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Autore: BlueTea    22/01/2013    3 recensioni
Dal primo capitolo:
"Adesso su quel foglio di carta pregiata era scritto che lui, Kurt Hummel, era a tutti gli effetti uno studente della New York Academy of Dramatic Arts. [...] C’era altro che doveva fare prima di pensare alla valigia, all'aereo o a New York. Avrebbe dovuto chiamare una persona in particolare... "
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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      Chapter 14:            
How you remind me


Mr. Know It All. Well you you think you know it all.
But you don’t know a thing at all ain’t it.”

( Mr. Know it all – Kelly Clarckson )



Dopo aver lasciato i libri nelle rispettive camere, Kurt e Blaine si erano recati in mensa, sperando di trovare ancora qualcosa di commestibile. Era un’impressione del soprano oppure, a qualsiasi ora del giorno non c’era praticamente nulla da mettere sotto i denti?
In mensa si trovavano tante cose: sedie, tavoli, tovaglioli, eppure ciò che sembrava scarseggiare erano proprio i viveri.
 
Si erano avvicinati al bancone quasi del tutto deserto, alla ricerca di qualcosa che assomigliasse a del cibo. Kurt era riuscito a racimolare una minuscola porzione di insalata mista ed una mela, Blaine invece aveva preso l’ultimo hamburger rimasto e un budino al cioccolato.
 
Si sedettero in uno dei pochi tavoli ancora liberi, rimanendo in silenzio per qualche minuto. Il primo che riprese a parlare fu proprio il moro, il quale cominciò a prendere in giro il soprano per la sua eccessiva riluttanza verso i grassi…  o a qualsiasi cosa fosse dannosa alla salute.
 
- Ti godi troppo poco la vita! – gli aveva detto, mentre assaporava il suo panino costituito per il 99% di grassi saturi. Kurt l’aveva guardato con sufficienza, rispondendo che preferiva privarsi di qualche dolcetto che morire a quarant’anni d’infarto per il colesterolo eccessivamente alto, al che Blaine aveva abbandonato sul piatto il suo delizioso hamburger... per riprenderlo dieci secondi dopo e terminarlo in altri due bocconi.
 
- Anche tu domani hai lezione con la Tibideaux? – chiese Blaine, mentre mescolava distrattamente il budino rimasto nel bicchiere.
- Ah-a. – fece il soprano, senza prestare molta attenzione all’altro.
 
Il suo cervello infatti, era impegnato nel trovare una buona motivazione per portare avanti questa cosa, qualsiasi cosa fosse.
 
Blaine aveva detto che gli voleva essere amico. Bene.
Che cosa poteva esserci di male? Sapeva che trascorrere del tempo in compagnia del riccio non gli dispiaceva affatto, soprattutto adesso che cominciava a dimostrarsi un umano e non un alieno proveniente da Pervertsland. Tuttavia, il fatto che fino a qualche giorno prima il riccio avesse ripetutamente tentato di saltargli addosso e adesso recitasse la parte del bravo e simpatico ragazzo lo confondeva terribilmente. Per di più era ancora leggermente irritato per la storia di Mr. Biondo Ossigenato.
 
A me non interessa proprio niente. Che se lo sposi pure! Continuava a pensare, mentre addentava la sua mela con fare nervoso.
 
- A che ora? – chiese il moro distogliendolo, dai suoi pensieri che proprio in quel momento comprendevano un biondino, un omicidio e un alibi perfetto.
- A che ora che cosa? – domandò Kurt, il quale cadde dalle nuvole. Di faccia. Dolorosamente.
 
Blaine inarcò un sopracciglio, smettendo di torturare quella poltiglia che era diventato il suo budino e incrociando le braccia al petto, con aria lievemente indispettita.
 
- A che ora hai la lezione di canto?-
- Ah! Giusto, alle sei del pomeriggio. – rispose Kurt, un po’ imbarazzato.
 
L’espressione di Blaine cambiò nel giro di un nano secondo. Un enorme sorriso spazzò via l’irritazione che prima occupava il suo volto, il che gli diede quasi l’aspetto di un bambino.
 
- Anche io! – esclamò entusiasta, come se gli avessero appena detto di aver vinto alla lotteria.
- Io non ne sarei così felice, sai… - commentò Kurt, tentando di concentrarsi completamente sulla loro conversazione, quando la sua testa tornava sempre a quell’odiosissimo biondo.
 
Ma quanti anni hai? Due?! Nemmeno lo conosci, magari è un ragazzo da premio Nobel per la pace. Lo rimproverò il suo cervello, il quale a intervalli irregolari dava ancora segni di vita.
 
- Perché? – domandò il riccio, confuso e, forse, con un velo di… tristezza?
 
No, doveva essere solo impressione di Kurt. Non era possibile che Blaine fosse dispiaciuto perché aveva frainteso le parole dell’altro pensando che non fosse felice di frequentare la stessa lezione! No, no e assolutamente no! Kurt stava disperatamente tentando di nascondere il sorriso da ebete che stava minacciando di spuntare sulle sue labbra. Blaine doveva smetterla di fare quello sguardo da cucciolo bastonato, al più presto.
 
- Non sai del test? –
- No… - gli rispose il riccio, invitandolo a continuare.
 
 
L’espressione sul volto del moro parve rasserenarsi. Poverino, evidentemente non era a conoscenza della tortura psicologica a cui sottoponeva la rinomata professoressa della NYADA.
 
- La Tibideaux ti farà esibire davanti all’intera classe. –
 
Kurt rabbrividì al solo pensiero. Va bene, non aveva mai avuto problemi a cantare in pubblico, per di più sapeva di avere tutte le qualità necessarie per frequentare la NYADA, eppure non riusciva a non essere vagamente terrorizzato all’idea di sbagliare. Non era possibile che tornasse a casa per uno stupidissimo errore, aveva una seconda occasione e non poteva permettere che gli scivolasse così dalle mani.
 
- Non ho problemi a cantare in pubblico. Sai, me la cavo abbastanza bene. – fece il moro, con un ghigno sulle labbra.
 
Kurt vide il vecchio Blaine stava tornando a galla e quella visione non lo entusiasmò particolarmente. Ma perché? A lui andava benissimo che stesse ben chiuso in qualche angolino del cervello di Anderson e che ci restasse il più a lungo possibile.
 
- Non ne dubito… Il punto è: se non le piaci, a casa. -
- Come, scusa? – domandò Blaine, rimanendo a bocca e occhi spalancati.
- Hai capito. Se si rende conto che non hai fatto progressi dall’ultima volta che vi siete visti… -
- Sei fuori. – concluse Blaine, con voce tremante.
- Esatto. –
 
Blaine sembrava sconvolto. No, non lo sembrava, lo era.  Kurt non l’aveva praticamente mai visto in questo stato. Almeno, non a questi livelli. In fondo, poteva anche capirlo: anche lui veniva dall’Ohio e l’idea di tornare alla realtà di quello stato dopo aver assaporato l’aria di New York era insostenibile.
 
- Scusa non volevo spaventarti. Ma tu, di certo, non avrai problemi. – lo derise il soprano.
- E tu come lo sai?! – domandò il riccio, non cogliendo l’ironia nella voce di Kurt. 
- Non eri tu quello che se la cavava abbastanza bene? –
 
Il moro semplicemente annuì, ma del resto, che poteva dire? Qualcosa del tipo – Sai, sparo cazzate a raffica soltanto perché spero che se le pronuncio ad alta voce diventino reali. –
 
Kurt aveva perfettamente capito che quello che Blaine dava a vedere per la maggior parte del tempo non era che una facciata. In effetti, bastava soltanto osservare un po’ più attentamente, tuttavia sapeva perfettamente che la maggior parte delle volte la gente se ne frega e cataloga chi ha davanti in base alla prima impressione che ha ricevuto.
 
- Blaine... - Lo sai che ce la puoi fare. Lo sai. - Questo… cambiamento a cosa è dovuto? - chiese Kurt in un sussurro, abbassando gli occhi sulle sue mani.

 
Una certa idea ce l’aveva, ma non poteva credere che fosse per quello. Insomma, ai suoi occhi non aveva poi così tanto senso che Blaine avesse smesso di provarci con lui soltanto perché fosse vergine. E poi, da quando essere vergini era negativo?!
 
Kurt si pentì di aver posto all’altro quella domanda nello stesso momento in cui uscì dalle sue labbra. In fondo, neanche gli importava se Blaine fosse interessato ad uscire con lui! Per di più, adesso erano ricominciati i corsi, perciò seguire le lezioni e portare avanti una relazione non sarebbe stato possibile… Gliel’aveva detto anche Rachel!
 
Rachel, che adesso era tornata insieme a Finn.
Si, viva la coerenza!
 
- Cambiamento? – chiese Blaine, facendo finta di non capire a che cosa si riferisse.  
- Si… il tuo comportamento. Nei miei confronti.-
 
Blaine abbassò lo sguardo, cercando di evitare gli occhi di Kurt.
 
- Non capisco a cosa tu stia dicendo. Comunque credo si stia facendo tardi. –
- Sono solo le due e mezza! – si lamentò il soprano, guardando l’orologio.
 
E come al solito Blaine stava tentando di scappare. Doveva cominciare a pensare che fosse lui quello che induceva i ragazzi a fuggire a gambe levate. Prima Dave, ora Blaine. Era proprio un’orribile, orribile persona.
 
- Infatti. – disse Blaine, cominciando a raccogliere le sue cose.
- Blaine… -
 
La mano del più alto si posò su quella dell’altro prima ancora che potesse anche soltanto accorgersene. Blaine si bloccò all’istante. Non spostò la mano, contrariamente a ciò che aveva pensato Kurt, il quale aveva immaginato il riccio allontanarsi bruscamente e cominciare a correre lontano da lui a velocità supersonica, agitando le mani in aria. Okay, forse era una visione un po’ troppo tragica… o da cartone animato.
 
- Kurt. –
- Bene. Adesso che abbiamo fatto le  presentazioni, potresti darmi una spiegazione? –
- Perché devi sempre trovare una spiegazione a tutto?! – chiese il moro con tono esasperato.
- Perché non ha senso vivere tenendo la testa sotto la sabbia! Almeno non per me. – fece Kurt, rimuovendo la mano da quella dell’altro, imbarazzato dal prolungato contatto fisico.
- Bravo. Ti sei risposto da solo. Per me ha più che senso. – fece il riccio, quando si rese conto di qualcosa. - E comunque io non vivo tenendo la testa sotto la sabbia! -
- Come dici tu… - disse il soprano, facendo finta di assecondarlo.
 
Blaine guardò l’altro, incapace di dire qualsiasi cosa. Kurt, invece di sviare come al solito lo sguardo, fissò Anderson dritto negli occhi, cercando di mostrarsi sicuro di sé. Il riccio sospirò, sistemando il cellulare nella borsa.
 
- Senti, per una volta fammi un favore. Fa finta che non sia successo nulla. –
 
Allora è un vizio fare finta di niente! Sono io l’unico squilibrato che affronta i problemi?!
 
- Lo sto già facendo. - replicò Kurt, scocciato dal comportamento dell’altro.
- Perfetto, continua così. –
- Non ho detto che mi vada bene. - fece il soprano nello stesso istante in cui Blaine si stava alzando dalla sua sedia.
- Kurt, per favore. – gli disse, con tono supplichevole.
 
Il ragazzo guardò Blaine negli occhi per qualche istante, rimanendo incantato dalle loro sfumature. Scosse la testa, nel tentativo di togliersi qualsiasi pensiero riguardante la bellezza degli occhi di Blaine, delle labbra di Blaine, del colore della pelle di Blaine…
 
KURT! Tu hai seriamente bisogno di farti curare.
 
- Okay, mi arrendo. – mormorò, spostando lo sguardo da Blaine ad un punto qualsiasi sul muro. - Vuol dire che dovrò abituarmi. – aggiunse alla fine.
- A che cosa dovresti abituarti? -
- Al fatto che cambi personalità come io cambio le sciarpe. –
- Io non cambio personalità! – si lamentò Blaine, alzando il volume della voce abbastanza da far si che si girassero nella loro direzione buona parte dei ragazzi che si trovavano in mensa.
- Devo citare qualche tua frase, per caso? –
 
Kurt aveva una carrellata di fantastiche frasi utilizzate da Blaine quando ci provava con lui, come ad esempio – Niente. Notavo quanto siano aderenti quei pantaloni- oppure - Ti trovo davvero molto attraente.- Sarebbe potuto andare avanti per ore, ma dalla faccia molto poco convinta dell’altro era abbastanza chiaro che non le volesse riascoltare. Eppure la sua la bocca dalla quale erano uscite, qual era il problema nel risentirle, eh?
 
 
- No! No, non farlo. – disse Blaine, agitando nervosamente le mani, facendo cenno di tacere all’altro, apparentemente a disagio. No, non aveva problemi di bipolarismo, era Kurt quello fuori di testa.
 
- Quindi, ho ragione. -
- N…no. Hai… frainteso. – mormorò il riccio, tenendo la testa bassa.
 
Come poteva sembrare credibile agli occhi di Kurt, quando non lo era neanche ai suoi?!
 
- Allora tu chi sei? – chiese il più alto, esasperato.
 
Perché stava perdendo il suo preziosissimo tempo con Anderson? Lui aveva altro da fare! Come… ad esempio… Oh, beh qualsiasi cosa sarebbe stata più costruttiva che tentare di far ragionare Blaine!
 
- Blaine Anderson. – rispose semplicemente il moro.
- No. Sei un idiota. –
 
Blaine stava per obbiettare quando il suo cellulare cominciò a squillare. Emise un sospiro di sollievo, per poi rispondere.
 
- Jeff! –
 
Jeff. Chi è Jeff?
 
- Tutto bene. Si, lo so. L’altra volta ho esagerato. –
 
Ha esagerato. Pensò Kurt, cominciando a mettere assieme i pezzi.  
 
- Lo sai che quando sono ubriaco salterei addosso anche a… - Blaine si bloccò all’istante, ricordandosi di essere in presenza del più alto, il quale cominciava a sentire una leggera nausea dovuta a non riusciva proprio a spiegarsi cosa. – No! Cioè, volevo dire che mi dispiace se ho fatto… insomma, quello che ho fatto. – balbettò il moro, passandosi nervosamente una mano “tra” i capelli stuccati.
 
Evidentemente Jeff doveva essere lo spilungone biondo con cui Kurt aveva avuto l’enorme piacere di scontrarsi.
 
- Domani sera? Non lo so, facciamo venerdì?- propose Blaine all’altro.
 
Certo, invitiamo la gente a uscire davanti a quell’idiota di Kurt.
 
- Anche Nick? Si, certo! –
 
Si! Facciamo anche una cosa a tre!Pensò il soprano, meravigliandosi dei suoi stessi pensieri.
 
- Okay, a venerdì. – concluse il ragazzo, prima di riattaccare.
 
Kurt cominciò a ticchettare nervosamente le dita nervosamente sul tavolo, aspettando che Blaine lo degnasse di un minimo di attenzione.
 
- Scusa era… -
- Il tuo ragazzo. – lo interruppe Kurt, senza nemmeno pensare alle parole che gli uscivano dalle labbra.
 
Blaine si voltò all’istante verso l’altro, a dir poco sconcertato. Beh, qui fra i due quello sconcertato avrebbe dovuto essere Kurt, che aveva appena scoperto che Blaine aveva una relazione quando gli aveva fatto ben presente di non essere adatto.
 
- Come? – chiese il riccio, pensando di aver capito male.
- Niente! Non. Ho. Detto. Niente. – fece Kurt, rimangiandosi tutto.
- No. -
- Si! Non ho detto niente!- si lagnò il più alto, il quale era stato quasi sul punto di strapparsi i capelli per la frustrazione.
 
Ma no, la sua acconciatura era sacra.
 
- Non intendevo quello! – fece Blaine, stressato.
 
Se qualcuno avesse prestato attenzione a quei due in quell’esatto istante, gli avrebbero di sicuro dato l’impressione di una vecchia coppia sposata.
 
- E allora, gentilmente, potresti spiegarmi che diavolo intendevi?! –
 
Non sono fatti suoi, non puoi intrometterti così nelle vite altrui!
 
- Oh, signore! – strillò Blaine, ignorando gli sguardi incuriositi dei ragazzi che li circondavano. - Non è il mio ragazzo! – mormorò infine, apparentemente sfinito.
 
Il primo pensiero di Kurt fu quello di alzarsi e volteggiare in giro per la mensa, cosa che ovviamente non fece. Semplicemente, fissò Blaine per qualche istante, tentando di mantenere un’espressione indifferente.
 
Per quanto odiasse ammetterlo, era palese che Blaine lo interessasse più di quanto avrebbe dovuto un normale. Per di più era tutta colpa di Blaine! Se solo non avesse flirtato così spudoratamente, probabilmente il soprano nemmeno si sarebbe reso conto di quel bellissimo ragazzo. Kurt si sarebbe volentieri dato uno schiaffo per aver associato proprio quell’aggettivo all’altro.
 
- Grazie dell’informazione. – disse, con fare assolutamente disinteressato.
- Di niente. -
- Perfetto. -
- Bene. –
 
Nessuno dei due disse niente, semplicemente cercarono di evitare l’uno lo sguardo dell’altro, come se non fosse accaduto nulla. Il soprano maledisse tremendamente la Coleman. Se solo avesse terminato la lezione in orario avrebbe pranzato con Rachel e Finn e si sarebbe evitato momenti di completo imbarazzo come questi. Di certo, si sarebbe annoiato a morte, considerando il fatto che i due fidanzatini felici l’avrebbero ignorato per tutta la durata del pranzo, ma sempre meglio di questa spiacevolissima situazione.
 
- Kurt? -
- Mh?-
- Posso farti una domanda?-
 
Kurt alzò la testa, trovando un paio di occhi ambrati che lo fissavano con fare supplichevole.
 
- No. –
- Ah. –
 
 
Il soprano si chiese se l’altro fosse davvero così stupido da aver frainteso la sua ironia. Era ovvio che non facesse sul serio! Perché doveva spiegare al ragazzo qualsiasi cosa?! Sospirò pesantemente, per poi riprendere a parlare.
 
- Blaine? -
- Cosa? – chiese il riccio, il quale stava martoriando un povero tovagliolo di carta che per sua sfortuna era capitato nel piatto di Blaine.
- Ero sarcastico!-
- Oh. – fece il moro, lasciando stare il tovagliolo, attendendo che Kurt dicesse qualcosa.
- Quindi? – chiese il soprano, il quale attendeva ancora che Blaine gli ponesse la fatidica domanda.
- Ah, giusto. Tu… -
 
Blaine si bloccò all’improvviso. Per la verità cominciò a balbettare a bassa voce frasi sconnesse che Kurt con tutta la buona volontà proprio non afferrava.
 
- Io…?-
- Sei per caso geloso?- chiese tutto d’un fiato.
- Delle mie cose? Tantissimo! Soprattutto delle mie creme. No, dei miei abiti, anzi… -
- Kurt! – lo interruppe Blaine.
- Si, lo so come mi chiamo! -
- Volevo sapere se tu sei geloso… di me. –
 
Kurt aveva capito perfettamente cosa Blaine intendesse già dal primo istante, eppure non aveva potuto far a meno di fingere di non aver capito, augurandosi che l’altro lasciasse cadere il discorso, scoraggiato dall’apparente stupidità dell’altro. Ma, come sempre, non era andata come aveva sperato.
 
 
- Cosa?! Ma che diavolo ti viene in mente?! Ma stai scherzando, vero?-
- No, sai com’è. Ti ho già detto che… -
- Tranquillo! Stai tranquillo. Non è come pensi. Per niente. – lo fermò Kurt, il quale sapeva perfettamente dove sarebbe andato a parare e, per qualche motivazione a lui del tutto sconosciuta, quelle parole l’avrebbero stranamente infastidito.
- Okay, adesso credo proprio di dover andare. Ci vediamo domani a lezione. – fece Blaine, con uno sguardo che non lasciava trasparire alcuna espressione. Il ragazzo si alzò dalla sedia e si incamminò verso l’uscita.
 
Kurt osservò Blaine uscire a velocità sostenuta dalla mensa. Non capiva come, ma in un modo o nell’altro, praticamente ogni loro conversazione terminava con uno dei due che girava i tacchi, senza dare all’altro nemmeno un attimo per replicare.
 
Queste sì che sono basi solide per un’amicizia.
 
Il punto era che a volte, o per meglio dire sempre, non riusciva a capire Blaine e di certo lui non lo aiutava. Diceva di volergli essere amico, ma come poteva pretendere di costruire un’amicizia, quando era il primo che non sembrava intenzionato a lasciarsi conoscere?!
Forse si aspettava che Kurt avesse qualche genere di potere telepatico… Oppure semplicemente non era serio quando gli aveva chiesto di essere amici. Il che non aveva alcun senso. O, magari, era il soprano che non era abbastanza intelligente da capirlo.
 
A quel punto, era tutto possibile.
 
 
 
Kurt rimase immobile, seduto al tavolo della mensa, quasi aspettando di vedere Blaine girare l’angolo e tornare da lui, dicendo che stava scherzando e che in realtà non se l’era presa per… il soprano in realtà non capiva nemmeno per cosa.
 
Passarono due, tre, dieci minuti e nella testa di Kurt cominciò a farsi spazio l’idea che, forse, Blaine non sarebbe ritornato indietro. Prese la sua borsa e fece per dirigersi in camera, col capo chino e l’aria di uno a cui era appena morto il gatto.
 
Stava per prendere l’ascensore insieme ad un altro paio di ragazzi, quando si rese conto che non aveva alcuna voglia di chiudersi nella sua stanza. Aveva bisogno di fare una passeggiata, di un po’ d’aria fresca, magari gli avrebbe perfino schiarito le idee. A dire il vero, aveva seri dubbi a riguardo.
 
Si fece da parte, lasciando entrare i ragazzi nell’ascensore, scendendo le scale fino alla hall.
 
Arrivò davanti alla scrivania della signora Simmons, che salutò con un cenno della mano prima di avvicinarsi alla porta d’ingresso.
 
- Caro, aspetta! – sentì dire alla signora.
 
Kurt alzò gli occhi al cielo, sentendo che, in modo o nell’altro, di certo quella donna sarebbe riuscita a trattenerlo per almeno mezz’ora… come ogni volta, del resto. Si stampò in faccia il sorriso più convincente che avesse e si voltò verso la signora.
 
- Si? – chiese, mostrandosi il più cortese possibile e cominciando a prepararsi una sfilza di scuse per le quali proprio non gli era possibile rimanere, anche se gli avrebbe fatto tanto piacere.
 
- E’ arrivato questo per te. – gli disse, porgendogli un pacco.





Tea's Corner:

Eeee anche oggi sono riuscita a pubblicare :D Non sareste sopravvissuti senza questo capitolo, vero? 
Naturalmente scherzo xD
Ringrazio ancora tutti quelli che seguono e recensiscono

Alla prossima

Tea (: 
  
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