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Autore: cOstanza    19/01/2013    1 recensioni
Tutto è cambiato e tutto è perduto.
[...]
Adorava distendersi sul prato, osservarlo per un po' e ritrovare naturalmente il sorriso. Perché i ricordi ritornavano alla sua mente. Ritornavano con la forza di una battaglia, con l'impetuosità di un battito di ali, con la delicatezza di un mondo in tempesta.

Durante il sesto anno ad Hogwarts, Hermione conosce un nuovo aspetto di sé, una parte che per anni era stata nascosta. Lo farà perché imparerà che a volte l'amore può essere più importante di tutto il mondo, della guerra, delle battaglie senza speranze, del mondo in rovina.
L'amore è la forza più grande che ha, e prima o poi lo capirà.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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«Mi scaglio contro il cielo»




Ci sono due tipi di verità: le verità semplici, dove gli opposti sono chiaramente assurdi, e le
verità profonde, riconoscibili dal fatto che l'opposto è a sua volta una profonda verità.
Niels Bohr

 
 

Quinto capitolo;
«La musica che avvicina

 
Dire che non fosse stupido sarebbe stato come dire una bugia ed, anche se Draco mentiva spesso, sentiva che quella volta la sua coscienza gli avrebbe impedito di farlo ancora.
Lei non era lì per deriderlo o litigare.
Per ascoltarlo suonare.
Draco si rigirò nel letto, osservando la sagoma immobile del suo migliore amico Blaise nel letto a fianco.
-Se non la pianti di muoverti, ti pietrifico- affermò minaccioso Blaise, con le braccia dietro la testa e gli occhi chiusi.
-Non riesco a prendere sonno-.
-Non l'avevo capito sai?- borbottò sarcastico Blaise. Aprì gli occhi e poi si girò su un fianco, guardando l'amico. -Non ti succedeva da tanto tempo.-
-Ultimamente, invece, faccio sempre brutti sogni.-
-Riferiti a cosa?-.
Morte.
Riferiti alla sua morte, alla morte dei suoi amici, dei suoi professori,  a causa di una scelta ingiusta. Per questo, però, non era meno colpevole dell'incantesimo assassino. Vedeva i loro occhi diventare bianchi, privi di vita. Li immaginava cadere sotto le ire del Signore Oscuro. E si immaginava anche se stesso, lì, a fianco a loro, che guardava immobile la loro caduta.
-A niente- mentì Draco.
-Amico, non mentire a me. Conosco cose che tu non conosci di te stesso.-
Draco, curioso, si appoggiò ai gomiti e lo guardò.
-Ovvero?- domandò alzando un sopracciglio.
Blaise si tirò su un gomito.
-Il fatto che quando non riesci a dormire ti muovi come il cibo di Hogwarts nello stomaco.-
-I nostri elfi domestici non si battono.-
-Draco, cos'è successo?- domandò Blaise, con voce decisa. Si tirò su completamente e si sedette sul letto, facendo ciondolare dal bordo una gamba.
-Cosa dovrebbe essere successo, Zabini?- domandò ridendo Draco.
-Sei strano da settimane, mesi, ma oggi sei più strano del solito.-
-Secondo il tuo modesto parere, non sono mai stato molto normale.-
-Non scherzare!- sibilò tra i denti il suo amico. Draco si irrigidì. -Deve essere successo qualcosa oggi, perché hai la testa tra le nuvole e gli occhi persi nel vuoto.-
Draco sospirò, ricordando lo strano incontro avuto con la Mezzosangue. Quella ragazza era così... strana. Era andata lì, di soppiatto, mettendo da parte il suo orgoglio da Grifondoro, e l'aveva ascoltato suonare. Lui si era accorto della sua presenza solo grazie al suo inconfondibile profumo armonioso e angelico, che gli aveva stretto il cuore. Lo aveva attirato a lei, come una forza che non riusciva a controllare, come se la musica li avesse avvicinati, attirati l'uno verso l'altro. E a questo, Draco non riusciva a trovare una spiegazione.
Raccontargli quello che era successo avrebbe compromesso la sua libertà. Sicuramente, se Blaise avesse parlato della sua passione, il Signore Oscuro ne sarebbe venuto a conoscenza, in un modo o nell'altro. Non poteva permettere che l'unico modo che aveva per sentirsi veramente libero venisse eliminato.
-Ho solo avuto una brutta giornata- rivelò infine Draco buttandosi giù, sul letto, e osservando il tendaggio del letto a baldacchino.
-Un giorno avrai bisogno dei miei consigli, Draco, e quel giorno potrei non esserci- mormorò triste la voce di Blaise. Draco avvertì il suo amico stendersi di nuovo e poi, dopo qualche minuto, il suo respiro si rilassò, sprofondando nel sonno.
Draco non aveva bisogno di nessuno, ne era certo. I suoi cosiddetti amici lo ritenevano un principino, un ragazzo che si crede migliore di quello che in realtà è. Se solo avessero saputo cosa lo rendeva veramente diverso dagli altri Serpeverde, dai suoi stessi amici, forse gli sarebbero stati accanto.
Si rigirò, dando le spalle al suo amico.
No. Non gli sarebbero mai stati accanto. Nessuno avrebbe potuto capire quello che realmente provava, il desiderio di fuggire e creare una vita diversa.
Draco era solo.
 

1996, 2 Dicembre

 

Erano delle giornate nelle quali l'unica cosa che voleva realmente fare era scappare, correre via lontano dal suo destino e dalla sua condizione per poter finalmente essere libero, libero come la musica che suonava. Ma poi, ricordava sua madre.
Quella donna era stata in grado di tenere testa al Signore Oscuro quando suo padre aveva fallito al Ministero della Magia. Gli aveva promesso onore e gloria pur di non far giustiziare suo marito. Però,  nonostante ammirasse il suo coraggio e la sua tenacia, la odiava. La odiava perché era stata lei a cacciarlo in quel casino. Lei, con le sue belle parole, lo aveva tirato dentro, perché non era stata in grado di proteggerlo.
-Proteggi tuo marito- aveva detto l'Oscuro Signore -ma non tuo figlio.-
Ed allora, aveva visto la madre sgranare gli occhi e rivolgerli verso di lui, spaventata, ma consapevole di quello che il Signore Oscuro avrebbe fatto.
Ora, Draco era lì. Intrappolato tra due realtà. Il dovere ed il piacere. Il dovere di Mangiamorte, di erede della stirpe dei Malfoy. Aveva il dovere di compiere la sua missione, a lui gradita o meno. Al Signore Oscuro non interessavano  le opinioni altrui, poiché contava solo la sua. Il piacere di suonare, di immergersi completamente nella musica e di lasciare andare le emozioni a ritmo di una malinconica ballata. Il piacere di assaporare i tasti del piano con deliziosa delicatezza, quasi per paura di spezzarli, per paura di perdere quell'unica libertà che ancora aveva. Paura di trovarsi privato dell'unica cosa che gli donava ancora il piacere di vivere. Quante volte aveva contemplato l'idea di andarsene da vigliacco, di scappare dalla sua stessa vita e nascondersi in un mondo che di certo non gli avrebbe chiesto di sacrificare la sua vita per qualcosa in cui non credeva minimamente. Ma poi era corso dal suo inseparabile amico e l'aveva cominciato a suonare, ritrovando l'amore per la musica. La musica Babbana, che suonava con passione, l'aveva conquistato totalmente ed era per quello che aveva minacciato la Mezzosangue. Di certo aveva riconosciuto quella melodia che proveniva dal proprio mondo ed avrebbe potuto farne un arma impropria.
Sii sincero Draco, gli ricordò la voce dentro di sé, quella voce onesta che compariva sempre nei momenti di confusione,l'hai minacciata solo perché non vuoi che spifferi in giro quanto in realtà sei debole.
Debole.
Ecco cos'era veramente. Un debole, che piangeva sulla sua condanna, che si ritrovava chiuso tra due realtà.
-Signor Malfoy, vorrebbe degnarci della sua attenzione?-.
La voce squillante della McGranitt, -megera!-, lo richiamò dai suoi pensieri.
Alzò le spalle, indifferente. Della lezione, della scuola, di tutto ciò che lo circondava, ormai non fregava più niente.
-Dovrebbe interessarmi?- domandò scorbutico il ragazzo.
-Temo proprio di sì, Malfoy, a meno che tu non voglia farti bocciare agli esami di metà corso.-
-Non provo interesse per quello che dice, professoressa. Non vedo perché dovrei stare attento.-
-Per evitare un richiamo scritto ed una punizione, cose che ti sei appena rimediato, signor Malfoy.-
Qualche anno prima, di fronte alla testardaggine della donna, Draco avrebbe sbuffato o tentato di farle cambiare idea con l'intervento del Direttore della sua Casa, ma in quel momento non fece nulla. Anzi, sprofondò ancora di più nella sedia ed appoggiò i gomiti sul tavolo, indifferente.
Avvertì gli occhi di tutti i presenti puntati su di lui. Gettò una rapida occhiata in giro e vide che, non appena incrociava i loro sguardi, essi si giravano con velocità. Quando, per ultimo, mosse gli occhi verso la lavagna, si bloccò. La Mezzosangue, girata verso di lui, gli rivolgeva uno sguardo che Draco non riuscì a decifrare. Era troppo dolce per sembrare di rimprovero, ed anche troppo fisso per essere rivolto a qualcuno oltre di lui. Lo stava fissando, con i suoi occhi scuri, con gentilezza, compassione quasi, come se conoscesse il motivo per cui lui si stava comportando in quel mondo, come se lo stesse leggendo dentro.
Draco, per la prima volta in quell'aula, voltò di scatto gli occhi, impedendole l'accesso ai suoi pensieri più intimi. Nessuno poteva capirlo e non voleva neanche che lo facessero.
Era solo, e nessuno poteva leggergli dentro.
Quando, finalmente, furono liberi di andare, Draco decise che non aveva proprio voglia di rintanarsi nella sua Sala Comune, in attesa di chissà quale miracolo. Si alzò dal banco e, superando tutti con poca grazia, uscì dall'aula come un cane affamato e impaziente di acciuffare la sua preda. Era preso da un inspiegabile voglia di spaccare, distruggere, eliminare ogni forma di razionalità, lasciando libero sfogo al suo unico dolore. Come un animale selvaggio, una bestia, si diresse verso la Stanza delle Necessità, annusando il profumo della sua preda. Per quanto bestiale e irrazionale, Draco la raggiunse, con la mano stretta intorno alla bacchetta. Era lì, immobile nella sua staticità e nella sua perfezione. Un oggetto che gli era sempre stato accanto, aveva cominciato a stargli stretto, ad essere l'unica ragione della sua debolezza. Era così debole perché si trovava ogni pomeriggio a suonare. Era così debole perché si era lasciato cullare dalle note delle melodie che lui stesso intonava. Era così debole perché il suo migliore amico, il suo confidente, lo aveva abbandonato ad un destino più forte di lui, più terribile della morte stessa e più vincolante di un patto di sangue. Non voleva più essere debole. Voleva avere la forza di bruciare la sua debolezza ed aizzare la sua ira contro colui che doveva uccidere. Voleva farlo, più di qualsiasi altra cosa, per una sola ragione. Per salvare la madre, suo padre, la sua famiglia, che per quanto imperfetta potesse essere, era l'unica cosa che più si avvicinava alla normalità.
Con gli occhi pieni di lacrime, cosciente di quello che stava per fare, con il cuore pieno di tristezza al solo pensiero di distruggere l'unico oggetto che gli conferiva libertà, alzò la bacchetta e pronunciò l'incantesimo.
-Incendio!-.
-Protego!-.
Due incantesimi contemporaneamente si scagliarono, l'uno contro l'altro. Le rosse fiamme che fuoriuscirono dalla bacchetta di Draco si spensero in un battito, a contatto con l'enorme scudo che si era formato sul piano.
Strabuzzando gli occhi, abbassò la bacchetta, ammirando Hermione Granger uscire dal cono di ombra che la nascondeva.
-Cosa diavolo ci fai qui?- urlò Draco, digrignando i denti.
-So che non dovrebbe importarmi niente Malfoy, ma non lo fare.-
La sua voce, così soave e impercettibile, colpì in pieno petto Draco. Non tanto per le parole, ma per il tono, quasi supplichevole, con il quale aveva parlato.
-Tu non sai neanche cosa volevo fare!-.
Anche lei abbassò la bacchetta e si avvicinò di qualche passo, accarezzando il piano che li divideva.
-So che avresti voluto bruciare il piano.- Mosse impercettibilmente la testa di lato e sorrise. -Lo leggo nei tuoi occhi.-
-Non puoi capirmi, Mezzosangue. E soprattutto non puoi fermarmi.-
-Voglio solo impedirti di farti del male.-
-Be', non farlo!- gridò Draco, alzando la bacchetta.
La Granger lo guardò, senza muoversi. I suoi occhi scuri penetrarono quelli glaciali di Draco e riuscì a far depositare dentro di lui il calore che provava, quasi come se il calore fosse un fumo che, attraverso gli occhi, fosse riuscito a penetrare dentro Draco ed a insediarsi nel più profondo della sua anima. Con un gesto lento, posò la bacchetta sul piano e alzò le mani, in segno di resa.
-Non voglio neanche farti del male, Draco...-.
Sussurrò il suo nome, e fu come un richiamo. Un richiamo di un passato lontano, di quando ancora un bambino indifeso e ignorante del proprio destino, giocava, sognava, rideva, sorrideva, quando ancora era semplicemente se stesso. Un richiamo che lo gettò nel più profondo baratro di disperazione.
Gettò la bacchetta in terra, sbarrando gli occhi e si lasciò cadere al suolo. Posò le mani sul pavimento e versò silenziose e delicate lacrime, che si infransero contro il suolo nero e freddo.
-Cosa vuoi Granger? Hai intenzione di far vedere a tutti quanto sono debole ed incapace?- mormorò. Poi alzò gli occhi, non avendo paura di mostrare le lacrime. -Hai intenzione di farmi passare per un codardo?- urlò, sbattendo il polso contro il marmo del pavimento, senza farsi male.
La ragazza mosse leggeri passi fino ad accovacciarsi davanti a lui, davanti ad un Draco con gli occhi sbarrati ed in preda ai singhiozzi incontrollabili.
Inspiegabilmente, ed in un modo che cullò il cuore devastato di Draco, la Granger sorrise.
-No- disse piano. -Voglio che tu suoni.-
A quel punto, Draco ne fu totalmente certo. La Granger, la grande Hermione Granger, secchiona e piccolo genio, era totalmente pazza.
-Non so perché tu abbia voluto distruggere il piano, Malfoy. Ma so con certezza che farlo non ti avrebbe aiutato, non ti avrebbe liberato da quel peso che porti dentro.- Lo guardò negli occhi e mosse la testa di lato, con uno sguardo tenero e rassicurante. -Tutto ciò che metti in musica, che trasmetti mentre suoni, ti rende ciò che sei veramente. Ed io so per certo, Draco Malfoy, che tu non sei un debole solo perché suoni il pianoforte, ed intoni canzoni scritte dai Babbani.-
Draco la guardò, perdendosi in quelle parole così confortanti e in quegli occhi profondi, meravigliosamente rilassanti. Allora, quando anche l'ultima lacrima che versò, chissà quanto tempo dopo le parole della Granger, si alzò, facendo leva sulle ginocchia e sulle mani. Subito, dopo di lui, la Granger si raddrizzò, mostrando quanto in realtà fossero stati vicini. La ragazza arrivava al mento del ragazzo, e riusciva, secondo Draco, a sentire il battito inarrestabile del cuore del ragazzo. Riusciva a sentire il suo respiro affannato ed il suo corpo irrigidito. Ma allo stesso tempo, Draco avvertiva il profumo inebriante e indimenticabile della ragazza penetrare nelle narici e depositarsi sui suoi vestiti verdi ed argento. Avvertiva la tensione nel suo corpo, così vicino a quello di Draco.
Erano vicini, più di quanto erano mai stati, solo grazie a quell'oggetto che era alle spalle della ragazza e che, magicamente, lo stava salvando.
Prima che potesse fare qualsiasi mossa, la Granger si allontanò, girandosi verso il piano. Si appoggiò ad esso e poi si rivolse di nuovo verso Draco. Vi fece un leggero cenno con la mano, battendola sul piano.
Sorrise.
-Hai voglia di suonare un po'?- domandò gentilmente, con dei modi dolci ed impenetrabili.
Draco rimase stregato da quei modi gentili e disarmanti, che lo rendevano inquieto. Strinse lievemente i pugni, per cercare di contenere ancora un po' la sua dignità, ma accettò l'invito. Si diresse con passi leggeri verso il pianoforte e vi si sedette. Prendendo un lungo respiro, cominciò a suonare, a premere con dolcezza sopra i tasti, dimenticandosi di tutto, della sua missione, della sua famiglia, dei suoi problemi, dei suoi interessi, di tutto, eccetto che di lei. Lei, che era lì, accanto a lui, quasi assuefatta dalla musica rilassante, che con occhi chiusi assaporava la melodia con gusto, che con un delicato sorriso sulle labbra ascoltava avidamente. Lei era lì, senza alcuna pressione, senza alcuna paura, solo per sentirlo suonare. Suonare, per Draco, era sempre stata una libertà. Ora, era un segreto che nessuno dei due aveva intenzione di rivelare.













*******

Spazio autrice:

Salve a tutti!
Ed eccomi qui. Di nuovo, dopo forse un mese di assenza, torno a pubblicare. Questo capitolo era pronto da un po' ma, credetemi, non ho avuto proprio il tempo materiale di dedicarmi all'impaginazione, allo stile. Insomma, i libri e la scuola mi hanno reclamato. Purtroppo (non so voi, ma la scuola mi sta facendo strappare i capelli dalla disperazione!), avrò ancora dei problemi, e forse non riuscirò a pubblicare altri capitoli di tutte le mie storie ed il mio bel programmino con giorni specifici per pubblicare è andato a farsi benedire. :/


Comunque, torniamo alla storia.
Siamo arrivati alla metà. Per quanto magari questo capitolo non sembri importante, in realtà è fondamentale. Hermione e Draco convidono un momento che nessuno dei due si immaginava di poter vivere. Hermione Granger e Draco Malfoy, nella stessa stanza, senza incendiare niente o senza insulti. Insomma, per la loro immaginazione quel momento sarebbe stato improbabile quanto un Troll con un gonnelino rosa. 
Quando, alla fine, Draco si lascia andare alle lacrime, davanti alla ragazza, apre totalmente il suo cuore e questo lo legherà indissolubilmente ad Hermione.

Scoprirete ben presto la verità suoi loro sentimenti, che piano, stanno nascendo. <3

Io mando un bacione a tutti quelli che leggono, recensiscono e sorridono di fronte alla nascita di un nuovo amore, come quello di Draco ed Hermione. Senza amore, che Dramione sarebbe?!? XD

Un ringraziamento speciale va a chiunque ha la pazienza di leggere il capitolo e a chi pazientemente lo aspetta, anche se con il mio enorme ritardo.

Un ringraziamento SUPER-SUPER SPECIALE va alla mia bellissima beta
kiavez, che legge gli scleri della mia mente e mi fa tanto ridere. 
Love <3

Un bacione enorme a tutti,
C.





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