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Autore: LoveKidrauhlForever    20/01/2013    6 recensioni
Questa storia parla di Emily, una semplice ragazza di 16 anni che come tutte le estati va due settimane da suo padre, a Milano. Ma in treno, fa uno strano incontro con un ragazzo...
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL PIANO
 
Lui mi tocca dolcemente i fianchi, mentre le nostre labbra non hanno la minima intenzione di staccarsi. In un momento, ho pensato se quello che stavo facendo fosse giusto. Insomma, non sono sicura di provare un sentimento nei suoi confronti. Ho pensato anche perchè non mi sono tirata indietro quando stava per baciarmi se non provo realmente nulla, potevo scostarmi e dire semplicemente "non me la sento" ma non l'ho fatto. Sono confusa, molto confusa. Da una parte mi piace essere in sua compagnia e potrei anche tentare di vederlo più di un amico, ma da una parte c'è una voce che mi ripete lo stesso nome: Justin. Quel ragazzo mi ha letteralmente rapita la prima volta che l'ho visto. Vorrei conoscerlo meglio ed in circostanze diverse da cui si trova ora.  
Finalmente le nostre bocche ritornano al loro posto. Si sente un forte imbarazzo nell'aria. Questa tensione viene distrutta, se così si può dire, dalla voce tremolante di Mike che cerca di parlare nascondendo l'imbarazzo dal suo volto e il suo leggero rossore delle guance, ma con un pessimo risultato. 
"Non volevo, mi dispiace...ora penserai che sono uno stupido. Ho agito senza prima pensare se tu provi qualcosa per me, come io lo provo per te, ma solo ora mi rendo conto che la cosa non può essere reciproca. Tu vuoi Justin, e anch'io sceglierei lui se fossi in te, perchè tutte le ragazze gli sbavano dietro. Quando camminavamo fianco a fianco nei corridoi della scuola prima delle vacanze estive, ogni ragazza si voltava verso di noi, ma guardava solo ed esclusivamente lui. Justin se ne accorgeva, ma non si è mai permesso di vantarsi o di rinfacciarmelo, anzi, mi ripeteva che prima o poi avrei trovato la mia anima gemella e che le femmine della scuola erano tutte stile "la do facile" e non gli piaceva nemmeno una. Questo perchè è cresciuto in una famiglia umile. Mi dispiace che ora è in questa orrenda situazione, perchè non se lo merita affatto" 
"Perchè ti senti minore di Justin? Ognuno ha le proprio qualità. Tu sei simpatico, dolce, e anche carino a dir la verità. Non esistono solo le ragazze della scuola, c'è tutto un altro mondo fuori. Scommetto che troverai la fidanzata perfetta, quella che ti amerà per come sei, perchè di ragazzi come te ce ne sono rimasti davvero pochi. L'unico obbiettivo dei ragazzi di oggi è portarsi ogni femmina che pesca a letto, o per scommessa o per passa tempo. Io non sono una di quelle che si fanno imbambolare così facilmente, non mi limito a vedere l'aspetto esteriore. Puoi essere bello quanto vuoi, ma se in quella testa non c'è cervello, arrivederci e grazie. Hai tutta la vita davanti, troverai la tua anima gemella, okay?  Pensiamo che questo bacio non sia mai esistito. Magari tu volevi un finale diverso, ma non provo... niente per te. Io ti voglio bene Mike, ma meglio che rimaniamo amici" 
Fa un cenno di approvazione con la testa. 
"Ho afferrato il concetto. Grazie per avermi aiutato con le tue parole, sei una ragazza davvero straordinaria, magari tutte fossero come te" 
"Grazie" dico con un sorriso. Apro le braccia e mi avvicino al suo petto. Lo stringo in un forte abbraccio di consolazione, è il minimo che posso fare.
"Stasera dobbiamo risolvere una volta per tutte la missione salvare Justin Bieber, ci stai signorina?" d'un tratto diventa felice e pronto a continuare la questione che avevamo lasciato in sospeso.
"Sì signore" porto la mano in orizzontale e obliqua sul lato della fronte, facendo come i soldati quando si rivolgono al loro capo. 
Scoppiamo a ridere, ma un po' troppo forte per i gusti della madre di Mike, che non sapendo della mia presenza, spalanca la porta della camera per vedere chi sta parlando con suo figlio. La sua espressione appena mi vede è alquanto inquietante. E' una donna sulla cinquantina, con capelli lunghi e neri fino le spalle. Non c'è traccia di un capello bianco, sicuramente ha la tinta. Ha dei pantaloni grigi fino al ginocchio e una maglia bianca a maniche corte con una scritta in inglese. Mi squadra dalla testa ai piedi, poi il suo sguardo si sposta verso Mike.
"Non mi avevi detto che avevi ospiti. Chi è lei?" 
"Un amica che ho incontrato in ospedale. Abbiamo fatto amicizia e dato che oggi l'hanno rimessa, ho deciso di invitarla qui. Lei ha chiamato i suoi genitori, e hanno detto che va bene"
Cavolo, mio padre. Dopo aver visto che non sono ritornata a casa a dormire, si sarà preocuppato e arrabbiato da morire. Controllo le chiamate perse nel telefono. Si capisce a malapena cosa c'è scritto, dato lo schermo rotto a causa della caduta, ma se la vista non m'inganna, c'è scritto "10 chiamate senza risposta".La conversazione tra Mike e sua madre continua
"Tranquillo, non avvisare... vabè, ormai è qui, non possiamo mica mandarla via. Ti piacerebbe fare pranzo qui da noi? Ho comprato abbastanza cibo per tutti" mi domanda. Diventa incredibilmente gentile, ma solo perchè ci sto io. Non faccio in tempo a rispondere, che continua a dialogare
"Ah, dimenticavo. Mi scuso se hai dovuto assistere al richiamo che ho fatto a Mike, ma l'ha combinata davvero grossa"
"Si, capisco" affermo "comunque, mi sono appena ricordata che ho molte faccende da fare, quindi meglio che ritorni a casa. Grazie dell'invito, ma devo proprio scappare" 
Con la coda dell'occhio vedo Mike incredulo che cerca il mio sguardo per capire il perchè di questa mia decisione. 
"Hai i vestiti sporchi... evidentemente a causa dell'incidente che hai avuto che ti ha fatto andare in ospedale. Magari ti potrei prestare qualcosa io, domani me la riporti"  dice la madre. 
"Si, grazie mille" 
"Bene. Aspettami qui, vado a trovare dei capi adatti alla tua misura" questa donna mi stupisce sempre più. Da una mamma spietata e severa di prima, a una mamma dolce e gentile che presta i suoi vestiti a una sconosciuta. Appena si allontana dalla soglia della porta, Mike mi sussurra
"Dove vai?"
"A casa. Mio padre si starà preoccupando un casino, ed ha tutte le ragioni del mondo per farlo" 
"Va bene, ma almeno dammi il tuo numero di telefono" 
Si alza di scatto e prende un foglio stropicciato dalla scrivania e la prima penna che capita. Gli detto il numero, prima che la madre ritorni nel nostro campo visivo. In mano ha un paio di jeans chiari e una maglia con le bretelle colorata. 
"Ecco qua. Credo ti vadano bene. Puoi cambiarti in bagno, in fondo a destra" prendo i vestiti e sussurro un "grazie".
Chiudo la porta dietro di me e mi vesto velocemente. Dopo aver fatto, mi dirigo verso la camera per salutare tutti.
"Bhè, grazie di cuore signora. Ora devo andare"
"Non devi darmi del lei, tranquilla!" 
"Ahah, va bene allora!"
"Non mi hai detto ancora come ti chiami"
"Mi chiamo Emily"
"Emily? Che bel nome! Bhè, vuoi un passaggio?"
"Se non ti disturbo..."
"No, affatto! Dai, ti faccio strada verso la macchina... Mike, torno subito" 
"Okay mamma... allora ciao, Emily"
"Ciao, Mike" 
Quando la madre si gira, io faccio segno a Mike di chiamarmi, e lui mi fa un cenno con il capo. Durante il tragitto in macchina,  dico alla madre da che parte deve andare, e allo stesso tempo mi chiede ad esempio quanti anno ho e che scuola faccio. La macchina si ferma, avanti a noi c'è casa mia. 
"Eccoci arrivati. Vieni a trovarci quando vuoi!"
"Lo farò sicuramente. Ci vediamo" 
Scendo dalla macchina e mi precipito a suonare ripetutamente il campanello. Sento i passi di mio padre avvicinarsi sempre più al portone. Quando lo apre, mi stringe in un forte abbraccio accompagnato da "Amore mio, dove sei stata? Non sai quanto mi sono preoccupato. Ti ho chiamato un migliaio di volte, ma non rispondevi. Raccontami, che è successo?" sono rimasta abbastanza sorpresa dalla reazione di mio padre. Credevo che si sarebbe infuriato, ma ha mantenuto la calma. 
"Entriamo in casa, ti racconto" in un primo momento ho pensato di raccontargli una balla improvvisata, ma abbiamo un rapporto speciale e mi fido di lui, perchè è un padre meraviglioso. Gli dirò la verità, gli racconterò quello che ho fatto ieri sera e tutta la storia di Justin.  Magari mi sbaglio, e si arrabbierà fino a non farmi uscire più di casa, oppure mi capirà. Voglio provarci. Ci sediamo intorno al tavolo. Comincio io a parlare.
Papà... cercherò di essere più chiara possibile. Quando ero in viaggio in treno per venire a Milano, ho incontrato un ragazzo di nome Justin. A primo impatto mi è subito piaciuto: occhi color nocciola, capelli biondi. Stava leggendo un libro. Mi siedo vicino a lui e cominciamo a parlare di che genere di libri ci piacciono, fino a che non arriviamo a destinazione. Appena il treno si è fermato, mi regala un libro di avventura, perchè gli avevo detto che era il mio genere preferito, e se ne va velocemente, tanto che sono dovuta scendere dal treno per chiedergli il suo nome"
"Questa è la risposta al perchè avevi quel libro nel bagaglio, e mi hai raccontato una balla dicendo che era un libro che ti aveva comprato la mamma"
"Esatto.." 
"Va bene, continua"
"Quando siamo andati a casa, ho scoperto che dentro al libro c'era un biglietto della lotteria. Allora mi sono messa alla ricerca di Justin per restituirglielo, ma non lo trovavo da nessuna parte. Il giorno seguente sono andata al mare con Beatrice e ho notato un gruppo di ragazzi, ma soprattutto uno, che era esattamente la copia di Justin. Mi sono avvicinata al gruppo chiedendo se c'era un certo Justin, e un ragazzo moro mi ha praticamente cacciata e mi ripeteva che non c'era nessun Justin, ma il ragazzo di spalle di cui ero convinta che era Justin non si girava. Dopo sono riuscita a prendere il numero di Justin grazie al ragazzo moro, dato che ne aveva le scatole piene di me che lo assillavo con domande riguardanti Justin, e gli ho promesso che dopo che mi aveva dato il numero non gli avrei mai più parlato. Ho provato subito a chiamare Justin, e ho sentito il suo presunto padrone che gli diceva di chiudere la chiamata perchè sennò lo avrebbe picchiato. Ovviamento lui l'ha fatto. La mattina dopo gli ho mandato un sms dicendogli se mi dava il numero di Mike, il ragazzo moro, perchè ero interessata a lui, cosa assolutamente non vera. Lui ha abboccato in pieno, ed ho creato una specie di appuntamento al buio con Mike, dicendogli di incontrarci al McDonald's, naturalmente senza dirgli chi ero perchè sennò non avrebbe accettato. Alla fine si è arreso, ha visto che sono una buona persona, e mi ha raccontato ogni particolare della vita di Justin. Adesso non ti sto a dire tutto, ma quello che devi sapere è che ora fa un lavoro spiacevole. Ogni sera, va in una via e insomma... prende un gruppo di escort e se le porta a letto. Questo per prendere un po' di soldi. Ti rendi conto cosa deve fare per sopravvivere? E' una persona umile, ma è costretto a fare ciò che non vuole per guadagnarsi qualche soldo. Io e Mike vogliamo aiutarlo a cacciarlo da questa situazione, così ieri sera l'abbiamo seguito con lo scooter di Mike, ma siamo caduti e Mike si è fatto male al ginocchio ed eravamo troppo distanti dalle nostre case, così siamo rimasti a dormire in una panchina. Ora eccomi qua. Dai, dillo pure. Mi metti in punizione, vero?"
"No, proprio per niente. Devo dire che sono fiero di essere tuo padre. Hai mai pensato a quante persone avrebbero fatto il tuo gesto? Secondo me, poche, anzi, nessuno. Dai tuoi occhi si capisce che vuoi aiutare Justin a tutti i costi, ed è per questo che ho un piano"

TO BE CONTINUED...
 
We, bellissimi! Ho postato presto il capitolo, non trovate? E per vostra immensa gioia, questa volta l'ho fatto molto più lungo di quei mini capitoli che sono solita a fare! Comunque, come vi sembra? Vi piace? I dialoghi sono poco realistici? Troppe cose messe insieme? Insomma, recensionate in tanti! c:
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