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Autore: Gloria Bennet    20/01/2013    10 recensioni
Bonnie si ritrovó a pensare a Damon, quello vero e, per puro caso o forse per destino, i suoi occhi si posarono sull'alta e stretta libreria a destra del camino. Tenendo in braccio il gatto si avvicinó e vide incise nel legno, all'altezza dei suoi occhi delle lettere. Formavano una parola, un nome. "DAMON"
In quel momento la serratura scattò...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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7. Oltre agli occhi

 

 

 

I could stay awake just to hear you breathing

Watch you smile while you are sleeping

While you're far away dreaming

I could spend my life in this sweet surrender

I could stay lost in this moment forever

Every moment spent with you is a moment I treasure

 

Don't want to close my eyes

I don't want to fall asleep

Cause I'd miss you baby

And I don't want to miss a thing

[Aerosmith]


 

 

 

 

Damon si svegliò sul letto di Bonnie. Veramente era il SUO letto. Guardò Bonnie dormire accanto a lui. La notte precedente, era entrato dalla finestra aperta e l'aveva vista stesa sul divano con Damon, ancora a dormire sulle sue gambe.

«A quanto sembra sceglie te per dormire» aveva detto, rivolgendosi al gattaccio.

Damon non gli piaceva. Ammetteva che a volte avrebbe voluto essere al suo posto per stare ancora più vicino a Bonnie, ma il più delle volte lo irritava il fatto che fosse così simile a lui. Era solo un gatto, dopotutto, ma lo infastidiva comunque. E poi, perché poteva dormire con Bonnie e lui invece no?! Senza pensarci, aveva preso tra le braccia l'esile corpo della streghetta, inspirando il suo profumo di muschio e poi l'aveva adagiata sul letto, sotto le coperte. I capelli rossi le scivolavano sulle spalle, incorniciandole il bel viso e, parte di essi accarezzavano il petto nudo di Damon.

Il moro la strinse a sé e sorrise, non appena il volto di Bonnie si lasciò cadere, quasi inconsapevolmente, sul suo petto. Le cinse la vita e inspirò il suo profumo dolce e delicato. L'avrebbe guardata tutta la notte.. O almeno quella era la sua intenzione prima di addormentarsi al suo fianco. Sembrava perso il tempo trascorso a dormire quando poteva ammirarla senza che lei glielo impedisse o gli mettesse imbarazzo. No, Damon Francesco Salvatore non si imbarazzava mai, ma gli dava fastidio essere interrotto dagli sguardi dolci di Bonnie perché sapeva che non avrebbe saputo resisterle ancora a lungo. E poi, anche se negli ultimi giorni se n'era dimenticato, c'era ancora il problema del suo segreto che doveva essere mantenuto tale e aveva paura di tradirsi ogni volta che lei lo guardava negli occhi.
Mentre questi e mille altri pensieri si inseguivano, Bonnie si svegliò. Gli occhi di Damon erano dentro ai suoi. Non gli disse nulla, lo abbracciò forte. Le braccia intorno al suo collo e il volto sulle sue spalle. Mentre con forza lo tratteneva a sé. E Damon sentiva il suo respiro affievolirsi.


 


 

Un abbraccio è tutto, o forse niente, dipende da te.

So solo che il pensiero del tuo corpo

sul mio da luce ai miei pensieri.
[Stephen Littleword]


 


 

«Ehi, calma, pettirosso» disse, mentre si godeva lo stritolamento del momento e il profumo che Bonnie lasciava su di lui.

«Damon, pensavo che non tornassi» esclamò lei, senza fiato.

«E come potrei lasciarti in balia di quella vecchiaccia?!»

Bonnie avrebbe voluto incenerirlo con lo sguardo, ma si limitò a continuare ad abbracciarlo, finché qualcuno non bussò alla porta. Damon si discostò da lei, sussurrandole «Vecchiaccia»

E, prima che lei se ne accorgesse, sparì dentro all'armadio proprio mentre la signora Flowers entrava zoppicando.

«Cara, oggi voglio mostrarti una cosa» Bonnie le sorrise

«Non vedo l'ora Theophilia»

«Ma cos'è questo odore?» chiese lei.

Bonnie la guardò, preoccupata. Come faceva a fiutare l'odore di Damon? Per un attimo temette che avesse scoperto la verità. Damon aveva sempre aggirato i suoi incantesimi, ma Theophilia si limitò a dire «Questo gatto ha un profumo così umano»

«Eh già» annuì Bonnie. «Allora tra dieci minuti sono giù da te»

La signora Flowers si voltò e richiuse la porta dietro di sé. Damon uscì dall'armadio ridendo. «Adesso quel gattaccio ha anche un profumo umano»

Bonnie lo guardò ridere. Era ancora più bello. Era raro vederlo ridere. I suoi denti erano perfetti, anche se stentava a mostrarli, a parte quando doveva azzannare la gola di qualcuno. In quel momento poi, il sole lo stava illuminando e sembrava una statua greca il cui marmo era esaltato dai giochi di luce. La sua pelle sembrava così luminosa e divina. E il suo fisico statuario sembrava ancora più perfetto.

«Sembra proprio che ci dobbiamo lasciare» esclamò, continuando a fissare la bellissima statua che aveva di fronte.

«Odio quella parola»

«Lasciare?»

«Sì, non porta a nulla di buono. Non voglio lasciarti»

La rossa arrossì. «Neanche io lo voglio, ma Theophilia non sa che tu sei qui»

Damon le si avvicinò «E se non me ne importasse?» chiese, mentre il suo viso si chinava sul collo di Bonnie per baciarglielo.

«Hai un sapore delizioso»

Bonnie lottò con se stessa, e lo prese per le spalle, allontanandolo.

«Damon, non é il momento adatto»

«E allora perché il tuo cuore continua a battere così veloce?» non si stava allontanando, si stava avvicinando, ancora.

«Perché...perché..» balbettò lei, ma prima che potesse ribattere, la bocca di Damon era sulla sua. «Stai zitta» le sussurrò mentre le teneva il viso tra le mani e la baciava con passione e dolcezza.
Quando le loro labbra incandescenti si staccarono il fuoco del caminetto si era ormai consumato. «Devo andare a fare la doccia e scendere da Theophilia»

«Anche io avrei bisogno di una doccia e di qualcuno che mi pulisca per bene» disse, col suo irresistibile sorriso sghembo. Bonnie lo fulminò con lo sguardo.

«Non mi sembra il caso, Damon» esclamò, imbarazzata.

«A me sembra eccome invece» la guardò, fingendosi offeso. «Il tuo rifiuto mi sta uccidendo» «Allora buona giornata, cadavere»

Prima che Damon se ne andasse, Bonnie gli diede un bacio a fior di labbra.

«E mi dovrei accontentare di questo?» chiese.

«L'attesa aumenta il piacere, vampiro dai bollenti spiriti»

Damon le sorrise.

«Secondo me l'attesa tormenta il piacere»

Bonnie gli sorrise e si voltò verso il bagno.

«A stasera e non farti tormentare dal piacere»


 


 

Lo sa come si fa a riconoscere se qualcuno ti ama? Ti ama veramente, dico?

Non ci ho mai pensato.

Io si.

E ha trovato una risposta?

Credo che sia una cosa che ha a che vedere con l’aspettare. Se è in grado di aspettarti, ti ama.

[A.Baricco]


 


 


 

Theophilia l'aspettava in cucina. Dopo aver fatto un'abbondante colazione, la guardò con severità: «Quello che ti voglio insegnare oggi è qualcosa che probabilmente sai già fare sulle cose inanimate, ma io voglio insegnarti a potenziarlo e, una volta che riuscirai a farlo sugli oggetti, potrai provarlo anche sugli esseri animati»

«Di che si tratta?»

«Lo scoprirai presto, cara»

Bonnie era incuriosita dalle parole di Theophilia e provava grande entusiasmo di qualunque cosa si trattasse. Non era un incantesimo e neppure una pozione. Riguardava il controllo della mente e il creare un legame con gli oggetti e/o le creature. E non serviva necessariamente il contatto tattile, l'unica cosa necessaria era il contatto visivo con l'essere in questione. La difficoltà consisteva proprio nel non poter toccare l'oggetto. Bonnie aveva già provato a farlo. L'ultima volta era stata con Damon per scoprire il suo segreto, ma si era dovuta servire di un incantesimo in quel caso. Quindi era elettrizzata al pensiero di potenziare i suoi poteri. La signora Flowers le portò una serie di oggetti personali e li posizionò sul tavolo.

«L'unica cosa che devi fare ora é concentrarti su di essi, uno per volta»

Bonnie si ripeté le parole della signora Flowers "Libera la mente!" "Concentrati!"

«e soprattutto, non perdere il contatto visivo» aggiunse Theophilia.

Bonnie focalizzò tutta la sua attenzione su un piccolo specchio. Non sapeva perché l'avesse scelto per primo, ma l'aveva attirata sin da subito. Era incorniciato da rose nere argentate che lo ricoprivano ai lati, conferendogli un'aria antica e classica. Cercò di seguire le istruzioni dell'anziana strega, ma non ci riuscì.

«Devi liberare la mente, cara. Completamente. Pensare che non ci sia nulla al di fuori di quello che stai guardando»

«Lo so, Theo. Ma é come se ci fosse qualcosa che mi blocca. Ho bisogno di toccarli. Non riesco a concentrarmi a tal punto da riuscirli a guardare soltanto e a capire che cosa ci stia dietro»

«Nessuno ci riesce la prima volta. Bisogna continuare a provare finché non si riesce a instaurare il “legame”» le sorrise

«Abbiamo tutto il tempo»

Bonnie ricambiò il suo sorriso «Hai ragione. É che mi innervosisco quando non riesco a fare qualcosa. Comunque a cosa servirebbe questo "legame" che si instaura?»

«A scoprire la vera natura delle cose»

Gli occhi brillanti di Bonnie assunsero una sfumatura più scura. Ciò significava che avrebbe potuto scoprire la vera natura di Damon, semplicemente guardandolo negli occhi? Di una cosa era certa, anche a costo di impiegarci tutta la vita, avrebbe imparato a instaurare quel "legame".

Era l'unico mezzo che aveva a disposizione per scoprire veramente l'anima di Damon, per conoscerlo fino in fondo. Il “legame” le avrebbe consentito di andare oltre ai suoi occhi, di raggiungere posti segreti che nessuno, finora, aveva scoperto. Damon faceva di tutto per nascondersi agli occhi degli altri, ma lei l'avrebbe svelato. Avrebbe tirato fuori quella parte di lui che, ancora non conosceva, ma che meritava di essere rivelata. Forse svelando quella parte di sé, il vampiro non si sarebbe più sentito “diverso” ed emarginato dagli altri.


 

Non mi scoraggio perché ogni tentativo sbagliato scartato è un altro passo avanti.

[Thomas Edison]


 


 


 

Intanto Damon, di ritorno dalla sua caccia, si sdraiò sul divano della sua camera e chiamò il fratello. «Auguri fratellino»

Stefan era sorpreso da quella chiamata.

«In che guaio ti sei cacciato?»

«Sei sempre sospettoso, così mi ferisci»

Stefan ridacchiò «Dovrei credere che mi hai chiamato per una nobile ragione?»

«Esattamente, infatti ti ho chiamato per farti gli auguri. É Santo Stefano, oggi»

«É la prima volta in cinque secoli di esistenza che mi fai gli auguri, che cosa ti é successo? Hai forse bevuto?»

«Non lo so, fratellino. La verità è che mi sento più dolce in questo periodo»

«Centra una donna?»

Damon ridacchiò. «Non ti smentisci mai, sospetti sempre qualcosa. Comunque sì, potrebbe centrare una donna»

«Ti conosco fin troppo bene Damon e io la conosco?»

«Può darsi»

«Avanti, dimmi di chi si tratta»

«Si tratta del motivo per cui sono tornato a Fell's Church»

«La signora Flowers?»

«Andiamo, Stefan. Non sono sceso tanto in basso»

«Allora penso di aver capito»

Bastò sentire il tono di voce del fratello per capire che stava sorridendo.

«E..?» gli chiese Damon.

«E sono felice che sia lei, qualunque incantesimo ti abbia fatto, ha funzionato»

«Come sei divertente. Vado a leggere adesso. A presto, fratellino!»

«Hai detto "leggere", seriamente? Non leggi da almeno cinquant'anni»

«E mi sottovaluti anche. É meglio per te riattaccare prima che venga a spaccarti la faccia»

«A presto Damon che legge dopo un secolo!»

«Vai all'inferno Santo Stefan»

Damon riattaccò con un sorriso ebete stampato in viso. Prese il libro che gli aveva regalato Bonnie e lo lesse. Era contento di aver sentito suo fratello ed era anche contento che lui gli avesse dato la sua benedizione. Non che ne avesse bisogno, lui faceva sempre e comunque quello che voleva, ma la benedizione di un Santo poteva anche portargli fortuna.

 

Quella sera, Bonnie era sfinita. Aveva provato a instaurare il "legame" in tutti i modi. Ma non ci era riuscita e l'unica cosa che era riuscita a guadagnarsi era un grande mal di testa. Non appena aprì la porta della camera, la ritrovò vuota. Si rattristò, ma cercò di non pensarci. Voleva sentire la sua migliore amica. Così, prese il cellulare e chiamò Elena.

«Bon, che sorpresa sentirti! Come stai?»

«Ciao Lena, sto alla grande. Anche se un po' mi mancano le nostre litigate e i nostri abbracci della sorellanza velociraptor»

«Anche a me, tanto. Ma tra poco ci rivedremo, giusto? E scommetto che hai tante cose di cui parlarmi»

«Più di quante ti potresti immaginare. Anzitutto ho lasciato Zander»

«Seriamente? Ma come stai? E perché l'hai fatto?»

«L'ho lasciato perché non sono più innamorata di lui e, per quanto possa sembrare assurdo, c'è sempre stato un altro»

«Penso di sapere di chi si tratti e ti ammiro Bon, davvero perché tu hai avuto il coraggio di scegliere, anche quando non era per niente facile. Io ci ho impiegato così tanto per farlo e posso dirti che appena fai la scelta giusta, ti senti meglio. Quindi hai scelto bene»

Bonnie si sorprese di sentire Elena dire tutte quelle cose. Oltre a Damon, anche lei sembrava essere maturata. Era come se stando lontani, compiendo strade diverse, avessero trovato la loro vera strada. Non c'era più niente di quello che c'era stato prima, tra loro.

«Sì, ho fatto la scelta giusta Lena. E ne sono felice. Parlarne con te la rende ancora più giusta..»

Bonnie non sapeva per quanto stette a parlare con la sua amica. Non si accorse neanche di Damon, che, nel frattempo, era tornato. Per distrarla si mise a sussurrarle nell'orecchio parole incomprensibili e di natura poco raffinata mentre le sue mani le accarezzavano le spalle.
La rossa si vide costretta a interrompere la chiamata e congedare la sua migliore amica, incapace di resistere allo sguardo e al tocco del vampiro.


 

Gli occhi molto belli sono insostenibili, bisogna guardarli sempre,

ci si affoga dentro, ci si perde, non si sa più dove si è.

[Elias Canetti]


 


 

«Damon! Ti sembrava il caso?»

Il vampiro, per nulla intimorito, continuò ad accarezzarle le spalle.

«Qualcuno si sta arrabbiando» le sussurrò all'orecchio.

«Qualcuno ti sta per incenerire, semmai»

«Mmm prospettiva allettante. Ho sempre desiderato diventare un bel pollo arrosto»

Bonnie si mise a ridere. Instaurare il "legame" era già di per sé difficile e se poi doveva farlo con Damon, era pressoché impossibile. La distraeva sempre. Non riusciva a restare lucida e anche in quel momento, mentre rideva e lo guardava nei suoi meravigliosi occhi scuri, capì che Damon era sempre stato l'unica eccezione.
Perché oltre ai suoi occhi, c'era la sua anima e lei restava senza parole ogni volta che riusciva a scorgerla.


 


 

Arriva fino a dove riesci a vedere e quando ci arriverai potrai vedere più lontano.
[Laura Fizgerald]




 

A/N

Eccomi qua, amati lettori :*

Vi chiedo scusa per non aver aggiornato prima, ma non ho proprio potuto!

Spero che questo settimo capitolo vi piaccia, almeno tanto quanto è piaciuto a me scriverlo.

Se avete domande e/o dubbi non esitate a chiedere e anche a rendermi partecipe delle vostre sensazioni ;)

Grazie mille a tutti coloro che continuano a mostrare entusiasmo per ciò che scrivo e a sprecare il loro tempo per leggere e recensire la storia! Vi sono immensamente grata.

Buona lettura,

Glo

   
 
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