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Autore: rosa_bianca    19/01/2013    4 recensioni
"Suo padre voleva che si sposasse. Nulla di più normale. Se fosse stata cresciuta come una ragazza, ovviamente.
Ma lei era speciale. Lei. Oscar François de Jarjayes, il “figlio” del Generale, il futuro erede di tutti i suoi possedimenti. Un soldato abile, determinato e capace."
Il Generale decide che Oscar si sposerà con Girodelle...ma, attenzione, la storia non è quella dell'anime! come vedrete, prenderà pieghe diverse...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L’uomo posò la zappa, portandosi il dorso della mano ad asciugare il sudore della fronte.
Si riparò dal sole cocente di una mattina estiva, infilandosi sotto la piccola veranda di casa sua. Allungando un poco il collo, scorse lontano, in mezzo alle distese ombrose di alberi,una donna, vestita completamente di nero.
Una vedova! Ce ne sono poche a Chevreuse, che io sappia…
Si alzò, qualcosa gli diceva che conosceva già quella donna, la sua figura non gli era estranea.
Si avvicinò, lentamente e con la precauzione di un bambino che non vuole essere sorpreso a fare marachelle dai genitori. La donna era seduta sotto un melo, sola, mangiando un frutto appena colto da quell’albero.
Aspetta un secondo…
Per un breve attimo, i due sguardi s’incontrarono, una scintilla si poté percepire nell’aria.
Alain...
-Alain…sei tu, Alain?- domandò incerta lei, fissandolo più intensamente e mettendosi in piedi.
-Clairette!- eclamò, sentendo il cuore gonfio di gioia.
L’unica donna che ho amato prima di Oscar…ti ho ritrovata!
Si unirono in un inconsueto abbraccio, come due grandi amici. Clairette, accanto ad una montagna massiccia come Alain, pareva un fiore delicato e fragile, con i suoi occhi verdi splendenti e le sue lentiggini scure.
-Come sta Philippe? È passato così tanto tempo, ma ricordo ancora la rabbia e la disperazione dei signori Charté quando la mattina non lo trovarono nel suo letto…
Fu come un pugno nello stomaco per l’ex-soldato. L’unica volta che aveva litigato col suo migliore amico era stato per quella ragazza, ed anche se aveva solo sedici anni, ricordava con dolore l’episodio.
Ancora non aveva realizzato di star parlando con lei, era accaduto tutto troppo in fretta.
È la tua prima preoccupazione? È lui? È a lui che spetta la tua prima domanda?
-Philippe sta bene, credimi. È un famoso medico di Parigi ora. Ehm…e si è appena sposato con mia sorella Diane.
La ragazza s’illuminò felice.
-La nostra piccola Diane? Oh, come sono contenta per lei! E anche per Philippe…è stato il mio migliore amico, sai, quando ancora abitava qui.
Solo il tuo migliore amico, Clairette? Niente più di ciò?
Alain continuava a guardarla, osservando come fosse cambiata negli anni. Da che era un piccolo ed esile bocciolo, era diventato un bellissimo fiore, dai colori vivaci ed allegri. I suoi capelli color rame cadevano liberi sulle spalle, incorniciando il semplice vestito nero.
Clairette si accorse che lo sguardo di Alain si era posato sul suo abito.
-Oh, questo…-iniziò, indicandolo -mi sposai, sei anni fa. Solo che…mio marito era un vecchio commerciante di tessuti, un odioso borghese arricchito. L’anno in cui compì sessant’anni, ovvero due orsono, morì per la tisi. Da allora sono una vedova libera, che può vagare tutto il giorno per i campi.
La giovane arrossì di botto, notando che tutte quelle parole le erano sfuggite dalla bocca, senza che lei potesse rendersene conto; ma Alain non sembrò far caso alla sua spontaneità nel parlare.
-Ma non dovresti essere alla casa di tuo marito?
-Oh, no. da quando aveva iniziato a stare male, i suoi affari erano andati in rovina. Il giorno dopo la sua morte, sono stata costretta a vendere la casa. Ora abito di nuovo qui, dove vivevano i miei genitori.
-Capisco…-bisbigliò Alain, incerto su che dire.
Era come se fosse ritornato l’insicuro adolescente che era quando si era innamorato di lei.
-E tu?-ruppe il silenzio lei. –E tu cosa hai fatto tutti questi anni? I De Soisson sono mancati a tutti, qui a Chevreuse, sai?
-Io?Mi sono arruolato alla Guardia Metropolitana di Parigi, ma qualche settimana fa ho sentito il bisogno di tornare qui…dalla morte di mio padre sono diventato io l’uomo di casa, ho cercato di proteggere sempre la mamma e Diane. Mia madre è deceduta anni fa, e mia sorella ora è sposata, mi sentirei di troppo a Parigi.
Clairette lo guardò sospettosa con i suoi  occhi color prato. Ad Alain parve addirittura che volesse indagare nella sua anima, talmente erano profondi.
-E così cerchi un poco di pace…sì anch’io non ne potevo più di vivere in città, non è cosa per noi campagnoli!- esclamò sorridendo comprensiva.
-Ehm…fa caldissimo quest’estate…vuoi entrare? Ti posso offrire dell’acqua fresca.-provò lui, fingendosi sicuro.
-E come potrei rifiutare un’offerta del genere?- scherzò lei, prendendolo a braccetto ed indicando i raggi del sole che penetravano tra gli alberi.
Non fu certo quella l’unica richiesta di Alain che accettò. Un fatidico giorno d’inverno lui si decise a farle la domanda più importante della  sua vita, e lei rispose con un sì. Fu così che si sposarono, e vissero la storia d’amore che da giovani non avevano avuto modo di vivere.
 
 
 
André, appena tornato a casa dal lavoro, era seduto sulla sua poltrona preferita, nel piccolo salotto. La vicinanza al camino acceso gli permetteva di godere del tepore che non si trova nelle strade, in quei giorni di dicembre. Mancavano poco a Natale, ed Arras si era trasformata in un paesino ancora più allegro e vivace.
Il crepitare del camino si confondeva con la voce di Oscar, proveniente dal giardino.
-Dai, Diane, mostrami ciò che sai fare!- gridò divertita, impugnando la spada. Davanti a lei c’era una ragazza di sei anni, tutta rossa per lo sforzo, anche lei tenendo in mano l’arma.
-Maman, sei troppo veloce! Non riesco a batterti!- esclamò lei, cercando di schivare i suoi colpi.
La donna si fermò, appoggiando una mano sulla spalla della figlia.
-Vedrai,Diane , quando sarai più grande sarai persino più abile di me!
La guardò negli occhi verdi,notando ancora una volta come quelle pupille fossero simili a quelle del marito, timide ma espressive.
-Non vi sarete stancate, voi due?- domandò ridendo André, appena le sentì varcare la soglia.
-Io un poco, invece la mamma non sembra mai stanca!-esclamò la piccola, stupefatta ancora una volta della resistenza di Oscar.
-Lei è abituata, Diane! Ha fatto anni e anni di esercizio!
-E quindi è più brava di te?-gli chiese puntandogli addosso i dolci occhi verdi.
-No, diciamo che quando eravamo giovani la lasciavo vincere spesso…-le bisbigliò, divertito.
-Ti ho sentito, André!- urlò Oscar dall’altra stanza, impermalita. Sorrise al ricordo delle giornate passate ad allenarsi a Palazzo Jarjayes, che le era apparso, spontaneo, alle parole del marito.
Prese in braccio il piccolo Grandier, nato da solo qualche giorno, con estrema cura e dolcezza.
Solitamente i neonati sono tutt’altro che belli, invece Alain era eccezionalmente carino. I suoi occhi azzurri sprizzavano gioia e vivacità, cosa ben particolare per un bambino così piccolo. I capelli neri si posavano sulla nuca fragile, stranamente folti.
André passava intere ore davanti alla sua culla, ad osservarlo, e si stupiva ogni volta di vederlo così perfetto.
Il piccolo dormiva tra le braccia della madre, quieto e pacifico.
Come suo papà…, aggiunse Oscar col pensiero.
André sorrise dolcemente alla moglie ed alla figlia, stringendo Diane in un caloroso abbraccio. Poi la piccola si accostò alla finestra, colma di neve, e disegnò un cerchio col calore del suo respiro. Vide, dietro agli alti e spogli alberi, una carrozza che si avvicinava.
-Maman, papa, guardate! Sta arrivando qualcuno!
André si alzò dalla poltrona, calmo come suo solito, ed aprì la porta incurante del gelo che avvolgeva Arras.
Osservò la carrozza che saliva piano la ripida via che dal paese portava alla loro casa, situata su un pendio che si affacciava al mare.
-Oscar…-si rivolse alla moglie –penso che siano arrivati.
La donna alzò la testa e mormorò:
-Bene, anche se non li aspettavamo così presto…
-Ah, quindi sono mamie, papi e Nanny?- chiese la bambina, ricordando dell’ultima volta che i nonni e la bisnonna si erano recati da loro.
-Sì, penso proprio di sì, Diane. Sai, saranno venuti per vedere il tuo fratellino.- rispose con un sorriso il padre.
La carrozza si fermò davanti alla casa, lasciando uscire quattro figure immerse nel buio serale.
Sono quattro?!, pensò André, strizzando gli occhi.Spero che la vista non mi inganni, ma a me sembrano quattro…eppure dovrebbero essere in tre!
Oscar intuì i dubbi del marito ed affermò sicura:
-Mha, vedrai che sarà una qualche mia sorella…
Camminando con non poca difficoltà sulla neve alta, riuscirono ad entrare in casa.
L’ultima figura era avvolta in un mantello bianco candido, ed Oscar la riconobbe appena la vide, con non poca sorpresa.
S’inginocchiò in fretta, mormorando:
-V…vostra Maestà…non vi aspettavo nella mia umile dimora.
La Regina rise, mostrando i suoi denti perfetti.
-Oscar, alzatevi, vi prego. Vi domando scusa per essere venuta senza preavviso, ma…erano anni che desideravo vedere la vostra casa e i vostri bambini.
Maria Antonietta rivolse uno sguardo affettuoso ad André.
L’ho visto crescere…accanto alla Comandante delle Guardie Reali..ho sempre sospettato che sarebbe andata così…
-Dunque, vorrei iniziare con le presentazioni- cominciò allora l’uomo, raggiante.-Allora, Maestà, questa è nostra figlia Diane.
La ragazza fece un grazioso inchino, sorridendo alla donna biancovestita.
-E questo è il nuovo arrivato, Alain.
-Oh, come sono graziosi!- esclamò la Regina, e poi si rivolse a Diane:-Mi ricordi tanto la giovane Maria Teresa, non è forse vero, Oscar?
La donna sorrise, ripensando a quando faceva ancora parte della Guardia Reale, al tempo passato con Maria Antonietta ed alla Principessa.
-Assolutamente, Maestà.
Marron e Marguerite, intanto, si intrattenevano con Diane, chiedendole come stava e cosa ne pensava del nuovo arrivato della famiglia.
Il Generale si avvicinò alla figlia. Vide nei suoi occhi un sottilissimo velo di lacrime. Lei non lo aveva mai visto piangere, né per la tristezza, né per la gioia. E, per sua fortuna, quella volta si trattava del secondo caso.
-Tu…tu ce l’hai fatta. È un maschio…
Oscar s’irrigidì, avvertendo il contatto della mano di suo padre sulla sua spalla. In quegli ultimi anni non si erano visti spesso e sentirlo accanto per lei era strano.
Riflesse su sulla perfidia del destino. Cosa avrebbe dato il Generale, anni prima, per un tanto sospirato maschietto? Ed ora Oscar se ne trovava uno tra le braccia, quando le sarebbe stato indifferente partorire una seconda femmina…
-Sono felice che siate compiaciuto, padre. Ma il suo sesso non lo rende certo più importante di Diane, per me.
Ricordò quanto l’aveva ferita, dover abituarsi ad essere qualcuno, qualcosa che non era.
-Fai bene a dire così. Per un genitore non ci dovrebbero esserci di queste differenze…
La Contessa interruppe la conversazione, avvicinandosi al bambino seguita dall’anziana governante.
-E’ proprio un bel piccolo! Oh, guarda, figliola, ha i tuoi occhi…e i capelli di André!
Oscar non la ascoltò.
“Per un genitore non ci dovrebbero esserci di queste differenze…”.
Cercò gli occhi di André, ed incrociò la sua rassicurante pupilla verde.
“Forza, Oscar, ti capisco, sono con te…”, sembrava voler dire.
-Avete ragione, madre. È proprio un bel bambino.
E il Generale sorrise.
 
 
 
 
 
 
 
Nota dell’autrice:
Purtroppo (o per fortuna, questo siete voi a dovermelo dire), siamo arrivati alla fine della fanfiction.
Due parole su questa conclusione: allora, alcune di voi potrebbero non approvare, o non comprendere le parole del Generale. Ma io ho immaginato che potesse averle detto quelle parole per farsi perdonare ancora delle sue scelte, ma nel modo goffo e impacciato tipico di chi non è abituato a chiedere scusa. Poi ho voluto che la Regina venisse a trovare Oscar, in fondo le due desiderano rincontrarsi, ed ho dato loro una seconda possibilità.
Va bene, smetto con le mie inutili chiacchiere :)
Desidero solo ringraziare un’ ultima volta tutti coloro che mi hanno supportato nella stesura di questa mia prima (e mi auguro non ultima) fanfiction, chi leggendola, chi recensendo  e dandomi spunti per continuare. Se la storia vi è piaciuta,se volete esprimere un parere, se avete dei consigli o delle critiche da farmi, scrivetemi e sarò felice di rispondervi.
Davvero grazie,
rosa_bianca
   
 
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