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Autore: Alyx    20/01/2013    5 recensioni
Camille non aveva mai pensato che cadere al di là di una sbarra le avrebbe procurato tanti problemi.
Non aveva mai pensato che la pazzia della sua migliore amica l'avrebbe fregata così.
Non aveva mai pensato, semplicemente, di innamorarsi di Louis Tomlinson.
***
Ecco perché aveva tanta fretta di andare all'aeroporto Alexis.
Due parole.
One Direction.
Ed ecco perché non me lo aveva detto: per quanto mi stessero simpatici quei tizi non avrei mai rinunciato alla mia dormita domenicana.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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*Il mio banner figherrimo si muoooove! Siete gelosissime perché io ho un'amica figa come Writer96 che è un piccolo genio incompreso e fa queste cose impossibili. ❤ Grazie un milione, Vì. Questo capitolo è tutto per te.*

Are you brave enough?

Capitolo 3
School 



Scesi di corsa le scale di camera mia, afferrando il cappotto dal corrimano -non so esattamente perché fosse finito lì.- e per poco non ruzzolai di sotto.
-Hiram!- urlai. -Hiram muoviti! Siamo in ritardo!
Mio fratello uscì tranquillamente da camera sua e si sporse dalle scale.
Aveva i pantaloni neri slacciati, la camicia bianca stropicciata fuori dalle braghe e la cravatta a penzoloni sulle spalle.
-Hi! Muoviti!- lo esortai mentre mi chinavo ad allacciami la scarpetta della divisa.
La gonna nera mi arrivava alle ginocchia, la camicia stirata di fretta mi stava leggermente stretta nonostante il mio seno piccolo e stavo per entrare nel panico più totale. Come tutte le mattine.
-Sorella, calmati.
Davvero, davvero molto di aiuto mio fratello.
-Hiram! Le lezioni iniziano tra dieci minuti! Sbrigati!
Mi raccolsi velocemente i lunghi capelli castani in una coda alta. Hiram mi venne quasi addosso.
Lo fermai, lo girai verso di me prendendolo per le spalle e gli annodai la cravatta.
Finii di allacciargli l'ultimo bottone della camicia e, con fatica, gli chiusi la cerniera dei pantaloni.
-Dio, Hiram. Il tuo amico del piano di sotto è più sveglio di te!- protestai passandogli una mano nei capelli alzandomi leggermente sulle punte.
C'era poco da dire. Mio fratello era bello. Ci avevo messo solo 19 anni per accettarlo.
Aveva i capelli scuri, neri, leggermente lunghi e sempre spettinati.
Era altro, quasi dieci centimetri più di me, -fiera nel mio abbondante metro e settantacinque- e gli occhi azzurri brillavano birichini sotto i ciuffi ribelli.
Gli sbattei in pancia la sua tracolla mentre sghignazzava per il mio commento di poco prima.
-Siamo in ritardo!
Lui sbuffò.
Lo buttai fuori di casa, seguendolo poco dopo e girando due volte la chiave nella serratura.
Corsi giù per le scale, Hiram poco dietro di me che ciacciava nella tracolla e attraversammo di corsa la strada verso il college.
-Cami, hai un accendino?
Hi aveva afferrato una sigaretta. Mi strinsi la borsa addosso.
-Sai che non fumo.
Anche se ne avevo nella borsa. Erano di Hiram, lo giuro. 
-Dai, dammi l'accendino.
Corsi verso l'entrata dell'Imperial College, ignorando la sua richiesta.
-Ciao Hi! Ci vediamo a casa! Finisco alle 5!
-Ehi! Camille, dai! L'accendino!
Non lo ascoltai e lo seminai sulla rampa di scale.
Non feci in tempo a girarmi e ammirare dall'alto la sua faccia da ebete.
La campanella suonò.

***

Mi sedetti esausta al tavolo di Alexis a mensa.
Quella sbobba plastificata e insapore era orribile.
E dopo due anni non avevano ancora capito che ero vegetariana.
Feci scivolare il mio pollo nel piatto di Alexis che lo guardò disgustata e a sua volta si sporse verso il cestino.
I nostri polli scivolarono nella spazzatura.
-Mil! Ehi! Dove sei stata poi ieri?- biascicò Alexis ingoiando una patata.
Quando ero rientrata, dopo la telefonata con Louis la mia amica era già rientrata nel suo appartamento.
Quella mattina non avevamo avuto lezioni comuni, quindi era la prima volta che ci vedevamo dal pomeriggio precedente.
E ovviamente avevo evitato di dirle che uno dei suoi idoli mi aveva lasciato il suo numero di cellulare.
Mi strinsi nelle spalle giocando con una zucchina.
Avevo la nausea.
-Ho fatto un giro nel parco.
La mia amica assottigliò gli occhi. -Mmh, mi stai nascondendo qualcosa.
Ero proprio una pessima attrice.
Mi si tappò lo stomaco più di quanto non li fosse già, così feci cadere la mia forchetta e ciacciai nella borsa alla ricerca delle miei pillole contro il mal di stomaco.
-Sono solo agitata per la settimana prossima. Quell'arpia di storia mi interroga  su mezzo programma.- improvvisai.
-Sai che non ti credo.
-E allora perché mi chiedi cose su cui sai che ti mentirò?- commentai ingoiando la medicina.
Alexis non si diede per vinta.
-Scoprirò cosa mi nascondi...
-Allora mi anticipi le domande di storia?
Un ragazzo che ci chiese se volevamo comprare il giornalino scolastico, distrasse la mia amica.
Appena se ne fu andato ne approfittai per cambiare discorso.
-Hiram mi ha detto che sei andata a casa di corsa ieri. Un altro appuntamento?
Lei fece una smorfia.
-Sì.
-Chi era?
-Un mio compagno di spagnolo...
-Mmh, interessante. Come è andata?
-Devo dirti che a letto non è affatto male. Ha degli addominali...
-Alexis!- arrossii fino alla punta dei capelli. 
Come faceva a parlare così delle sue esperienze notturne davanti a tutta la mensa?
Lei si strinse nelle spalle inforcando una patata.
-Me l'hai chiesto tu! Comunque alla fine se n'è andato all'alba. Come sempre.
Sbuffai. -Sei tu che non cerchi delle relazioni normali.
Non riusciva a tenersi un ragazzo nemmeno se lo incollava al materasso.
Eppure era bella.
I capelli lunghi rossi, le facevano risaltare il viso spruzzato di lentiggini e gli occhi azzurri, puri come l'acqua. 
Aveva delle gambe favolose e non era messa male nemmeno a petto.
Aveva un seno grazioso, proporzionato al suo corpo snello.
Fece per ribattere ma la campanella la interruppe.
Adocchiai il mio orario.
-Io ho un'ora buca, adesso. Tu che fai?
-Mmh, ho Filosofia. Ci vediamo dopo a...?
-Biologia.
-A dopo Mil.
-Smettila di chiamarmi in quel modo!- protestai.
Lei si alzò e si incamminò verso l'uscita. -Scoprirò il tuo segreto, Mil!- urlò attirando l'attenzione di alcuni ragazzi dell'ultimo anno.
Si rivolse ai curiosi. -Ciao belli!
Scoppiai a ridere: mi fermai solo quando sentii Katy Perry urlare nella mia borsa.
Mi affrettai a uscire nel corridoio. La mensa era il luogo migliore per far sapere tutte le tue telefonate a tutti.
Anche il corridoio era ottimo, ma quando gli studenti erano di fretta -come in quel momento- nessuno si fermava a origliare.
Afferrai il cellulare mentre Katy iniziava il ritornello di Hot 'n Cold e aprii la comunicazione distrattamente, guardandomi intorno.
-Pronto?- chiesi.
-Non penserai di avermi spaventato col discorso di ieri, vero?
Per poco non mi venne un infarto.
-Louis! Perché mi hai chiamata?!
-Avevo voglia di sentirti.
-Ti avevo detto di smetterla!- puntualizzai. -E poi sono a scuola.
-Ma mi hai risposto.
Esitai. Non potevo dirgli che avevo ora buca. Mi avrebbe intrattenuta per i seguenti sessanta minuti.
-Sono in bagno.
-Stai mentendo.
-No.- cercai di rimediare. -Sono in bagno.
Lui rise.
-Certo. E cosa stai facendo?
Sbuffai. -Cosa fa di solito uno in bagno?
-A parte mast...
-Non pensarlo nemmeno.- lo interruppi in tempo.
L'ultima cosa che volevo era flirtare al telefono con quel tizio.
-Ti da' noia se dico mastur...
-Louis! Smettila.
-Ti da' noia?- insistette fastidioso.
-Sì. Mi da' noia. Adesso smettila. 
Lui rise. 
-Andiamo, Camille. So che non sei in bagno. E che non ti da noia la parola...
-Louis. Se lo dici riattacco.
-...che descrive la pratica sessuale consistente nel manipolare i proprio genitali per raggiungere l'orgasmo, quindi...
Feci una smorfia di disgusto.
-Ti sei bevuto un vocabolario?
-Quando ero piccolo. Obelix è caduto nel paiolo della pozione magica di Panomarix, io invece mi sono ingoiato un dizionario.
Trattenni una risatina. -Smettila.
-Lo so che ti ho fatto ridere.
-No.
-.
-Ho detto di no.
Non sentii quello che disse dopo.
Alexis comparve da infondo al corridoio, la borsa a tracolla.
-Ti devo lasciare! Non richiamarmi!
Chiusi la telefonata.
Alexis mi guardò stranita.
-Che succede? Chi era la telefono?
-Mio padre. Voleva sapere se Hiram ... sta studiando. Per l'esame di fisica... della prossima settimana.
Davvero, dovevo proprio prendere delle lezioni di recitazione.
Alexis mi guardò con sufficienza.
-Certo. 
Sorrisi tesa.
Armeggiai un secondo col cellulare, cancellai la cronologia e misi il silenzioso. Poi lo infilai nella borsa.
-Perchè sei ancora qui?
Lei continuava a guardami sospetta. 
-Dovevo andare in bagno...
Sentii il cellulare vibrare fastidioso nella borsa. Quel ragazzo era di marmo. Non capiva un'acca di quello che gli si diceva.
-Va bene. Ci vediamo dopo.
-Dove vai?
-A... A fare un giro. Ho caldo. Prendi il posto a biologia.- mi raccomandai avviandomi all'uscita.
-Camille...
-A dopo!
Me ne andai, lasciandola lì. Da sola.
Imbambolata.
Confusa.
Sapevo che presto avrebbe escogitato qualcosa con Hiram. Per farmi confessare.

***

-Dio, non capisci proprio niente!- sbottai aprendo la comunicazione del cellulare mentre scendevo di corsa le scale dell'uscita. -Ti avevo detto di non richiamare!
-Non mi avevi dato una spiegazione logica.
Sbuffai. La stupidità di quell'essere raggiungeva limiti disumani. -Non potevo parlare.
-Era arrivato qualcuno?
Esitai un momento. -Sì.
-Chi?
-Perchè dovrei dirtelo?- domandai appoggiandomi al muretto dell'istituto. Mi passò accanto un taxi.
-Sono curioso.
-Ti terrai la curiosità.
Ci fu un attimo di silenzio durante il quale pensai si fosse arreso e stesse per mandarmi al diavolo per sempre.
-Ti danno il permesso di uscire da scuola durante le lezioni?
Inizialmente non capii quel che voleva dire, poi mi diedi della stupida. Si sentiva benissimo il traffico della strada. Addio alla mia tranquilla ora di buca.
Sospirai, consapevole di essermi fregata da sola.
-Ho un'ora di buca.
Mi parve di vederlo ghignare. -Andiamo. Dimmi il nome del tuo college.
Ancora questa storia? -No.
-Dai.
-Ti ho detto di no.
Si fece silenzioso, immagino stesse cercando un modo per incastrarmi.
-Il tuo cognome?
-Perchè?- ero confusa. Poteva accedere in qualche modo ai miei dati personali?
-Non ti fidi di me?
-Ovvio che no. Perchè dovrei? Ti ho visto per tre minuti, a farla lunga, in tutta la mia vita. E non hai proprio una reputazione da santarellino.
-Se ti passo Liam, lo dici?
-No.
Ancora qualche secondo di silenzio. Mi scappò un sorriso immaginandomelo mentre cercava in tutti modi di trovare un modo per fregarmi. Cosa che non avrei mai permesso. Per quanto mi stesse simpatico.
Perchè sì. Non era male. Cantava bene, era simpatico, faceva ridere. Se fosse stato una persona normale sarebbe pure andato bene.
-Va bene, hai vinto tu. Almeno mi dici il tuo Twitter?- riprese allora.            
Sospettai che ci fosse sotto qualcosa, ma per quanto mi sforzassi non trovai nessun dato che avrebbe potuto localizzarmi.
Glielo borbottai confusa. Intanto pensavo di essere sicura che presto si sarebbe stancato di me.
Lo sentiti battere sulla tastiera.
Louis rise. -Molto probabilmente milioni di fan adesso ti...
-Non voglio sapere cosa faranno.- pigolai. Come prevedibile non mi calcolò.
-...ti invidieranno a morte.
Sospirai. -Che dispiacere.
Il ragazzo rise di gusto.
Mi scappò un altro sorriso -era contagioso quando rideva.- poi mi riscossi. Avevo detto niente distrazioni.
-Devo andare.- sbottai.
Si zittì bruscamente. -Perchè? Non è ancora passata un'ora...
-Devo andare.- ripetei più convinta.
-A che ora finisci?
-Non ti deve interessare.
-Ma perchè sei così sospettosa?- sbuffò seccato.
-Io, non ti conosco. Tu, non mi conosci. Smettiamola.
-Ancora questa storia?
Ero stufa. Sbuffai. -Non richiamare.
Riattaccai.

***

Quando l'ultima ora finì, ero distrutta. Il lunedì era sempre devastante.
Mentre percorrevo il corridoio principale, quasi vuoto a quell'ora tarda, controllai il cellulare.
7 chiamate perse.
3 nuovi messaggi.
Lessi quello di Alexis. Era uscita prima di me. Le occorreva aiuto per economia. Come al solito.
Scoprii che due delle chiamate erano sue. Le altre di Louis. E anche gli altri sms. Lessi velocemente poi mi affrettai a cancellarli. Non era raro che Alexis mi leggesse i messaggi. E non volevo rischiare.
Il primo diceva 

Sei davvero testarda. Ma non mi arrendo così facilmente. L.
                                                                                                           

Il secondo un semplice

Ci vediamo presto. L.

Sbuffai non cercando nemmeno di interpretarli.
Non l'avessi mai fatto.
Uscii dalla porta principale, per ultima come al solito. Mi immersi nella mia borsa cercando le chiavi di casa, che avrei dovuto aprire dopo poco.
Andai a sbattere contro qualcuno, che mi prese per le spalle.
-Ciao Camille.
Dio, perchè quella voce?!



(To be continued...)















Angolo dell'Autrice:
Ebbene sono qui puntuale come un orologio svizzero (?)
A parte il piccolo attimo di panico quando ho scoperto di non avere idea di come mettere il figherrimo banner di Writ (inchiniamoci davanti alla tanta pazienza di TheOnlyWay che mi ha salvata) visto che senza computer mi arrangio col tablet, sono sana e salva. Giusto un attimo assonnata ma viva. 
Avete visto: si muoooooove! (Sono più eccitata di una bambina a Natale.) Il mio banner si muooooove. :')
Writer96 ti sarò riconoscente a vita ❤
È stata proprio brava, vero gente? :3 Si muoooooove :D

Adesso torno seria. Allora. Il capitolo. 
È piuttosto striminzito e scracio, e più lo leggo più non mi convince, quindi non lo rileggo più che è meglio. Ahahah. 
No, dai. Poi migliora ve lo prometto :)

Ringrazio di cuore le fantastiche 5 recensioni (adesso vi rispondo eh. Ahaha) Writer96, WaitForIt, Trich, The_OwL_Gandalf e _had2bu. 
Grazie grazie grazie :') 

A domenica prossima, gente. (Se sopravvivo a questa settimana infernale di scuola... D:)
Ciao ciao :)
Alice 











   
 
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