colazione è già servita nell’anticamera”.
“Grazie”. Elyon si alza con uno sbadiglio e si stiracchia. Appena in piedi, decide che non ha nessuna voglia di sfilarsi la camicetta da notte. Basta pensarlo: un alone luminoso la avvolge. Dallo scintillio emerge vestita in un completino estivo bianco e blu, con una gonnellina a metà coscia. “Come sto così?”.
“Ecco, altezza… se io andassi vestita così in giro per Meridian, penserebbero che ho cambiato mestiere. Ma forse a Midgale…”.
“Grazie per la sincerità”. Si guarda nel grande specchio. A differenza di quelli normali, questo non rovescia le immagini. Ricorda come se n’è stupita la prima volta. Ora non si meraviglia più, ma nonostante questo non è mai riuscita a sfruttarlo per pettinarsi da sola. “Forse andrà meglio la tunica da grande sacerdotessa”.
Un altro alone luminoso trasfigura i vestitini estivi in un pesante paramento sacro.
“Ora è tutta un’altra cosa”, conviene Nagadir.

Seduta al tavolino davanti alla tazza di kwenbog, intingendovi dei gleisneel che profumano ancora di forno, la Luce di Meridian fantastica sul suo prossimo ingresso ad effetto. Vede già la sua sagoma ieratica e luminosa spiccare nella stanza oscurata, e pronunciare parole solenni che apriranno spazi immensi alle sue iniziate.
 

Midgale, cucina delle Gocce

Pao Chai è eccitata. Stamattina si divertiranno. Scambia sguardi di intesa con Irene davanti al caffelatte caldo.
Therese sonnecchiante sospira: “Se si arrabbia, ricordate che io non ne sapevo niente”.
Entra Vera. “Ciao Ragazze. Dormito bene?”.
“Benissimo”, cinguetta Pao. “Ora scusami… devo andare al bagno.. Sai com’e…”.
Infila la porta. Vera la ha guardata strana, forse non avrebbe dovuto giustificarsi. Ma sarà comunque un bellissimo scherzo.

Qualche minuto dopo, Pao rientra in cucina con un sorrisino troppo soddisfatto, in tempo per sentire Vera dire: “… e quindi Elyon dovrebbe arrivare a momenti”.
Il sorrisino si gela. Pao torna sui suoi passi, forse fa ancora in tempo a…

Troppo tardi!
Nel soggiorno c’è già la Luce di Meridian, con dei paramenti che la fanno sembrare un cono di gelato rovesciato con la testa, che guarda stupita un grande spadone lucente conficcato nella fessura a metà tavolo.
“Oh… Elyon…”.
L’altra le rivolge uno sguardo perso mentre tocca lo spadone. “Pao… Cos’è?”.
“Eh… niente, uno scherzetto…”. Ma perché i sorrisi che vorrebbero apparire innocenti sembrano invece quasi una firma su una confessione?
“E questo?” . L’elsa non è rifinita bene come il resto: sembra una nuda scatoletta di medicinali con la scritta ‘Excalibur’.
Arriva Irene di corsa. “Ciao Elyon. Vuoi assaggiare questa squisitezza?”. Si mette davanti al tavolone tondo, offrendole un frollino, mentre cerca goffamente di sfilare lo spadone con l’altra mano dietro la schiena.
Arrivano tutte le altre. “Ciao Ellie”.
Vera afferra lo spadone. “Bello. Re Artù ed i Cavalieri della Tavola Rotonda…”. Guarda la sua immagine deformata sulla lama di cartoncino specchiante. “Sì, mi sento molto Re Artù”. Osserva l’elsa, poi Irene. “Questa roba nella scatoletta è tua, vero?”. Estrae un blister che sembra contenere tanti anellini misteriosi, confezionati uno per uno, e glielo sventola davanti.
Il rossore sul viso risponde per lei.
Elyon le toglie di mano il blister. “Ma che cos’è questa roba?”. Alza gli occhi verso le ragazze, che esitano cercando parole che nessuna ha voglia di pronunciare.
Dopo un attimo, il colorito rosso peperone contagia anche Elyon. Le spiegazioni non servono più.
“Ecco”, sussurra Pao Chai a Irene, “Te l’avevo detto che era meglio rivestire di stagnola anche quella”.
“Eppure… Excalibur mi sembrava uno scherzo così carino… Ed era pure della misura giusta!”.
Carol guarda dall’alto la principale imputata. “Polpetta, devi proprio fare le tue belle figure davanti ad Ellie? E’ ancora troppo giovane per corromperla così”.
“Ma che c’entra? Era diretto a Vera. Eppoi, anche Elyon ha la nostra età”.
“Ma che dici, Polpetta? Gli occhi servono per guardare, non solo per battere le ciglia ai ragazzi!”. Si misura con Elyon, che non le arriva al mento. “Non vedi?”.
“Beh, solo perché una è tappa e piatta non significa che sia ancora una bambina!”, conclude l’altra a braccia conserte, appena un attimo prima di sussultare. “AHI! Chi è che pizzica?”.
“Sssst, ragazze!”. Pao Chai cerca di sibilare tra i denti. “Vi prego! State facendo peggio!”.
“Ma no”, smentisce Irene decisa. “Elyon non si è mica offesa….o si?”. La guarda. Ma perché le sembra che stia per mettersi a piangere? Ha forse detto qualcosa di male? “Ehi, Ellie…”.
“Tutto bene… davvero…”, risponde con la vocina più tremante ed incerta che le abbiano mai sentito.
Vera scuote la testa. Meglio interrompere questa scenetta prima che sia una scossa di terremoto a farlo. “Vedi, Ellie, avevi ragione tu, qui ci divertiamo”.
“Ho piacere”, risponde avvilita. “Avevo immaginato un ingresso ad effetto, ma era un po’ diverso”.

Tutte le ragazze si siedono attorno al tavolone. La Luce di Meridian cerca di recuperare un po’ di sicurezza. “Ragazze, quest’oggi vi inizierò ai rudimenti dei poteri psichici. Vi ho già detto che, essendo copie delle guardiane, anche voi avete una predisposizione innata per utilizzarli. Però finora non avete avuto dentro di voi alcuna sorgente di potere. Da oggi, Vera sarà la vostra sorgente. Utilizzerete il suo potere, come fosse il vostro”. Si volta verso Vera. “Sei pronta per condividerlo?”.
“In qualunque momento”, risponde sicura.
“Bene”. Con un gesto di Elyon, le tapparelle si chiudono, e la stanza cala nella penombra.
“Ora ascoltatemi. Qualche volta i poteri psichici si manifestano spontaneamente, ed uno impara a dominarli molto gradualmente. Questo non sarà il vostro caso. I vostri poteri saranno fortissimi, fin dall’inizio, ed è necessaria molta autodisciplina per usarli correttamente. Vi sentite?”.

La penombra inizia ad essere rischiarata da una luce azzurrina; sui visi che la riflettono vede cinque assensi impressionati. Bene.
“Il modo più rapido e sicuro per richiamare un potere psichico è compiere una serie di operazioni mentali in rapida sequenza, tanto rapida che devono essere praticamente contemporanee. Qualunque parola sarebbe inadeguata a descrivere queste operazioni, per cui io le trasmetterò direttamente nella vostra mente, dapprima lentamente, poi sempre più velocemente, finché sarete in grado di imitarle ed ottenere degli effetti”.
Elyon si concentra, e si sente diventare sempre più luminosa. Ormai la luce azzurrina che vede sui visi stupiti delle ragazze è potente. Chiude gli occhi e si alza in piedi. Sa che sta attraversando il tavolo, come un fantasma. Si porta di fronte a Carol. Vede il suo viso anche attraverso le palpebre serrate. “Alzati in piedi, Carol”. La vede obbedire. “Ora fai come faccio io”. Si vede con gli occhi delle altre. Sembra che non stia facendo niente, ma sa che questi momenti resteranno impressi per tutta la vita.
La sequenza ha inizio. Prima lenta, poi sempre più veloce. “Ripeti”.  Sente la mente di Carol riflettere le operazioni. No, ne ha sbagliata una. “Ricomincia”. Va bene. Di nuovo, sempre più veloce…
Dopo qualche decina di ripetizioni, dice: “Ora prova da sola”. Sente che Carol obbedisce. Sequenza perfetta. “Più veloce”.
 

Un’ora dopo, la Luce di Meridian sente di essere arrivata alla fine. Dopo le altre, anche Terry è in grado di ricreare perfettamente la sequenza. Si sente stanca, ma soddisfatta. Apre gli occhi. La luce azzurrina riflessa dai visi delle ragazze è ancora intensa, gli sguardi attenti e fissi. Ora sa che cosa prova un televisore ogni sera.

La luce si affievolisce, e gli scuretti si aprono da soli. Tornano a sentirsi i vaghi rumori della strada. Neanche lei ci aveva fatto caso, ma durante l’iniziazione erano scomparsi completamente.
“Allora, ragazze, come vi sentite?”. La guardano come una dea. E’ nuovamente orgogliosa di sè.
“E ora… possiamo leggere i pensieri?”, chiede Carol. Sembra a disagio.
“Sì. Leggi i pensieri di Pao Chai. Guardala negli occhi, è più facile”.
Dopo un attimo di concentrazione,  Carol azzarda: “E’ un dragone cinese?”.
“Siiii!”, gioisce Pao. “E tu stai pensando ad un anello”.
“A questo”. Carol mostra un gioiellino che porta ad un dito.

“Ehi, Wanda!”. Therese la guarda sorpresa. “Cosa vuole dire ‘adesso lo capiranno’?”. La scruta negli occhi più a fondo, e il suo viso si deforma in una smorfia di incredulità. “Ma tu potevi già leggere i pensieri?”.
Tutte le altre gocce si voltano interdette. “Cosa?”. “COSA?”. “COOOSA?”
“Sì”, ammette Wanda imbarazzata. “Da quella volta nella sala degli specchi di Kandrakar, da quando sono diventata quella che sono, so capire ciò che gli altri pensano”.
“E non ce l’hai mai detto?”, chiede Terry stupita.
“Avrei dovuto?”, scrolla le spalle.
Carol si copre la bocca, con gli occhi stralunati. “Ma… E come hai usato questo potere?”.
“A scuola, scommetto”, sorride Terry. “Comincio a spiegarmi certe risposte pronte… anche senza toccare libro”.
“Ma perché non dircelo?”, chiede Irene. “Poteva essere una risorsa”.
Wanda abbassa lo sguardo. “Non volevo mettervi a disagio”.
“A disagio!”, tuona Carol. “E per tutto questo tempo tu hai spiato…”.
Wanda fa un gesto noncurante. “Tranquilla. Non mi sono mai interessati i tuoi altarini, né i tuoi compromessi”.
Forse voleva essere rassicurante, ma detta così fa tutt’altro effetto.
L’altra si copre il viso fino agli occhi. La sua voce suona come non l’hanno mai sentita, quasi di pianto.. “Come puoi giudicare ciò che ho fatto? Stavamo andando a fondo!”. Poi, con più rabbia: “Tu… leggevi nei pensieri, e nonostante ciò non sei riuscita ad evitare neanche uno dei guai in cui ti sei ficcata! Ma allora lo hai voluto!”.
Wanda vacilla. Questa bordata ha colpito nel segno. “Ma io non…”.
“Basta Carol”, interviene Irene. “Non puoi aggredirla così solo perché capisce ciò che pensiamo. A me non avrebbe dato fastidio, io non ho tutti i tuoi segretucci da nascondere”. Poi, con un largo sorriso allusivo: “Comunque sarà interessante saperne di più su di te”.
Carol si siede, sudando e coprendosi il viso.
Pao Chai le viene vicino e le sfiora le spalle. “Carol, non prendertela, ti prego”. Si asciuga sul vestito la mano bagnata dal suo sudore.  “C’è stato un periodo in cui, se abbiamo continuato ad avere un tetto sopra la testa, è stato solo per merito tuo. Ti dobbiamo molto, e nessuna di noi potrebbe mai rinfacciarti le scelte che hai fatto”.
Per un attimo Carol sembra sprofondare ancora di più nella sedia. Pao ha la sensazione di avere fatto ancora peggio. Gli occhi le si arrossano, e, quasi, piangendo, si china sull’altra. “Ti prego! Non fare così, mi fa tanto male! Sorridi! Fallo per me!”.
Carol riprende lentamente il controllo e alza gli occhi premurosi verso l’amica. “Va tutto bene, Pao, davvero”. Un breve tremito sembra smentirla.

Vera ed Elyon si guardano, imbarazzatissime. Questo scoppio di tensioni è stato inaspettato.
‘Non capisco, Vera. Cosa sta succedendo?’.
‘Non so, Ellie. Cercherò di farmi spiegare, ma dovrò aspettare il momento adatto’.
“Ragazze… dobbiamo lasciarvi sole?”, chiede Vera.
“No, no… scusatemi”, dice Carol. Ora sembra essere lei a consolare Pao, accarezzandole la mano. “Scusami anche tu, Wanda”.
“Di che? E’ tutto vero”, risponde triste. Irene le accarezza le spalle.
“Dobbiamo aspettarci altre sorprese?”, chiede Therese.
“Non da me”, risponde Irene.
“Né da me”, rincalza Wanda, con una rapida occhiata a Pao Chai, che guarda imbarazzata fuori dalla finestra.
Carol sta smettendo lentamente di tremare. Si guarda il vestito bianco chiazzato di sudore. “Scusate dieci minuti. Ho bisogno di una doccia”.
“Scusa tu, Carol, ma stamattina i miei minuti sono preziosi”. Elyon allunga una mano verso di lei, e degli aloni azzurrini le percorrono lentamente il corpo.
Dopo pochi secondi, Carol è di nuovo asciutta e pulita. “Ellie… come hai fatto?”.
“Lo hai visto. Forse un giorno lo saprete fare anche voi”.
Vera sembra colpita. “Ellie, chissà se questo trucco si può usare anche per pulire un alloggio”.
“Forse sì”. La Luce la guarda dubbiosa. “Mi fai sentire in colpa, ti ho fatto abitare per due settimane in una casa coperta da due dita di polvere e ragnatele”.
“Era un dito solo”, risponde Vera con nonchalance, “ma in verticale”.

Elyon si ricorda che il suo tempo sta per finire. “Bene, ragazze. Devo dirvi ancora qualcosa”. Si risiede al tavolone. “Una volta il filosofo Bertrand Russell scrisse che, se gli uomini avessero potuto leggere i pensieri, la prima conseguenza sarebbe stata la fine di tutte le amicizie. E se questo è vero per gli uomini, figuriamoci per le donne!”. Accenna ad un sorrisino allusivo.
“Ebbene, questo comporta un cambiamento nel nostro modo di giudicare. Voi sapete bene che le persone non dicono tutto quello che pensano, a parte Irene che forse dice anche qualcosa di più”.
Percepisce il suo imbarazzo. La ragazza non sa se considerarlo un complimento o una critica.
“Quindi nei rapporti tra persone esistono due livelli: i pensieri e le parole espresse. Bene, io capisco che ci si possa considerare offesi per qualcosa che gli altri decidono di dire. Però, se farete lo stesso anche con tutto ciò che potrete leggere nella loro mente, farete solo del male a voi stesse e agli altri. Dovete mettere in disparte gli orgogli futili, e pensare sempre alle conseguenze di ciò che fate e dite. E qualche volta anche di quello che pensate”. Si alza in piedi. “Questo potere è enorme, e se usato male può distruggere i vostri rapporti con le altre persone”.

Anche Vera si alza, e le sfiora una mano. “Hai fatto un bellissimo discorso, Ellie. Credo che se lo ricorderanno bene”.
“Sono tutte cose imparate sulla mia pelle”, risponde con un sorriso. Ricordatelo anche tu, se mai avrai di nuovo occasione di trovarti davanti alle mie amiche!
Vera si irrigidisce. “E… come proseguiamo l’addestramento?”.
“Allena tu le ragazze. Tra qualche giorno, quando saranno ben sicure, tornerò ad insegnare la trasmissione intenzionale del pensiero”.
“Posso farlo io, se credi”.
“Ci tengo a farlo io, Vera. So che ti piacerebbe, ma consentimi questo piccolo egoismo”.
“Naturalmente”, risponde un po’ adombrata. “Comunque, qui non mancheranno le cose da fare”.
“Allora, Vera, noi due ci incontreremo venerdì sera ad Heatherfield”. Rivolta alle altre: “Ragazze, ci vedremo presto”.
Gira attorno al gruppo, sfiorando le spalle di tutte. “E non prendetevela. Quando si ha accesso ai poteri, parole come intimità e rispetto perdono il loro significato originario e ne acquistano uno tutto da scoprire”.
 
 

  
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