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Autore: MrMurkrow    19/01/2013    3 recensioni
"Il presente è imperfetto se è possibile cambiarlo."
Siamo al Capitolo 23: "La Massima Forma di Fiducia + ...???"
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Jack Of Spades'
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Rieccoci qua con l’ultimo capitolo dedicato ai Sacrificabili :D. Dalla prossima volta le cose inizieranno a prendere una certa ritmicità, perciò spero vi godiate questo capitolo fino in fondo. Capitolo che credo sia il più lungo che abbia scritto finora 0.0, ci sono un sacco di cose che ho dovuto controllare e rivedere, ma spero vivamente che il risultato finale sia di vostro gradimento. Come sempre un saluto a tutti coloro che lasciano recensioni (in particolar modo a Andromedahawke e Johnee :D), suggerimenti, apprezzamenti e leggono la mia storia. Ci risentiamo presto ad un prossimo capitolo!
 
CAPITOLO 18: Battaglia a Gerusalemme!
 
« Quando l'Agnello aprì il quarto sigillo, udii la voce del quarto essere vivente che diceva: «Vieni». Ed ecco, mi apparve un cavallo verdastro. Colui che lo cavalcava si chiamava Morte e gli veniva dietro l'Inferno. Fu dato loro potere sopra la quarta parte della terra per sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra. »   -Apocalisse 6, 7-8
 
 
If You Want Blood… You’ve Got It!                                                                        Se Volete Il Sangue….. L’Avrete!
 
Scrivo queste righe per salutarti Jen. Per due motivi principali, il primo, sto sicuramente dirigendomi verso un attacco suicida contro una squadra di reietti bastardi che hanno ucciso a sangue freddo un mio amico e quindi c’è alta probabilità che ci lasci le penne a Gerusalemme. Il secondo, non c’è più bisogno della mia presenza qui. Dopo che Danny è morto….lui è tornato a farsi sentire. Non volevo che questo accadesse. Ero seduto sul cargo, mentre ci stavamo recando alla base per rifornirci di armi e tutto il resto della strumentazione bellica necessaria, che tentavo di sopprimerlo, di far tacere la sua voce, di combatterlo…..ma poi….Angelo si avvicina a me, lui conosce il mio “problema”, mi mette una mano sulla spalla e mi dice: “Ragazzo…..Se mai c’è stato un momento in cui fosse necessaria della rabbia……Questo E’ quel momento!......E mi serve un soldato che sia concentrato sull’obbiettivo, non stretto in catene”, poi esitò un poco ed infine concluse, “Lascialo andare. Oggi concedi il giorno libero al tuo amico”.
Non mi aveva mai fatto una richiesta simile. Di solito mi incoraggiava a tenere duro e a non lasciare il passo ai miei demoni….ora vuole che faccia l’esatto opposto. Credo che in fondo sia giusto così. Tutti quei futili discordi sulla giustizia, sull’onore, sulle persone ed, alla fine, eccomi qua! Solo un altro assassino tra tanti. Se mi faccio da parte probabilmente non tornerò più indietro, ma forse è questo il significato di essere un Sacrificabile…..noi siamo la soluzione sbagliata al problema sbagliato…..e lo Squartatore? Beh, io lo vedo semplicemente come un altro modo di morire……ma non oggi! Se facessi come mi è stato chiesto sarebbe stato tutto vano.
L’amore è l’unica cosa al mondo che può salvare un uomo….e io ti ho già perso da tanto Jen.
Sono sempre stato più bravo a uccidere che a corteggiare una ragazza. Non avrei mai conosciuto te se non ti fossi avvicinata per prima. Quando ci ripenso mi viene da sorridere. Com’è possibile che fossi così timido?
Addio amore mio…..se ci sarà concesso di riunirci farò in modo che ci sia solo il Jack di Picche al nostro incontro.
Sempre tuo……..
Jack of Spades
 
Ci demmo da fare per sistemare la BoneBreaker. Io e Bum sostituimmo i motori e piazzammo i nuovi sistemi DCIM (Directional Infrared Counter Measures) tra cui il nuovo e fenomenale AAQ-24 Nemesis. Questo nuovo sistema di difesa MAW (Missile Approach Warner) ARR-54 è montato su una piccola torretta laser SLTA (Small Laser Targeting Assembly) e sostituisce i flares e i sistemi Chaff. Il Nemesis è in grado di friggere letteralmente i circuiti a i missili teleguidati, come l’AIM-10 Sidewinder, e deviare completamente dal bersaglio i missili a ricerca di calore ed a infrarossi, come l’M-560 Hydra, il Cobra, l’R-40, il Python e, l’impronunciabile, AIM-132 ASRAAM, fiore all’occhiello dell’industria strategica militare Turian. Ne montammo una su ogni lato del cargo, più una dietro, così da coprire ogni lato possibile. Ogni torretta può ingaggiare due missili standard per volta e, grazie alla suddivisione in quanti temporali della CPU, ne può ingaggiare fino ad otto di piccole dimensioni. Montammo successivamente un cannone HX-19 Spectre da .105 millimetri nella parte frontale dello scafo. Lo Spectre sparava proiettili a diffusione di plasma ed eezo, la combinazione di questi elementi, il calore dello sparo e l’energia cinetica liberata all’impatto avrebbero spazzato via un mezzo isolato di un quartiere diffondendo, inoltre, una nuvola chimica nociva per qualsiasi essere vivente. Montammo poi dei sistemi missilistici avanzati MIM-101 Patriot sul tetto della nave. Questi affari poteva sparare salve di ottanta missili MBDA ALARM (Air Launched Anti Radiantion Missile) al minuto. Se ogni suo colpo avesse centrato l’obbiettivo, avrebbe avuto lo stesso effetto che ha un terremoto su un ponte fatto di carta. In seguito montammo torrette difensive Browning M5 da .75 mm su entrambi i lati della fusoliera. Queste mitragliatrici pesanti lunghe più di un metro e ottanta sparavano la bellezza di 1000 colpi al minuto, trasformando in un colabrodo qualsiasi cosa si trovasse nel suo raggio di tiro, che è di ben 1700 metri. Angelo e Dillon ci aiutarono poi a montare le corazze pesanti HEAT-34 su tutto lo scavo. Queste corazze erano state studiate per resistere ad enormi fonti di calore e di energia cinetica, i sistemi antiradiazione installati nel cuscinetto tra ceramica e Laurenzio permetteva di impedire che materiali o altri elementi nocivi si introducessero nello scafo. Spesse e robuste erano anche ideate affichè la loro struttura molecolare si infittisse nel punto dell’impatto senza per questo rendere meno sicura la stabilità dell’intero sistema. Montammo poi i nuovi sistemi mimetici JEEKO e l’elettronica avanzata MXK-Pro10. Tutti questa strumentazione serviva a rendere il nostro mezzo sicuro da impulsi elettromagnetici, invisibile a qualunque tipo di radar e adatto a contrattaccare ad un attacco hacker esterno. Per ultimo inserimmo il pezzo da novanta dell’intero pacchetto: la GBU-43 MOAB SpookY, ufficialmente Massive Ordnance Air Blast Bomb, per gli amici è invece Mother Of All Bombs (Madre Di Tutte Le Bombe). Questa enorme figlia di puttana pesa 5 tonnellate secche, di cui ben 4 sono di esplosivo RDX intriso nell’eezo liquido instabile, la cui forza si basa, non solo sull’enorme quantitativo di esplosivo con conseguente immane esplosione al rilascio, ma anche sullo sprigionamento di devastanti onde d’urto che fanno a pezzi qualunque cosa: case, persone, carri armati, aerei, bunker ed equipaggiamento. Rispetto ai vecchi modelli il peso è sensibilmente ridotto, ma ciò non implica che la potenza abbia fatto lo stesso, anzi, si può dire che è ancora più letale che in passato Non avremmo mai potuta caricarla e trasportarla normalmente sulla BoneBreaker, il motivo principale è il suo incredibile peso, ma grazie al cielo nel 2184 esistono i sollevatori cinetici Mauler che possono sopportare anche più di questo peso. La MOAB occupa un grosso quantitativo di spazio nella stiva e mi stavo chiedendo se non fosse eccessivo portare con noi una simile bestia, visti i gingilli che avevamo già inserito precedentemente. Angelo disse che nel caso fosse andato tutto a rotoli la MOAB avrebbe spedito quei bastardi dritti all’Inferno così velocemente che non ci sarebbe stato bisogno che passasse né l’Oscuro Mietitore a prenderli, né che Caronte li traghettasse dall’altra parte dell’Acheronte.
Fu il momento di pensare all’armamento di terra. Bum Bum prese con se i suoi soliti cinque chili di RDX raffinato e di C4 con ioni instabili. Optò poi per l’utilizzo di M-37 Falcon semiautomatico, ben bilanciato a munizioni incendiarie, e una pistola Scorpion tipica delle STG, ma a munizioni esplosive realizzate personalmente da lui.
BullBog decise di portarsi dietro il suo M-300 Claymore modificato a munizioni disgreganti in coppia con un uno Shotgun al Plasma Geth. Per il resto avrebbe usato i suoi devastanti poteri biotici, ma Angelo volle che si portasse dietro anche uno Spitfire dei Geth. Per fortuna per Bull quelli erano solo pesi leggeri.
Dillon si attrezzo con una N7 Hurricane e una M-14 Blood Punisher Batarian. Per sicurezza, però, si fece carico di portarsi dietro un lanciafiamme M-451 Firestorm.
Razor si equipaggiò con un Phaestom ed una M-6 Carnifex, più, ovviamente, i suoi immancabili coltelli da lancio ed altri gingilli all’arma bianca che infilò in ogni fessura della sua armatura. Fu incaricato dal Colonnello di portarsi dietro anche un M-560 Hydra per tutte le evenienze.
Angelo, oltre alle sue due immancabili sei colpi, preferì portarsi dietro una N7 Valkyrie ed un lanciamissili Cobra.
Dal canto mio, mi equipaggiai con il solito M-200 CheyTac Intervention, in accoppiata con le munizioni EFMJ (Extreme Full Metal Jacket) capaci di perforare anche le corazze più resistenti, in sostanza il proiettile ,all’impatto con superfici ablative con resistenza cinetica, sfrutta l’urto generato all’impatto mantenendo integra la sua forma trapassando così la corazza, per poi frantumarsi a contatto con la superficie organica. Mi portai dietro anche un M-77 Paladin ed infine mi portai dietro una mia vecchia amica: la Zangetsu. Zengetsu è un arma bianca, simile alle più comuni katane giapponesi, che utilizza un generatore di ultrasuoni collegato alla lama. Le vibrazioni ultrasoniche lungo la lama consentono di tagliare materiali molto più facilmente rispetto a quello che normalmente è possibile. In alternativa, l'attrito da vibrazioni viene utilizzato per riscaldare la lama e il calore diventa sorgente di una potenza di taglio maggiorata. La uso solo in casi estremi, ma posso fare sempre affidamento su di lei nel caso occorra……il guaio è che anche l’arma preferita della mia controparte. Credo che nei recessi della mia mente sia stato lui a farmela portare dietro. Devo stare attento. Non posso permettermi di perdere il controllo nel mezzo della battaglia. Sarebbe una pessima idea, a dispetto di quello che Angelo vuole.
 
“Prima che il gallo canti…..Sparategli!”
 
Circa 8 ore più tardi….
Posizione: Ammasso Stellare Locale. Sistema Solare
Pianeta: Terra
Località: 31°47′N, 35°13′E Gerusalemme. Monte degli Ulivi.
Temperatura: 40 gradi centigradi
Obbiettivo: Entrare in città ed eliminare i Dimenticati. Nessun  sopravvissuto. Nessuna regola d’ingaggio.
 
Gerusalemme. La città il cui nome significa “Amore”. A differenza di Troia. Eppure, circa 2000 anni fa, l’Amore era destinato a soccombere sulla croce. Siamo qua, sul Monte degli Ulivi. Monte sacro per chi crede in Gesù, detto il Cristo, figlio di Giuseppe e Maria da Nazaret. Su questo monte il Messia si ritirò prima della Passione, prima di essere condannato alla crocifissione dai romani e dai Sacerdoti degli ebrei. Anche oggi l’amore verrà meno in questa gloriosa città. Ci portiamo la guerra dentro, ma non una delle tante guerre che ha dovuto subire nel corso della sua storia, è una guerra personale. Mi dicevi spesso quanto ti sarebbe piaciuto recarti a visitare Gerusalemme Jen. Ora che ce l’ho davanti agli occhi, ti posso dire che è magnifica. E’ sorprendente come in più di duemila anni dalla sua costruzione questa città sia rimasta sempre il centro delle attenzioni dell’intero pianeta. La sua storia è costellata di vicende tragiche: nel 587°a.C. è stata invasa dai Babilonesi i quali distrussero il tempio di Dio eretto da Salomone; nel 331 a.C. fu occupata da Alessandro Magno; nel 198 a.C. ci fu la rivolta dei Maccabei che consegnò la città ai Tolomei, per poi passare sotto mano del re Erode ed infine conquistata ed amministrata da romani tramite il governatore Ponzio Pilato. Nel 972 passa sotto il controllo dei califfi ismailiti Fatimidi per poi subire le continue violenze dell’epoca delle Crociate. Nel 1099 i crociati se ne impadronirono, ma poi la città passò sotto il controllo musulmano di Saladino ne 1187. Altre guerre si susseguirono fino al 1980, quando l’ONU la dichiarò capitale “unica ed indivisibile” dello stato di Israele. Seguirono altre lotte tra israeliti e palestinesi per il controllo della città, ma infine, dopo la scoperta dell’Effetto di Massa e i viaggi interstellari che ci portarono a contatto con altre specie della Galassia, le autorità religiose della città, da sempre in contrasto tra loro, trovarono doveroso fare fronte comune alla nuova frontiera dell’uomo. Troppe nuove culture religiose si stavano infiltrando nella Terra ed era doveroso che i terrestri mantenessero dei saldi legami con il cristianesimo e con tutte le altre religioni di natura terrestre. Incredibile come certe cose possano far valere il detto: “Il nemico del mio nemico è mio amico”. Strutturalmente la città non è cambiata di molto. In Gerusalemme è possibile identificare la città antica, circondata ancora oggi da mura difensive con camminamento perimetrale e passaggi obbligati (Porta Nuova, Porta Damasco e Porta di Erode a Nord; Porta di Santo Stefano o dei Leoni ePorta d’Oro murata sulla fiancata della Spianata a Est; Porta del Letame o dei Magrebini e Porta di Sion a Sud; Porta di Jaffaad a Ovest) posta su quattro colline. A NordOvest è presente il monte Golgota, che con una propaggine meridionale detta "sperone centrale", si insinua tra la valle del Tyropoeon e la valle trasversale. Lo sperone centrale è stato, fin dai tempi antichi, sede di mercato, difeso dalle Mura di Manasse nel 650 a.C. circa. Il Golgota fu usato stabilmente dai Romani per lecrocifissioni, ai tempi extra muras. A NordOvest è presente il monte Golgota, che con una propaggine meridionale detta "sperone centrale", si insinua tra la valle del Tyropoeon e la valle trasversale. Lo sperone centrale è stato, fin dai tempi antichi, sede di mercato, difeso dalle Mura di Manasse nel 650 a.C. circa. Il Golgota fu usato stabilmente dai Romani per le crocifissioni, ai tempi extra muras. A NordEst un complesso collinare che, col rilievo di NordOvest, fu compreso nelle mura della città in epoca romana, sotto Tito, prendendo il nome di "Città Nuova". a SudOvest c'è una grossa collina (detta "di Gareb") che raggiunge i 770 m s.l.m., le cui falde meridionali e occidentali costituiscono la valle della Geenna. Il punto più basso di questa è alla confluenza col Cedron, e risulta intorno ai 600ms.l.m. A Nord si trova la valle trasversale che divide la collina di Gareb dai promontori settentrionali. In questa fu costruito l'acquedotto superiore (V-VI secolo a.C.), che portava le acque alla piscina di Migdal o Amygdalon. Già in periodo gebuseo la collina di Gareb prende nome di Urusalim. A SudEst si trova il complesso Sion-Ophel-Moria: si tratta di un rilievo a forma di clava con asse NordSud, la parte più grossa e alta (raggiunge i 750 m s.l.m.) rivolta a Nord. È individuato dalla valle del fiume Cedron sul lato Est, e dalla valle centrale del Tyropoeon a Ovest. Sion è la parte più bassa, il manico di questa clava, e qui fu fondato il nucleo originario della città. L'Ophel, spesso chiamato "Sion" per estensione del termine, è il nome dato al pendio che sale al monte Moriah, dov'è la spianata delle moschee, detta anche spianata del Tempio.
Non è una città “moderna” insomma. Non ha le architetture di Illium, ne di qualunque altro posto della Galassia. La sua bellezza risiede nella sua storia e essa strasuda da ogni pietra di quel luogo. Come già avvenuto tempo addietro per La Mecca, anche a Gerusalemme è stato vietato l’ingresso ai non cristiani e ai non praticanti di altre religioni terrestri. So che moltissime Asari o comunque membri di altre culture volevano entrare a Gerusalemme per visitarla, ma gli è stato proibito l’accesso. Si sono, purtroppo, anche verificati episodi spiacevoli incidenti in cui sono morte alcuni appartenenti alle “razze non terrestri” rischiando di causare incidenti intergalattici davvero problematici. A nulla valsero le proteste delle parti lese, poiché anche loro, nei rispettivi pianeti, impedivano l’accesso a determinate strutture di culto.
Il colonnello Angelo mi raggiunse vicino all’Ulivo da cui si poteva avere una splendida vista della città.
“Attacchiamo domani mattina”, disse inespressivo,
“Non possiamo usare la MOAB signore”, gli dissi preoccupato, “C’è troppa gente in questo posto, senza contare la risonanza mondiale di un attacco simile alla città”
“Fortunatamente per noi i bastardi hanno piazzato la loro base al di fuori della città”, mi porse un binocolo elettronico indicandomi la direzione in cui guardare col braccio, “A circa 50 km dalla città. Si trovano li”
Era una distesa brulla e marrone. Qualche casolare, apparentemente, abbandonato si confondeva con alcuni alberi posizionati quasi a schermatura della zona.
“Hai intenzione di sganciare la bomba signore?”, chiesi titubante,
“Si. Assolutamente.”, mi rispose con sguardo duro e cattivo, “Dimentichi cosa hanno fatto a Danny?”
“Non l’ho dimenticato signore…..Solo è che, dopo aver sganciato la bomba, causeremo danni anche a chi si trova nel raggio dell’esplosione”
“La città riceverà danni minimi, se è di questo che ti preoccupi. Diamine! E’ rimasta in piedi a cose molto peggiori che allo scoppio di una MOAB”
“Già….ha ragione. Forse sono solo un po’ teso”, risposi sincero,
Angelo inspirò profondamente, “E così hai deciso di non slegare il mastino eh? A me serve un soldato vero in questo momento…..Non una femminuccia con l’ansia da prestazione”
Mi girai verso di lui, ferito da quelle parole così dure, che mai aveva pronunciato prima d’ora, “Se pensa questo di me, allora non avrebbe dovuto darmi questo stemma! Se aveva dei dubbi sulla mia competenza poteva semplicemente mandarmi via!”, mi avvicinai fino a che fummo distanti pochi centimetri, “Se aveva bisogno di un macellaio….avrebbe dovuto rivolgersi in una salumeria! Dica quello che mi deve dire colonnello, ora però! Non dopo”
“Se non sarai spietato quelli ti faranno a pezzi ragazzo! Cerco solo di evitarti una morte orrenda. Ho già seppellito abbastanza uomini nella mia vita!”
“E’ così accecato dalla rabbia e dalla vendetta che non vuole ammettere i rischi di quello che stiamo per fare! Se non voleva seppellire soldati, allora avrebbe dovuto evitare di fare carriera militare signore. I voglio vendicare Danny, ma non possiamo radere al suolo una città nel farlo!”
Il colonnello sembrò accusare il peso delle mie parole, si passò una mano sulla fronte cercando di asciugare il sudore causato dal caldo afoso del luogo, “Forse hai ragione Jack. Forse mi sto lasciando prendere troppo la mano…..Ma voglio che quei figli di puttana paghino per quello che hanno fatto a Danny”
“E allora facciamolo come lo avrebbe fatto Danny signore: con attenzione e precisione degni del N7”
Il Colonnello mi pose le mani sulle spalle, “Il sangue freddo non ti manca Jack….e neanche le palle, visto come sfidi i tuoi superiori”, scoppiammo in una fragorosa risata a queste parole, “Chissà, magari un giorno sarai tu a comandare una squadra di uomini scelti verso una missione suicida come questa”
“Chi lo sa Colonnello? Il destino non rivela mai in anticipo le sue carte”
“Beh”, esclamò lui, “Vorrà dire che per stavolta saremo noi a dare le carte al mazziere. E, a tal proposito, ti devo consegnare una cosa”
“Di che si tratta?”
“Un gingillo che arriva direttamente dai laboratori sperimentali dell’Alleanza”, prese una scatola militare color verdognolo con stampato sopra il logo a lettere cubitali “X-23 Typhoon” e subito sotto la dicitura –Classified-, “Ti presento il futuro dell’industria degli armamenti: il Typhoon!”
“Gesù. Cristo. Colonnello……come diamine è riuscito a recuperare un progetto segreto dell’Alleanza?”
Angelo scoppio a ridere, “Ho recuperato una MOAB e tu ti preoccupi di come abbia ottenuto un Typhoon?”
“Effettivamente”, dovetti ammettere,
Il Typhoon. Ne avevo sentito parlare solo in poche e rare occasioni. Veniva definito una leggenda persino dai mercanti d’armi più accreditati. Il progetto base prevedeva un arma leggera, maneggevole, dal facile utilizzo e un design funzionale, che non fosse troppo ingombrante e che potesse fare a pezzi qualsiasi armatura, scudo e corazza fino ad allora conosciuto. Pareva una sfida impossibile, talvolta nemmeno un missile Hydra riusciva a penetrare le corazze di certi mezzi blindati e creare un arma più potente e leggera di quella pareva un utopia pura. Poi arrivò il Typhoon.
Poco più lungo dell’N7 Valkyrie e delle dimensioni simili al Phaestom, questa arma spara cinquecento colpi al secondo. Il risultato di 2000 anni di guerre tra gli uomini condensati in quel micidiale cannone portatile. Il caricatore copriva tutta la lunghezza della arma, tanto che, per ricaricarla, era stato necessario creare un apertura appena sopra al calcio dell’arma per poter sfilare e inserire l’immensa clip termica. La parte frontale della canna assomiglia a quella di un taser, solo che, al posto dei piccoli cavetti elettrici, ci sono altre dieci canne disposte in due file verticali parallele ciascuna da cinque canne. Non ha scopi diversi da quello che gli viene affidato. Ha un solo obbiettivo. Un solo scopo. Eliminare qualunque cosa. Aprendo la cassa mi ritrovai dinanzi a quella macchina di morte portatile. Era grigia e compatta, non erano presenti selettori di fuoco, ricalibrazioni della mira, aiuti elettronici da parte di sistemi ABC o altro. C’era solo da premere il grilletto. I condensatori di effetto di massa al suo interno erano stati studiati per dare ai proiettili una velocità tale che avrebbero trapassato qualunque bersaglio per andare a perdersi dietro il suo corpo. L’energia cinetica che accumulavano veniva scaricata su tutta la superficie del bersaglio, così da traumatizzare l’intera struttura colpita e smontare, già il secondo dopo, qualunque resistenza opposta alla sua enorme potenza di fuoco. La cosa funzionava particolarmente bene con gli scudi, poiché le continue scosse che gli attraversavano non permettevano la ridistribuzione adeguata dell’energia attorno alla zona colpita, così il sistema andava in avaria senza nemmeno riuscire a capire da dove effettivamente i colpi arrivavano. Le sfide principali erano due: la prima era creare una clip che potesse sopportare l’immenso calore esercitato da quell’arma, la seconda era il rinculo. La prima fu vinta creando una barra da inserire nell’alloggiamento precedentemente citato, essa poteva garantire un fuoco di 30.000 colpi prima della ricarica, ossia un fuoco ininterrotto di un minuto. La seconda sfida fu vinta alloggiando dei materiali spugnosi intrisi nel materiale di raffreddamento e posti dinanzi ad un cuscinetto ad eezo. In sostanza si creava una piccola sfera biotica che nullificava il rinculo dell’arma assorbendo tutti i contraccolpi dovuti all’immenso rateo di fuoco del Typhoon, in caso contrario, l’utilizzatore avrebbe perso un braccio nel tentativo di usare tale arma. Vi erano all’interno della cassa solamente tre caricatori….più che sufficienti per sterminare un piccolo esercito. Il proiettile era la più pura forma di espressione di questo mostro. Ed, ora come ora, aveva davvero tanto da dire.
“Perché lo da a me signore?”, chiesi titubante,
“Perché tra tutti noi della squadra, solo tu sai come gestire una tale potenza distruttiva. Tutti noi spareremmo a vuoto i tre caricatori, mentre tu sai esattamente come si deve trattare una bestia del genere”
“Non è eccessiva tale fiducia signore?”
“Assolutamente no! Sei con noi da quasi sei mesi ragazzo…e ti ho valutato attentamente. Nella nostra compagnia tu sei quello che ha le idee più chiare in testa. Sei intelligente, veloce, astuto, forte e ti adatti ad ogni situazione in modo incredibilmente naturale….vorrei che non fossi mai finito con gentaglia come noi. Le tue colpe non sono nemmeno paragonabili alle nostre. Meriteresti di meglio…..proprio come Danny…..forse è per questo che tu e lui andavate così d’accordo”
Arrivò, a rompere quell’idilliaco momento, il sergente Dillon che urlò verso di noi:
“Ehi! Qui è tutto pronto!”
Mi voltai verso il mio comandante e gli dissi:
“Allora? Andiamo a ricordare a quegli stronzi che cosa succede a scherzare con i Sacrificabili?”
“Ci puoi giurare figliolo!”
 
“Sta succedendo qualcosa di strano” disse il muto
 
Mezz’ora dopo eravamo in volo con la BoneBreaker che puntavamo dritti all’obbiettivo. Stavamo finendo gli ultimi preparativi per il rilascio della MOAB, quando l’allarme suonò. Eravamo stati agganciati dalle contromisure difensive dei Dimenticati. Io, Razor e Bum ci fiondammo alle torrette Nemesis pronti a deviare qualunque cosa ci tirassero addosso. In effetti ci arrivò addosso di tutto. Grazie ai sistemi difensivi nuovi di zecca riuscimmo ad evitare che qualunque missile ci arrecasse danno, ma le torrette di difesa terra-aria erano tutto un altro paio di maniche. Innumerevoli colpi si sentirono colpire la corazza esterna o infrangersi contro gli scudi. Il peso della MOAB ci rendeva troppo lenti per evitare quelle raffiche micidiali. Mentre l’allarme continuava a suonare, Dillon ci urlò:
“Gente! Più piglio contro quei missili!”
“Non è facile sergente! Inoltre se quei proiettili continuano a colpirci potrebbero mettere fuori uso le Nemesis”, gli rispose a squarciagola Razor,
“Non succederà!”, affermò Dillon, poi si volse verso Bum, “Bum! Quanto manca per raggiungere il punto di rilascio?”
“Pochi minuti sergente. Le darò io il via libera!”
Quei pochi minuti furono lentissimi a trascorrere, in sostanza li spendemmo a deviare qualche altra dozzina di missili e lanciando urli al sergente di muoversi ad arrivare al punto di sgancio. Finalmente Bum Bum diede il segnale e la bomba fu sganciata. Scese come un fulmine a ciel sereno. L’impatto al suolo fu devastante, ma era niente in confronto all’esplosione che rilasciò. La terra e il cielo tremarono come se fosse giunto il Giorno del Giudizio. Una volata di vento causata dall’esplosione rischiò di farci perdere l’assetto di volo e, di conseguenza, farci schiantare al suolo, ma tutto filò liscio e riuscimmo a rimanere tutti interi.
“Seeee! Li abbiamo presi cazzo!”, gioì Bull…..ma lo aveva fatto troppo presto.
“Signore!”, esclamò Bum Bum rivolto al colonnello, “Caccia nemico in volo!”
“Porca Puttana! Come hanno fatto?!”
“Hanno lasciato la superficie pochi istanti prima dello scoppio della MOAB”
“E va bene…Bull sostituisci Jack alla Nemesis! Jack! Vai allo Spectre! Razor! Tu e Bum andate alle Browning! Dillon vai al sistema di lancio Patriot! Rimarrò io a pilotare! Andiamo a fargli il culo!”
“Si signore!”, rispondemmo in coro.
Il mezzo dei Dimenticati si fiondò subito contro di noi sparandoci contro innumerevoli missili AIM-7 Sparrow. Fortunatamente Bull rispose efficacemente con le Nemesis. Ad ogni modo il colonnello Angelo, liberato il cargo dal peso della MOAB, riusciva finalmente a muovere con maggiore agilità il nostro mezzo d’assalto. Ad ogni passaggio le armi dei due velivoli suonavano come in un concerto. Vidi chiaramente le Browning sforacchiare lo scafo dell’F-127 Raven dei Dimenticati. Mi ci volle un sacco di tempo per avere una linea di tiro pulita per utilizzare lo Spectre, ma infine, dopo numerosi loop, riuscii a garantirmi un margine di errore sufficiente da consentirmi di effettuare il tiro. Il proiettile da .105 mm Reacher del cannone colpì in pieno la parte destra dello scafo avversario facendo zampillare fiamme e denso fumo nero dalla feritoia creatasi. Dillon fece così librare nel cielo gli MIM-101 che si fiondarono su quella massa infuocata come squali su una preda ferita. Purtroppo solo 4 di tutta la salva di missili andarono a segno, i Dimenticati avevano usato il sistema Chaff per evitare il peggio. Il Chaff è fatto di strisce, fili o fibre metalliche di diverse lunghezze che, riflettendo diverse lunghezze d'onda, creano un' area piena di falsi echi radar, in mezzo ai quali diventa più difficile individuare il bersaglio reale. Il Chaff viene normalmente utilizzato in grandi quantità, creando delle vere e proprie nuvole o cortine di inganno che, nel caso di utilizzo sistematico per accecare i radar di scoperta, vengono chiamate "corridoi di Chaff". Di conseguenza, modernamente viene realizzato per ragioni di peso in alluminio e fibra di vetro ricoperti di materiale plastico, per favorire la separazione tra gli elementi e ostacolare la formazione di nodi e pieghe. L’effetto sorpresa permise ai nostri avversari di guadagnare una posizione favorevole e colpirci con il cannone MZT-81 Bolzer, esso è un cannone a diffusione che spara proiettili al plasma capace di corrodere anche le corazze più resistenti nel giro di qualche minuto. La paratia di sinistra era visibilmente danneggiata, ma Angelo ci spronò ad attaccare ancora. Ancora una volta lo Spectre centrò il bersaglio strappando completamente l’ala di supporto del Raven, ancora una volta però il sistema Chaff gli salvò la pelle dal colpo di grazia. Nel loro contrattacco i Dimenticati adottarono una pericolosissima strategia: si lasciarono avvicinare fino a lanciare un missile che, vista la distanza veramente ridotta, non ci avrebbe lasciato via di scampo per schivarlo, difatti l’ala destra fu completamente divelta e volò via come un ramo che si stacca violentemente dall’albero. Non potevamo mantenere l’assetto di volo per molto, così li colpimmo con il loro stesso trucco: facendo finta di precipitare, li lasciammo avvicinare e poi lanciammo l’ultima salva di missili che stavolta non fu fatta deviare da alcuno Chaff riempiendo di esplosioni la sagoma del velivolo nemico. Entrambi i due mezzi stavano precipitando al suolo, ma questo non impedì ai Dimenticati di sferrare un altro attacco con le loro mitragliatrici pesanti.
“Porca Puttana! Colonnello ci allontani di qui!”, gli disse Dillon, ma, quando non ricevette risposta, corse a vedere che era successo. Il colonnello aveva sbattuto con violenza la testa sul quadro di controllo ed era svenuto.
Dillon mi ordinò di scendere a dargli una mano e dichiarò che era il momento di abbandonare il mezzo. Indossammo tutti i paracadute e ci fiondammo al portellone sul retro. Tutti tranne Razor.
“Razor! Che fai pezzo di merda?! Andiamocene da questa trappola d’acciaio!”, gli sbraitò il sergente,
“Mi spiace signore”, disse Razor, dalla cui fronte nel frattempo iniziava a colare del sangue che gli dipinse la parte sinistra della faccia, “Ma se nessuno risponde al fuoco di quei bastardi, quelli vi traforeranno non appena sarete saltati fuori”
Era un addio. Razor non attese oltre. Si lanciò ai comandi e fece virare il veicolo in modo da coprire la visuale delle mitragliatrici e permetterci di fuggire. Era un sacrificio che era disposto a fare per i suoi compagni. Non dovevamo sprecarlo.
Ci lanciammo nel vuoto, consapevoli che non avremmo più rivisto il nostro amico. Quei bastardi ce ne stavano portando via un altro. Razor non aveva esitato neanche per un istante a dare la sua vita per salvare la nostra. Non permetterò che quei bastardi ci spediscano all’altro mondo senza aver fatto altrettanto con ognuno di loro.
“Jack!”, mi disse prima che mi lanciassi fuori dal mezzo, “Falli secchi anche per me!”
“Lo farò!”, gli risposi battendomi il pugno sul cuore, poi…..fu il vuoto.
 
“La sete di vendetta prosciuga l'anima, la brucia e la consuma, e attraverso lo spesso strato di cenere non riuscirà mai più a germogliare nulla”. -Alexandra Marinina
 
Eravamo, chessò, a 2500 metri di altezza. La velocità si faceva sentire. A meno di non farsi a proiettile, era come scivolare lentamente all’interno di sabbie mobili. Ultima immagine che ricordo è quella della BoneBreaker che si schianta contro il Raven dei Dimenticati. Speravo con tutto il cuore che Razor fosse morto all’impatto e così da non aver sofferto troppo. Poi mi concentrai a circa milletrecento metri aprii il mio paracadute, così come fecero tutti gli altri. Stavamo per toccare il suolo, quando una raffica di proiettili bucherellò il paracadute di BullBog portandolo a schiantarsi contro il terreno con una forza inaudita. Appena atterrati ci dirigemmo per aiutarlo, ma lui si sollevò come se nulla fosse successo.
“Sono riuscito a creare un campo biotico poco prima dell’impatto, persino io sarei potuto morire altrimenti”, disse stancamente,
Appena ci fummo riuniti, il colonnello si risvegliò: “Che è successo?”, domandò preoccupato,
“Siamo stati abbattuti, così come quei maledetti signore…..ma Razor non ce l’ha fatta”
“Maledizione! Pagheranno anche per questo”
Ci guardammo attorno ad armi spianate. Realizzammo solo in quel momento che eravamo all’interno di Gerusalemme. Il fatto che alcuni mezzi militari si fossero fiondati sulla nostra posizione ad armi spianate avrebbe dovuto essere un motivo più che convincente della nostra attuale posizione. Molti soldati umani ci puntarono le armi contro. Non potevamo scappare, così eravamo indecisi sul da farsi. Ci pensò Stephan Dranjavic a sistemare le cose per noi: si spianò la strada a colpi di Avenger cercando, al contempo, di accopparci. Ci rifugiammo dietro dei muri di pietra e conducemmo un contrattacco a base di solidissimo e letale piombo. Nel volo avevo perso il mio Intervention, così mi parse giusto fare le dovute presentazioni con il Typhoon. Appena premetti il grilletto il sibilo letale di 500 proiettili al secondo mi riempì le orecchie, ma il rinculo era praticamente inesistente, riuscivo a controllare quell’arma meglio di qualunque altra avessi mai provato. In quello scontro, però, non dovevamo stare attenti solo ai Dimenticati, le forze di sicurezza della città piombarono addosso ad entrambi gli schieramenti mostrando risorse inaspettate. Esplosioni e morti iniziarono a riempire la terra. Arrivarono anche due Mako a dare manforte. I loro cannoni ci obbligarono a disperderci e separarci tra i vicoli della città. Avremmo dovuto rimanere in contatto radio, ma il sistema jamming locale era stato attivato, così risultò impossibile coordinarci. Il jamming è, in sostanza, l'atto di disturbare volutamente le comunicazioni radio (wireless) facendo in modo che ne diminuisca il rapporto segnale/rumore, indice di chiarezza del segnale, tipicamente trasmettendo sulla stessa frequenza e con la stessa modulazione del segnale che si vuole disturbare. In altre parole, era impossibile utilizzare radio o qualsiasi altro strumento elettronico di monitoraggio e comunicazione finchè la rete della città era attiva. Eravamo isolati gli uni dagli altri.
Bum Bum stava vagando nel distretto Est della città, nel tentativo di raggiungere la centrale di trasmissione del jamming per manometterla e ripristinare le comunicazioni col resto della squadra. Mentre cercava di muoversi lontano dalla folla, che lo avrebbe di sicuro linciato, una granata gli atterrò a pochi passi dai piedi. Il Salarian si gettò allora lontano da essa effettuando una capriola nel centro della strada. Quando la granata esplose una voce sottile e sibilante riempì l’aria.
“Ssssssalve Bum. Ti piacciono i miei nuovi lavori? O ritieni ancora che io sia sempre privo di talento?”
Era quello spocchioso Vorcha di Karrydi. Stava sul tetto di una piccola casetta alta appena tre metri e teneva ben salda sulla mano destra una granata verdastra luminescente e sembrava ansioso di lanciarla.
Bum Bum notò che la granata del suo rivale aveva fatto crollare il muro dell’abitazione vicino a cui era caduta.
“Non male. Ma rimani sempre il numero due”, lo sfidò il Salarian, poi indicò all’avversario di guardare in basso e, con suo grande sgomento, Karrydi notò un panetto di C4 attaccato al muro della casa. Non fece in tempo a scappare che l’edificio saltò in aria facendolo finire in mezzo alla strada. Bum non aspettò altro tempo. Estrasse la Scorpion ed inizio a sparare sul Vorcha. Karrydi si mosse altrettanto rapidamente correndo verso la parte alta della città e parandosi la fuga lanciando granate a riccio lungo il percorso. In sostanza le granate a riccio erano delle granate di forma sferica piene di aculei che venivano rilasciati con inaudita velocità tutt’attorno al campo della granata, una volta raggiunto il bersaglio gli aghi penetravano ancora più a fondo nella pelle per rilasciare un composto tossico per la vittima. Bum continuò a bersagliare l’avversario con la Scorpion, saltando e rotolando da un riparo all’altro per evitare gli aculei delle granate, tentando di arrestare la corsa di Karrydi. Il Vorcha, vedendo che non riusciva a uscire dal campo visivo del nemico, lanciò una bomba fumogena per celarsi al Salarian e prenderlo di sorpresa attaccando un’altra volta dall’alto. Dopo pochi secondi si gettò a capofitto alle spalle di Bum Bum, ma il nostro reagì facendo esplodere una carica di RDX piazzata precedentemente dietro di lui, poiché sapeva che il Vorcha avrebbe ritentato questa strategia. La carica deturpò il viso al nemico che rotolò a terra dolorante. Bum Bum si fiondò verso di lui per finirlo con la Scorpion, ma Karrydi si risollevò da terra sorprendendo il Salarian. Il Vorcha azzannò il collo di Bum e gli assestò poi una testata al volto. Bum cadde con la schiena a terra ed allora il suo avversario provò a strangolarlo, ma Bum Bum sfoderò una delle tecniche corpo a corpo delle STG liberando la presa dal collo, per poi piantare un dito dentro l’occhio del brutto alieno. Karrydi, in preda al dolore, si coprì la fuga con una granata flashbang e si spostò in qualche vicolo per riorganizzarsi, in modo da farla pagare al Salarian per avergli cavato l’occhio.
 
Dillon stava muovendosi in direzione ovest per raggiungere quella che sembrava essere un armeria, di solito in questi posti viene anche lasciata attrezzatura militare di tutti i generi, quindi sperava anche di trovare delle radio anti-jamming da usare per poter comunicare con il colonnello e gli altri. La stazione era vuota per via della sorta di guerriglia urbana che avevano causato, così fu facile per lui entrare. Frugò in ogni cassetto ed in ogni pertugio del posto, ma niente, nada, gnon, il grande zero. Poi una voce attirò la sua attenzione:
“Stai cercando queste…Sergente?”, quel tono sprezzante e quella voce roca potevano essere di una sola persona e, infatti, Dillon constatò che era proprio Bel Pupone, con una radio anti-jamming in mano.
“Salve Caporale…..Che ne diresti di darmi quella radio prima che io decida di romperti ogni osso del corpo?”
“Sergente, se non lo aveste notato, sembrate un ippopotamo obeso. Non riuscireste neanche ad sfiorarmi”
“Ci scommetteresti la pelle furbacchione?”
Detto questo, Dillon non attese una risposta, attaccò immediatamente, molto più rapido di quel che Bel Pupone si aspettava. Un colpo secco al diaframma e poi altri due in faccia, per poi concludere con una ginocchiata allo stomaco. Dillon strappò di mano la radio all’avversario e si preparò a colpirlo più duramente. Bel Pupone però non si fece sorprendere. Contrattaccò con una serie di diretti al corpo e dei montanti al volto. Dillon sfoggiò alcune rapide e precise parate e ribbattè con alcuni colpi di gomito. La sua nemesi, arrabbiato come e più di prima, bloccò le braccia del Sergente e lo colpì ripetutamente allo stomaco con delle ginocchiate. Dillon allontanò Bel Pupone stordendolo con un colpo preciso alle orecchie. Mentre l’avversario barcollava all’indietro, il sergente estrasse la Punisher ed iniziò a sparare raffiche al suo ex-sottoposto. Il membro dei Dimenticati riuscì ad evitare i letali proiettili per un soffio, portandosi al riparo dietro una colonna, ed estrasse anche lui la sua arma: una M-12 Locust. I due si scambiarono ancora brevi raffiche, danneggiando l’interno di tutta la sala. Poi Dillon ruppe lo stallo. Creando un fuoco di copertura si mosse verso le scale, che servivano per recarsi al piano superiore, e le salì. Bel Pupone fece per seguirlo. Si mise un attimo al riparo dietro l’angolo per evitare che il suo ex-sergente non lo sforacchiasse e poi si mosse su per le scale. Per sua sfortuna Dillon lanciò una granata nella tromba delle scale e così il Dimenticato fu costretto ad accelerare il passo per sfuggire a quella trappola mortale. Riuscì ad uscirne giusto in tempo con un tuffo in avanti, ma il Sacrificabile non gli diede tregua. I due si ritrovarono a spararsi quasi a mezz’aria. Bel Pupone mentre stava atterrando dal tuffo, in mezzo alle schegge e al fumo sollevato dalla granata, e Dillon mentre cadeva di schiena dietro una scrivania. I proiettili di entrambi mancarono l’obbiettivo, così i due avversari si ritrovarono nel medesimo istante a dover ricaricare dietro ai loro ripari di fortuna. Bel Pupone fu precipitoso. Si alzò dal riparo e corse incontro a Dillon sparando come un forsennato. Il sergente tenne a mente i colpi sparati dal suo avversario e, quando il Dimenticato svuotò il caricatore, si alzò dal riparo e lo colpì con una raffica in pieno petto. Purtroppo l’arma si inceppo dopo pochi proiettili e così Dillon gettò l’arma a terra e colpì il nemico con un doppio calcio volante che fece sbattere Bel Pupone contro il muretto che delimitava l’accesso alle scale e per poi farlo cadere di sotto con un tonfo chiassosissimo. Il sergente non stette a controllare che fine avesse fatto il bastardo, ma si fiondò verso il tetto dell’edificio, poiché era l’unico punto in cui quella maledetta radio sembrava funzionare. Bel Pupone intanto si rialzò dalla caduta più incazzato che mai, i colpi del sergente avevano solo bucherellato un po’ la corazza, e si preparò a dare il benservito al suo ex-superiore.
 
BullBog se la stava vedendo con una truppa di militari di Gerusalemme. Per lui era molto più difficile nascondersi tra quella gente. Diciamo che i Krogan non erano famosi per essere dei tipi che non si facevano notare. Mentre riversava il fuoco del suo Spitfire su quella squadriglia, un enorme onda biotica li spazzò via come fossero foglie secche. Bull guardò verso l’origine di quella grande quantità di energia. Schilla era a qualche metro da lui, avvolta in un aura blu intensa di energia, con una bolla di singolarità nella mano sinistra ed un M-8 Avenger nella destra. Le iridi bianche e nere lo fissarono con assoluta malvagità e rabbia.
“Schilla”, disse tranquillamente il nostro alzandosi in piedi e mettendosi difronte a lei,
“BullBog”, rispose, con un tono a metà tra la calma e l’odio, l’Asari,
“Ora la chiuderemo qui. Una volta per tutte”, continuò Bull mentre la sua aurea biotica violacea lo avvolgeva,
“Sarà per me un vero piacere schiacciarti a terra come un frutto marcio”, sibilò minacciosa la Dimenticata,
“L’onore….sarà tutto mio”, ribattè il Krogan.
Le energie dei due si espansero in contemporanea, avvolgendo i due come in fiamme ardenti. Schilla fece la prima mossa. Scagliò contro il Sacrificabile un enorme onda biotica che, nel suo cammino, alzò un polverone degno di un tornado, facendo volare tutto quello che si frapponeva fra lei e il bersaglio. Bull ruotò su se stesso evitando il colpo. L’onda si infranse sulla casa retrostante, disintegrandola completamente. BullBog aprì il fuoco con il suo Spitfire riempiendo di colpi lo scudo che l’Asari aveva creato per proteggersi. Lo scudo non sembrò vacillare neanche per un istante sotto quella tempesta di proiettili, così Bull decise di cambiare strategia. Abbandonò in terra lo Spitfire ed estrasse il Claymore gettandosi contro l’avversaria. Schilla, vedendo che il Krogan la stava caricando, attaccò con una sventagliata di proiettili dell’Avenger, ma questo non arrestò la corsa del nemico che la colpì con un secco e violento movimento del braccio, facendola volare per alcuni metri. Rialzatasi, malconcia ma tutt’altro che sconfitta, contraccambiò il colpo infertogli con una carica biotica. Un aura quasi a forma sferica la circondò e poi, con uno scatto micidiale, si gettò sul Krogan creando un immenso rilascio di energia all’impatto che catapultò Bull contro una casa sfondandone il muro. Furioso il nostro si caricò di energia, l’aria si mosse in un fremito e Schilla si preparò al contrattacco nemico. Bull saltò verso l’alto sfondando il tetto dell’edificio. Mentre era a mezz’aria, l’Asari ne approfittò per colpirlo con alcune raffiche del suo fucile d’assalto, ma fu come colpire gli scudi di una corazzata. BullBog scese in picchiata come un meteorite impattando al suolo con una violenza tale da far tremare la terra con una magnitudo di 5 nella scala Richter per alcuni brevi attimi. Schilla fu catapultata in aria, non solo per il colpo, ma anche perché Bull aveva combinato la sua energia biotica con la forza dello schianto, facendo fluttuare a mezz’aria tutto ciò che si trovava nel raggio di 500 metri. Il Sacrificabile, però, non aveva ancora terminato: estrasse il Claymore e bersagliò l’Asari con una potente salva di colpi disgreganti. Fece giusto in tempo a creare un piccolo scudo per proteggersi, ma l’impatto fu comunque tremendo. Schilla si rialzò più furente che mai. Abbandonò le sue armi da fuoco e liberò due fruste, avvolte dall’elettricità e dall’energia oscura, dai polsi e si preparò a rispondere all’onta appena subita.
 
Il Colonnello Angelo si aggirava guardingo nei meandri della città. Mani pronte sulle sue sei colpi, cercava di capire dove sarebbero potuti essere i suoi uomini. Sapeva bene che ognuno di loro era un ottimo elemento, tuttavia avrebbe voluto combattere i Dimenticati facendo gioco di squadra. Il pensiero di perdere altri dei suoi uomini lo stava tormentando, ma doveva rimanere cosciente e vigile se voleva ritrovarli. Una raffica della GAU-8 di Stephan Dranjavic lo costrinse a rivedere le sue priorità. Angelo corse via in mezzo al mercato della città, mentre, al suo passaggio, poveri mercanti venivano trucidati e tutti i loro prodotti saltavano in aria spalmandosi in terra e sulle pareti degli edifici circostanti. Il Colonnello trovò riparo dietro ad un grosso pilastro di roccia, estrasse le sue sei colpi e cercò di capire la posizione del suo inseguitore. Lo vide appena in fondo al mercato, così si mise a correre in verticale sparando tutti i colpi che aveva contro Stephan prima di raggiungere il riparo opposto. Giurò che tre colpi andarono a segno sullo scudo del nemico, ma il Dimenticato non batté ciglio a riguardo.
“E’ un buon giorno per essere Sacrificati Colonnello! Quelle sue sei colpi non possono niente contro la mia venti canne!”, minacciò Dranjavic,
“E’ questo il suo problema Maggiore! Grandi armi, ma piccola -pistola- la sotto!”, ribattè Angelo,
“Le sue battute taglienti non la salveranno qua Colonnello!”
“Ma forse questo si!”, gli urlai contro, sorprendendolo.
Ero appena spuntato sopra i tetti degli edifici sulla sinistra del mercato e avevo iniziato a far cantare il Typhoon contro il leader dei Dimenticati. Stephan girò subito le canne dell’arma contro di me, così iniziai a correre verso il fonde del mercato, mentre il Typhoon faceva il suo dovere. Scesi dai tetti e mi riparai dove prima si trovava il Colonnello, il quale mi fece vedere una granata fumogena. Capito il suo piano, annuii ed allora Angelo lanciò l’ordigno in mezzo alla strada liberando una cortina fumogena che ci permise di muoverci oltre il grande arco in pietra posto dietro di noi. Dranjavic sparò qualche colpo in mezzo al fumo sperando di colpirci, fortunatamente per noi non era attrezzato con visori termici. Serviva un piano per riorganizzarci e affrontare adeguatamente quel bastardo. Il punto però era: dove e, soprattutto, come se la stavano cavando gli altri?
 
Bum Bum si era appena ripreso dalla granata flashbang. Si mosse veloce verso un riparo li vicino. Sentì la terra tremare e capì che anche BullBog doveva essere parecchio impegnato. Sorrise all’idea di quel Krogan che se la vedeva con orde di umani che lo volevano sbattere fuori dalla loro Città Santa. Ritornò sul problema principale del jamming. Così rivolse lo sguardo alla centrale delle comunicazioni, ormai vicina, e si mosse rapido in quella direzione, ma tenendo gli occhi sempre vigili ad un prossimo assalto di Karrydi. Quel Vorcha era testardo, non avrebbe mollato la caccia per un occhio fuori posto. Difatti, dalla via opposta, iniziarono letteralmente a piovere granate acide che divoravano completamente qualunque oggetto o persona con cui venivano a contatto. Bum Bum corse più in fretta che potè per evitare quella pioggia mortale rispondendo, di tanto in tanto, con una raffica della Scorpion. Alla fine le due strade si incrociarono in uno snodo centrale, rimettendo così faccia a faccia i due sfidanti. Karrydi ruggì forte mentre lanciava diverse granate contro il nostro. Mentre pozze acide si aprivano a mezz’aria, Bum eseguì una scivolata evitando di farsi ricoprire dalla melma verde. Solo una goccia gli sfiorò il viso, provocandogli una ferita bruciante ed una smorfia di dolore. Inviperito, Bum alzò la Scorpion e sparò sul Vorcha cercando di attaccare i proiettili esplosivi al suo petto, ma Karrydi schivò con un balzo laterale l’attacco e, sganciando altre granate dal suo cinturone, si preparò a rispondere al Salarian. Bum si preparò al peggio, così liberò una piccola sfera dalla sua cintura, dalla quale fuoriuscirono poi degli esagoni trasparenti che formarono una sorta di barriera contro il prossimo attacco di Karrydi. Difatti le granate del Vorcha esplosero al contatto con tale contromisura evitando a Bum Bum un  pericoloso incontro ravvicinato. Approfittando dell’effetto sorpresa, Bum Bum equipaggiò l’M-37 Falcon a munizioni incendiarie e centrò in pieno Karrydi. Il Vorcha fu avvolto dalle fiamme e scappò via in una delle vie laterali. Bum Bum lo seguì a ruota, ma una volta girato l’angolo, il suo avversario era svanito. Il Salarian non aspettò delucidazioni, si mosse subito verso il suo vero obbiettivo e niente lo fermò lungo il tragitto. Una volta entrato all’interno dell’edificio, Bum Bum ripristinò le comunicazioni e chiamò il Colonnello Angelo.
“Signore! Sono Bum. Comunicazioni riattivate”,
“Splendido! Raggiungici appena puoi Bum siamo appena fuori dal mercato della Città Vecchia”, gli rispose il Colonnello,
“Ricevuto! Arrivo!”, ma poi una sorta di bip elettronico richiamò la sua attenzione.
Cercò in tutta la sala, poi il suono lo portò ad una botola d’acciaio chiusa ermeticamente. Una volta aperta capì di essere nella merda più assoluta. C’erano chili di esplosivo li dentro!
“Sssssssorpresa! Bastardo!”, il sibilo di Karrydi riempì il com-link……poi ci fu l’esplosione.
Un boato tremendo riempì l’aria e il fuoco avvolse con se la stazione di comunicazioni. Pezzi di metallo, legno e roccia volarono dappertutto nel raggio di trecento metri. Il povero Salarian era disteso a petto in su, mezzo bruciato e morente ormai. Karrydi gli si avvicinò e gli si mise sopra, schiacciando le costole del Sacrificabile col suo peso.
“Allora sssssudicio? Quali sssssono le tue ultime parole?”
Il Salarian aprì gli occhi e rise un poco. Il Vorcha non capì subito il perché, poi il suo avversario utilizzò una presa bloccante con le gambe e gli strappò una granata dalla cintura per poi ficcargliela dritta in bocca.
“Bum…..Bum”, e queste furono le ultime parole del Sacrificabile, che si portò dietro il Vorcha in una esplosione che sparpagliò le loro frattaglie in giro per il campo di battaglia.
 
Dillon vide l’esplosione della torre comunicazioni dal tetto dell’armeria. Rimase basito nel rendersi conto che Bum Bum era proprio li in mezzo a quell’Inferno. Non fece in tempo a rammaricarsi della morte del Salarian che Bel Pupone spuntò alle sue spalle.
“A quanto pare quella radio non ti servirà più sergente”, disse ironico, “Peccato per Bum Bum…..lo avrei voluto uccidere io”
A quelle parole, Dillon perse ogni riguardo per la vita dell’uomo che aveva difronte, se mai ne avesse avuto di riguardi per lui.
“La finiremo qui Caporale! Solo tu, io e i nostri pugni! Vedremo chi è il migliore una volta per tutte!”, sentenziò Dillon mentre gettava dal tetto le sue armi e la sua armatura,
“A me sta bene Sergente! Finalmente ti prenderò a calci come meriti!”, e seguì l’esempio del ex membro degli Helljumper, buttando giù, dai cinque metri e passa del tetto dell’armeria, tutte le sue armi e corazza.
I due assunsero posizioni di combattimento tipiche dei loro stili di lotta marziale e si fecero sotto con rapidità e furia. I primi scambi furono tutti alla pari. Pugni e calci furono tutti parati, respinti o andarono a vuoto. Poi Dillon attaccò con i palmi colpendo furiosamente la faccia di Bel Pupone. Intontito, il Dimenticato, reagì sfoderando alcuni calci rotanti che andarono a vuoto. Il sergente afferrò la gamba dell’avversario, mentre era ancora intento nel suo attacco, e lo scaraventò a terra, bloccandolo poi in una presa di sottomissione. Bel Pupone riuscì ad invertire le loro posizioni e così si ritrovo sopra Dillon a riempirgli di pugni il volto, ma Dillon posizionò subito le sue braccia a protezione della faccia e, tirando su i piedi, avvolse il collo del Caporale con le gambe tentando di strangolarlo. Il Dimenticato tentò allora di liberarsi da quella presa utilizzando le braccia, ma così lasciò privo di protezione il petto e Dillon non si fece ripetere due volte un simile invito a nozze. Colpì con una raffica di pugni il petto dell’avversario e, in ordine: traumatizzò il plesso solare, tolse fiato ai polmoni, ruppe tre costole, ne incrinò altre due ed, infine, lo prese alla bocca dello stomaco. Lasciata la presa il sergente si rimise in posizione, aspettando che il suo avversario si rialzasse. Bel Pupone ebbe un conato di vomito e cercò di ignorare il dolore al petto, davvero lancinante per rispondere all’attacco subito. Si lanciò in una serie di diretti, Dillon ne schivò la maggior parte, tranne l’ultimo, dove decise di prendere il braccio del nemico e spezzarlo. Così fece. Il rumore delle ossa spezzate schioccò nell’aria, seguito dall’urlo di Bel Pupone, ma Dillon non si fermò qui. Agganciò la gamba destra del Dimenticato e, con una rapida pressione del corpo unita ad un forte avvitamento, ruppe anche quella. Infine liberò Bel Pupone da quella morsa, ma il soldato nemico non gli diede la soddisfazione di cadere in terra, si mosse lento sul ciglio del tetto e quella fu la sua ultima mossa. Il Sergente Maggiore Richards Dillon si avventò in un ultimo assalto. Saltò in aria roteando e colpì il volto di Bel Pupone con un calcio rotante, facendo volare il suo avversario nel vuoto da quei cinque metri di altezza. Lo schianto al suolo non lasciò scampo al Dimenticato. Una grossa pozza di sangue si era già allargata intorno al cadavere. Dillon si passò una mano sulla fronte per asciugare il sudore. Si ricordò che aveva sentito che il Colonnello era al mercato, quindi si sbrigò a scendere dall’edificio per andare in soccorso del suo superiore ed amico. Una volta giù guardò il corpo senza vita di Bel Pupone e, sputandoci sopra, disse:
“Questo era per Razor, Bum Bum e Danny. Brutto figlio di puttana!”
 
BullBog e Schilla si girarono in direzione dell’esplosione. Il Krogan pensò a Bum Bum, intrappolato in quel edificio e fatto saltare in aria come un cane. Per quanto Bull odiasse i Salarian, Bum Bum era suo compagno…..ed anche una delle poche persone che poteva definire come amico. Non avrebbe mai perdonato i Dimenticati per quello che era appena successo.
“Non ti preoccupare Bull”, disse con dolce malvagità Schilla, “Presto raggiungerai quello sporco Salarian”
Gli occhi di BullBog si riempirono di rabbia e odio, strinse le mani in un pugno e digrignò i denti. Una rossa aura biotica immensa fu emanata dal suo corpo, come una fiamma del fuoco eterno si ergeva per metri e metri nel cielo. Era l’Ira Sanguinaria tipica della sua specie. Ecco, ora si poteva dire che Bull era incazzato nero. Il Krogan espanse ancora la sua energia, concentrandola poi tra le mani.
“Il. Suo. Nome. Era. BUM BUM!!!”, gridò feroce evocando dalle sue mani una sfera di energia che piombò alla velocità della luce contro l’Asari.
L’impatto generò un esplosione biotica che creò un onda d’urto di proporzioni ciclopiche. Schilla si sentì come se ogni osso del suo corpo fosse stato stritolato e schiacciato in una pressa. Capì al volo di non poter contrastare un’energia simile senza aiuto, così tirò fuori dalla tasca una pillola sferica rossa. Era un composto chimico creato con sabbia rossa, eezo raffinato e chissà quale altra diavoleria. Schilla ingerì il farmaco in un solo boccone e subito una scarica di pura potenza l’attraversò. Le iridi si espansero riempiendo gli occhi di quel bianco e nero che tanto la differenziavano dalle sue sorelle. Un globo oscuro l’avvolse per poi esplodere in guizzi neri di energia oscura. Violente scosse bianche gli percorrevano il corpo dalla punta dei piedi fino alla testa, avvolgendola come spire di filo spinato. Si mosse rapida. In meno di un secondo si catapultò difronte a BullBog e, sorridendo maligna, iniziò a riempirlo di pugni caricati con pura energia oscura. I colpi parevano infiniti, poiché le mani di Schilla erano tanto rapide da sembrare che lo colpisse con sei braccia diverse. L’armatura di Bull cedette sotto l’immensa forza di quei pugni ed, infine, con l’ultimo diretto al petto, Schilla ruppe l’armatura generando un onda sonica che si propagò in verticale, tagliando di netto le poche nuvole nel cielo e spaccando a metà il terreno creando una linea di demarcazione tra lei e il suo avversario, che, nel frattempo, era stato catapultato contro un Mako del servizio di sicurezza della città. Poi l’Asari iniziò ad accusare gli effetti collaterali del farmaco, iniziando a vomitare sangue e sentire molto freddo in tutto il corpo. Mentre la pelle perdeva il suo bel colorito blu, Schilla vide BullBog che si rialzava, il petto aperto in due, con l’ultimo dei suoi tre cuori ancora attivo. Sputò anch’egli sangue, ma, rimessosi in piedi, si lanciò in una carica biotica verso l’avversaria. Dopo questo primo devastante attacco, Bull continuò a riempire l’avversaria di onde biotiche, testate e pugni energetici. Poi la colpì con un ultimo Lancio e la spedì a qualche metro da lui. Schilla era a pezzi, il volto sfigurato, le ossa rotte e coperta di sangue suo e del Krogan. BullBog, però, non aveva ancora finito. Utilizzò una Singolarità per sollevare il Mako dietro a lui, lentamente lo porto sopra l’Asari, lo mise col muso dritto verso il corpo di lei e urlò:
“Vaffanculo…..Puttana!”
Iniziò a sbatterle il muso del Mako addosso, creando un fosso sempre più ampio nella terra.
“Vaffanculo! Vaffanculo! Vaffanculo!”, continuava a ripetergli, ma Schilla aveveva ormai tirato le cuoia da un pezzo.
Dopo aver ripetuto l’operazione una dozzina di volte, Bull conficcò un ultima volta il Mako sopra Schilla, lasciandolo fermo in posizione verticale. Stanco e stremato, BullBog caddè in ginocchio esalando l’ultimo respiro.
 
“Porca Troia!”, gridò il Colonnello Angelo alla vista dell’esplosione della torre delle comunicazioni, “Bum! No! Cazzo!”
Rimasi sbalordito quanto lui a quella vista. Anche Bum se n’era andato. Le cose stavano andando  rotoli, ma non potevamo permetterci di farci distrarre ora come ora, avevamo Stephan Dranjavic sulle nostre tracce e dovevamo pensare a lui prima che ci prendesse alle spalle.
“Signore!”, cercai di calmarlo, “Signore torni in se! Abbiamo da affrontare Stephan se lo ricorda?”
“Si”, confermò lui, “Hai ragione. Facciamogliela pagare a quel bastardo!”
Arrivò come un fulmine a ciel sereno. Ci aveva colti di sorpresa e non potevamo farci niente. Il missile esplose a pochi passi da noi, facendoci volare come pere cotte per metri. Ci volle un po’ perché riacquistassi i sensi. Ero confuso e le orecchie mi fischiavano come se dentro ci fosse un’intera banda di flautisti in concerto. Riuscii a scorgere Stephan Dranjavic che pestava a sangue il Colonnello Angelo. Davanti a me c’erano le mie armi: il Typhoon a destra e a sinistra…..la Zangestsu. Ero arrabbiato. Arrabbiato come quella volta. L’odio mi permeava le mani mentre mi allungavo per raggiungere il fucile. La rabbia offuscava i miei sensi mentre raggiungevo la Zangetsu e poi……….e poi non ci fu più il Jack di Picche. Scomparvi come il sole sparisce nelle ore della notte, mi eclissai come la Luna ed al mio posto…….ci fu solo Odio.
Raccolsi la lama in un impeto di furia. Mi rialzai, nuovo nato in quel mondo di sangue e morte. Risorgevo dalle ceneri come l’Araba Fenice. Rinascevo per dare significato al mio unico e vero scopo. La notte è più buia quando gli eroi scompaiono…..Ma gli eroi, si sa, Non Esistono. Sono qui a reclamare il mio premio: la Vendetta!
“Ma guarda”, disse Dranjavic rivolto a me e al colonnello, “Il tuo soldatino si rialza e pensa di potermi sfidare con una spada! Esilarante!”
“Tu sei stato moooolto cattivo lo sai vero?”, disse colui che stava in piedi, Zangetsu sguainata,
“Colonnello si ricorda di quel nomignolo che taaanto le piaceva? Beh direi che è ora di darle una dimostrazione. I think it’s time for Jack……The Hellish Ripper!
Estuans Interius
Ira Vehementi
Estuans Interius
Ira Vehementi

Sephiroth ,Sephiroth (X2)
Bruciando nel profondo
 con la furia impetuosa.
Bruciando nel profondo

 la furia impetuosa.

Sephiroth, Sephiroth (X2)


 
 
 
In quel momento arrivarono ben quattro Mako ripieni di soldati della sicurezza di Gerusalemme che, dopo averci circondato, puntarono le armi su tutti e tre i presenti. Lo sguardo dello Squartatore lasciava trapelare una certa felicità in così tanta abbondanza di ostili. Si mise in posizione. Qualche soldato ordinò minaccioso di abbandonare le armi e di consegnarsi alla giustizia, poiché stavamo tutti infrangendo le leggi di regolamentazione di Gerusalemme, oltre che qualche altra dozzina di leggi Galattiche e non.
“Suppongo allora che dovrete arrestarmi”, ridacchiò lo Squartatore,
Prima che chiunque potesse dire o fare altro, era già cominciata. Il primo a morire fu un soldato del Mako sulla destra, il corpo tagliato a metà scivolò via dal bacino e si depositò a terra in una pozza di sangue. Il secondo morì l’istante dopo, un soldato del Mako a sinistra, perse braccia e testa. Il terzo fu un soldato del Mako che chiudeva lo sbarramento dietro al colonnello Angelo e a Dranjavic, affettato all’altezza degli occhi. Urla di orrore e raccapriccio riempirono l’aria prima degli spari. Gli incoscienti iniziarono a sparare verso quella flebile immagine che danzava, spostandosi da una parte all’altra del campo di battaglia, con la lama sguainata verso il prossimo bersaglio. Era come un fantasma che si muoveva tra i vivi, mozzandogli gli arti e rapendogli l’anima.
 
 
Sors Immanis
Et Inanis
Sors Immanis
Et Inanis

 Estuans Interius
 Ira Vehementi
 Estuans Interius
 Ira Vehementi

Sephiroth ,Sephiroth  
Destino immenso
quanto falso.
Fato crudele inumano
vano e povero.

Bruciando nel profondo
per la furia impetuosa.
Bruciando nel profondo
per la furia impetuosa.

Sephiroth, Sephiroth
 
 
Zampilli di sangue, braccia ed altri arti mozzati iniziarono a riempire il terreno. Risate malvagie e demoniache continuavano a farsi sentire come l’eco di un grido tra le montagne. Impauriti i superstiti delle prime due squadre si riunirono insieme cercando riparo all’interno dei loro mezzi. Qualcuno raggiunse la torretta, ma una spada si conficco nel tetto del mezzo, creò un foro e lasciò entrare l’Angelo Sterminatore. Urla e grida di paura si levarono dalle bocche di quelli sventurati. Il mezzo fu tagliato in più parti, fino ad aprirsi in un due come un fiore che sboccia, mentre il sangue scivolava fuori dalle aperture appena create. Lo Squartatore camminò verso l’ultimo gruppo di vittime che sparavano verso di lui accecati dalla paura. Sghignazzando delle loro patetiche vite, il boia continuò la sua calma marcia verso i condannati a morte, senza che un singolo proiettile lo riuscisse a sfiorare.
 
 
 
Veni Veni Venias
Ne Me Mori Facias
Veni Veni Venias
Ne Me Mori Facias

[Gloriosa Generosa
Gloriosa Generosa]

Sephiroth,Sephiroth 
Vieni, Vieni, ti prego: vieni, (Gloriosa)
non lasciarmi morire (Generosa)
Vieni, Vieni, ti prego: vieni, (Gloriosa)
 non lasciarmi morire. (Generosa)

[Gloriosa Generosa (lett. magnanima)
Gloriosa Generosa]

Sephiroh, Sephiroth
 
 
Infine anche gli ultimi coraggiosi soldati morirono. Stretti in cerchio per evitare di essere presi alle spalle, furono invece colti dall’alto. Un lampo cadde in mezzo a loro. Una spada recise le loro ossa e i loro legamenti. Ed un pioggia rossa li condusse all’altro mondo, mentre cadevano esamini al suolo. Il Cavaliere stava al centro di quel massacro, immobile e pronto a muoversi di nuovo. Lo sguardo fermo, terribile in cerca della sua prossima preda. La vide che, notato il suo sguardo, cercava di raggiungere la sua arma.
 
“I’m Lightning. The Rain transformed (Io sono il fulmine. La pioggia trasformata).”
 
Rapido si mosse lo Squartatore. Infilzò la lama attraverso il corpo del leader dei Dimenticati, assaporando ogni istante di quei momenti. Stephan Dranjavic fu spinto con le spalle al muro, pronto per essere finito con un altro fendente della Zangetsu.
“Buonanotte……..Bastardo”, sibilò lo Squartatore,
“Non così in fretta!”, sentenziò Dranjavic.
Il leader dei Dimenticati tirò fuori dalla tasca una piccola granata con le inconfondibili aperture sui bordi. Era una bomba sonica. Un bip più tardi, la granata esplose liberando un suono trapanante e un onda d’urto micidiale che allontanò i due avversari. Il petto dello Squartatore vibrava come in preda ad un terremoto interno. Vide Stephan allontanarsi e si rialzò per inseguirlo, ma una mano lo afferrò per la spalla, girandolo verso la sua sinistra. La mano che lo tirava era del colonnello Angelo…..ed anche il pugno che gli arrivò in faccia fu quello del leader dei Sacrificabili.
Le luci si spengono. Il sipario cala sulla scena. Applausi.
 
Quando mi risvegliai, trovai una pistola puntata sul mio cranio, tenuta in mano dal colonnello.
“Dimmi chi sei?”, domandò fermo,
“Jack di Picche, Colonnello”, risposi un po’ spaventato dal suo atteggiamento.
Tirò un sospiro di sollievo abbassando l’arma, “Non ti chiederò mai più di liberare la Bestia”, rispose stanco.
C’era anche Dillon con noi. Fui felice di rivedere che avevamo ritrovato almeno lui.
“Sergente….dove sono gli altri?”, domandai.
Gli costò molto tirare fuori quelle parole di bocca, “Morti. Mi sono salvato solo io…..ma sia Bum, sia io, sia Bull abbiamo eliminato il resto dei Dimenticati. Stephan è da solo”
“Ed allora andiamo a prenderlo cazzo!”, ruggì Angelo.
Raccolte le armi, seguimmo le tracce di sangue lasciate da Stephan Dranjavic nella sua fuga. Lo trovammo davanti al Muro del Pianto. Era un muro che si dice abbia fatto parte del Primo Tempio, eretto da Re Salomone nel X a.C. Se ne stava fermo appoggiato al muro, la ferita sanguinante non gli dava tregua e continuava ad avere dolori legati alla bomba sonica, forse qualche organo ne era uscito lesionato.
“E’ così che finisce? Eh Colonnello?”, il dolore traspariva anche dalle sue parole,
“Si Stephan…..e sei tu che l’hai voluto. Non ti lascerò vivere anche stavolta. Hai avuto la tua possibilità”
“Lasciarmi in mano ai Batarian per te era”, tossì violentemente sangue, “una possibilità?”
“Eri sopravvissuto. Potevi lasciar perdere la guerra”, il colonnello Angelo rimaneva impassibile,
“E vivere come?”, continuò a tossire, “Siamo soldati! Non carpentieri o scienziati! Siamo nati per un solo scopo: Uccidere!”
“C’è chi può cambiare Stephan. Tu non hai voluto neanche provarci……Addio Maggiore”.
E così terminò la vita dell’ultimo dei Dimenticati. Angelo aprì il fuoco su di lui. Svuotò su di lui l’ultimo caricatore del Typhoon. Il corpo di Stephan Dranjavic calò dolcemente al suolo privo di vita. Fu allora che la vidi. La Morte era dinuovo lì. Soddisfatta del lavoro che avevamo compiuto. Si riprese la falce e se ne andò senza aggiungere una sola sillaba a tutto quello che era appena successo. Io, il Sergente Dillon e il Colonnello Angelo ci allontanammo lentamente dalla città, ben presto le autorità locali avrebbero fatto arrivare i rinforzi ed era meglio non essere nei dintorni quando ciò sarebbe successo.
 
Circa una settimana più tardi…….
Posizione: Cittadella
Luogo: Molo 18
 
“Sei sicuro di voler andare via?”, mi chiese il Sergente, “Potresti venire con me. Mi farebbe comodo un socio come te”
“Non posso sergente. Mi piacerebbe davvero aiutarla nella sua impresa di costruire una scuola di arti marziali…..ma devo assolutamente risolvere una questione di vitale importanza”
“Almeno passerai a trovarmi di quando in quando?”
“Ci può scommettere le palle Sergente!”, gli dissi sicuro. Poi mi sembrò un po’ sulle spine e così gli chiesi, “Che c’è signore?”
“Senti….io non sono un sentimentale….ma……ecco”, disse vergogna dosi un po’.
Intuendo cosa intendesse gli risposi, “Faccia ciò che deve sergente”
Ed allora mi abbracciò con tale forza che a momenti non mi si spezzo la spina dorsale, “Mi mancherai figliolo”, disse commosso, “Evita di cacciarti nei guai”
Contraccambiai l’abbraccio come potei, stretto in quella morsa, “Non si preoccupi sergente…lo farò”
“Per Amor del Cielo! Dillon!”, esclamò Angelo, “Non mi sarai diventato una femminuccia”
Il sergente lasciò subito la presa e si mise composto, “Assolutamente no, signore. Solo un momento di debolezza”
Il Colonnello si avvicinò a noi, “Allora ho il diritto anch’io ad abbassare un attimo la guardia, no?”, disse porgendomi la mano.
Gli diedi una vigorosa stretta e lui disse, “Buona fortuna la fuori Jack. Spero di rincontrarti in circostanze migliori”
“Siamo in due colonnello”
In quel momento fu annunciata l’apertura dell’imbarco per il mio viaggio.
“Sarà meglio che vada”, gli dissi, con una velatura di tristezza nella voce, “Abbiate cura di voi. Arrivederci ad entrambi”
Mi diressi all’imbarco, pronto per l’ultima missione come Sacrificabile. Quella più importante di tutte.
 
Pianeta: Terra
Posizione: Monte Oro
 
Ciao Jen. Alla fine non ci siamo rivisti nel modo che speravo. La missione è stata compiuta…..ma il costo è stato altissimo. Bum Bum, Razor e BullBog sono morti. Grazie al loro Sacrificio abbiamo anche recuperato la sonda Prothean ed ottenuto il compenso per aver completato la missione. I Sacrificabili si sono sciolti. Dillon vuole aprire una palestra tutta sua dove insegnare arti marziali a chiunque voglia imparare. Ha anche smesso di ingozzarsi, pensa si è messo a dieta! Ora vuole mantenersi in forma per fare bella figura con i suoi futuri clienti. Da non crederci eh?
Il Colonnello Angelo invece è andato a cercare la sua famiglia. A quanti pare sia il padre e la madre si erano trasferiti da Gerusalemme qualche settimana prima della nostra missione. Fortuita coincidenza non ti pare anche a te?
Quanto a me…..Beh ho deciso di venire a salutarti qui, nel luogo dove ti piaceva venire di sera a goderti il tramonto. Per il futuro non ho molte idee, ma lascerò che sia la mano del destino a guidarmi stavolta. L’unica cosa che non mi torna è una cosa che è successa vicino alla sonda Prothean. Ad un certo punto fu come se mi stesse chiamando. La fissai e mi ha fatto vedere delle cose molto strane. Strani esseri insettoidi che mi parlavano, ma non capivo cosa mi dicevano ed infine un enorme figura nera a  cinque zampe che mi veniva in contro. Poi niente, la visione finì qui. Mi girò la testa per qualche momento, ma niente di più. Non credo che ci sia da dargli molto peso, andiamo! Esseri insettoidi? Che scemenza. Nella Galassia non esiste niente del genere. Comunque sentivo il bisogno di salutarti, di ritornare qui dove ci siamo amati, di rivivere un ultima volta i ricordi prima di riprendere il cammino della vita. Se sei la su, proteggimi, credo che in futuro ne avrò bisogno.
 
Ora. Normandy SR-2
 
Poi tutto svanì come era iniziato. Il presente richiedeva nuovamente l’attenzione di Jack. La porta dell’hangar dietro di lui si apriva emettendo quel lungo sibilio tipico di quelle porte scorrevoli e qualcuno richiedeva la sua attenzione attenzione. Sulla porta apparve la figura dell’ultima persona che pensava di ritrovare li sotto.
 
Nel prossimo capitolo vivrete un esperienza nuova, per così dire. Mai lasciare un uomo ed una donna soli in: “Solo per i suoi occhi”.
 
Oh per chi fosse interessato, qui c’è la canzone utilizzata durante l’attacco dello Squartatore: http://www.youtube.com/watch?v=Yn71hIsm0U8
  
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