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Autore: Aiyana    21/01/2013    1 recensioni
L'attenzione del conte fu subito attirata dalla nuova domestica che stava pulendo le scale in quel momento. I suoi capelli rossi uscivano dalla cuffia che le era stata data per lavorare.
Non appena la vide alzarsi e prendere il secchio dell'acqua e scendere le scale capì che quella ragazza nascondeva qualcosa. Poteva dire a tutti di essere una semplice domestica. Ma il portamento perfetto e le mani curate dicevano l'esatto opposto.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Vivi ogni attimo fino in fondo perchè molte cose capitano

una volta sola nella vita.

 

-Anonimo

 


-Pulizie

 

 

***

 

Il giorno dopo Zoya cominciò a lavorare. Era un tipo di lavoro che non aveva mai immaginato esistesse, non come essere inserviente all'ospedale a San Pietroburgo e nemmeno cameriera nel campo di transito a Costantinopoli. Fra le soffitte dall'aria viziata dove abita la servitù, sotto le balaustrate e le sculture, e le cucine, le dispense e le cantine che correvano come catacombe sotto la struttura della casa, c'era un mondo che non conosceva né un piano né l'altro. Lì c'erano le grandi sale di rappresentanza: Il salone dell'oro, la famosa biblioteca e la sala da musica. Proom assegnò Zoya alle pulizie primaverili di quelle sale, sbarrate e oscurate durante la guerra.

" Non durerà due giorni " profetizzò Louise, la rossa e acida capodomestica.

" Vedrete, se ne tornerà a casa sua con la coda tra le gambe prima della fine della settimana ".

Peggy e la sorella Pearl, invece, non ne erano poi tanto sicure. La ragazza russa negli occhi aveva un qualcosa.

Il primo giorno Zoya si alzò alle cinque e mezzo, ferrò un pezzo di pane con la marmellata nella sala comune e per le sei, tenendo stretta la sua sacca da domestica, aveva già seguito Louise, Peggy e James, carichi di secchi, scale, bidelli e spazzoloni, fino alla biblioteca. 

Quella di Villa Dupont era famosa in tutto il mondo. Gli scaffali di legno citronnier, il tavolo a piede centrale e le scrivanie erano state fatte da un'ottimo artigiano ed erano considerate le sue opere migliori.

" Che bellissima sala! " esclamò Zoya, solo per ricevere un'occhiataccia da Louise, che stava versando di buona lena della soda in un secchio.

La giornata fu estremamente lunga, per l'ora di pranzo le faceva male ovunque, nel tardo pomeriggio, spostando al sicuro un portaritratti d'argento, si ritrovò a fissare per la prima volta quel conte che tutti aspettavano da tempo.

 

 

Al suo terzo giorno a Villa Dupont, Zoya scoprì che il maggiordomo, tanto regale e autorevole nella sala comune, pativa accanto a una madre costretta a letto e profondamente eccentrica, con cui divideva un cottage nella zona delle scuderie.

 

 

Zoya passo a Villa Dupont una settimana prima di incontrare un membro della famiglia. Oltre a Lady Mary Westerholme, la contessa madre, da molti anni la tenuta dava rifugio al nobiluomo Sebastien Frayne, prozio dell'attuale conte. Essendo il giorno libero di Louise, le istruzioni su come portargli il tè vennero date a Zoya.

" È meglio se ascolti fuori dalla porta " le disse Peggy. 

" Ci sarà della musica che viene dal grammofono. Se è quella roba forte, con tutti i lamenti e le donne che gridano, allora devi fare attenzione. Specialmente se ce n'è una che si chiama L'Ibbestò o qualcosa cosÌ. Se suona quello, devi tenere il vassoio fra te e lui, posarlo e poi scappare via. Ma se invece è quella roba da chiesa, allora puoi fare due chiacchiere. Non va mai più il là di un pizzicotto o un a palpata, ma con fatto che non c'hai l'abitudine… "

A Zoya caddero le braccia quando, fermandosi fuori dalla porta sentì le note dell'inconfondibile aria del Liebestod.

Il nobiluomo Sebastien era allungato su un grosso divano Chesterfield, gli occhi chiusi per l'estasi, le mani giunte sulla grande pancia. Era sull'ottantina e raramente usciva dalla sua stanza, che ricordava la tanta di un tasso appassionato di musica.

" Le ho portato il tè, signore " disse Zoya sopra la potente voce della soprano

" Appoggia il vassoio qui " disse scaltro il signor Sebastien, spostandosi verso il  bordo del sofà e dado delle leggere pacche sul tavolino basso accanto a sè.

Zoya stava in piedi al centro della stanza, i grandi occhi verdi luccicanti, ad un tratto ruppe il silenzio. " Oh… dice quello che vuole, ma è un movimento bellissimo ".

" Vieni qui " disse il signor Sebastien, il cui sguardo, sotto le folte sopracciglia bianche, era tagliente come un rasoio.

" Fermati un'attimo ad ascoltare " disse lui senza toccarla

" È quasi finita. Siediti ". 

" Non devo sedermi " disse Zoya " Sono la domestica ".

Alla fine del pezzo sospirò profondamente e guardò il signor Sebastien con riflessa in viso l'espressione acquosa di qualcuno che è appena tornato da un altro mondo. " È gentile da parte sua permettermi di stare ad ascoltare "

" Lei è stato un musicista professionista? " chiese.

" Avrei voluto. Suonavo il piano e il violoncello e componevo anche un po'. Credo che il giovane Mark abbia preso da me l'amore per la musica. Ma non me lo permisero. A quei tempi l'aristocrazia on permetteva ai proprio figli di fare cose sensate e io ero troppo debole per ribellarmi.

" Oh, lo so, è mostruoso! " disse Zoya. " Anch'io ho sofferto così. Volevo tanto essere una ballerina, ma non me l'hanno permesso.

" Ho anche dei balletti.. Lo schiaccianoci.. la bella addormentata.. "

 

 

(…)

 

Tornando di sotto mezz'ora dopo, Zoya fu accolta da un capannello di facce interessate. " Allora ti ha palpata, eh? " disse Peggy. " Be', io ti avevo avvista ".

" No, no. Non mi ha nemmeno toccato " disse lei assente " È perché non sono bella! " esclamò tragica. La signora Park la interruppe e con dolcezza le disse:

" Non dire stupidaggini, cara, e bevi il tuo tè ".

 

 

E così, giorno dopo giorno, Villa Dupont cedette all'energia e all'assalto del suo personale e divenne sempre più bella. Le persiane venereo aperte per fare entrare la luce, Ted portò in casa grandi fioriere di  poinsettie e gigli le posate d'argento, lucidate da James fino a un'incredibile perfezione, furono riportate nella sala d aprano ufficiale e i lampadari, lavati di fresco, scintillavano alla luce del sole. Gli uomini tolsero le livree dalla canfora e nuovi grembiuli vennero assegnati alle domestiche.

Tutto ciò fino a un accalda sera di metà giugno in cui Zoya, che quel giorno aveva pulito le centotrentasette colonnine della balaustra dello scalone, aveva percorso in ginocchio tutta l'interminabile galleria lunga con una latta di cera d'api e acquaragia e aveva sbattuto quindici tappeti persiani, aprì la finestra della sua mansarda, appoggiò la stanca testa sule braccia e rivolgendosi al conte lontano disse: " Ora è tutto pronto. Può tornare ".

E l'indomani lui tornò.

 

 

Questo è un piccolo capitolo per introdurre il ritorno del conte che prenderà decisamente più spazio, ringrazio tutti quelli che leggono la storia, la seguono, la commentano. 

Allora da come si è notato non è decisamente la più amata tra le domestiche, ma lei sopporta anche la lontananza dalla sua famiglia. Spero recensiate anche questo capitolo ;'D

 

- Ale

  
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