Fanfic su artisti musicali > Ed Sheeran
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Autore: alls_    23/01/2013    4 recensioni
Questa ragazza è stata spinta dai troppi giudizi negativi della società a vomitare ogni volta che mangiava la qualsiasi cosa, adesso sta male, non riesce più a fermarsi, ma la musica riesce a salvarla. Ma soprattutto, ci riesce il suo idolo, Edward Christopher Sheeran.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Charlotte sentì un formicolio alla mano ancora addormentata ed una fastidiosa sensazione di scotch sul polso, per tenere l’ago fermo. Aprii gli occhi, e bastò il tetto bianco dall’intonaco rovinato a fargli capire che era nella stanza di un ospedale, immobilizzata su uno stupido lettino. Un fottutissimo lettino.
Non doveva essere lì, no. Doveva essere ad un concerto, e per essere arrivata su un letto d’ospedale, aveva sicuramente bruciato la sua occasione di vederlo dal vivo. Sentì la guancia sinistra inumidirsi, ed una lacrima calda scendere, ma la asciugò prima che potesse arrivare all’altezza della bocca.
Si guardò attorno, accorgendosi di essere sola, ma c’era una sedia vicino al lettino, e su di essa c’erano poggiate le cose di Bea. Sospirò sollevata, aveva bisogno di spiegazioni, ma soprattutto aveva bisogno di non rimanere da sola pure lì. Vide la porta aprirsi e rivolse un amaro alla sua amica, che però non venne ricambiato.

- Cazzo, sono veramente infuriata con te Charlie!

A quelle parole, la ragazza dai capelli rosso fragola si rimpicciolì, abbassando lo sguardo e restando in silenzio, ad auto disprezzarsi, non che fosse una cosa nuova.

- Mi avevi promesso che almeno per il concerto, che per quel cazzo di concerto, non l’avresti fatto! E invece l’hai fatto, ti sei chiusa in bagno altre mille volte ed hai rimesso tutto! E non negarlo, perché sennò non saremmo state qui Charlie!

Beatrice quando si “arrabbiava” iniziava ad usare parolacce a raffica, come se il suo vocabolario fosse formato solo da quelle parole, che ovviamente i suoi genitori (così come i professori, i docenti, i bidelli ed una qualsiasi persona adulta) non accettavano.

- Lo so, ok? So che te l’avevo promesso, come l’avevo promesso a me stessa. Ma, Bea, tu non puoi capirmi.

- Capire cosa Charl? Sei bellissima, smettila di sparare cazzate e farti del male, smettila!

La voce di Bea cambiò, si bloccò dai singhiozzi, così come gli occhi si riempirono di lacrime. Si lasciò andare sulla sedia al lato del lettino dove aveva aspettato che la sua migliore amica si risvegliasse.

- Io non voglio essere cattiva con te, lo sai, ma.. non riesco a vederti così. Sei magrissima, pure in viso, e sei sempre così delicata; ho costantemente paura che tu possa romperti come una foglia, per il troppo vento. Ogni giorno la mia voglia di andare a picchiare tutte le persone che ti dicono che sei brutta sale, sale ogni volta che ti vedo tra i corridoi, con un zaino in spalla e dei libri tra le braccia che pesano quasi più di te. E ti prometto, che se mi dai il permesso di picchiarli uno ad uno, non vedrai più quelle facce di merda sul pianeta terra.

Alle ultime parole dell’amica Charlie sorrise, prendendole la mano, e con il pollice gli accarezzò il dorso, rimanendo in silenzio ad ascoltarla.

-  Non mi sono mai trovata in situazioni come queste, non so come ci si muove, cosa si fa, ma voglio che tu faccia qualcosa, perché così non ce la possiamo fare.

Bea cercò di placarsi le lacrime deglutendo e sospirando. Non aspettava una risposta di Charl, perché ne avevano parlato mille volte, e solo una di quelle volte la ragazza era riuscita ad affrontare per bene l’argomento con lei, per come smetterla e riprendere qualche kilo.

- Ha fermato il concerto fino all’arrivo dell’ambulanza.

Disse, abbozzando il primo sorriso da quando si era risvegliata l’amica.

- Che cosa?!

- Già! Ha chiesto alla sicurezza di portarti lontana dalla folla, per farti almeno respirare, e ti ha fatta entrare nel backstage. Probabilmente se ti saresti risvegliata, saresti svenuta nuovamente per la troppa emozione.

Entrambe scoppiarono a ridere, mentre Charlotte immaginava il tutto passo passo, sicura che da sveglia sarebbe stato molto più bello.

- Oh, ha perfino provato a svegliarti con un bacio, ma non ha funzionato come nelle favole e sei rimasta ferma!

- Non sei divertente.

Le tirò addosso un pacco di fazzolettini trovato sul comodino, sospirando sconsolata. Be’, si era trovata vicino al suo idolo. Certo, era priva di sensi e probabilmente aveva un’espressione strana ed orribile, però si era trovata vicino a lui, ed era già stato qualcosa che ricorderà solo per i ricordi di Bea. Sospendere il continuo di un concerto, fino all’arrivo dell’ambulanza, per una fan svenuta tra la folla. Dio. Probabilmente alcuni non l’avrebbero notata, altri l’avrebbero fatta portare via dalla folla e avrebbero continuato a cantare, ma lui no, lui era stata nel backstage con lei e probabilmente l’aveva perfino fino a quando non la misero sul lettino, magari aveva chiesto se poteva venire anche lui.. no, ok, Charlotte e i suoi film mentali stavano esagerando in quel caso.
Un infermiere entrò nella stanza, e chiamò Bea, che uscì per parlare con lei, lasciando Charl e le sue fantasie da sola. Passarono dieci minuti quando la porta si aprì.

- Che ti hanno detto?

Chiese, mentre con lo sguardo basso guardava le foto scattate sul cellulare dell’amica durante tutto il concerto. Non ricevette una risposta immediata, e quindi sollevò lo sguardo. Per una frazione di secondo sperò di non essere collegata a quei macchinari che tenevano sottocontrollo il battito cardiaco di una persona, perché sennò si sarebbe notato subito che il suo era aumentato, e di tanto. “Libera. La stiamo perdendo”.

- Fino ad ora, la mia musica non ha fatto così male a nessuno, tanto da portarla a perdere i sensi.

Commentò una voce che lei conosceva fin troppo bene, una voce che ascoltava cantare 23h su 24. Una voce che ormai quasi riusciva a distinguerla tra mille, per le troppe interviste guardate all’infinito. Aprì la bocca, pronta a rispondergli, ma non uscì niente, solo un imbarazzante boccheggiare. Il pel di carota la guardava con un sorriso timido, ma anche abbastanza divertito nel vederla boccheggiare. Charlie prese un profondo respiro, forse il primo respiro che fece da quando Ed Sheeran era entrato nella sua camera d’ospedale, e cercò di mettere insieme qualche lettera.

- Mi dispiace tanto. La mia amica mi ha raccontato che hai sospeso il concerto, tutto per colpa mia. Sicuramente sono sembrata una stupida.

A quelle parole Ed alzò un “sopracciglio” (così chiaro da sembrare inesistente), avvicinandosi al lettino, e non smise per mezzo secondo di guardare gli occhi grandi della fan che aveva davanti.

- Come ti salta in mente di scusarti con me, ragazza? Secondo me dovresti scusarti con te stessa.

Lei si ritrasse, poggiandosi allo schienale del lettino.

- Sei bellissima, eppure sei così magra.

“Sei bellissima. Sei bellissima. Sei bellissima.” Si guardò attorno, cercando una mascherina per l’ossigeno, ma non trovò niente. “eppure sei così magra”.. quell’ultima parte la fece fermare qualche secondo, aggrottando la fronte. Ed Sheeran, l’uomo che capisce le ragazze, aveva capito il suo problema col peso.

- Le ragazze al giorno d’oggi si fanno condizionare così tanto dal parere delle persone, e insomma, ti ho guardata un po’ oggi..

Ed capì di aver detto una cosa imbarazzante, infatti deglutì abbassando lo sguardo.

- ..e insomma, si, volevo assicurarmi che tu stessi bene, e che non fossi una di quelle ragazze condizionate.

Sorrise, timido, ma incredibilmente dolce, mettendo le mani nelle tasche della sua felpa verde, e sollevando lo sguardo aspettò una risposta.

- Lo sono.

Non riuscì a mentirgli, e appena se ne accorse si portò una mano sulla bocca sconvolta per quello che ne era appena uscito. L’aveva ammesso solo con Bea, e con nessun’altra persona al mondo. Ovvio, non aveva mai preso in considerazione l’idea di poterne parlare con Ed Sheeran, diamine! Abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore imbarazzata.

- Già, lo sono. E giuro che per il concerto mi ero.. mi ero ripromessa di non farlo più ma poi camminavo per i corridoi della scuola, mi sentivo migliaia di occhiate, e migliaia di sguardi addosso. Ed i commenti appena entravo in mensa a mangiare qualcosa, mi hanno torturata e..

Stava cedendo, le si stavano riempiendo gli occhi di lacrime. Con una qualsiasi persona (esclusa la migliore amica, che era probabilmente stata rapita dall’infermiere) avrebbe bloccato le lacrime, ma davanti quella montagna di capelli rossi non aveva motivo per fermarsi. Aveva pianto mille volte ascoltando le sue canzoni, e adesso avrebbe pianto con lui a guardarla.

- Ho cercato su internet, come provare a “guarire”. Non so neanche se posso definirmi malata, non so niente, i miei genitori non si sono accorti di nulla, e se l’hanno fatto allora hanno fatto finta di nulla pur di evitare il discorso. So di essere troppo magra, ma non so come fare a fermarmi. A curarmi. Ho parlato con la psicologa della mia scuola, ma è un’incompetente , il massimo che m’è riuscita a dire è stato di farmi visitare. Bel consiglio, come se non fosse già abbastanza scontato.

Si asciugò le lacrime con il dorso della mano, e pensò che in quel momento doveva essere orribile, con gli occhi gonfi dalle lacrime, perciò iniziò a respirare profondamente, con l’intento di calmarsi.

- E poi mi sono immaginata un sacco di volte il nostro incontro, e l’idea di un ospedale giuro che non m’è mai passata per la testa.

Ammise, suscitando una risata di Ed che fino a quel momento era rimasta a guardare il suo profilo molto chiaro, e ad ascoltarla mentre si sfogava. Gli sorrise dolcemente, uscendo una mano dalle tasche della felpa e passandosela tra i capelli.

- Magari, quando ci rincontreremo, un giorno, starai meglio. Che dici?

- Magari si.

Ed si avvicinò ancora di più a lei, e le accarezzò la guancia, prima di allontanarsi e avvicinarsi alla porta.

- Ci conto, eh.

Uscì, chiudendosi la porta alle spalle, e lasciando Charlie in un sogno, un sogno..

- Ti controllano un’ultima volta e poi possiamo andarcene e tornare in hotel.

Squillò la voce di Bea, chiudendosi la porta alle spalle, e facendo sobbalzare Charl appisolata sul lettino. No, aspettate, torniamo indietro.. “appisolata sul lettino”. COSA? Era stato un cazzo di sogno?


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Ok, ho continuato. o:
Allora, per quanto riguarda il problema di Charlie, posso considerarmi abbastanza ignorante in materia, infatti quando ne parlerò non andrò mai nel dettaglio. Non voglio ferire qualcuno, o sbagliare a dire qualcosa.
Comunque, per la fine che ho dato al capitolo mi viene di uccidermi da sola HAHAHAHAHA.
Continuerò almeno dopo 4 recensioni, per questo vi chiedo un parere, negativo o positivo che sia c:

  
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