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Autore: Lost Tsukiko    22/01/2013    5 recensioni
"Lui non era morto per malattia, incidente, suicidio o omicidio. Soprattutto non era morto per omicidio.
Un uomo che toglie la vita ad un altro essere umano, nulla sarebbe stato più lontano dalla realtà.
Da quel dannato giorno, da quando aveva stipulato il contratto, non un solo uomo aveva potuto seriamente alzare le mani su di Lui, figuriamoci togliergli la vita."
Dimenticatevi dell'anime, di angeli assessuati, demoni che ballano il tip tap e di ragazzini sociopatici.
Questa fic si svolge dopo 10 anni dall'incontro tra Sebastian e Ciel e narra ciò che potrebbe succedere alla fine del contratto.
La traccia base è stata scritta inizialmente dalla mia amica Hitomi, io l'ho messa nero su bianco.
Ho reputato di mettere l'avvertimento OOC per scrupolo. Faccio di tutto per restare IC, ma certe situazioni diventerebbero ingestibili... quindi qualcosa di OOC c'è.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eterna Dannazione . Il Nome

Il Nome





Una sola voce.
Un coro di opposti.

L’Argento e l’Onice se ne resero conto all’unisono.

Lei cadde all’indietro.
Il Senza Nome la prese tra le braccia.
La circondò con le sue ali di pece.
Coìnin retrocedette.
Il sangue iridescente della sorella colava dalla sua mano.

“Perché… perché… sorella… perché”

Questa volta non era riuscita ad allontanarsi.
Aveva ricevuto il colpo in pieno stomaco.
Troppo debole a causa della sua “caduta”.

Come l’Amore stava infettando l’essere oscuro, l’Odio stava avvelenando l’essere puro.

Piume bianche ancora cadevano intorno a loro.
Lentamente si dissolvevano.
Le mani di lui erano intrise di sangue angelico.
Bruciava come acido.

Ma non l’avrebbe mai lasciata.

La piccola mano della ragazza si alzò.
Gli accarezzò il volto.
Una goccia più nera dell’onice macchiò la pelle nivea.

Il cielo venne squarciato da lampi.
Le nuvole iniziarono a piangere lacrime nere.
Il Padre piangeva per la perdita di una figlia amata per mano del fratello.

“Perché lo hai fatto…”

La risposta.
Un soffio.
Potente come un urlo.

“Perché ti amo…”

Gli occhi rossi sgranarono.
Non per le parole.
Ma per la consapevolezza che condivideva quel sentimento.
La odiava, ma la parte avvelenata del suo io l’amava.

Chiuse le ciglia scure.
Si chinò su di lei e le sfiorò le labbra.

Fece una scelta.
Una scelta che una parte di lui avrebbe rimpianto in eterno.

 “Chiamami per nome… Battezzami

Lei sussultò.
Le forze la stavano lasciando.
Gli occhi chiari si riempirono di lacrime.

“Aleixo… Agapios…”

Difensore dell’Amore Divino.

Un nome che equivaleva ad una maledizione eterna per il demone.
Lui, diavolo, aveva difeso lei, l’amore di Dio, un angelo.
Mai nome fu più adatto.
I due rubini la guardarono con un misto di ira e dolcezza.

“Divorami…”

La sua ultima richiesta.
La sua ultima maledizione.

Lui scosse la testa.

“Non posso… non più”

Le anime lo ripugnavano.
Non poteva.

Ma… lo voleva.
Per tutti i gironi dell’inferno se lo voleva.
Bramava quel premio con tutto se stesso.

400 anni erano passati.
400 anni erano serviti perché cedesse.
400 anni per avere quello che nessun demone aveva mai avuto.

Ma cosa era?
L’anima angelica o… il suo cuore?

L’indice di lei si posò sulle sue labbra.

“Devi… e puoi…
Riparerò al mio errore… se ti ciberai della mia anima…
non ti sarà mai più concessa redenzione…
Tornerai da essere il demone che eri…
E mi permetterai di restare con te… per sempre”

Il suo Cuore lo possedeva già.
Ora avrebbe avuto anche l’Anima.

Lacrime scesero dagli occhi del demone.

Lacrime di Odio.
Lei lo obbligava ad ucciderla.
Lei lo aveva maledetto con quel nome.
Lei gli aveva fatto conoscere l’amore.

Lacrime d’Amore.
Lei gli stava salvando la vita.
Lei rinunciava al suo eterno per ridargli il suo Io.
Lei era “caduta” a causa sua.

Annuì.

Questa volta non provò ribrezzo.
La nausea non si sentì.

Scese nuovamente sulle sue labbra.

Fu un bacio d’Amore.
Il Male amò il Bene.

Fu un bacio di Morte.
Il Male uccise il Bene.

Una forza sconosciuta lo invase.
La coscienza della Cherubino lo assalì.

I suoi occhi ebbero un lampo d’argento.
La sua testa scattò all’indietro.
Un urlò squarciò il silenzio di quella notte di pioggia nera.

In un secondo quelle che furono le spoglie di Aislinn divennero piume.
Piume bianche screziate di nero.
In pochi secondi una distesa di rose bianche adornate di stille nere comparve.

L’urlo straziante cessò.
Quello che ora era Aleixo si alzò.
Guardò l’angelo Coìnin come una fiera la sua preda.
Inclinava la testa a destra e a sinistra.

Più di un Demone, ma meno di un Angelo.

Il suo “Io” cosciente lo aveva abbandonato per il troppo dolore.
O forse per la troppa purezza ed energia di quell’anima.

Artigli avevano preso il posto delle dita.
Le ali nere da corvo erano decadenti ma imponenti.

L’argenteo non poté vedere altro.
Un secondo.
Uno scatto.
Una fitta allo stomaco.

Altro sangue angelico scorreva.
Il demone si leccava le labbra questa volta.

I neri artigli gli avvolsero il collo e strinsero.
I canini vennero scoperti.

Un soffio ed avrebbe avuto un altro lauto pasto.
Un soffio e l’avrebbe vendicata.
Un soffio… che rimase tale.

Thump…

Thump, thump…

Il cuore del demone prese a impazzire.
Crollò sulle ginocchia e si strinse il petto.
Un altro urlo.

L’anima che aveva ingerito era troppo.

Troppo forte,
Troppo pura.
Troppo piena d’amore.

Libero dagli artigli Coinìn lo scherì.

“Non avrai la redenzione…
Ma ciò che era oscuro non lo è più così tanto”

Gli occhi cremisi guardarono l’angelo.
Un ghigno troneggiava sulle sue labbra.
Rise l’essere puro.
Rise come un pazzo.
Poi l’argento si specchio nel rubino.

“Vivi e ama demone…
E quando accadrà… io sarò lì…”

I contorni di quel maledetto divennero confusi.
La testa pulsava.
La gola bruciava come ustionata.
Le forze lo lasciarono.

Il buio avvolse Aleixo.
E, al suo risveglio, non fu più lo stesso.

Aveva una Coscienza.
Frutto di quell’Anima Pura.
Ma la seppellì.

Seppellì i ricordi di Aislinn, Angeli e Amore.

Inizialmente cercò quel dannato cherubino
Un angelo caduto ormai.
Le sue mani erano intrise di sangue angelico

Perché lo cercò?.
Voleva vendetta?
Non lo sapeva nemmeno lui.

Tuttavia la condanna di Coìnin non si avverò.

Visse ma non amò.
Anzi, odiò.

Anno dopo anno.
Secolo dopo secolo.
Ogni volta che il suo nome veniva pronunciato una vita cessava.

Solo quel nome poteva riportare tutto a galla.
Solo quel nome poteva risvegliare la coscienza.
Solo quel nome poteva fargli provare amore.

Non voleva udirlo.

La scia di sangue continuò senza fine per molto tempo.

Divenne così uno dei Demoni Superiori.
Unico ad essersi cibato di un Angelo.
Cantet Animarum fu il suo nuovo nome.

Poi, un incontro.
Un’anima.

Un piccolo Conte orfano.
Il grande demone decise di servirlo.
Fecero un patto.
Il patto venne rispettato.
L’anima venne divorata… ma non completamente.

La nausea, all’ultimo morso, lo assalì.
Il frammento vitale dello spirito.
Non poté mangiarlo.

E così il corvo nero…………..

Un vento riscosse Aleixo dai ricordi.

Tempismo perfetto

Pensò facendo un piccolo ghigno.
Ghigno che si dissolse.
Terrore invase gli occhi cremisi.

Coìnin guardava il demone con un aria di vittoria.
Tra le braccia un corpo inanimato
Capelli petrolio, corporatura esile, pelle nivea.

Ciel.

 

   
 
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