Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Light Rain    20/01/2013    4 recensioni
"Cercavo con tutta me stessa si rimanere aggrappata a quelle realtà che mi sembrava ancora di possedere. Ma non mi ero ancora resa conto che erano già diventate irraggiungibili". Questa è la storia di Annie Cresta, prima, durante e dopo i suoi Hunger Games
_SOSPESA_
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Annie Cresta, Finnick Odair, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Finnick mangia con la mano sinistra mentre con la desta stringe la mia.
è affascinante il modo in cui riesca in tutto ciò che faccia, è capace di essere elegante e composto anche maneggiando la forchetta di mancino.
Rimango ad osservarlo per qualche secondo mentre lui accarezza delicato il dorso della mia mano, poi il mio sguardo si sposta all’altro capo del tavolo: Mags sta costruendo una specie di casetta con dei grissini per illustrare a Lian il sogno che ha fatto stanotte, lui la ascolta sorridendo.
Il suo volto è rilassato, sereno. Questo fa si che anche il mio cuore si tranquillizzi un po’.
Mags sarà mentore anche quest’anno, di Lian naturalmente.
Io non ho avuto possibilità di scelta: Finnick si è imposto con così tanta forza per il ruolo che io non ho neanche tentato di dire la mia, comunque a me va bene così.
Cerco di scacciare i brutti pensieri e torno a fissare la mia zuppa: è di un verde pallido poco invitante, la consistenza a prima vista sembra corposa e vellutata ma il colore che mi riporta ai molluschi avariati e, i piccoli pezzi di verdura non identificati che galleggiano al suo interno, mi fanno indugiare.
—Annie non è che se continui a fissarla cambierà aspetto— mi rimprovera Lian con un sorriso.
Mi limito ad alzare lo sguardo per ammutolirlo.
—C’è talmente tanta roba— inizia Finnick —non ti incaponire su quella— mi fa notare lui.
—Oh no! Ho scelto questa e questa mangerò— ribatto decisa —a costo di stare qui tutta la notte— concludo tornando sulla mia cena.
Sento Lian ridere mentre Finnick mi fa il verso, seguiti immediatamente  dai rimproveri di Mags.
Se non fosse per gli urletti isterici di Cloud che mi rimbombano nelle orecchie sarei abbastanza sicura di trovarmi a casa mia, nel Distretto 4, nel bel mezzo di una simpatica cenetta in famiglia.
Posso quasi sentire la voce di Riza che mi racconta dei suoi progressi riguardanti  la sua fobia per le formiche, sento discutere mio zio e mio padre per decidere l’orario ottimale per uscire la mattina seguente in barca, vedo Judianna piroettare su se stessa per mostrarmi il nuovo vestito comprato nel pomeriggio, percepisco il calore di Finnick al mio fianco.
E fortunatamente questa parte è vera, fortunatamente lui è sempre qui con me.
Stringo forte la sua mano e torno rassegnata sulla zuppa, dopo esserci scrutati per un altro minuto decido di affondarvi il cucchiaio e gustarne il sapore: la consistenza è piacevolmente mordida e, con mia grande sorpresa, anche il sapore non è male. Con il secondo cucchiaio inizio a capire che è fatta con gli asparagi, il che spiegherebbe il colore, ma ci deve essere anche dell’altro dentro, forse del formaggio.
—Era poi così mostruosa?— chiede Lian.
—In effetti è molto buona— ammetto ingoiando un altro cucchiaio.
Dopo averla finita il mio sguardo si sposta sul tavolo imbandito davanti a me a cui, fino ad ora, avevo prestato poca attenzione. C’è praticamente di tutto: altri tre tipi di zuppa, carni succose e dall’aspetto invitante, verdure di qualsiasi genere ricoperte di chissà quale salsa, pesci abbondantemente conditi, dolci che non ho neanche mai visto.
Nonostante non abbia mai patito la fame la vista di questa cena mi sconvolge, a casa mia tutti questi piatti avanzerebbero anche se ci fossero il doppio delle persone.
Poi penso alla popolazione dei Distretti 11 o 12 e mi paralizzo di colpo. Là muoiono perchè non hanno neanche un pezzo di pane, almeno credo che sia così perché ogni anno mi sembrano sempre più scarni e deperiti, ed invece a Capitol City molto probabilmente buttano via la roba da quanta ne hanno.
Non mi stupisco, dopotutto si divertono guardando dei ragazzi che si uccidono a vicenda.
Presa dal disgusto improvviso verso la capitale mi abbandono rassegnata sulla mia sedia bevendo dell’acqua a piccoli sorsi.
Dopo poco Finnick se ne accorge, mi guarda titubante.
—Mi si è chiuso lo stomaco— gli dico semplicemente.
Lui annuisce pensieroso, per poi tornare al banchetto davanti a noi.
D’un tratto posa la sua forchetta, afferra il mio piatto vuoto e abilmente, con una sola mano, inizia a riempirlo di cibo, una volta colmo me lo posa davanti.
—Questo sa di casa— mi dice tranquillo.
Io osservo il mio piatto: c’è dell’insalata di polpo con delle patate, dei piccoli gamberetti fritti in una crosticina dorata e dei filetti di pesce grigliati. Mentre sto per sollevare lo sguardo lui deposita davanti a me un’altra ciotola al cui interno vi è una fumante zuppa di pomodoro con molluschi e pesce.
Finnick mi conosce troppo bene.
Sorrido alla vista della mia cena così ricca di fugaci ricordi, stringo forte la sua mano e, poco alla volta, riprendo a mangiare: un boccone di quello, un morso di quell’altro, assaporo quei gusti così famigliari con una piacevole soddisfazione.
Non so quante altre volte mi sarà permesso mangiare del pesce e poi se voglio essere in forma per i giochi sarà meglio non rimanere a digiuno, non ci tengo a svenire durante gli allenamenti.
Così finisco il mio piatto grazie all’appetito riacquistato a forza e la mano di Finnick che stringe saldamente la mia, come sempre.
Dopo aver gustato un qualche tipo complesso di dessert al cioccolato tutti noi ci spostiamo in un altro vagone per assistere al riepilogo delle mietiture, non sono molto entusiasta ma quelle persone tenteranno di uccidermi, di ucciderci e dobbiamo essere preparati a quello che dovremo affrontare.
Ci accomodiamo su un morbido divano, io mi appallottolo di fianco a Finnick mentre lui mi cinge le spalle, Lian si siede all’altro capo seguito da Mags e Cloud che, dopo aver camminato istericamente avanti ed indietro per il vagone, si siede con una certa riluttanza accanto a me.
Credo mi odi, in qualche modo, io la ignoro semplicemente.
Dal Distretto 1 si offrono entrambi volontari, una ragazza dai lunghi capelli corvini ed un ragazzo dall’aspetto mostruosamente massiccio. Dal due per le ragazze non ci sono volontari, mentre per il tributo maschile si offre un ragazzo minuto dai cortissimi capelli biondi con uno sguardo talmete freddo che mi gela il sangue. Alla mietitura del tre non presto molta attenzione, un po’ perché vengono estratti due poco minacciosi, un po’ perché la mia testa è già volata al Distretto seguente, il nostro.
Vedermi salire sul palco è molto più difficile di quanto mi aspettassi: sembro un’automa che cammina a scatti verso il patibolo, il viso è bianco come un lenzuolo e gli occhi sono persi in qualche irrazionale pensiero.
Come se non bastasse inquadrano Riza che cerca di trattenermi a se mentre dei Pacificatori mi tirano via, il suo volto è rigato di lacrime e urla qualcosa che non riesco ad afferrare.
Ma il colpo di grazia arriva alla lettura del nome di Lian, oggi mi ero persa qualche pezzo, ma grazie a questo magnifico montaggio ho l’occasione di vedere in ogni angolazione il mio migliore amico uscire dalla sua fila e salire lentamente sul palco.
Posso quasi sentire il mio cuore uscire dal petto ed infrangersi sul pavimento, in effetti la mia faccia sullo schermo è esattamente quella di una persona a cui è appena scivolato il cuore via dalle mani.
Il braccio di Finnick mi stringe con più forza a se.
Assistiamo silenziosi alle altre mietiture: il ragazzo del Distretto 5 scoppia in lacrime alla lettura del suo nome, quello del 7 è poco più di un bambino e mi incupisco solo a vederlo salire sul palco. Sorprendentemente dal 10 si offre volontaria una ragazza dal viso affilato e spigoloso, sembra molto a suo agio davanti a tutta la sua gente. I tributi degli ultimi due distretti sono talmente malconci che non gli presto neanche molta attenzione.
Una volta finita la trasmissione la prima cosa che faccio è voltarmi verso Lian, lo sorprendo già a fissarmi.
Lui mi sorride leggermente, tento a mia volta di assumere un’espressione rilassata, ma temo di non riuscirci.
Tre delle persone a cui tengo di più sono su questo treno insieme a me, avrò la fortuna di vederle ancora per qualche giorno, le altre non so se le rivedrò un’altra volta.
D’un tratto sorge in me una preoccupazione.
—Lian i tuoi sono venuti a salutarti?— chiedo di getto al mio migliore amico.
Una domanda abbastanza stupida, ma ho bisogno di sapere che ha incontrato tutti quelli a cui vuole bene.
—Sì— risponde lui —loro, mia sorella e Riza— conclude sorridendo alla pronuncia dell’ultimo nome.
—Come ti è sembrata?— chiedo subito, sono già logorata dalla nostalgia.
—Più isterica del solito— ride lui.
Sorrido anche io, perché mia cugina è un mix imprevedibile di emozioni: prima è tranquilla e riflessiva ed un minuto dopo sta correndo per tutta casa urlando cose senza senso.
—A salutare te è venuto anche Thom?— domanda improvvisamente Lian.
Annuisco.
—Non mi piace quel ragazzo, ti gira troppo a torno— continua lui.
—Non è vero!— ribatto.
—Penso abbia una cotta per te— prosegue il mio amico.
—Ma cosa dici!— urlo irritata.
—In effetti Annie devi ammettere che ti fa una corte spietata, nonostante tu sia fidanzata— interviene Finnick —penso che un giorno di questi gli spaccherò il naso— conclude deciso.
—Sarebbe una gran bella idea— approva Lian divertito.
—Voi due vi siete bevuti il cervello— dico alzando gli occhi al cielo.
—Uomini— sospira Mags rassegnata.
Ma mi fa sorridere l’idea di Finnick che spacca il naso a qualcuno solo perché mi fa la corte, da soddisfazione sapere che sarebbe disposto a farlo. 
—A proposito di Thom, l’ho visto al Palazzo di Giustizia mentre parlavate, cosa voleva?— chiede Lian.
Mi volto pronta a rispondere, ma la domanda non è per me, è per il mio fidanzato.
—Ha voluto fare una specie di patto— dice Finnick con tono svogliato.
—Che patto?— chiedo subito.
—Niente di importante— mi risponde semplicemente.
Poi mi stringe a se e mi bacia sulla fronte.
—Io so cosa devo fare— sussurra spostandomi un ciuffo di capelli dietro l’orecchio.
Vorrei chiedergli di cosa sta parlando ma la voce stridula di Cloud mi interrompe prima che possa farlo.
—Bene ragazzi, ora andate a riposare perché domani sarà una grande giornata e vi voglio tutti freschi come boccioli di rosa— annuncia entusiasta.
Nessuno ribatte, stiamo tutti morendo dal sonno, anche se dubito che riuscirò a chiudere occhio stanotte.
Ci salutiamo e lentamente ci dirigiamo ognuno nelle proprie cabine.
Io afferro la mano di Finnick e mi lascio guidare da lui mentre ci spostiamo in un altro vagone, poi si ferma davanti ad una porta e la apre, stiamo per entrare quando la voce di Cloud ci ferma.
—Cosa fate voi due?— chiede con tono irritato.
—Andiamo a dormire, come hai detto tu— risponde Finnick.
—Nella stessa stanza!— ci fa notare lei incredula.
—Sì Cloud, nella stessa stanza— ribatte Finnick —perché siamo fidanzati e dormiamo nello stesso letto— conclude deciso.
Mi strascina dentro e chiude la porta alle sue spalle, ma sento ugualmente la nostra accompagnatrice mentre istericamente parla da sola sul fatto che tutto questo sia assolutamente disdicevole.
Io mi abbandono sul letto mentre Finnick armeggia nei cassetti di un mobile.
—Mi odia— dico rassegnata, non che la cosa mi importi ma mi infastidisce molto.
—Non ti odia— mi risponde lui ancora occupato a rovistare un po’ ovunque.
—Vuoi un pigiama?— chiede —perché questa è la mia stanza e non ci sono vestiti da donna, se lo vuoi vado a cercartene uno— domanda voltandosi.
—Niente pigiama— rispondo pigramente accarezzando il lenzuolo morbido del letto.
—Cloud non ti odia— continua Finnick intento a sbottonarsi la camicia —è di Capitol City, ha semplicemente qualche rotella fuori posto— conclude gettando l’indumento in un angolo della stanza.
Anche Finnick rifiuta il pigiama, non ricordo di avergnene mai visto indossare uno, così ci infiliamo entrambi nel letto con addosso solo la biancheria intima.
Mi sforzo di pensare ad altro ma gli Hunger Games invadono la mia mente non appena nella stanza cala il silenzio, non posso fare a meno di analizzare i volti dei tributi che ho visto questa sera: naturalmente i più temibili sono quelli dei Distretti 1 e 2, addestrati da quando erano in fasce ad ammazzare gente.
Rabbrividisco al solo pensiero, sono loro i Favoriti di quast’anno.
—Finnick io sono una favorita?— chiedo d’impulso.
Mi rigiro nel letto per guardarlo negli occhi, i nostri nasi sono a pochi centrimeti di distanza e la sua mano non lascia mai il mio fianco.
—Sai lanciare coltelli in modo letale, sei agile, veloce, intelligente, bellissima ed hai me come mentore— risponde lui —sei sicuramente una favorita— conclude avvicinandosi fino a far toccare le nostre fronti.
Vedo i suoi occhi verde mare risplendere nella notte buia, sento il suo respiro regolare sulla guancia ed il suo corpo caldo vicino al mio e gli sono infinitamente grata per questo, perché senza lui non saprei come fare.
—Grazie— sussurro debolmente.
—Per casa?— chiede lui confuso.
—Per tutto— rispondo dopo averlo baciato dolcemente.
Lui allontana un po’ il suo viso per vedermi meglio, mi scosta i capelli dagli occhi e mi guarda, sofferente.
—è colpa mia Annie— mi dice dopo qualche istante, con la voce spezzata —se sei stata estratta— ora i suoi occhi sono lucidi alla luce della luna.
—Ma cosa dici?— lo interrompo io, prima che possa dire altre cavolate.
—Annie quante possibilità ci sono che uno dei miei migliori amici e la mia fidanzata vengano estratti lo stesso anno alla mietitura?— mi fa notare lui con un tono più duro —quante possibilità ci sono?— ripete.
Io scuoto la testa.
Non può essere come dice lui, la nostra è solo sfortuna, terribile sfortuna.
—Devo aver fatto qualcosa di sbagliato ed allora ha deciso di farmela pagare— prosegue lui, disperato, alzandosi di scatto dal letto.
—No Finnick! Il mio nome è stato estratto dalla boccia tra migliaia di altri foglietti, esattamente come quello di Lian— intervengo alzandomi a mia volta.
—Credi davvero che il Presidente Snow non sia capace di truccare la mietitura?— mi dice Finnick, visibilmente scosso.
—Non hai prove che sia così— ribatto decisa.
—Quali altre prove ti servono Annie?— scatta lui deciso —si diverte a mandare a morte ogni anno decine di ragazzi, vende il mio corpo come fosse un oggetto ed ha minacciato più volte le persone che amo! Quali altre prove ti servono?— mi chiede nel panico.
Quelle parole mi esplodono in faccia in pochi secondi, per il Presidente Snow non sarebbe un problema manomettere qualche mietitura, dopotutto è la persona più potente in tutta Panem.
Possibile che sia davvero una ritorsione contro Finnick? Possibile?
—Non è colpa tua, è colpa sua— dico semplicemente.
—No Annie! Devo aver sbagliato qualcosa, così ha deciso di mettere in pratica le sue minacce— urla Finnick —è colpa mia, per forza, non ci sono altre spiegazioni— conclude infilandosi le mani nei capelli.
A piedi nudi cammino avanti e indietro per la stanza cercando di trovare un senso logico alle sue parole, e lo trovo, ma non mi piace: perché il suo discorso non fa una piega, potrebbe essere andata tranquillamente in questo modo. 
Ma Finnick non si deve sentire responsabile, per nessuna ragione.
—Torna a letto, stai prendendo freddo— mi dice lui con tono più rilassato interrompendo il flusso dei miei pensieri.
Mi volto e lo vedo in mutande appoggiato al comodino.
—Senti chi parla, tu sei mezzo nudo— ribatto.
Restiamo a fissarci per qualche istante, senza dire niente, poi decido che non vale la pena stare a discutere ancora su questo argomento.
Mi avvicino a lui a piccoli passi, gli afferro delicatamente la mano e lo trascino verso il letto, con mia grande sorpresa non oppone resistenza e insieme ci infiliamo sotto le coperte.
—Non serve a niente continuare a pensarci— dico in tono tranquilla —quindi ora dormiamo perché ci aspettano dei giorni impegnativi e non mi sarai utile se continuerai a sentirti in colpa per cose che ormai appartengono al passato— concludo giocherellando con i suoi capelli.
Lui annuisce, ma il suo volto è ancora titubante.
Allungo il collo e lo bacio, le sue mani lasciano lente i miei fianchi e si appoggiano delicate sul mio viso, accarezzandolo lentamente. 
—Ti amo così tanto, lo sai?— sussurra sulle mie labbra.
—Ti amo tanto anche io— dico baciandolo un’ultima volta per poi rintanarmi tra le sue braccia così forti e calde.
Ho detto a Finnick che è inutile incaponirsi sul passato, ed è vero, ormai nessuno può cambiare il corso degli eventi, nessuno potrà impedire a me e a Lian di scendere in quell’arena.
Ora l’unica cosa che posso fare è essere pronta per ciò che ci aspetta, essere pronta per i giochi, dove io e Lian rischieremo la vita, dove uno deve morire se l’altro vuole tornare a casa.
Ed è con questo pensiero che cado tra le braccia di Morfeo, con la consapevolezza che non c’è modo di prepararsi a tutto questo.
 
Quando mi sveglio l’altro lato del letto è freddo.
Allungo la mano per cercare Finnick, ma trovo solo il lenzuolo spiegazzato.
Fuori il cielo è ancora abbastanza buio, deve essere da poco sorto il sole.
Stancamente mi giro sull’altro lato e sorrido alla vista di Finnick voltato di spalle, deve essere uscito da poco dalla doccia: indossa già dei pantaloni grigi, ma il petto è nudo e i capelli ancora bagnati.
Ho l’occasione di perdermi per qualche istante nella sua schiena assolutamente perfetta prima che lui mi scopra.
—Ti ho svegliata?— domanda preoccupato.
—No— rispondo sbadigliando.
Stanotte avrò dormito sì e no qualche ora, non ho fatto altro che rigirarmi per il letto ed ora sono stanchissima, talmente a pezzi che non so neanche se riuscirò ad alzarmi.
Francamente non ne ho la minima voglia, perché la giornata non si prospetta essere molto allegra, almeno per me. Sono sicura che gli abitanti di Capitol City non vedono l’ora di studiare da vicino i tributi di quest’anno.
Finnick si avvicina e mi bacia delicato, mi dice che è ancora presto e che ho tutto il tempo per andare a farmi una doccia per poi fare colazione.
Annuisco mettendomi a sedere lentamente sul letto, mi stiracchio un po’ mentre lo osservo abbottonarsi una camicia candida quanto il latte.
Pigramente mi dirigo in bagno, mi spoglio ed entro infreddolita dentro la doccia.
Apro immediatamente il getto d’acqua che arriva piacevolmente caldo sulla mia pelle, mi riporta indietro al mio Distretto, alle lunghe giornate estive passate sulla spiaggia nuotando nel mare salato così a me tanto familiare. Per quanto ami poter sentire la terra sotto i piedi, l’acqua è sempre stato il mio elemento.
Naturalmente quella che scende dalla doccia non è neanche paragonabile a quella delle onde del mio Distretto.
Mi lavo in fretta ed esco dalla cabina, pettino i lunghi capelli aggrovigliati e me li asciugo cercando di essere il più rapida possibile, una volta pronta mi infilo nel vestiro della mietitura e torno in camera da letto.
Finnick mi sta aspettando seduto sul letto, i suoi occhi sono fissi sul pavimento e le mani sono giunte posate saldamente sopra le ginocchia.
—Andiamo a fare colazione?— propongo io.
Passano svariati secondi prima che mi risponda.
—Annie tra poco saremo a Capitol City e voglio che tu sia pienamente consapevole di quello che ti aspetta— inizia lui alzandosi lentamente dal letto —non sarà piacevole anzi, ti distruggerà, fisicamente e psicologicamente— prosegue avvicinandosi a me —non esiste cosa più lacerante e voglio anche che accetti il fatto che in quell’arena solo uno sopravvive, se tu vuoi tornare a casa tutti gli altri devono morire— dice prendendomi il volto tra le mani —tutti gli altri— ripete guardandomi dritta negli occhi.
Mi paralizzo.
Finnick non può volermi dire questo, Finnick non mi sta dicendo che Lian deve morire, Finnick non riuscirebbe neanche a pensare una cosa del genere, Finnick non me lo direbbe mai, Lian è mio amico, Lian è nostro amico, Finnick non vorrebbe mai Lian morto anche se questo significherebbe salvare la mia vita, Finnick non lo vorrebbe mai, vero?
Cerco una risposta nei suoi occhi, ma riesco solo a vedere la loro determinazione.
Finnick non può pensare che io possa mettere me stessa davanti al mio migliore amico, perché io non ho pensato neanche per un secondo di farlo, neanche per un secondo.
—Annie ascoltami— prosegue lui.
—No Finnick. No!— dico io liberandomi dalla sua stretta —tu non puoi chiedermi questo! Non puoi chiedermi di scegliere tra me e lui, non puoi!— grido isterica.
—Ed infatti non ti sto chiedendo questo!— scatta subito lui —non potrei mai, perché so che non mi daresti ascolto— continua con tono più calmo.
Che stupida che sono stata.
Finnick mi conosce troppo bene, sa ciò che mi passa per la testa, non farebbe mai una cosa del genere.
—Io non ti sto chiedendo di scegliere tre te e lui— prosegue Finnick —io ti sto chiedendo di scegliere tra me e lui— conclude.
Le sue parole mi colpiscono come un pugnale dritto nel petto.
—Tu non c’entri niente in tutto questo!— urlo io.
—Perché credi davvero che se tu morirai io me ne tornerò tranquillo a casa, Annie?— grida Finnick —credi davvero che non morirò insieme a te in quell’arena?— mi chiede disperato.
Io scuoto la testa, incapace di formulare una frase sensata.
—Non posso permetterlo, ma so che tu saresti disposta a farlo, tu moriresti per Lian— mi dice lui —ma io voglio che tu sopravviva Annie— prosegue venendomi incontro —se perdi non avrai niente, se vinci avrai me— mi dice convinto.
—Se perdo Lian sopravvive!— grido.
—Se perdi io muoio!— risponde con forza.
Rimango impietrita udendo le sue parole.
Finnick sa che l’unica cosa che può mettere in discussione Lian è lui, perché è la cosa più importante che ho.
—Quindi scegli, o me o lui— mi dice convinto.
Finnick mi conosce troppo bene.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Mi scuso con voi per il ritardo, ma sono stata veramente troppo impegnata.
Spero che questo lunghissimo capitolo vi sia piaciuto.
Fatemi sapere cosa ne pensate
Alla prossima, tanti baci
Light Rain
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Light Rain