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Autore: xX__Eli_Sev__Xx    21/01/2013    3 recensioni
E se nella prima guerra magica Voldemort fosse stato sconfitto? E se Lily e James non fossero morti? E se Lily avesse avuto un'altra sorella oltre alla scorbutica Petunia? E se questa sorella avesse avuto un figlia della stessa età del cugino Harry? Che cosa sarebbe successo se Harry non fosse stato da solo ad affrontare Voldemort? Leggete e lo scoprirete...
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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When you’re gone
 
24
Come una famiglia
 
Lily poteva dire che tutto andasse, finalmente, per il verso giusto. Ogni cosa sembrava al suo posto. Voldemort e i Mangiamorte erano stati sconfitti, anche se alcuni di loro, come Henrie, erano riusciti a fuggire prima della fine della battaglia.
Gli Auror avevano immediatamente cominciato le ricerche. Li avrebbero presi tutti e li avrebbero sbattuti ad Azkaban.
 
Ormai da un mese, Severus si era trasferito a Grimmauld Place. Remus era felice di averlo in casa con lui, pensava di poter riparare agli errori commessi ai tempi della scuola, Sirius, d’altro canto, aveva protestato alla notizia che il padrino di Lily sarebbe arrivato. Naturalmente, quando la ragazza aveva minacciato di lasciarli e tornare a vivere nella villetta di Piton, il Grifondoro non aveva più opposto resistenza.
Circa una settimana dopo il suo ritorno a casa, Lily aveva ridipinto le pareti e spolverato tutto. Aveva comprato dei giocattoli e un lettino per suo fratello Teddy e aveva aiutato il padrino a sistemare la sua camera e le stanze dismesse da tempo.
La casa era molto spaziosa: ognuno di loro aveva una camera e uno studio personali.
Lily lo utilizzava per studiare e prepararsi agli esami, Piton per preparare le sue pozioni, e Lupin e Sirius per svolgere questioni riguardanti il Ministero.
Per la Grifondoro era stata una vera fortuna andare a vivere con il padre. Poiché Severus non aveva ancora trovato una cura per il morso del Lupo Mannaro, quella della settimana seguente sarebbe stata la prima trasformazione. Sirius sarebbe rimasto con Teddy e Severus lo avrebbe aiutato. Padre e figlia, invece, sarebbero andati a trasformarsi nella foresta non lontano dalla casa. Con la pozione Anti-lupo non avrebbero fatto del male a nessuno e nascosti nel fitto del bosco, nessuno li avrebbe visti.
 
La notte arrivò velocemente. I due si Smaterializzarono nel bosco e si diressero verso una piccola caverna nelle vicinanze.
La Luna Piena si mostrò prima del previsto.
Remus si trasformò e appena riuscì ad alzarsi uscì dalla grotta di corsa.
Lily avvertì il dolore dopo alcuni minuti. I muscoli del suo corpo cominciarono a bruciare, come se fosse stata sotto la maledizione Cruciatus. Poi ogni osso del suo corpo sembrò rompersi, la testa le faceva male e dopo pochi secondi cadde a terra. Gridò di dolore. Aveva crampi ovunque. Quando tentò di rialzarsi non ci riuscì, era troppo debole e stanca. Non ce l’avrebbe fatta a resistere tutta la notte, o peggio tutta la settimana.
Infatti, dopo pochi secondi perse i sensi.
 
- Fa’ qualcosa! - gridò Sirius.
- Sto facendo il possibile. Sta’ calmo, Black! – ribatté Piton. Non c’era niente che gli desse più sui nervi che l’impazienza di Black. L’uomo era uscito circa un’ora prima per controllare come stava procedendo la trasformazione della nipote, ma una volta raggiunta la caverna aveva trovato Lily stesa a terra svenuta. Remus si era trasformato da ore ormai, mentre lei era rimasta umana.
Il Grifondoro l’aveva portata a Grimmauld Place e l’aveva stesa sul letto della sua stanza. Non aveva perso molto sangue, non sembrava ferita e non aveva nessun danno apparente. Sembrava stesse benissimo, ma la trasformazione non era ancora avvenuta, il che era strano.
- Non c’è niente che io possa fare. – disse ad un tratto il pozionista indicando il corpo della figlioccia.
- Che vuoi dire? - domandò Sirius accarezzando la testa alla nipote.
- Voglio dire che non posso fare niente perché non ha niente. – concluse. – Sembra stare bene, non… non riesco a capire cosa ci sia che non vada. –
- Non avrebbe dovuto trasformarsi? -
- Sì. Non so perché non sia successo. – concluse. – Farò il possibile per scoprirlo. –
Il Grifondoro annuì.
- Lasciamola riposare. – consigliò Piton poggiando una mano sulla spalla al coinquilino. Sirius alzò lo sguardo e incrociò gli occhi neri dell’uomo che aveva tanto odiato. Si alzò e insieme uscirono dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.
 
Severus e Sirius stavano seduti in cucina senza proferire parola. Nessuno aveva il coraggio di parlare. Per tutto il tempo passato insieme c’era sempre stata Lily a fare da intermediaria, non erano mai stati davvero costretti a comunicare. Ma adesso era diverso.
Dovevano parlare. Dovevano assolutamente parlare.
- Sapevi che era tuo fratello a provocare quegli attacchi a Lily? – sbottò il Serpeverde.
L’altro alzò gli occhi e scrutò attentamente l’uomo che stava seduto davanti a lui. – Mio fratello? – domandò, come se non avesse capito le parole appena uscite dalla bocca di Piton.
L’altro annuì mestamente, era entrato più volte nella mente di Henrie quando lavoravano insieme come Mangiamorte e alla fine l’aveva scoperto. Inoltre Lily gli aveva detto che lo Spioscopio regalatole da Silente aveva preso a funzionare quando Henrie le aveva promesso che si sarebbe preso cura di lei, perciò era facile immaginare che potesse esserci lui dietro quegli attacchi.
- Io neanche sapevo che era vivo. – disse Sirius abbassando di nuovo lo sguardo e sfregando le mani l’una contro l’altra. – L’ho scoperto durante la battaglia. –
- Ti ha detto quello che è successo veramente? - domandò il pozionista.
- Be’, sai Mocciosus, stavamo combattendo, voleva uccidermi, non è che io abbia avuto molto tempo per domandarglielo. – rispose bruscamente, ma subito si bloccò e sospirò. – Scusa, Severus. È solo che in questo momento vorrei tanto… -
- Ucciderlo? - finì il Serpeverde per lui.
- Sì. -
- Anche io ci ho pensato. – affermò. – L’ho avuto sotto il naso tutto il tempo. Non me ne sono mai accorto e quando ho scoperto la verità ho dovuto fare il bravo servitore e tacere. – la rabbia era perfettamente visibile negli occhi del professore – Henrie ha raccontato a Lily che quando è stato ucciso era stato già tutto deciso. Lo hanno riportato in vita e lui ha fatto sì che Greyback trovasse Marion e lei. Dopo aver ucciso Marion io avrei dovuto condurre la figlia sulla “buona strada”, quella dei Mangiamorte. – spiegò – Era tutto organizzato nei minimi dettagli. Aveva anche fatto in modo che la notizia che Lupin era il padre di Lily non trapelasse, in modo che venisse affidata a me. –
Sirius strinse i pugni. – Avrei dovuto ucciderlo. – ringhiò. – Avrei dovuto fargliela pagare, ma ho preferito lasciarlo agli Auror. Sono stato un codardo. –
- È tuo fratello, che potevi fare? -
- Vendicare Lily e Marion e tutti quelli che sono morti a causa sua e di quei Mangiamorte. Levare di mezzo quel traditore. – replicò. – Potrebbe colpire ancora. Se era lui a fare del male a Lily potrebbe decidere di continuare. E sarebbe colpa mia. – concluse.
I due tacquero per qualche minuto. Il rumore dei rintocchi del pendolo riempì la stanza.
- Vado a controllare Teddy. – disse Sirius, si alzò e si diresse verso la stanza dove il piccolo dormiva beatamente, ignaro di tutto ciò che stava succedendo.
 
Remus si risvegliò sudato e sporco nella caverna. Il giorno era già sorto da un po’ e la luna si era ritirata per un altro mese. Prese alcuni vestiti dal borsone che aveva preparato a casa e li indossò.
Vedendo che la figlia non era lì, si preoccupò. Che fosse ancora sotto l’effetto della Luna? O forse era ferita e stava vagando da sola nella foresta. Zoppicando si avviò verso l’esterno della caverna e si Smaterializzò vicino a Grimmauld Place. Avrebbe chiesto a Sirius e Severus di dargli una mano a cercarla.
 
La luce del giorno penetrava dalle finestre della piccola camera da letto. Il pulviscolo atmosferico danzava sotto i raggi del sole del mattino creando una sottile nebbiolina appena visibile.
Lily aprì gli occhi e mise a fuoco la stanza. Era la sua stanza a Grimmauld Place. Ma cosa ci faceva lì? Avrebbe dovuto essere nel bosco, con suo padre.
Lentamente si alzò dal letto. Quando poggiò i piedi a terra, non fu del tutto sicura che le gambe potessero reggerla, così si appoggiò alla sedia che stava accanto al materasso. Si sistemò i capelli, la maglietta e si pulì i pantaloni. Come era arrivata lì?
Ad un tratto la porta si spalancò.
- Lils. – Severus si era bloccato sulla porta e Sirius, dietro di lui, aveva fatto lo stesso. – Stai meglio? - domandò infine.
- Sì. – rispose lei, portandosi una mano alla fronte, colpita da un’improvvisa fitta di dolore. – Grazie, Sev. Ma cosa ci faccio qui? Dovrei essere alla caverna, nel bosco. –
- Tuo zio ti ha portata qui l’altra notte. – spiegò. – Era venuto a controllare che tutto procedesse per il meglio, ma tu non ti eri ancora trasformata. Avevi la febbre alta e stavi grondando di sudore. –
Lei annuì, ma non riuscì a capire. – Perché non mi sono trasformata? – chiese rivolta al padrino.
- Non lo so, ma intendo scoprirlo. – la rassicurò.
 
Remus tornò a casa poco dopo e quando vide che sua figlia era lì, sana e salva, le andò incontro e la strinse a sé. – Stai bene? – domandò.
Lei annuì contro la sua spalla e raccontò quello che Severus le aveva riferito poco prima.
Il padre annuì. – Sono certo che Severus scoprirà perché non ti sei trasformata. – affermò.
- Perché non vai a dormire, papà? – chiese. – Sei distrutto. –
Lui annuì.
 
Poco dopo il pranzo, il campanello suonò. Sirius si alzò e andò ad aprire la porta.
George Weasley era in piedi davanti a lui e stava sorridendo.
- Ciao, George. – lo salutò Sirius, dandogli una pacca sulla spalla. – Come stai? –
Il ragazzo entrò e strinse la mano all’amico. – Bene, Sirius. Tu come stai? –
- Non c’è male. – rispose – Lily è in cucina. Vieni. – l’uomo accompagnò il ragazzo in cucina e tornò a sedersi sulla sedia di fronte a quella di Remus.
- Remus, Severus. – salutò il rosso sorridendo.
- George. - disse Severus.
- George, come stai? – domandò Remus sorridendogli. La stanchezza non era ancora scomparsa dal suo volto, ma sembrava molto più riposato dopo qualche ora di sonno.
George annuì. – Bene, grazie. –
- A casa? Molly e Arthur? -
- Tutto bene. Vi porto i loro saluti. – replicò.
- Grazie. – disse Sirius e sorrise. – Ricambia. –
- Ciao, George. – Lily uscì dalla cucina, corse ad abbracciare il ragazzo e gli diede un rapido bacio sulle labbra.
Lui le cinse i fianchi e le sorrise. – Ciao, Lily. –
- Usciamo? – domandò la ragazza prendendolo per mano.
- Sì. – si voltò verso i tre uomini. – Ci vediamo dopo. – salutò. – Prendo Teddy, così lo faccio addormentare. – affermò prendendo il fratello dal box posto accanto al divano, dove stava giocando.
Remus annuì. – A più tardi. –
Lily prese il passeggino dal sottoscala, sedette sopra il fratello, reclinò lo schienale e uscì insieme a George.
 
Il clima uggioso di Londra rendeva l’aria umida e la temperatura non era molto alta. Camminarono sul marciapiede per una decina di metri e poi svoltarono verso sinistra, diretti verso il parco.
Dopo pochi minuti Teddy dormiva già beatamente, senza far caso ai rumori delle auto e delle motociclette che riempivano l’aria.
- È bellissimo. – disse George, indicandolo.
- Già. – concordò lei. – Somiglia così tanto a Dora. – fece notare con un sospiro. – Non che sia una cosa brutta. – si affrettò ad aggiungere. – Ma a volte… –
- Fa male. – concluse George per lei, rivolgendole un’occhiata d’intesa.
Lily annuì. – È bello che somigli così tanto a lei. – spiegò. – È solo che ogni tanto mio padre… non lo so, sembra turbato nel guardare Teddy. Come se gli facesse male passare del tempo con lui. – sospirò. – So che gli vuole bene, ma penso che stai soffrendo molto. –
Il ragazzo sospirò. – Lo capisco. –
Lily capì cosa intendesse dire, così gli prese la mano. – Ascolta, George – disse. – So che stai soffrendo. È normale. – cercò il suo sguardo. – Non devi fingere che vada tutto bene, anche se non è così. Non devi fingerti allegro, né tantomeno nascondere quello che stai provando. –
Il rosso sollevò lo sguardo. Gli occhi improvvisamente lucidi.
- Hai appena perso tuo fratello. – affermò, fermandosi sul marciapiede. – Lui era la persona più importante della tua vita. Hai passato con lui ogni momento da quando sei nato ed è normale soffrire e stare male. – sospirò. – Io lo capisco, ho provato più o meno la stessa cosa quando ho perso mia madre. E so che il dolore a volte è così forte che ti sembra di non poter respirare o pensare o che ti sembra impossibile che potrai tornare a sorridere. – aumentò la presa sulla sua mano. – Ma sappi che con me non devi fingere. Non dovrai mai farlo. – assicurò. – Se stai male, se vuoi sfogarti… fallo. –
Lui abbassò lo sguardo e annuì.
- Sarò sempre qui per te, George. – concluse lei. – Sempre –
- Grazie, Lily. Ma sto bene. – sussurrò il ragazzo, poi tornò a guardare Teddy, tentando di allontanare le lacrime che gli avevano appannato la vista. – Non sarebbe bello averne uno nostro, un giorno? –
Lei si voltò per guardarlo. – Sì. – rispose. – Sarebbe bellissimo. Adoro i bambini. –
Ripresero a camminare e svoltarono a destra e dietro l’angolo si scontrarono con un ragazzo.
- Ciao, Lily. – la salutò con un sorriso. – Come stai? –
- Ciao, Draco! – ricambiò lei. – Io sto bene e tu? –
- Bene. – rispose – George. – lo salutò accennando un sorriso.
- Draco. – disse il rosso di rimando.
- Come sta Teddy? - domandò il biondo, indicando il passeggino in cui il bambino dai capelli celesti stava riposando.
- Bene. – rispose – Anche se a volte sente un po’ la mancanza di Dora. – spiegò con un po’ di malinconia. Come tutti, aggiunse dentro di sé.
- Be’, comunque ha te e tuo padre. – le disse.
Lei sorrise. – Perché non vieni a trovarmi ogni tanto? – propose la bionda. – Non ci vediamo da un po’ e mi piacerebbe fare due chiacchiere con te. –
Il Serpeverde annuì. – Certo, volentieri. – rispose. – Scusami, ma adesso devo scappare. Ho delle faccende da sistemare. Ci vediamo ad Hogwarts? – chiese. Entrambi, insieme a Harry, Ron e Hermione, avevano deciso di ripetere il loro settimo anno ad Hogwarts dato che non avevano potuto farlo a causa della guerra.
- Magari anche prima. – fece notare – Passa quando vuoi. –
- Ok. Ci vediamo. – salutò e si allontanò camminando spedito.
- Siete ancora amici? – domandò George, quando ripresero a camminare.
- Sì. – disse lei e vedendo che lui non accennava a riprendere, continuò. – Ma non hai motivo di essere geloso. È solo un amico. – spiegò rassicurando il suo ragazzo.
George annuì e sorrise, poi dopo un momento di silenzio riprese – Posso farti una domanda? – chiese. – Puoi anche non rispondere, se vuoi. –
Lei sorrise. – Chiedi pure. – lo incalzò.
- Siete mai andati oltre… i baci? – chiese, poi precisò. – Sai che voglio dire. –
Lei annuì. – No, non siamo mai andati oltre. – rispose Lily. – Voleva aspettare che fossi pronta. Ha sempre rispettato le mie scelte. – spiegò. – E quando ha deciso di passare dalla nostra parte, anche se i Mangiamorte pensavano che stessimo ancora insieme, in realtà ci eravamo lasciati. Gli ho raccontato la verità. Lui sapeva che ti amavo ancora e ha capito. – concluse.
- Ne sono felice. – concluse il rosso.
 
Arrivati al parco si sedettero su una delle panchine libere a guardare i bambini giocare sulle piccole giostre colorate. Erano insieme alle loro mamme che parlottavano tra loro sedute su altre panchine poco lontano.
Dopo circa un’ora decisero di tornare a casa. Teddy si sarebbe svegliato e avrebbero dovuto preparargli la merenda. Il bambino dormì anche per tutta la via del ritorno.
Arrivati a casa la trovarono deserta. Sul tavolo della sala, era poggiato un biglietto scritto con un carattere elaborato e con un inchiostro verde smeraldo, lo stesso che era solita usare lei.
 
Per Lily
 
Scusa se ce ne siamo andati senza aspettare il tuo arrivo, ma la McGranitt ci ha mandati a chiamare. Dev’essere importante.
Non aspettarci per cena.
Torneremo il prima possibile.
                                                                                                   Sev, Sirius, Papà.
 
- Vuoi che resti con te finché non tornano? – domandò George cingendole i fianchi da dietro e appoggiando il viso alla sua spalla per osservare il biglietto.
- Mi piacerebbe. Ma non vorrei disturbarti. – disse voltando leggermente la testa.
Lui le sfiorò il collo con le labbra – Nessun disturbo. Mi fa piacere passare un po’ di tempo con te. – e sorrise.
- Anche a me fa piacere. – rispose la Grifondoro.
Dopo aver preparato la cena e aver messo a letto Teddy, i due si sedettero abbracciati sul divano a guardare un po’ di TV. Lily aveva convinto i tre uomini a mettere una TV in casa, di modo da essere informati su qualsiasi cosa succedesse nel mondo e loro avevano accettato senza quasi opporre resistenza.
Lily stava facendo zapping, quando il corpo di George prese a tremare a contatto con il suo. Si volse verso di lui e poggiò il telecomando sul tavolino da caffè dopo aver spento la televisione.
- Ehi… - sussurrò accarezzandogli una guancia, vedendo che le lacrime gli stavano rigando le guance. – Ehi, va tutto bene. –
Lui scosse il capo.
- Sì, invece. – replicò lei, stringendolo a sé.
- Mi dispiace. – singhiozzò.
Lily gli baciò una guancia. – Non devi scusarti. – fece notare. – Se vuoi sfogarti devi farlo. Piangi, grida, rompi tutto, ma non chiuderti in te stesso. –
George ricambiò la stretta e singhiozzò contro la sua spalla. – Mi manca – pianse. – Ogni giorno. Ogni volta in cui mi guardo allo specchio, mi chiedo perché io sia ancora qui, mentre lui… –
- So cosa provi. – disse la giovane. – Ma Fred non vorrebbe questo. –
- Voglio che smetta. – ribatté con voce rotta. – Voglio che smetta di far male... –
Lily gli accarezzò i capelli. – Vorrei poterlo fermare. – disse. – Vorrei impedire che tu soffra così. –
Il ragazzo si allontanò da lei e i loro occhi si incontrarono. – Finirà mai? –
La Grifondoro sospirò. – No. – ammise. – No, non smetterà. Ma migliorerà, questo posso assicurartelo. – gli accarezzò le guance e accennò un sorriso.
- Ho paura di dimenticarlo. – sussurrò lui dopo un momento. – Ho paura di dimenticarmi com’era. Di dimenticarmi la sua voce, com’era stare con lui e… –
Lily lo bloccò. – Non succederà. – promise. – Anche io lo pensavo. – raccontò. – Quando mia madre è stata uccisa, credevo che l’avrei dimenticata, che la sua assenza a lungo andare non mi avrebbe più infastidita, che mi ci sarei abituata. Ma non è stato così, George. – spiegò. – Ha smesso di fare tanto male perché le persone che amo mi hanno aiutata ad andare avanti, ma questo non vuol dire che io l’abbia dimenticata. – sorrise. – So che è una stupidaggine che dicono ai bambini per consolarli, ma credimi quando ti dico che anche se lui non c’è più, rimarrà sempre qui. – e gli poggiò una mano sul cuore. – Non ti lascerà mai, perché vive in te, in quello che sei e in quello che fai. –
George accennò un sorriso. – Ti amo, Lily. –
- Ti amo anche io, George. – mormorò. – E sarò sempre qui per te. –
I due si abbracciarono nuovamente e rimasero stretti l’uno all’altra per lungo tempo.
Ad un tratto un forte rumore dal piano superiore, li fece trasalire.  
- Cos’è stato? – domandò George.
Per un momento Lily aveva pensato che potessero essere Sirius, Severus e Remus, ma il rumore che avevano sentito era diverso da quello della chiave nella toppa.
- Veniva da sopra. – affermò lei, voltandosi verso il corridoio. Il cuore accelerò. – Teddy. – disse e salì di corsa le scale.
George la seguì ed insieme entrarono nella stanza del piccolo Metamorfomagus. Il bambino stava piangendo, dimenandosi sotto le coperte nella sua culla.
- Ehi, piccolo. Shh… – gli disse la sorella. – Va tutto bene, sono qui. – sussurrò, prendendolo tra le braccia e cullandolo dolcemente.
- Ehi, Lily – lo chiamò George, avanzando nella stanza. – La finestra era già aperta? – domandò avvicinandosi per richiuderla.
Lily aggrottò le sopracciglia. – No, credevo di averla chiusa. – affermò. – Sono sicura di averlo fatto quando ho messo a letto Teddy. – spiegò mentre il bambino continuava a dimenarsi e a singhiozzare tra le sue braccia.
- Queste cosa sono? – domandò ancora il ragazzo chinandosi per osservare meglio qualcosa sul pavimento.
Lily gli si avvicinò e osservò dall’alto. Una macchia nera spiccava sul pavimento in legno. Sembrava fango, ma come era arrivato lì.
- Impronte? – disse lei. – Oh, mio Dio… qualcuno è stato qui. – la paura la invase. – Come ha fatto a entrare senza farsi sentire? E soprattutto come ha fatto a entrare se la finestra era chiusa? –
George sospirò e scosse il capo. – Controllo le altre stanze. –
- Ti accompagno. – affermò Lily ed entrambi presero la bacchetta tra le mani. Lily continuò a tenere stretto il fratello, mentre il ragazzo avanzava di fronte a loro con la bacchetta sollevata davanti a sé. Dopo aver controllato tutte le stanze e aver capito che erano vuote, i due tornarono in salotto.
- Forse è meglio che aspetti che tornino i tuoi prima di andarmene. – disse George. – Non mi sento sicuro a lasciarti sola. –
Lily sorrise rassicurante. – Sta’ tranquillo, non credo che tornerà. – fece notare. – Se avesse voluto qualcosa non se ne sarebbe andato. – ed era vero. Perché andarsene? Poteva affrontarli. Dopotutto erano solo due ragazzi.
- Io rimango. - insistette.
- George, sta’ tranquillo. – ripeté. – Va’ a casa a dormire. Domani devi lavorare. Non succederà niente. –
- D’accordo. – concesse alla fine. – Ma se hai paura, o se succede qualcosa, mandami un Patronus. Siamo intesi? –
- Sì, sta’ tranquillo. – ripeté ancora sorridendogli. Non moriva dalla voglia di stare da sola con suo fratello, ma non poteva chiedergli di rimanere, il giorno dopo avrebbe dovuto lavorare.
- Buona notte. - le disse e la baciò.
- Buona notte. - sussurrò.
Il ragazzo uscì.
 
Lily salì le scale e con un colpo di bacchetta trasportò il letto del fratello nella sua stanza. Adagiò il piccolo nella culla e poi si sdraiò a sua volta sul materasso. Era stanca, ma un dubbio l’assaliva. Se dicessi a Sev, papà e Sirius che qualcuno è entrato in casa darebbero di matto, ma non posso non parlargliene. Sicuramente se glielo dicessi sarei al sicuro, pensò e alla fine arrivò alla conclusione che avrebbe dovuto raccontare tutto. Non poteva certo tenere loro nascosta una cosa del genere.
La serratura scattò e lei sobbalzò nuovamente. Era tornato? Si alzò leggermente reggendosi sulle braccia, sollevò le coperte, prese la bacchetta e scese lentamente le scale, pronta a colpire il visitatore che aveva deciso di tornare a infastidirli.
- Lumos. – disse e la punta della sua bacchetta si illuminò. Stai calma, Lily, si disse. Aveva affrontato Mangiamorte e aveva dovuto lavorare con Voldemort e aveva paura di un semplice ladro?
Arrivata al fondo della rampa di scale sollevò la bacchetta, pronta a colpire.
La luce si accese.
- Lily! - Severus aveva alzato le mani vedendo che la figlioccia gli aveva puntato contro la bacchetta. – Siamo noi. –
La ragazza sospirò sollevata. – Sev – disse e scese gli ultimi gradini, gettandogli le braccia al collo e stringendosi contro di lui.
- Ti senti bene? - gli chiese l’uomo, poggiandole le mani sui fianchi.
- Mi avete fatto prendere un colpo. – esclamò la ragazza, allontanandolo di qualche centimetro. – Credevo che foste dei ladri. –
Remus raggiunse i due nel corridoio. – Che succede? – domandò e vedendo che la figlia era pallida, sgranò gli occhi e continuò, avvicinandosi a lei. – Tesoro, stai bene? –
Lei esitò. – Ehm… io… –
- Perché avevi la bacchetta? – chiese Sirius, aggiungendosi alla conversazione. – Piccola, che succede? –
Lily si scostò i capelli dalle fronte. – Sediamoci, devo parlarvi. -
I tre la seguirono e si sedettero al tavolo.
- Che succede? - domandò il Serpeverde, sempre più preoccupato.
- Qualcuno è entrato in casa, prima. – disse abbassando la testa e massaggiandosi le mani. -
- Cosa? - chiese Remus allarmato.
- Quando? - domandò Sirius.
- Saranno state le undici. – rispose. – Io e George eravamo seduti sul divano e abbiamo sentito un rumore dal piano di sopra. Teddy si è messo a piangere e quando sia arrivati di sopra abbiamo trovato la finestra aperta e del fango sul pavimento. –
- Come diavola ha fatto a entrare?! - esclamò Sirius.
- Dalla finestra. Ma l’ho sbarrata prima di mettere a letto Teddy. – spiegò la ragazza. Se lo ricordava benissimo, era presente anche George. – Non so come abbia fatto a entrare senza farsi sentire, ma… –
- Chi era? – domandò Severus, pensieroso. – Lo hai visto? -
- No. – replicò – Quando siamo saliti non c’era più. E non ha preso niente. – raccontò. – Perché venire qui, per non prendere nulla? Eravamo soli in casa e se avesse voluto avrebbe potuto fermarci senza problemi. –
- Chiunque fosse, tornerà se non ha trovato quello che stava cercando. – affermò Sirius. – Dobbiamo aumentare le protezioni. Soprattutto ora che ricominceremo a lavorare. –
- Lavorare? Cioè, tutti? – chiese Lily, sorpresa.
- Già. – cominciò suo padre. – Io e Severus a Hogwarts e Sirius al Ministero. –
- È bellissimo. – esclamò la ragazza. – Sono molto felice per voi. –
Severus sorrise e le prese la mano. – Ora vai a dormire, Lils. – disse. – Stai tranquilla, alla protezione ci pensiamo noi. Nessuno riuscirà più a entrare qui. –
Lei annuì, si alzò, diede un bacio ad ognuno e salì di corsa in camera sua dove Teddy dormiva beatamente e incurante del pericolo corso.
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Ciao a tutti! Scusate per il mega-ritardo! ma con la scuola, lo studio e il pc che non funge, è stato difficile pubblicare! Comunque, dopo un serie di fatiche, tante quante quelle di Ercole, ecco il ventiquattresimo capitolo! Spero vi piaccia, passerà un po’ di tempo prima che pubblichi il 25 poiché è in fase di scrittura e mi manca l’ispirazione! Confido che arrivi presto! nell’attesa, buon lettura, un bacio, Eli_147 =D
[Revisionato il 22/08/2014]
   
 
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