Fanfic su artisti musicali > Ed Sheeran
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Autore: alls_    21/01/2013    11 recensioni
Questa ragazza è stata spinta dai troppi giudizi negativi della società a vomitare ogni volta che mangiava la qualsiasi cosa, adesso sta male, non riesce più a fermarsi, ma la musica riesce a salvarla. Ma soprattutto, ci riesce il suo idolo, Edward Christopher Sheeran.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La gente era ammassata l'una sull'altra; tutte le ragazze volevano avvicinarsi il più possibile al palco, forse con la convinzione che più vicine erano, più lui le avrebbe notate, innamorandosi di una di loro, a caso.
- Amo ognuno di voi.
Pronunciò quella frase prima che le sue dita toccassero le corde della chitarra, accennando l'inizio di “The City”. 
Tra quelle ragazze si trovava Charlie. Lei non sperava che gli occhi del ragazzo incrociassero i suoi color nocciola, facendo scoppiare la scintilla tra i due, chiedendole salire sul palco e cantare con il suo idolo. Per lei la vetta più alta era trovarsi lì. Guardarlo dal vivo. Ascoltarlo dal vivo. Tanto che non dava retta al resto della folla. Solo che aveva caldo, ed iniziava a sentirsi molto stanca. Forse per la troppa folla che le arrivava addosso, forse per la stanchezza delle ore in piedi, o forse per altri motivi che non ebbe il tempo di pensare, poiché sentì le ginocchia molli, la mente ofuscata e buia, e cadde a terra, svenendo sotto gli occhi di tutti, ma soprattutto della migliore amica che l’aveva accompagnata al concerto.

[ 1 mese, 3 giorni, 4 ore prima. ] 

Charlie per i corridoi per la scuola con i libri stretti al petto, i capelli lunghi e rosso fragola costretti in una treccia che ricadeva sulla spalla sinistra, e il passo leggero. Teneva lo sguardo basso, decisa a non salutare nessuno, ma costretta a dover alzare gli occhi ogni vola che qualcuno la chiamava. 
- Charlotte! Tanti auguri. 
Un bacio sulla guancia sinistra, uno sulla guancia destra. Schiocchi quasi impercettibili, era solo come poggiare le proprie guance contro quelle pungenti e bisognose di una passata di dopobarba di Danny, uno dei più vecchi.. conoscenti? Si. L'amicizia era un'altra cosa, conoscente era il termine più adatto. 
Charlie si tenne il conto di quante persone vennero a farle gli auguri: 5 persone nei corridoi, 16 persone in classe, e altre 3 in mensa; 23 persone quel giorno avevano aperto la home di Facebook, mentre una persona se lo ricordava da sola, solamente perchè erano migliori amiche dalla terza media. Si chiamava Bea, Beatrice per gli insegnanti e i parenti. 
Sentì le braccia dell'amica gettarsi al suo collo, e fu' abbastanza sicura di sentirsi in bocca i suoi biondi capelli. Li sputacchiò, disgustata. 
- Auguri aaamore! Ci pensi che adesso che hai anche tu diciassette anni possiamo convincere i tuoi a mandarti alle feste con me? 
- Bea, ho diciassette anni da 4 ore. 
Sciolsero l'abbraccio, e raccolsero da terra i libri di Charlie, che nell'impatto erano caduti con un tonfo. Notò un movimento strano, come se Beatrice stesse mettendo qualcosa tra le pagine del suo libro di matematica. Fece finta di nulla, solo perchè sentì la campanella suonare, e dovette correre in classe per continuare le lezioni dopo l'intervallo. 

Tornò a casa, chiudendosi la porta alle spalle. Gettò la borsa a tracolla a terra, e raggiunse la cucina. 
- Mamma? 
Sua madre, dai capelli rosso fragola come la figlia, era indaffarata in cucina, gli occhiali da vista sul naso, e la faccia affondata in un grande libro di ricette. Si voltò, sfoggiando un enorme sorriso, e prendendo un panno per asciugarsi le mani. 
- Amore. 
Si avvicinò alla figlia, abbracciandola e diffondendole per il corpo quel familiare calore che solo un genitore può diffonderti. Le stampò un bacio sulla guancia, rumoroso e umido, tutto il contrario di quello che le aveva lasciato Danny. 
- Lucas, è tornata! 
Urlò al marito, che si trovava al piano superiore. Charlie, intanto, era rimasta leggermente interdetta, immobile sulla soglia della cucina, e sentì la porta dello studio del padre aprirsi, e dei passi pesanti ma attutiti da delle pantafole scendere le scale. 
Ricevette anche il calore di quell'abbraccio, e un'altro bacio umido, solo a contatto con una guancia piena di una barbetta incolta. 
- Auguri cara. 
Si mise al lato della moglie, e porse alla figlia una busta. Sua madre iniziò a parlare come una macchinetta, alla velocità della luce. 
- Si ecco, ti porti la testa con questo ragazzo. Hai sempre una delle sue canzoni in testa, porti sempre le cuffie. Infatti quando ti parliamo non ci ascolti mai per colpa sua.. 
Le mani di Charlie tremavano, aprendo la busta, ed estraendo due biglietti da essa. Per colpa del tremolio alle mani riuscì a malapena a leggere i biglietti, ma riconobbe un nome e una data "Ed Sheeran - 9 Gennaio". Lanciò un urlo, e saltò sul posto. Sentì il cuore esplodergli in pieno petto, e con gli occhi gonfi dalle lacrime si lanciò addosso ai genitori, abbracciandoli e stringendoli. 

Quando si trovò in camera sua, aveva ancora i biglietti tra le mani, e il trucco rovinato per colpa delle lacrime. Non riusciva a credere che regalo le avevano appena fatto. Era il migliore regalo ricevuto in diciassette anni. Superava perfino la casa delle barbie che per mesi aveva desiderato all'età di sette anni. 
Prese il telefono, e compose il numero di Beatrice, ma prima di mettere in chiamata di ricordò di quel suo gesto strano. Prese il suo libro di matematica, lo sfogliò e trovò un bigliettino scritto a penna: "io verrò con te. Ti voglio bene, Bea.". Chiuse il telefono, senza effettuare la chiamata. Nell’euforia si dimenticò che aveva appena mangiato, e una volta ricordato si preparò mentalmente a star male, e a raggiungere il bagno.
“Sei grassa, Charlie. Hai la vita piccola, ma hai dei fianchi enormi. Fai schifo, cicciona.”
Sfortunatamente, sapeva di non essere così cicciona. Sapeva che dell’esercizio fisico avrebbe sistemato tutto in poco tempo, ma i pensieri negativi l’avevano condizionata così tanto, da farle il lavaggio del cervello. Ogni volta che si guardava davanti lo specchio, si vedeva cinque taglie più grandi di quanto realmente era. E ogni volta che qualcuno le diceva che era più magra, lei al contrario si vedeva quasi una taglia in più. Da lì le venne il desiderio di piegarsi agli insulti, ed in silenzio di andare a vomitare dopo aver ingerito un qualsiasi pasto, perfino quei pasti che sua madre preparava con tanta cura, immergendosi in un libro di ricette che nemmeno lei capiva. Adesso era troppo magra, troppo scarnita, ma lei non riusciva lo stesso a vedersi perfetta.
Quasi come un riflesso, pensò al piatto di pasta che aveva mangiato, un piatto squisito, che però le salì per lo stomaco, era un fattore psicologico, probabilmente. Lanciò uno sguardo verso i biglietti, mentre apriva la porta di camera sua, ma si sentì bloccata. Come se quello che aveva intenzione di fare, adesso le era vietato, perché aveva un obbligo ed una data da rispettare. Stranita si mise le cuffie, chiudendo gli occhi, e buttandosi pesantemente sul letto. Pensare che quelle canzoni che in quel momento ascoltava prese da uno studio di registrazione, le avrebbe ascoltate dal vivo, le sembrava surreale. Si sentì bene con se’ stessa, per quel pranzo si sentì capace di evitare la solita sofferenza chinata su una tavoletta. Come se il pensiero di vedere Ed Sheeran, l’avesse salvata.

  
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