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Autore: Poison Lover    22/01/2013    1 recensioni
Gerard si girò verso di lui, per poi abbassare lo sguardo subito dopo. - E se io avessi delle cattive abitudini?- chiese, piantando improvvisamente gli occhi in quelli del ragazzo.
Bert si sentì immediatamente a disagio, quegli occhi lo spaventavano. - Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda.- replicò, alzando un sopracciglio, contrariato.
Gerard fece un gesto di noncuranza con la mano. - Da quando ti importa del galateo e delle regole di buona conversazione?- ribatté, vagamente irritato.
- Lascia perdere. Okay, che genere di cattive abitudini? L'alcool? Lo sappiamo tutti ormai, e nemmeno io mi astengo da quest'effimero piacere.-
- Non parlavo di quelle abitudini.-
- Puoi spiegarti meglio? Non ho ancora il dono di leggere nel pensiero. - rispose Bert, lievemente irritato da quello sconclusionato scambio di battute. Gerard spostò lo sguardo altrove, fingendo di interessarsi a una fotografia attaccata con lo scotch alla parete.
- Droga.-
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gerard Way, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Chapter Seven -
And for the last night I lie, could I lie next to you? 


 
 
Alright, give up, get down, it's just the hardest part of living. 
Alright, she wants it all to come down this time. 
Pull the plug, but I'd like to learn your name. 
And holding on, well I hope you do the same. 
Ah, sugar, slip into this tragedy, you've spun this chamber dry. 
- The Jetset Life Is Gonna Kill You, My Chemical Romance.
 



<< Okay Bert, non dirmi che vuoi farmi da stylist. >> 
Gerard fissava il ragazzo con un misto di divertimento e puro terrore. Non si sarebbe mai piegato alla sua volontà, conoscendolo lo avrebbe costretto a mettersi la divisa da cheerleader che avevano trovato abbandonata nel bagno delle ragazze l'ultimo giorno di scuola. 
<< Oh, andiamo Gee, è un grande giorno oggi! >> protestò Bert, esasperato dalla collaborazione praticamente nulla da parte del ragazzo. << Anzi, una grande nottata! >> si corresse, con il solo risultato di suscitare una serie ben nutrita di improperi al suo indirizzo. Sospirò, privo di speranze. Gerard era un caso perso.
<< Non riesco proprio a capire perché vuoi che mi metta quella roba. >> sbuffò il ragazzo, indicando i vestiti che Bert aveva ordinatamente disposto sul letto sfatto. Gli aveva telefonato neanche un'ora prima, allarmandolo dicendogli che era in corso un'emergenza e che aveva bisogno di lui. Quando era arrivato, trafelato, e Bert gli aveva aperto, aveva avuto la gioia di scoprire che la fantomatica emergenza vedeva come protagonista il ragazzo in piedi davanti all'armadio, con le mani tra i capelli e il volto che era una maschera di disperazione. 
<< Gee, tu non capisci, Frank ha detto che ci saranno due sue cugine di New Yark e, indovina un po'? Sono single e, da quanto mi ha assicurato il tuo amico, sono due tipe da urlo! Ora capisci? Dobbiamo essere in tiro. >> aveva spiegato con foga, di fronte allo sguardo spiazzato di Gerard. Dopodiché, la malsana idea di prestargli dei vestiti per la serata, onde evitare che si vestisse come un becchino come di consueto, si era impossessata di lui, e persisteva tutt'ora mentre tentava in tutti i modi di convincere Gerard.
<< Bert, ho già detto di no, e poi non mi entrerà mai quella roba. >> chiosò il ragazzo, indicando quasi disgustato il chiodo nero e i pantaloni scuri dall'aspetto così dannatamente scomodo. 
<< Come la fai lunga, Way! Ti andrà di sicuro, porti all'incirca la mia stessa taglia. E poi cosa ti costa provare? Facciamo questo patto: se ti vanno piccoli, rinuncio e ti metti i tuoi vestiti. Se però ti stanno bene, fai come dico io. >> propose lui, lanciandogli uno sguardo furbo. 
<< Porca puttana quanto insisti, e va bene! >> si arrese alla fine Gerard, più per disperazione che per altro. << Non mi ci entra neanche una gamba in questi cazzo di jeans da frocetto. >> borbottò mentre si toglieva il giaccone e lo buttava malamente a terra; prese con un gesto rabbioso i vestiti sul letto e si chiuse in bagno, sbattendo intenzionalmente la porta. 
Bert sorrise tra sè e sè, soddisfatto. Sapeva che avrebbe ceduto, alla fine. Era finalmente arrivata la fatidica data, quella sera sarebbero andati da Frank tutti insieme. Era persino riuscito a convincere Ellison, e la cosa lo rendeva immensamente felice. Era di buonumore come non era da tempo, e si era ripromesso di non dar peso alle lamentele di Gerard ed Elly, quella sera si sarebbero divertiti tutti. Non appena Frank gli aveva accennato della presenza delle sue due cugine, aveva capito che era un'occasione da non perdere: lui aveva davvero bisogno di una sana scopata, e Gerard di dimenticarsi della storia di Ellison. E quale modo migliore se non due ragazze a loro pressoché sconosciute, potenzialmente ubriache e che non avrebbero mai più rivisto? Era l'occasione perfetta. Ecco perché voleva che anche Gerard fosse presentabile; almeno le due non sarebbero scappate davanti al suo aspetto trasandato e che, ultimamente, sapeva di autodistruzione solo a guardarlo. Stava diventando davvero deprimente averlo vicino. 
Sentì un paio di imprecazioni subito seguite dal rumore sordo della serratura del bagno che girava. 
Non prima di aver tirato un calcio alla porta, Gerard rientrò nella camera, continuando a borbottare frasi sconnesse e improperi di tutti i generi. Si fermò al centro della stanza, di fronte a Bert, fissandolo quasi con odio. 
<< Bè, vedo che ti stanno alla perfezione! >> commentò il ragazzo, con un sorriso furbo. << A quanto pare ho vinto io. >> aggiunse trionfante. 
Gerard sbuffò rumorosamente. 
<< Devi per forza essere così irritante? >> fece, acido. Prese un respiro e scosse la testa. << Okay, hai vinto, metterò la tua roba, andrò a quella cazzo di festa insieme a te e pregherò tutto il tempo perché Frank rovesci molto casualmente il contenuto del suo bicchiere su questa fottuta maglia. >> 
Bert scoppiò a ridere, rincuorato dall'improvviso scoppio di vita dell'amico. Era da mesi che non lo vedeva alzare la voce o incazzarsi, ormai l'apatia si era impossessata di lui, e vederlo reagire agli eventi era una vera gioia. Gli diede una pacca sulla spalla in segno di solidarietà, poi lo superò e uscì dalla stanza, lasciandolo solo. 
 
 
Erano mesi che non usciva più come si deve. La scuola non contava, era praticamente stata costretta a ritornarci da Bert e dalla sua dannata insistenza. 
Aveva perso l'abitudine, e non era del tutto sicura di essere poi così entusiasta di andare alla festicciola a casa di Frank. Però lo aveva promesso a Bert, e poi ci sarebbe stato anche Gerard, magari le avrebbe tenuto compagnia: era quasi sicura che neppure lui volesse andare a quella festa. 
Sospirò per l'ennesima volta, seduta sul letto, guardando sconsolata il guardaroba. Era da una vita che non comprava nulla di nuovo, si sarebbe dovuta accontentare dei suoi soliti vecchi e sciatti vestiti. Non sapeva se fosse il caso di vestirsi un po' meglio del solito oppure se bastasse infilarsi il suo solito paio di jeans sgualciti e le converse. Odiava le feste proprio per quel motivo, si sentiva inadeguata e non sapeva come vestirsi, come comportarsi. 
Sapeva che Gerard era già arrivato da un pezzo, aveva sentito il campanello suonare fastidiosamente subito seguito da un rumore sordo e un'imprecazione che indicavano che Bert era inciampato da qualche parte mentre andava ad aprire. Non sapeva perché fosse arrivato così presto, il ritrovo ufficiale da Frank era alle otto, ed erano a malapena le sei e mezza. Bene, aveva più di un'ora per decidere cosa mettersi. 
Diede l'ennesima occhiata disperata all'armadio, passando in rassegna ogni pantalone, maglia e giacca appesi. In verità non erano molti, non era mai stata un'amante dello shopping, e in quel momento rimpiangeva di non essere mai andata con Madison quando le chiedeva di accompagnarla per i negozi. 
Sentì il vociare concitato di Bert e Gerard nell'altra stanza, e quasi fu tentata di chiedere consiglio a loro. Sicuramente sarebbero stati più competenti di lei, la moda di certo non sarebbe mai stata il suo mestiere. Fece un gran sospiro e si alzò dal letto, battendosi le mani sulle ginocchia.
<< Bene, Elly. Missione 31, scegli il vestito. >> 
Probabilmente i due ragazzi nella stanza accanto avrebbero pensato che fosse pazza, se l'avessero sentita, ma non le importava. Di sicuro avrebbe perso la testa se avesse continuato ad indugiare davanti a quell'armadio. 
Rinunciò ad un qualsiasi tipo di scelta metodica e afferrò i primi jeans che le capitarono sotto mano, guidata dall'esasperazione, e se li infilò senza troppe cerimonie, lanciando lontano i pantaloni in pesante flanella che aveva usato per dormire e che aveva tenuto per tutto il resto del giorno. Aprì uno dei cassetti e passò in rassegna le poche maglie che aveva. Addocchiò una maglietta di Madison, doveva essersela dimenticata quando aveva fatto le valige. La tirò fuori, aprendola per guardarla meglio; non sembrava male. Per un attimo fu tentata di provarla, ma alla fine decise di lasciarla lì dove l'aveva trovata e di cercare qualcos'altro. Optò per la sua maglietta preferita, quella con la stampa dell'Iron Maiden. Se la infilò con foga, spettinandosi i capelli ancor più di quanto già non fossero. 
Si pettinò velocemente davanti allo specchio, cercando in tutti i modi di evitare l'immagine riflessa. Non ricordava quando fosse stata l'ultima volta che si era guardata allo specchio, in effetti; aveva cominciato ad odiare quegli aggeggi infernali, avrebbe voluto rompere tutti quelli che c'erano in casa. Era sicura che anche Cobain avesse detto una cosa simile, in qualche sua canzone.
Si rifiutò di truccarsi, non ne aveva voglia e sarebbe stato comunque tutto tempo perso. Prese un respiro e uscì dalla stanza; la luce nella camera di Bert era spenta, probabilmente i due si erano spostati in cucina. Attraversò il corridoio buio, mentre il volume delle loro voci aumentava sempre di più. Stavano parlando della festa, ne era sicura. Gerard si stava lamentando di qualcosa, ma non era un evento. 
<< Bert, non respiro con questi cosi. >> 
<< Oh, andiamo Way, se smaltissi quella pancetta non ti stringerebbero così troppo. >>
<< Chiudi quel cazzo di buco dentato. Mi stringono sul culo e sulle gambe, non sulla pancetta! E non ti azzardare a dire che ho il culo grosso perché potrebbe essere l'ultima cosa che farai nella vita. >> 
Ellison si fermò dietro la porta della cucina, senza entrare. Sbirciò dentro; Gerard era seduto scompostamente su una sedia, mentre continuava a pizzicare il tessuto dei pantaloni, e Bert se ne stava appoggiato contro il bancone. 
<< Hey, ti ho già spiegato che è per un bene superiore, Mr. Non Ho Il Culo Grosso. >> lo canzonò il ragazzo. 
Bene superiore? Dovevano far colpo su Frank? Ad occhio e croce, considerò che erano vestiti meglio del solito. Insomma, Gerard non aveva la solita vecchia felpa nera e Bert non indossava uno dei suoi maglioni extra large. Avrebbe voluto sporgersi di più e analizzare meglio il loro nuovo look, era curiosa di sapere come avevano deciso di conciarsi per quella stupida festicciola, ma aveva paura di essere scoperta. Ci stava prendendo gusto, si sentiva tanto James Bonde, o una degli 007. 
<< Il tuo bene superiore può andare a fottersi. >> commentò Gerard in tutta risposta, accendendosi una delle sigarette di Bert. L'altro roteò gli occhi, sembrava esasperato.
<< Tecnicamente, il piano era che eravamo noi a fotterci il bene superiore. >> 
Ellison sollevò un sopracciglio, incuriosita. Stavano davvero parlando di Frank? Avrebbe potuto ritenersi quasi gelosa. Si sporse di qualche millimetro, pregando tutti gli dei di cui era a conoscenza che non la vedessero. 
<< Tu sei malato, non voglio fottermi proprio nessuno. >> rispose il ragazzo, aspirando nervosamente dalla sigaretta. 
Forse non aveva ragione di essere gelosa, aveva appena detto che non voleva fottersi Frank.
<< Oh, sì che lo vuoi. Frank mi ha detto che hanno una malata passione per i vestitini iguinali e le scollature fino all'ombellico. >> 
Okay, forse non parlavano di Frank. 
<< Gerard, una sana scopata non può che farti bene. Hey, che problema hai? Chiunque vorrebbe farsi due tipe così da urlo -cito testualmente- la sera di Capodanno. Porta bene, è un ottimo modo per inaugurare l'anno nuovo. >> continuò Bert, persuasivo. Gerard lo guardò indeciso per un po', fino a quando non scosse la testa e, sbattendo la cenere dentro un bicchiere, sbuffò rumorosamente in direzione dell'amico.
<< Sono bionde? >> chiese solo, con tono esasperato. 
<< Sono quasi certo che Frank mi abbia accennato qualcosa su una tipa rossa ed estremamente porc.. >> 
<< Okay, io mi prendo la rossa. >> lo interruppe tagliando corto Gerard, prendendo l'ultimo tiro dalla sigaretta e spegnendola direttamente nell'acqua stagnante dentro al bicchiere, per poi alzarsi dalla sedia.
Ellison scattò all'indietro, togliendosi dalla loro visuale. Ripercorse a ritroso il corridoio e chiuse dietro di sè la porta della sua stanza. Solo allora si sentì al sicuro. 
Quindi, avevano intenzione di scoparsi due "tipe da urlo". Gerard si sarebbe scopato la tipa da urlo rossa ed estremamente porca. Avrebbe voluto urlare, o in alternativa rompere qualcosa. Odiava Bert per il fatto che gli mettesse in testa quelle stupide idee, e odiava Gerard perché lo ascoltava. 
Quelle due avevano una passione per i vestitini inguinali? Perfetto, anche lei ne aveva una, guarda un po'. Aprì nuovamente l'armadio, con rabbia, e pregò che improvvisamente comparisse un vestito o una minigonna, ma nulla. Sfortunatamente, Mad non aveva lasciato nessuno dei suoi abiti "da rimorchio", come amava definirli lei. 
Si sedette scompostamente a terra, sconsolata. Non aveva speranze, se Gerard voleva farsi una di quelle troie l'avrebbe fatto anche se lei gli avesse fatto uno streap tease davanti agli occhi. Le scappò una risatina a quel pensiero; non l'avrebbe mai fatto davvero, ma l'idea che lui si scopasse un'altra mentre lei era a pochi metri di distanza le faceva chiudere la bocca dello stomaco. 
Gettò un'occhiata senza speranza al guardaroba. L'indumento più corto che aveva consisteva in un paio di pantaloncini corti talmente rovinati da avere i bordi leggermente scuciti. Peccato che fosse praticamente Gennaio e che fuori si congelasse. 
Pensò che se magari avesse messo delle calze o qualcosa di simile sotto, non avrebbe sentito poi così freddo. E poi, se quello che Bert aveva detto e quelle due sarebbe davvero venute alla festa con vestitini inguinali e sarebbero sopravvissute al gelo, poteva farlo anche lei. Aprì tutti i cassetti e gli scompartimenti dell'armadio, pregando in tutte le lingue di sua conoscenza che Madison avesse lasciato qualcosa oltre a due paia di mutande e un paio di calzini. Dopo qualche minuto di affannata ricerca, pescò in mezzo al mucchio un paio di collant dall'aspetto leggermente più pesante rispetto agli altri. Li guardò, dubbiosa. Non era sicura che con i pantaloncini si mettessero con le calze sotto ma, a mali estremi, estremi rimedi. 
Si tolse i jeans e infilò il tutto, lasciandosi però la maglietta. Non aveva la minima intenzione di abbandonare i suoi amati Iron Maiden, e poi non voleva davvero fare la figura della battona. In fin dei conti, se Gerard voleva farsi una scopata con una rossa estremamente porca, lei non ne poteva nulla. Si sarebbe solamente resa più presentabile, tutto qui. 
Si avvicinò incerta al mobile dei trucchi. Dopo qualche attimo di esitazione, si sedette di fronte allo specchio. Cominciò a truccarsi gli occhi di nero, abitudine che aveva perso dall'anno prima; rinunciò in partenza a dare colore alle sue guance troppo pallide e passò ai capelli, riavviandoseli un po' e tirando indietro il vecchio ciuffo con le mani. Provò in tutti i modi a coprire le occhiaie, e alla fine, dopo un quarto d'ora di lavoro, i risultati si fecero vedere. 
Sbirciò timorosa l'immagine riflessa dallo specchio, e quasi non si riconobbe. In quell'anno era diventata totalmente un'altra persona, trascurata e buia. Il trucco almeno contribuiva a nascondere le occhiaie e gli altri segni della stanchezza, e poi era da tempo memorabile che non si vedeva con i capelli a posto. 
Giacché si trovava lì, prese coraggio e si alzò, specchiandosi a figura intera. Nonostante non fosse esattamente entusiasta dell'immagine riflessa, doveva ammettere di esserne discretamente soddisfatta. Non si vedeva così bene da più di un anno intero, le sembrava impossibile, si sentiva un'altra persona, quasi le venne voglia di sorridere. Il suo digiuno forzato le aveva fatto perdere del tutto quei pochi chili di troppo che fino a pochi anni prima erano stati il suo incubo, ed ora le calze avvolgevano un paio di gambe magre e stranamente toniche. 
Tutto sommato non era male, i capelli corvini erano a posto, il trucco andava bene e i vestiti erano okay, anche se la maglia le stava troppo grande e le copriva metà dei pantaloncini. Continuava a ripetersi che se fosse stato per lei si sarebbe presentata alla festa in pigiama. Ma, quando aveva sentito nominare le due "tipe da urlo", era scattato qualcosa in lei. Le era venuta voglia di farla pagare a Gerard, in un qualche modo che non le era ancora ben chiaro ma che confidava le sarebbe venuto in mente nel corso della serata. 
Fece un sospiro e uscì dalla stanza, mentre si infilava il giaccone nero. Diede un'occhiata distratta all'orologio e sobbalzò nel vedere che erano già le otto. 
I due erano ancora in cucina; Gerard guardava distrattatamente un punto indefinito in mezzo alla stanza e Bert fumava con flemma, posando di tanto in tanto gli occhi sull'amico. Quando si accorse della sua presenza, sobbalzò. 
<< Elly, cazzo mi hai fatto prendere un colpo, sembri un'oscura figura ammantata di nero, là dietro la porta... >> cominciò a citare vari riferimenti di film in cui comparivano le suddette figure ammantate di nero, fino a quando non la squadrò meglio e si interruppe di colpo. 
<< Elly? Ti sei messa un.. vestito? Ellison Carol Watts, tu hai un vestito sotto quel fottutissimo giaccone? >> le chiese il ragazzo, col tono più incredulo che avesse mai sentito. Persino Gerard, attirato dalla scenata di Bert, si era sporto dalla sedia per guardarla. 
Lei si affrettò a scuotere la testa e negare tutto. 
<< No, no, ma che dici? Non è un vestito, sono solo dei banalissimi pantaloncini.. >> 
Bert sembrò deluso.
<< Bè, mi sembrava troppo strano che tu avessi un vestito, dentro quell'armadio. >> commentò, scrollando le spalle, per poi rivolgersi a Gerard. << Hey Gee, mi credi se ti dico che in tre anni che viviamo sotto lo stesso tetto non le ho mai visto le gambe? Per quanto ne sapevo io, avrebbe potuto avere delle gambe bioniche, sotto i jeans! Sai, qualcosa stile Terminator. >> 
Gerard strabuzzò gli occhi esageratamente, fingendosi incredulo ed interessato all'emozionante confessione del ragazzo. 
Ellison si limitò a roteare gli occhi, sbuffando; Bert avrebbe dovuto smetterla con tutti quei film, stava sviluppando una vera e propria ossessione. 
<< Hey, siamo in ritardo. Dobbiamo andare. >> li avvisò prima che ricominciassero a conversare tra di loro; intascò senza farsi notare il pacchetto di Marlboro di Bert e si diresse verso la porta, recuperando le chiavi. 
Aprì la porta e aspettò che uscissero anche gli altri. 
Ora che erano in piedi e non correva il rischio di essere scoperta, vedeva chiaramente come si erano vestiti. Giurò di non aver mai visto Bert con una camicia in tutta la sua vita. Passò ad analizzare distrattamente l'abbigliamento di Gerard, e rimase un attimo interdetta. Si era messo un paio di pantaloni neri abbastanza aderenti, probabilmente di Bert, dato che sembravano fin troppo aderenti; ora capiva perché prima in cucina si lamentasse così tanto. Sotto il chiodo in pelle rigorosamente nera, doveva avere una delle anonime magliette di Bert, probabilmente di tinta unita rossa. Aveva i capelli arruffati più del solito, ma non stava male, anzi sembrava completamente un'altra persona. Era davvero insolito vederlo con addosso qualcosa che non fosse una delle sue felpe nere o un paio di jeans smessi. 
Distolse lo sguardo, erano tutti pronti fuori dalla porta, aspettavano solo che lei chiudesse. 
Dopo essersi assicurata di aver fatto fare alla chiave tutti i giri, lanciò il mazzo a Bert e si precipitò giù per le scale. Non c'era neanche il tempo di aspettare l'ascensore, erano mostruosamente in ritardo. 
<< Prendiamo la mia macchina. >>
Sentì dire Gerard dietro di lei. 
Annuì distrattamente, mentre cercava in tutti i modi di non inciampare sui lacci sciolti delle sue Converse. Avrebbe dovuto fare un nodo più stretto.
Salirono sull'auto e si preparano psicologicamente alla guida di Gerard. A volte si chiedeva dove avesse preso la patente.
 
 
 
<< Puntuali come sempre, eh? >> commentò sarcasticamente Frank quando li aprì la porta. Si soffermò per un attimo a squadrare l'abbigliamente ingannevole di Ellison, per poi esibirsi in un sorrisetto vagamente compiaciuto.
<< Però! >> esclamò scherzosamente. << Non pensavo fossi incapace di infilarti un vestito! >> 
Ellison sbuffò rumorosamente. << Non è un vestito, cazzo. >> ribatté esasperata. Durante il breve viaggio in macchina, Bert aveva insistito fastidiosamente affinché si togliesse il giaccone e gli facesse vedere come fosse vestita, ma era stata irremovibile e aveva deciso di ignorarlo per tutto il tempo; alla fine il ragazzo aveva dovuto arrendersi. Gerard le era sembrato nervoso mentre guidava, e lei aveva dovuto trattenere l'istinto di chiedergli cosa avesse. Sperava solo non stesse ancora pensando alla storia di Mikey; non si erano ancora chiariti da quel giorno.
I tre entrarono nella casa, spintonando accidentalmente Frank che si era messo da parte per facilitarli l'ingresso, appiattendosi contro la porta. Una volta dentro, si tolsero rapidamente le giacche e le lasciarono in mano a Frank, senza troppe cerimonie. Il povero ragazzo cominciò ad imprecare a loro indirizzo, facendo scoppiare a ridere Bert; persino Gerard dovette trattenere un sorriso. Ogni tanto, le lanciava qualche occhiata nervosa, ma non le diceva niente. 
Si fermarono al centro del salotto, non sapendo bene cosa fare. 
Nella stanza c'erano Mikey, seduto con le gambe accavallate sul divano, un ragazzo con una pettinatura afro e un paio di ragazze dall'aspetto lascivo. La sua attenzione si focalizzò su quest'ultime: dovevano essere le due tipe da urlo di cui parlavano Gerard e Bert. Si somigliavano molto, probabilmente erano sorelle. Una di loro sfoggiava una sfacciatissima acconciatura cotonata di un biondo ossigenato, e un vestito davvero corto, rosso fuoco; l'altra doveva essere la famosa rossa estremamente porca. Aveva il decolté meglio piazzato che lei avesse mai visto, e un corpo formoso e tonico al tempo stesso, avvolto in uno scollatissimo abitino che lasciava ben poco all'immaginazione. 
Improvvisamente, si sentì l'impersonificazione dell'inadeguatezza. Non avrebbe mai potuto competere con quelle due, non di certo con la sua maglietta da uomo e la femminilità di uno scaricatore da porto. Si pentì amaramente di non aver mai comprato un vestito; in quel momento avrebbe voluto che comparisse la fata madrina di Cenerentola che magicamente avrebbe fatto apparire addosso a lei un meraviglioso vestito e le famose scarpette di cristallo.
Ecco, pensò, avrei almeno potuto mettermi un paio di tacchi di Mad. 
Il tipo con i capelli afro si allontanò dalla sua postazione per andare incontro a loro, interrompendo il filo dei suoi pensieri. Li si avvicinò con un sorriso spropositamente enorme e porse la mano a tutti e tre, uno alla volta.
<< Hey, io sono Ray, piacere! >> si presentò con entusiasmo. Ellison gli strinse la mano, squadrandolo attentamente. Aveva una faccia simpatica, era abbastanza alto e sfoggiava una maglietta degli Iron Maiden simile alla sua, e tutto ciò contribuiva ad assegnare punti a suo favore. Decise che poteva starle simpatico. 
Gerard sembrava conoscerlo già, dato che Ray lo stritolò in un caloroso abbraccio, con tanto di pacca amichevole sulla schiena. Bert invece si dovette presentare a sua volta. 
<< Bè, ragazzi, dato che Iero si è imboscato chissà dove, vi presento due belle ragazze! >> disse con un gran sorriso. Ellison si irrigidì. Doveva proprio? Abbassò lo sguardo, completamente abbattuta. 
Bert si strofinò le mani con fare teatrale, e diede una gomitata Gerard, lanciandogli un'occhiata significativa; il ragazzo sbuffò, ma non disse nulla. Seguirono Ray per pochi passi e si posizionarono di fianco a lui. Ellison rimase in disparte, dietro di loro. 
<< Ragazze, ho l'onore di presentarvi due miei amici. >> esordì Ray, senza smettere di sorridere. Le due sembrarono prestare più attenzione, e posarono lo sguardo su Gerard e Bert, in attesa che le venissero presentati.
<< Lui è Gerard, e questo è Bert. >> disse il ragazzo, indicandoli. Poi lanciò uno sguardo dietro di lui, e sorrise quando incrociò quello della ragazza. << E lei è Ellison! >> concluse.
Le due si scambiarono uno sguardo, sembravano divertite dalla situazione. La bionda accennò un sorriso, esibendo due incisivi macchiati di rossetto, e tese una mano verso i ragazzi.
<< Piacere, io sono Roxy. >> 
Ellison rispose con un cenno del capo, rifiutandosi di stringerle la mano, mentre Bert sembrò entusiasta all'idea di ricambiare la stretta della ragazza, esibendosi in un galante: << Il piacere è tutto mio. >> 
Gerard fu più riservato, limitandosi a stringerle quasi formalmente la mano. 
Fu poi il turno della rossa. Si sporse in avanti, mettendo in bella mostra la scollatura.
<< Amy, piacere. >> disse languidamente, accennando un sorriso. 
Anche qui ci fu un rapido scambio di strette di mano a cui Ellison non partecipò, ancor più motivata dal fatto che questa volta Gerard non era sembrato poi così distaccato, anzi si era soffermato più del dovuto sulla scollatura del suo stupido vestito verde. Ma come poteva biasimarlo, d'altronde? Non capitava tutti i giorni di trovarsi due tipe del genere a neanche mezzo metro di distanza, e soprattutto non capitava tutti i giorni che queste si mostrassero interessate a te. Se fosse stata un ragazzo, probabilmente non avrebbe esitato neanche mezzo secondo e le sarebbe saltato addosso.
La bionda continuava a lanciare occhiate languide a Bert, sfacciata come non mai; almeno la rossa, Amy, sembrava più riservata e si limitava ad esibire le sue lunghe gambe accavallandole in modo diverso ogni due minuti. 
Gerard si era messo in disparte, appoggiato di lato al muro, mentre fumava silenziosamente una sigaretta. 
 
 
 
Notò confusamente che Gerard le si era avvicinato, fumando l'ennesima sigaretta. L'affiancò e rimase a fumare silenziosamente a pochi centimetri da lei. 
Ellison rimase immobile dov'era, sorseggiando in imbarazzo il contenuto del suo bicchiere; non sapeva bene cosa fare, non capiva perché Gerard le si fosse avvicinato e l'alcool di certo non aiutava a pensare meglio. 
Improvvisamente, il ragazzo, girò il volto verso di lei, squadrandole la maglietta.
<< From fear to eternity. >> lesse con fatica, strizzando gli occhi. << Bella maglia. >> commentò, quasi stupito, come se non l'avesse mai notata prima. E, effettivamente, lei sospettava che fosse così, considerando che l'aveva evitata per tutta la serata. 
Annuì con enfasi, mentre riempiva il bicchiere per l'ennesima volta. Aveva perso il conto, ma doveva essere il quindicesimo, forse il sedicesimo bicchiere. Tutto sommato era ancora abbastanza lucida.
<< Sì, lo so. >> rispose, accennando un sorriso. 
<< Non pensavo ti potessero piacere i Maiden... >> disse lui, sovrappensiero. Le passò la sigaretta, offrendole un tiro. Lei la prese con attenzione dalle sue dita, stando attenta a non bruciarsi, dato che era quasi del tutto consumata. Aspirò lentamente, fino a quando non sentì la gola bruciare e i polmoni riempirsi fino al limite, e gliela restituì. Ne aveva decisamente bisogno, ringraziò mentalmente Frank per aver permesso loro di fumare in casa. 
<< Li seguo dai loro inizi, sono una delle mie band preferite. Dickinson è un genio. >> rispose poi, cercando di concentrarsi sulle proprie parole per evitare di dire idiozie; stava diventando difficile formulare un pensiero coerente, l'alcool stava decisamente facendo effetto. Quasi come a rafforzare il concetto, prese un lungo sorso di liquore, sentendosi la gola in fiamme e ritrovandosi un fastidioso retrogusto di Jack Daniel's e tabacco in bocca. 
Gerard annuì alle sue parole, quasi ammirato, e si riempì a sua volta un bicchiere di qualche alcolico non meglio identificato. Bevve quasi tutto il contenuto tutto d'un sorso.
<< Non lo sapevo. >> le disse dopo con voce rauca, in risposta a ciò che aveva detto prima. Lei si limitò a fare un cenno con la mano, cominciava a perdere la cognizione del tempo e dello spazio intorno a lei. Non del tutto cosciente di ciò che stava facendo, si versò dell'altro Jack nel bicchiere. Vide con la coda dell'occhio che Gerard la stava fissando preoccupato.
<< E così, non sei con la rossa? >> esordì dopo un sorso, girandosi del tutto verso di lui in modo da avercelo di fronte. Il ragazzo sembrò non capire e corrugò la fronte. 
<< Chi? >>
Ellison fece una smorfia di esasperazione. << Oh, andiamo, Amy, quella con le tette enormi! >> spiegò ridendo, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. << Perchè non sei con lei? >> ripeté. 
Gerard la guardò attentamente. << Dovrei esserlo? >> domandò a sua volta, sollevando un sopracciglio. Lei scrollò le spalle.
<< Non lo so, lo chiedevo a te. Non vorresti andarci a letto? >> continuò, imperterrita. Il contenuto del suo bicchiere si stava riducendo sempre più velocemente. 
<< Non nego che mi piacerebbe. È un'idea veramente eccitante. >>
Ellison sembrò delusa da quella risposta. Si mise a fissare il fondo ormai vuoto del suo bicchiere, sconfortata.
<< Quindi ti piace? >> 
Il ragazzo sembrò pensarci su per qualche secondo. << No, direi di no. Non è il mio tipo. >> 
Ellison annuì distrattamente, guardandolo mentre si riempiva nuovamente il bicchiere. Probabilmente avrebbero finito il Whiskey nel giro di dieci minuti, andando avanti di quel passo. C'erano solo loro vicino al tavolino con gli alcolici, Frank, Ray e Mikey stavano conversando accanto al divano in compagnia di una bottiglia di spumante, e Bert stava amabilmente parlando con la bionda ossigenata. Amy non si vedeva, così immaginò che fosse andata in bagno. 
Si divisero gli ultimi sorsi di Jack rimasti in parti uguali, poi Gerard abbandonò la bottiglia ormai vuota sul tavolino e si accese un'altra sigaretta. Dovette fare una mezza dozzina di tentativi con l'accendino, prima di riuscire a posizionare la sigaretta vicino alla fiamma ed ad accenderla; forse nemmeno lui era poi più così lucido.
Ellison non percepiva più la realtà intorno a sè. Vedeva Gerard fumare senza proferire parola, appoggiato al muro e con i capelli assolutamente arruffati; spiò il modo in cui aspirava, il modo in cui risucchiava all'interno le guance mettendo in risalto gli zigomi. Pensò che avesse degli zigomi fantastici. 
<< E quale sarebbe? >> fece dopo un po', riscuotendosi dalla sua contemplazione. Gerard sembrò riemergere da una specie di sonno ad occhi aperti.
<< Come? >> chiese, senza capire. Probabilmente non aveva neanche sentito cos'aveva detto. 
<< Voglio dire, quale sarebbe il tuo tipo? >> provò a spiegarsi meglio lei, assicurandosi che le sue parole avessero un significato di senso compiuto. Gerard rimase a fissarla in silenzio per quasi un minuto, forse calibrando la risposta.
<< Non lo so. >> rispose infine, lasciandola delusa. Le sarebbe piaciuto conoscere la risposta. << Però preferisco le magliette degli Iron Maiden ai vestititini da discoteca. >> aggiunse dopo. Staccò la schiena dal muro, cercando di rimettersi dritto ma barcollando palesemente. 
Ellison rimase un attimo spiazzata, non capendo bene cosa volesse dire. Quindi era lei il suo tipo? Lei aveva una maglietta degli Iron Maiden. From fear to eternity, per la precisione. Era anche uno dei loro migliori album, quindi doveva essere okay. Si chiese cosa dovesse fare ora, e alla fine optò per farglielo notare anche a lui.
<< Io ho una loro maglietta. >> affermò con naturalezza, aggrappandosi a un suo braccio per rimanere in equilibrio. L'altro scoppiò a ridere. Ellison si chiese cosa ci trovasse di così divertente nella sua maglietta. L'aveva detto lui che gli piaceva.
<< Lo so. >> disse poi, quando si fu calmato. Aveva gli occhi lucidi, ma lei non riuscì a capire se fosse per colpa dell'alcool o per la risata. << Me ne sono accorto. Me ne sono decisamente accorto... >> aggiunse poi, avvicinandosi di più a lei. Ellison rimase immobile, non sapendo bene cosa fare. Vedeva il suo naso avvicinarsi sempre di più, e non capiva se ci vedesse doppio lei o Gerard avesse davvero due paia di occhi. Sperò vivamente fosse giusta la prima opzione, non le sarebbe piaciuto baciare un tipo con quattro occhi; insomma, non aveva neanche la scusa degli occhiali. 
Non si mosse neanche quando sentì l'umido delle sue labbra a contatto con le proprie. Erano fredde, forse era morto. Non ricordava di averlo mai baciato davvero. Non era male come sensazione, inoltre l'alcool amplificava le percezioni che i sensori delle sue labbra registravano, ed era fantastico. Rimase immobile fino a quando Gerard non le passò una mano dietro la nuca, spingendole il volto contro il suo, e socchiuse le labbra, facendole scivolare sulle sue e introducendo la lingua oltre i suoi denti, trasformandolo in qualcosa di più violento. Fu come un segnale per Ellison; a quel gesto, reagì e ricambiò il bacio, pregando solo di non sbagliare troppo e di non essere così terribile. Non aveva mai avuto particolare esperienza con i ragazzi. Gerard non sembrò disdegnare quello che stava facendo e strinse la presa sui suoi capelli, mentre appoggiò la mano libera sul suo fianco. 
Probabilmente senza persarci, si ritrovarono a salire le scale che portavano al piano superiore, nella zona notte della casa.
Ellison camminava praticamente all'indietro, scontrando ogni volta la caviglia contro uno scalino, mentre Gerard la spingeva continuando a baciarla. Si sentiva completamente inebriata, avrebbe voluto che non si staccassero mai più. 
Quando arrivarono in cima alle scale, Gerard aprì una porta a caso e la spinse dentro la stanza, accarezzandole la schiena con movimenti regolari. 
Ellison si guardò un attimo intorno, interrompendo il bacio e prendendo fiato; si trovavano nella stanza di Frank, probabilmente, considerando i poster appesi alle pareti e il letto singolo ricoperto malamente da una coperta a righe blu. 
Quasi con urgenza, Gerard annulò la distanza tra le loro labbra, per poi scendere a baciarle il collo. Senza nemmeno realizzare cosa stesse facendo, Ellison lasciò che la sua mano corresse ai pantaloni di Gerard; abbassò la zip con un movimento brusco e prese ad armeggiare convulsamente con la sua cintura, senza però riuscire a slacciarla. 
Il ragazzo staccò le labbra dalle sue clavicole per guardarla in faccia, confuso. 
<< Elly, che... che stai facendo? >>
Lei ricambiò lo sguardo e premette il corpo contro il suo. Poteva sentire chiaramente la sua erezione sotto il tessuto rigido dei pantaloni. Confusamente, si ritrovò a chiedersi se fosse una cosa buona o meno. Non era sicura di volerlo fare davvero, ma di certo non voleva ritornarsene sotto accanto al tavolo con il Whiskey. Ah, no, il Whiskey era finito. Niente più Whiskey. Che ragione aveva di tornare sotto? Meglio stare con Gerard, lui era bravo, riusciva a farla sentire meglio. E poi cominciava a sentire caldo, si sarebbe volentieri tolta la maglietta, ma qualcosa ancora la tratteneva. 
<< Non hai detto che ti andavano stretti? Ti aiuto solo a toglierli, così sei più comodo... >> rispose, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, riportando le mani ai suoi pantaloni. Lui la guardò per un tempo che le parve infinito, poi annuì confusamente; spostò la mano di lei e si slacciò la cintura senza troppa fatica, lanciandola a terra; aprì il bottone dei pantaloni e la spinse delicatamente contro il letto. Lei non riuscì a mantenere l'equilibrio e rovinò sul materasso, ridendo; Gerard le cadde praticamente addosso, ma cercò di non schiacciarla con il proprio peso issandosi sulle braccia, sopra di lei. Si mise più comodo, a cavalcioni sulle sue anche; si abbassò su di lei e riprese a baciarla, questa volta con più urgenza. Si portò una mano ai pantaloni e cercò di abbassarli, freneticamente, aiutato da Ellison. Gli fece scivolare fino al ginocchio, rimanendo in boxer. Era tentato di infilare una mano dentro e masturbarsi lì, sopra di lei, ma un lieve senso del pudore gli intimò di non farlo. 
Ellison cercò in qualche modo di rendesi utile, non sapeva bene cosa fare ma decise di affidarsi all'istinto. Cercò di alzarsi e si appoggiò alle ginocchia, in modo da avere Gerard a pari altezza. Gli infilò una mano sotto la maglietta e prese ad accarezzargli il petto, per poi scendere fino all'ombellico; lui si lasciò scivolare all'indietro, stendendosi sul letto e appoggiando la testa sul cuscino. Ellison dovette sporgersi su di lui per non interrompere il contatto. Avrebbe voluto mettersi a cavalcioni sopra, o trovare una posizione più adeguata di quella corrente, ma era quasi certa che si fosse mossa sarebbe caduta giù dal letto, considerando il suo senso dell'equilibrio praticamente azzerato. Forse ora poteva definirsi del tutto ubriaca. 
Quando oltrepassò l'ombellico e le sue dita sfiorarono la pelle del ventre, sentì fremere il ragazzo, quindi pensò di stare andando bene. Scese lentamente, accarezzandogli la pelle, fino a raggiungere l'elastico dei boxer. Lo sentì respirare affannosamente sul suo collo, e lo interpretò come un incoraggiamento a continuare. L'unico problema era che non sapeva da che parte cominciare, letteralmente. Guidata dall'alcool, si ritrovò ad oltrepassare il confine dei boxer con la mano e, quando gli sfiorò il membro con le dita, lui si staccò di scatto dal suo collo e la fissò dritto negli occhi, le pupille dilatate al limite. Rimase a guardarla con la bocca semi aperta e i capelli davanti la fronte, scompigliati, in attesa che continuasse. Non voleva deluderlo, perciò prese a muovere su e giù il polso, senza sapere bene cosa stesse facendo. Si sentiva come se fosse uscita momentaneamente dal suo corpo, ed ora lo guardava agire senza che lei potesse fermarlo.
Gerard prese ad ansimare sempre più forte, ogni secondo che passava, fino a che non arrivò a gemere e a strozzare imprecazioni tra i denti. Quando sentì di essere al limite, la fermò, prendendola per un polso, e ribaltò la posizione, stringendo la mano libera su una sua gamba, per farla girare e stenderla sotto di lui. Velocemente, cominciò a slacciarle i pantaloni, sfilandoglieli senza premura insieme alle calze; cercò di sistemarsi meglio su di lei e poi prese a giocherellare con l'orlo della sua maglietta, prendendo tempo. Non capiva se le stesse andando bene quello che stava facendo o no, ma dal momento che non protestava si sentì libero di andare avanti. Fece scorrere la mano lungo tutto il suo fianco, fino a raggiungere l'orlo delle mutande; non aspettò e lo sollevò di poco, quanto bastava per farci passare la mano. Con la mano libera le bloccò i polsi, senza un reale motivo, per giocare, mentre scendeva con le dita. 
A quel punto lei si irrigidì di colpo. Prese a scuotere la testa, mormorando "no" sconnessi. Gerard si fermò e la fissò, senza capire. Non le piaceva? Stava sbagliando qualcosa? Eppure pensava di stare andando bene. E poi, aveva cominciato lei, perché ora si voleva fermare? 
<< Cosa c'è? >> chiese, quasi irritato, ma se ne pentì dopo aver visto la sua espressione. Sembrava quasi... terrorizzata. Confusamente, si accorse di starle bloccando i polsi, forse anche con troppa forza; raccogliendo tutte le poche facoltà mentali che gli erano rimaste, collegò la sua ipotetica paura con quello. Forse le ricordava la loro "prima volta", se così si poteva definire; anche allora l'aveva tenuta ferma per i polsi, e non era andata così a buon fine, almeno non per lei. 
Sospirò e, quasi con rammarico, tirò fuori le dita e lasciò la presa sui polsi. Lei sembrò rilassarsi, ma appariva ugualmente turbata. Fece per alzarsi dal letto, intenzionato a trovare il bagno per soddisfare da solo i suoi ormai palesi bisogni, quando lei lo prese per un braccio, impedendogli di alzarsi.
<< Che c'è? >> chiese, contrariato. 
Ellison abbassò lo sguardo. << Non te ne andare. Continua. >> disse a bassa voce, senza guardarlo. Lui cercò di fare mente locale. Prima lo buttava praticamente sul letto e gli faceva una sega, poi gli diceva di fermarsi quando stava per ricambiarle il favore ed ora gli chiedeva di non andarsene? Non capiva se fosse una sorta di scherzo o altro. Evitò di fare domande, non era abbastanza lucido da poterne recepire le risposte, perciò si limitò a fare ciò che gli aveva chiesto e ritornò sul letto, gattonando fino a raggiungere di nuovo la posizione precedente, sopra il suo corpo esile. Ora che ci pensava, era davvero dimagrita, forse anche troppo. Aveva quasi paura di schiacciarla sotto il suo peso, come se si potessere rompere; inoltre, stava tremando, forse per il freddo, e tutto ciò contribuiva ad incrementare il senso di fragilità che trasmetteva. 
Tirò sui loro corpi le lenzuola già sfatte, in modo da coprirli. Si sentiva quasi orgoglioso di quel gesto così premuroso.
Decise di evitare ogni tipo di preliminare, sentiva l'eccitazione iniziale ritornare, e i boxer cominciavano a diventare di nuovo troppo stretti. Si chinò su di lei, baciandola distrattamente, mentre con la mano non impegnata ad issarsi sul materasso -onde evitare di caderle addosso e schiacciarla col suo peso- cercava disperatamente di abbassarsi i boxer. Non si preoccupò neanche di toglierle la maglietta, si limitò ad abbassarle gli slip; si posizionò tra le sue gambe, avvicinandosi di più e facendo quasi aderire i loro corpi. Si preparò ad entrare in lei, quando vide che stava tenendo gli occhi chiusi con forza, mentre una lacrima stazionava solitaria, bloccata fra l'occhio e lo zigomo, incapace di scendere. Dopo qualche secondo, quando probabilmente si rese conto che lui non si stava muovendo, gli riaprì, confusa. 
Forse si stava preparando al dolore che inconsciamente si aspettava, ipotizzò Gerard. Scosse la testa e, facendo appello agli ultimi residui di lucidità rimasti, si alzò per l'ultima volta dal letto, scostando le lenzuola ma coprendo Ellison subito dopo. Stava ancora tremando. 
Si rialzò boxer e pantaloni, fingendo di non sentire i singhiozzi soffocati della ragazza; forse stava piangendo, ma non gli andava di riavvicinarsi a lei per consolarla come faceva di solito. Voleva solo starle il più lontano possibile. 
<< Dove cazzo è il bagno? >> sbottò, rivolgendosi a nessun reale interlocutore, barcollando per la stanza nel vano tentativo di raggiungere ed oltrepassare la porta. 
Doveva starle lontano, era l'unico modo per non uscirne pazzo. Aveva già i suoi problemi, non ne aveva bisogno di ulteriori. Ogni qualvolta che aveva a che fare con lei, finiva per sentirsi una merda; non riusciva neanche a farsi una scopata che dopo, quando la guardava in quegli occhi così fottutamente tristi, avrebbe desiderato morire per il senso di colpa. Non era neanche più sicuro che fosse solo una scopata, per lui. Cominciava ad essere perversamente attratto da quella ragazza, ma non dalle sue gambe o dal suo culo, no. Era attratto dal modo in cui si autodistruggeva, dalla sua tristezza, dal suo dolore, dai suoi occhi. Era così simile a lui da rendergliela quasi odiabile, ma non poteva fare a meno di sentire il bisogno di avercela attorno. 
<< C'è un porca puttana di bagno in questa cazzo di casa? >> 
Finalmente riuscì ad uscire dalla stanza; aprì tutte le porte che gli si paravano davanti, fino a quando non trovò il bagno. Ci si buttò letteralmente dentro, rischiando di sbattere contro la vasca da bagno. Raggiunse a gattoni il lavabo e, issandosi su di esso, riuscì a rimettersi in piedi, in precario equilibrio. Si ritrovò davanti la sua immagine riflessa, e per poco non urlò per lo spavento. Non era davvero lui, ne era certo. Un qualche demone si era impossessato dello specchio e si stava prendendo gioco di lui, doveva essere sicuramente così. Sentì le lacrime farsi strada sulle proprie guance, tracciando solchi bagnati sulla pelle bianca; digrignò i denti e sferrò un pugno alla lastra, con l'unico risultato di procuparsi un dolore non indifferente alle nocche. 
<< Porca puttana! >> imprecò, continuando a piangere. Si appoggiò con le mani ai bordi del lavabo, bilanciando il peso del corpo in avanti. Alzò lo sguardo quasi spiritato, fino ad incontrare nuovamente il proprio volto riflesso. 
<< Vaffanculo. >> mormorò con voce rauca. Prese a frugarsi nelle tasche, quasi con disperazione; tirò un sospiro di sollievo quando estrasse dalla tasca posteriore un sacchettino di plastica trasparente. Ringraziò il suo buon senso per avergli suggerito di spostarlo dalla giacca ai pantaloni di Bert. 
Lo aprì con urgenza e cercò di rovesciarne una parte del contenuto sulla mano tremante. Ne uscirono un paio di pillole rosse, che guardò come se fossero la sua salvezza. Senza neanche preoccuparsi del dosaggio o della quantità, si portò la mano alla bocca, rovesciandone il contenuto all'interno e ingoiando senza neanche l'aiuto dell'acqua. 
Si allontanò dal mobile del lavabo, camminando all'indietro e scontrandosi contro la doccia, mentre sentiva gli acidi disperdersi lentamente nel proprio stomaco e fare effetto. Non si preoccupò neanche di recuperare il sacchetto con il resto delle compresse.
Nell'uscire dal bagno, scontrò il ginocchio contro la famigerata vasca da bagno, e non riuscì a trattenere un urlo.
<< Merda, merda! >> 
Probabilmente il suo gridare rauco doveva aver attirato l'attenzione dei ragazzi al piano di sotto, perché in meno di un minuto si ritrovò Frank e Ray che lo reggevano per le braccia, cercando di tirarlo su. Neanche si era accorto di essere caduto; doveva anche aver sbattuto la testa contro lo spigolo della porta, perché sentiva un dolore sordo in prossimità della nuca. 
  
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