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Autore: niallersmyall    20/01/2013    2 recensioni
Non lo avrei mai incontrato se non me ne fossi andata.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Broken.

“Beh, ora è meglio che vada, sono le 10.40.”
“Ti accompagno.”

Andammo in camera e ci cambiammo, in dieci minuti eravamo già pronti. Uscimmo e entrammo in macchina. Alle 10.50 eravamo sotto casa mia.

“Eccoci arrivati. Ciao Zoe, buona giornata.”
“Anche a te Niall.”
Gli diedi un bacio, ma non riuscii più a staccarmi da quelle morbide labbra. Restammo lì ancora per circa 5 minuti. Lo amo troppo, non posso farne a meno.

“E meglio che vada” dissi sorridendogli.
“Si hai ragione, ciao.”

Mi diede un ultimo bacio, poi uscii dalla macchina ed entrai in casa. Mio padre era seduto sul divano. Feci per andare di sopra, ma lui mi bloccò, iniziando a parlare.

“Vedo come hai dormito a casa della tua amica.”
“Cosa intendi dire?”
Mi venne incontro con una sguardo cattivissimo.
“Non sono sordo. Quando ho sentito una macchina accostare qui davanti a casa mi sono alzato e ho guardato fuori dalla finestra e ho visto te che ti baciavi con un ragazzo.”
Ero fregata. Non ci avevo minimamente pensato, che stupida.

“Io non…”
Mi prese dal braccio e mi tirò uno schiaffo, uno schiaffo così forte che mi fece cadere per terra.
“Tu, bugiarda che non sei altro,non meriti di essere chiamata mia figlia, vattene!”

Ma io rimasi a terra, incapace di muovermi.
“Ho detto vattene!” ripeté, per poi darmi un calcio sulle gambe.
A quel punto con le poche forze che mi erano rimaste mi alzai ed uscii da quella casa maledetta. Non riuscivo a vivere in quel modo, non ce la facevo più.

Senza pensarci due volte andai di nuovo da Niall. Gli avrei dato sicuramente fastidio, ma era l’unica persona di cui avevo bisogno in quel momento.
Suonai il campanello. In men che non si dica Niall aprì la porta.

“Niall, io…”
Senza esitare, mi prese da un braccio e mi fece entrare.
“Oddio Zoe, che ti succede? Perchè stai piangendo”
Non riuscivo a rispondergli. Lo notò anche lui, così mi fece sedere sul divano e andò in cucina a prendere un bicchiere d’acqua.

“Ecco tieni, bevi un po’” disse, per poi abbracciarmi.
Bevvi un po’ d’acqua e lui mi asciugò le lacrime. Il battito cardiaco iniziava ad essere di nuovo regolare. Appena notai che potevo parlare, non aspettai un attimo. Mi misi la testa fra le mani.
“Niall, mio padre mi ha picchiata.”

Non lo sentivo più parlare, non lo sentivo più. Alzai lo sguardo e lo vidi con gli occhi iniettati di rabbia.
“Spero che tu stia scherzando Zoe.”
Ricominciai a piangere mentre lui mi riprese fra le sue braccia e, fra un singhiozzo e l’altro, gli risposi.
“Vorrei tanto che fosse tutto uno scherzo. Ecco, lui ci ha visti mentre ci baciavamo in macchina. Mi ha detto che non sono degna di essere chiamata sua figlia perché gli ho mentito. Poi mi ha detto di andarmene. Non riesco più a vivere con una persona del genere.”

“E’ tutta colpa mia” disse, abbassando lo sguardo.
 “Tutta colpa tua? Cosa intendi dire con questo?”
“Che non dovevo fermarti , non dovevo rischiare di farti scoprire, invece l’ho fatto. Sono uno stupido.”
“Niall non dire così, non è vero. Io potevo tranquillamente dirti che dovevo subito scendere, ma non l’ho fatto. L’unico che ha sbagliato qui è mio padre” gli dissi.
“Sappi che io sono qui e ci sarò sempre Zoe, sempre.”

A quel punto mi diede un bacio e mi riabbracciò. Avevo paura, non sapevo cosa fare.
 
  
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