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Autore: Poison Lover    22/01/2013    1 recensioni
Gerard si girò verso di lui, per poi abbassare lo sguardo subito dopo. - E se io avessi delle cattive abitudini?- chiese, piantando improvvisamente gli occhi in quelli del ragazzo.
Bert si sentì immediatamente a disagio, quegli occhi lo spaventavano. - Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda.- replicò, alzando un sopracciglio, contrariato.
Gerard fece un gesto di noncuranza con la mano. - Da quando ti importa del galateo e delle regole di buona conversazione?- ribatté, vagamente irritato.
- Lascia perdere. Okay, che genere di cattive abitudini? L'alcool? Lo sappiamo tutti ormai, e nemmeno io mi astengo da quest'effimero piacere.-
- Non parlavo di quelle abitudini.-
- Puoi spiegarti meglio? Non ho ancora il dono di leggere nel pensiero. - rispose Bert, lievemente irritato da quello sconclusionato scambio di battute. Gerard spostò lo sguardo altrove, fingendo di interessarsi a una fotografia attaccata con lo scotch alla parete.
- Droga.-
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gerard Way, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Chapter Eight -

It's just a tragedy


 
 
Can't you help me as I'm startin' to burn all alone. 
Too many doses and I'm starting to get an attraction. 
My confidence is leaving me on my own, all alone. 
No one can save me, and you know I don't want the attention. 
- Bat Country; Avenged Sevenfold
 



<< Gee, cazzo, che hai fatto? >> 
<< Way, stai bene? >>
<< Riesci a stare in piedi? >> 
Le voci preoccupate si sommavano l'una con l'altra, sovrapponendosi e confondendosi. Non riusciva a capire da che direzione provenissero, non era neanche sicuro che fossero reali. Sapeva che l'acido non aveva ancora raggiunto nella pienezza il proprio effetto, quello era solo l'inizio: nel giro di un'ora, sarebbero cominciati i colori, le visioni, il tempo avrebbe iniziato a sciogliersi. 
<< Gerard, ti prego ascoltami. >> 
Vide un volto minuto pararsi di fronte a lui, invadendo del tutto la sua visuale. Aveva degli occhi decisamente troppo surreali, stavano letteralmente brillavano. Le piccole labbra si muovevano lentamente, mimando parole che non riusciva a sentire.
<< Gerard, sono Frank! >> 
Ah, ora sentiva. Era Frank. Frank era suo amico. Frank lo aiutava sempre. Si fidava di Frank. Cercò di concentrarsi su quello che aveva da dirgli. Sperava solo che non lo portasse di nuovo da Ellison; non voleva tornarci da lei, la odiava. 
<< Gerard, cazzo. >> 
Ora il volto di Frank sembrava preoccupato. Gli occhi continuavano a lampeggiare, ma la bocca era immobile e sembrava aver assunto una piega contrariata. Forse si era arrabbiato con lui. 
<< Gerard, sei ubriaco? >>
Quella non era la voce di Frank, ne era sicuro; era più sottile, quasi femminile. Nel suo campo visivo entrò una massa blu indefinita che ricordava vagamente un cespuglio. Pian piano inquadrò un volto tondo che sembrava distorcersi e modificarsi ogni secondo, assumendo ogni volta espressioni e forme diverse. 
Scoppiò a ridere sguaiatamente, indicandolo con un dito, quasi rischiando di ribaltarsi all'indietro.
<< Gerard! Ora mi hai rotto il cazzo! >> 
Sentì due mani calde appoggiarsi sulle sue guance, stringendogli il volto e costringendolo ad alzarlo. Incontrò di nuovo gli occhi lampeggianti di Frank, e sorrise. Era contento di vederlo, era rassicurante sapere che fosse lui e non Ray e i suoi stupidi capelli blu.
<< Gerard, ascoltami. >> 
Annuì, con la bocca semi aperta. Improvvisamente sembrava non esserci più abbastanza ossigeno per riempire del tutto i suoi polmoni. Prese a respirare rumorosamente.
<< Hai bevuto? >> 
Che domanda! Certo che aveva bevuto. Aveva messo lui quella bottiglia di Whiskey sul tavolino, insieme a quella di Gin, quella di Rhum e quelle colorate di Vodka. Aveva bevuto solo perché c'era da bere, altrimenti non l'avrebbe fatto, quindi era colpa di Frank. E di Ellison. Era sempre colpa di Ellison, lei era una manipolatrice senza scrupoli, si approfittava delle sue debolezze e gli faceva perdere la ragione, confondendolo fino a consumarlo. 
<< Gerard. Hai bevuto? >>
Non c'era bisogno di ripeterlo così tante volte, stava solo calibrando la risposta. Sì, aveva bevuto, ma non poteva dirglielo. Lui non doveva sapere, era il suo segreto e non lo avrebbero mai scoperto. Certo, aveva bevuto ma col cazzo che lo avrebbe detto.
<< No, baby. >> rispose, alzando lo sguardo verso l'alto e scoppiando a ridere. Decise che la parola 'baby' gli suscitava ilarità. L'avrebbe usata più spesso.
Babybabybabybabybabybaby.
Vide il sopracciglio di Frank inarcarsi lentamente. Perché era tutto così lento, in quella stanza? Decise di alzarsi e di andare al piano di sotto, forse lì il tempo si sarebbe velocizzato un po'.
<< No, no no! >> 
Perché dovevano gridare così? Gli facevano venire il mal di testa. Due paia di braccia lo bloccarono e lo sbatterono contro il muro. Si chiese perché i muri, a casa di Frank, fossero così molli. Magari erano fatti di gomma, o di mollica di pane, forse. Mollica di pane viola, a giudicare dal loro vivace colorito purporeo. 
<< Signori, voglio andare in cucina. >> esordì, cercando di imitare un tono professionale. Non dovevano capire che aveva bevuto il Whiskey. Nessuno però sembrò reagire a quelle parole. Forse non le aveva davvero pronunciate, magari era stata un'allucinazione uditiva della propria voce. 
<< Signori, voglio andare in cucina. >> ripeté, per essere sicuro. Vide Frank voltarsi molto, troppo, lentamente verso Ray; forse stava fissando i suoi capelli blu, che però ora erano stranamente diventati gialli. Non ricordava di averlo visto andare via in quell'arco di tempo, non poteva essersi fatto la tinta davanti a lui, era certo che se ne sarebbe accorto. 
<< No, Gerard, resti qui con noi. In cucina ci andiamo dopo, okay? >> 
Allora lo avevano sentito. Annuì senza troppa convinzione; avrebbe dovuto sopportare tutta quella lentezza ancora per un po'.
Vide che Frank si stava lentamente accovacciando sulle ginocchia, di fronte a lui, prendendo a fissarlo con i suoi occhi brillanti. Dopo gli posò una mano su un braccio.
<< Gee, cos'hai bevuto? Ti prego, ho bisogno di saperlo. >>
L'aveva detto con un tono così accorato, che per un momento fu quasi tentato di cedere e dirgli tutta la verità, ma poi si riscosse e si ricordò il suo obiettivo. 
<< A me non sembra solo ubriaco, Frank... >> 
<< Neanche a me, porca puttana, ma se non mi dice che cazzo ha fatto, io come faccio a sapere cosa devo fare? >> 
Avevano ripreso ad urlare. Si chiese perché la gente sentisse il bisogno di urlare. Il silenzio era così bello. 
<< Cosa cazzo facciamo ora? Dobbiamo portarlo in ospedale? >>
In ospedale? No no. Gli avrebbero infilato aghi ovunque e lo avrebbero ucciso. Ne era sicuro. Non avrebbe mai lasciato che lo prendessero vivo, mai.
<< Chiama Robert. Ora. >> 
I suoni stavano riprendendo a confondersi tra loro. Lo scalpiccio di passi frettolosi giù per le scale, il respiro affannoso di Frank, rumori e risate lontani, bicchieri che tintinnavano, il suo cuore che batteva. 
<< Gerard? >> 
Questa voce la conosceva bene. Sì, era sicuro di conoscerla. Seguì un attimo di silenzio, poi la risentì esplodere. Ed ecco che ricominciavano ad urlare.
<< Oh cazzo! Way, figlio di puttana, che cazzo hai in quella testa? >>
Scoppiò a ridere. Quello stronzo lo aveva chiamato figlio di puttana. 
<< È ubriaco? >>
<< Così sembra. >>
<< Per me è anche fatto. >>
<< Grazie per averci illuminati tutti, Frank! >> 
Se stavano parlando di lui, si sbagliavano di grosso. Aveva bevuto, ma non era ubriaco. Lui era bravo a reggere l'alcool. Lui non si ubriacava. E non era neanche fatto. Era solo un po' confuso, ma già i colori stavano inziando a diventare più nitidi, i suoni più alti, definiti. 
<< Che facciamo? >>
<< Chiama un'ambulanza, questo ci muore davanti agli occhi. >>
<< Era proprio necessario dirlo? >>
<< Dategli dell'acqua... Anzi, no! Mettetelo nella doccia e aprite l'acqua fredda. >>
<< Ma che cazzo stai dicendo? Così gli provochi uno shock! >>
<< Se funziona con una sbronza, funzionerà anche per questo. >>
No, fermi. Sotto la doccia? Acqua fredda? Quei figli di puttana non avevano capito niente, lui stava benissimo ed era abbastanza pulito, non aveva bisogno di una doccia, tantomeno fredda. Anche se doveva ammettere che stava morendo di caldo, qualcuno doveva aver accesso il riscaldamento in maniera spropositata. 
<< Prendilo per le braccia, noi lo prendiamo per le gambe. >> 
Si sentì sollevare malamente da terra. Stava volando? Magari gli erano spuntate le ali; cercò di girarsi per controllarsi la schiena, ma improvvisamente tutto cominciò a ruotare intorno a lui, mentre le pareti viola si avvolgevano sempre più strette sul suo corpo sospeso a mezz'aria. Sentì confusamente che i piedi avevano di nuovo toccato terra, ma in quel preciso istante tutti i colori si spensero e vide il nero avvolgersi intorno a lui. 
 
 
 
 
Ellison si sentì scuotere malamente da qualcuno. Sentiva la testa scoppiare, era certa che le sarebbero esplose le tempie. Ecco perché odiava essere ubriaca. 
Calcolò rapidamente che, se avesse bevuto qualche bicchiere di liquore, sarebbe subito stata meglio. Glielo aveva spiegato Gerard, il famoso mal di testa da dopo sbronza era dovuto niente meno che dall'astinenza da alcool, era solo una reazione dell'organismo che si rifletteva sul sistema nervoso, provocando il caratteristico malessere. 
Quel qualcuno continuò a scuoterla con fastidiosa insistenza, incurante del fatto che lei avrebbe potuto vomitare l'anima anche in quel preciso istante. Con uno sforzo sovrumano, aprì gli occhi, focalizzando un volto pallido davanti a sè. Sbatte le palpebrè un paio di volte. Era Frank. Che ci faceva Frank lì? 
Rapidamente, si guardò intorno. Non era la sua stanza. Le pareti erano tapezzate di poster dei Black Flag, Misfits e manifesti dall'aspetto post-punk, c'erano un paio di chitarre elettriche appoggiate al muro e un disordine che avrebbe potuto far concorrenza a Bert. 
Spostò di nuovo lo sguardo sul ragazzo davanti a lei. Pregò che non fosse successo nulla di particolarmente ambiguo. Ecco un altro motivo per cui odiava essere ubriaca. Non aveva il benché minimo controllo delle sue azioni.
<< Hey, tutto okay? >> 
Perché urlava? Insomma, si trovavano a meno di venti centimetri di distanza, poteva anche evitare di alzare così tanto la voce. Il suo mal di testa non apprezzava. Fece una smorfia, rigirandosi nel letto. Ovviamente, non il suo letto. 
<< Non peggio del solito. >> rispose con voce roca. No, quella non era davvero la sua voce, non poteva esserlo. 
Il ragazzo annuì, forse non sapendo bene cosa dire. Ecco, lo sapeva. Era successo qualcosa, la sera prima. Cazzo, odiava essere ubriaca.
<< Ehm... Cosa ti ricordi? >>
Ecco, ecco. Merda.
<< Niente. Assolutamente niente. >>
Era vero, non ricordava nulla. Sì, sapeva che era andata insieme a Bert e Gerard a casa di Frank per festeggiare, ricordava anche che c'erano Mikey e quello strano ragazzo dalla faccia simpatica. Ah, e anche le due cugine spaventosamente attraenti di Frank. Sì, quelle che Gerard e Bert avevano in programma di portarsi a letto. Ricordava anche che qualcuno aveva cucinato un pollo decisamente buono, e che c'era un tavolo così graziosamente decorato di bottiglie di ogni genere. Però non ricordava di aver bevuto. Certo, se si escludevano quelle due paia di bicchieri che aveva bevuto insieme al pollo e al resto della cena. 
Davvero, non riusciva a ricordare nulla.
Frank sembrava preoccupato; si stupì di non averlo notato subito, era piuttosto evidente. Aveva le occhiaie e il volto tirato. Certo, probabilmente avevano festeggiato tutta la notte senza chiudere occhio, ma era quasi certa che ci fosse dell'altro. Continuava a tormentarsi le mani e non aveva il coraggio di guardarla in faccia. Riprese a pregare silenziosamente. 
<< Ecco, vedi... >> cominciò il ragazzo, lisciando le coperte del letto con una mano. << Ieri sera tu e Gerard vi siete ubriacati. >> 
Ellison rovesciò gli occhi. Era esausta di sentirselo dire. Cosa si aspettavano di diverso? Lo facevano sempre, non si erano ancora abituati? Si chiese dove fosse il problema.
<< Eravate insieme al tavolo vicino all'albero di Natale.. Sai, quello dove c'era da bere. Ecco, ve ne stavate lì tranquilli a fumare, vi riempevate il bicchiere ogni tanto, insomma nessuno ha fatto caso a voi. Dopo un po' non vi abbiamo più visti, ma non ci siamo preoccupati più di tanto, insomma siete entrambi abbastanza grandi per badare a voi stessi e poi non sembravate così ubriachi. >> spiegò, gesticolando. A quanto pareva il vizio di gesticolare andava di moda, ultimamente. << Comunque, dopo un'ora che non vi vedevamo più in giro, abbiamo cominciato a preoccuparci, specialmente dopo che Ray ci ha detto di aver buttato le bottiglie di Jack e di Gin perché erano completamente vuote. Insomma, avevate bevuto solo voi due, fino a quel momento, non era normale. Vi abbiamo subito immaginati collassati da qualche parte della casa, puoi immaginare, stava per venirci un colpo per lo spavento! >> continuò, apprensivo. << Vi abbiamo cercati dappertutto, fino a che non abbiamo provato qui, al piano di sopra. >> fece un'altra pausa, deglutendo. Sembrava a disagio, ora. << Abbiamo trovato Gerard accasciato contro la porta del bagno. Era ubriaco, ed era fatto. Non ci rispondeva, non parlava, respirava a fatica. L'abbiamo portato dentro, nel bagno, e l'abbiamo messo sotto l'acqua gelida, nella doccia. Non sapevamo cosa fare, porca puttana! Eravamo veramente spaventati, ho avuto seriamente paura che avesse esagerato e che non avrebbe più riaperto gli occhi, oggi... Volevamo chiamare un'ambulanza, portarlo all'ospedale, ma lui si è rifiutato categoricamente, e comunque per fortuna dopo la doccia è stato meglio. Si è addormentato quasi subito. >> 
Ellison abbassò lo sguardo. Non ricordava nulla, ma era quasi certa del fatto che c'entrasse anche lei, in quella storia. Se Gerard era in quelle condizioni, doveva esserlo anche lei. Le venne voglia di piangere, poteva sentire le lacrime pungerle l'interno degli occhi. 
<< Tu te ne stavi qui, stavi piangendo. Non sappiamo perché. >>
Fantastico, stava anche piangendo. Ciò non poteva fare altro che confermare i suoi sospetti, c'entrava qualcosa. Perlomeno non era andata a letto con Frank, come aveva pensato all'inizio.
<< Come sta ora? >> mormorò, ingoiando le lacrime. Non voleva piangere, non doveva. 
Il ragazzo si strinse nelle spalle. << Non bene. Dorme ancora, ma almeno respira e ogni tanto parla nel sonno, quindi direi che sta meglio. Ma no, Elly, lui non sta bene. 
<< Cazzo, è il mio migliore amico, il mio fottutissimo migliore amico, ed io devo stare a guardarlo, impotente, mentre si uccide lentamente. Ieri abbiamo trovato nel bagno un sacchetto pieno di pillole. Ray dice che sono compresse di acidi. Capisci, Elly? Si sta fottendo il cervello. >> 
Lo disse con un tono straziante, che mise a dura prova il suo autocontrollo; non avrebbe trattenuto le lacrime ancora per molto. 
<< Tu lo sapevi? >> continuò il ragazzo. << Delle pillole. >> aggiunse. 
Lei si morse il labbro. Certo, che lo sapeva. Ogni tanto gliene rubava anche qualcun'una. Ma come poteva dirlo a Frank? Alla fine scosse la testa, fingendo indifferenza.
<< No, non lo sapevo. >>
Frank sospirò, senza speranze. << È un caso perso, Elly. Si ucciderà, lui mira a questo, è così palese. Tu e lui, state puntando all'autodistruzione. Pensi che nessuno se ne sia accorto? Da quello che so, Bert è vicino a tanto così da un esaurimento nervoso, Mikey piange ogni notte, quando non vede tornare suo fratello a casa ed io >> marcò molto la parola io, accompagnandola con una breve pausa. << Io non ce la faccio più. Mi sembra di stare all'inferno, vedere Gerard ridursi in quel modo mi distrugge. Ieri stava quasi per uccidersi, chissà quanta di quella merda aveva ingerito. E tu sei sulla buona strada per fare la sua stessa fine. Sempre che tu non lo sia già. >> aggiunse, lanciandole una rapida occhiata. << Ah, se ti può interessare, metà dei tuoi vestiti sono sparsi per la mia stanza. E questa >> disse, raccogliendo qualcosa da sotto il letto. << Penso sia la cintura di Gerard. >> 
Ellison non rispose. Era successo di nuovo. Nascose il volto, affondandolo nel cuscino. Desiderava con tutto il cuore che ne venisse risucchiata, per poi scomparire per sempre. Non aveva niente da fare, lì. Non faceva altro che incasinarsi la vita e fare stronzate, una dopo l'altra. Frank aveva ragione, puntava all'autodistruzione. 
Sentì una mano posarsi sulla sua spalla coperta dalle lenzuola. 
<< Hey, scusa se te l'ho detto così, ma volevo che tu lo sapessi. Non so cosa abbiate realmente fatto, ma qualunque cosa fosse, non penso sia un buon motivo per deprimersi. Voglio dire, eravate ubriachi, non te lo ricordi neanche. Non ha senso sentirsi in colpa per questo. >> fece Frank, accorato. Ellison sorrise, contro la federa del cuscino. Ricordava di aver fatto un discorso simile a Madison, un anno prima, quando l'aveva trovata a letto con Bert. La differenza era che con Gerard non era la prima volta. Si sentiva una puttana, nel vero senso della parola. 
<< Dov'è lui, ora? >> chiese all'improvviso, senza sollevare la faccia dal cuscino. 
<< L'abbiamo lasciato in camera dei miei, sta ancora dormendo. Se vuoi andare a vederlo fa pure, tanto sono le undici del mattino e anche se si svegliasse non sarebbe una cattiva cosa. Ti lascio sola, così ti rivesti. Se hai bisogno di vestiti puliti, cerca qualcosa che ti possa andare nell'armadio, non ti fare problemi. >> 
Uscì dalla stanza senza aggiungere altro, chiudendosi la porta alle spalle.
Bene, di nuovo sola. Come sempre, d'altronde.
Sospirò e, facendo appello a tutta la sua forza di volontà, scostò le coperte, alzandosi dal letto. Realizzò di essere coperta solo dall'enorme maglietta degli Iron Maiden, quando il gelo di quella stanza le colpì le gambe nude. Dopotutto, era gennaio, cosa si aspettava?
Avrebbe davvero voluto farsi una doccia. Si sentiva sporca, odiava quello che era diventata. Avrebbe smesso di bere solo per evitare certe scomode situazioni. Sperò solo che nemmeno Gerard non ricordasse nulla.
Recuperò il resto dei suoi vestiti sparsi per la stanza, cercando in tutti i modi di pensare ad altro.
Pensa a pensieri felici. 
Era una frase che Gerard le ripeteva spesso, e aveva il potere di calmarla, almeno momentaneamente. Gerard era così pieno di belle frasi, avrebbe potuto fare il cantastorie. 
Rise al suo stesso pensiero, mentre apriva sconsolata l'armadio di Frank e prese un paio di pantaloni della tuta. 
Dovette arrotolarseli più volte in vita per evitare che le cadessero; era davvero troppo dimagrita, poteva vedere le ossa delle anche. Cercò di districare alla meglio i nodi dei capelli con le dita, in mancanza di un pettine, e si passò il dorso della mano sotto gli occhi per togliere i resti del trucco della sera prima. Non doveva avere un bell'aspetto.
Entrò nella stanza dei genitori di Frank quasi in punta di piedi. Non voleva svegliarlo.
Era rannicchiato in posizione fetale al centro del letto, con le coperte tirate fino al mento. Era pallido, quasi cadaverico, e poteva intravedere nella penombra le due profonde occhiaie che gli solcavano il viso. Respirava velocemente, quasi con affanno, non sembrava che stesse veramente dormendo. Si agitava nel sonno, rigirandosi nel letto con scatti nervosi. 
Si avvicinò lentamente al letto, cercando di non fare rumore. Si sedette sul bordo del materasso, stando attenta a non muoverlo troppo con il suo peso. Gerard si agitò senza però svegliarsi. 
Rimase a fissarlo per un tempo che le parve infinito. 
Sembrava un bambino, le era sempre sembrato un bambino; era curioso come i suoi lineamenti infantili contrastassero con i suoi modi di fare e, soprattutto, con quello che faceva. Riusciva a mantenere un'aria innocente anche quando aspirava svogliatamente dalla sua sigaretta per poi fare aderire le labbra alla bocca della bottiglia e buttare giù quanto più alcool riuscisse prima che li mancasse il respiro. 
Ripensò a ciò che le aveva detto Frank, al fatto che avrebbe potuto morire, la sera prima, e non riuscì più a trattenere le lacrime. Strinse le lenzuola nei pugni, cercando i tutti i modi di soffocare i singhiozzi. Le sue lacrime disegnavano piccoli aloni perfettamente rotondi sulle coperte rosse del letto. Quando il pianto divenne insostenibile, appoggiò la testa sulle braccia, quasi a volersi nascondere da occhi indiscreti. Improvvisamente, realizzò quasi con orrore che se fosse davvero morto, probabilmente si sarebbe uccisa. Sì, forse sarebbe andata nel bagno, avrebbe preso il sacchetto delle sue pillole magiche e se lo sarebbe rovesciato in gola, si sarebbe stesa accanto a lui e avrebbe aspettato. Sarebbe stato decisamente romantico, una morte stile Shakespeare. No, non è vero sarebbe stato ridicolo. 
Un singhiozzo sfuggì al suo rigido controllo. 
Sentì il corpo pesante di Gerard muoversi sotto alle coperte, a pochissima distanza da lei. Qualcosa le sfiorò il braccio, poi i capelli. 
<< Elly? >>
Si era svegliato. 
Alzò di poco la testa, consapevole di avere il volto rigato di lacrime. Dio, quanto era patetica.
<< Che è successo? >> chiese il ragazzo, con voce rauca. Non aveva per niente una bella cera, ora che era sveglio le occhiaie si notavano ancora di più, e aveva un aspetto tremendamente stanco. 
Lei si sollevò appena, asciugandosi le lacrime col dorso della mano. 
<< Niente, niente. >> lo liquidò, cercando di essere convincente. << Tu piuttosto, come stai? >>
Gerard voltò la testa sul cuscino in modo da guardarla in faccia. 
<< Non lo so. Mi sento come se mi avessero rotto in mille pezzi e poi riattaccato con l'attack. >> rispose, cupo. 
<< Elly, io me lo ricordo. >> disse poi, dopo qualche minuto di assoluto silenzio rotto solo dal cozzare di piatti e tazzine che proveniva dal piano di sotto; probabilmente gli altri stavano preparando la colazione. 
La ragazza sobbalzò, a quelle parole. Bene, ricordava. 
<< Mi piacerebbe poter dire lo stesso. >> fece lei, abbassando lo sguardo. Sarebbe voluta sprofondare in quel materasso.
<< No, non credo. >> ribatté Gerard, lanciandole un'occhiata significativa. << Non eri molto in te. E nemmeno io lo ero. >> 
Passarono altri minuti di pesante silenzio, nessuno dei due sembrava saper cosa dire.
<< Cosa ho fatto? >> prese alla fine coraggio Ellison. Non era sicura di volerlo davvero sapere, ma odiava il fatto che lui ricordasse e lei no. Non era equo.
Il ragazzo sospirò; non rispose subito, si girò supino sul letto, fissando il soffitto, mordicchiandosi il labbro screpolato di tanto in tanto. 
<< Abbiamo bevuto; diciamo che abbiamo bevuto tanto. Io ho... bè... >>
Sembrava imbarazzato. Sempre senza distogliere lo sguardo dal soffitto, continuò:  << Ti ho baciata. Non so esattamente perché l'ho fatto. Tu hai ricambiato, così siamo saliti al piano di sopra, siamo entrati in camera di Frank e poi... >>
Ellison trattenne il fiato. << E poi? >> 
<< Bè, poi ti sei messa a slacciarmi i pantaloni, che tu ci creda o no. >> s'interruppe per un secondo, giusto per vedere con la coda dell'occhio l'espressione incredula della ragazza. << La situazione, come puoi immaginare, è andata evolvendosi e ci siamo ritrovati sul letto. >> continuò con imbarazzo. Non sapeva se fosse il caso di dirle tutto oppure omettere qualche dettaglio; sapeva che se gliel'avesse detto probabilmente si sarebbe solo buttata ancora più giù, ed era davvero l'ultima cosa che lui voleva. 
<< Abbiamo... bè, abbiamo... >> iniziò a domandare lei, titubante. Aveva preso a tormentarsi le mani e a mordicchiarsi il labbro inferiore, segno che era agitata. 
Il ragazzo si girò per guardarla. 
<< Fatto sesso? >> finì per lei. 
Ellison arrossì fino alla radice dei capelli, limitandosi ad annuire, senza guardarlo in faccia. 
<< No. >> riprese Gerard, spiando la sua reazione. Ora sembrava quasi sollevata. Non aveva ancora sentito il resto, però. << Ma stavamo per farlo. Insomma tu mi hai... diciamo che mi hai infilato una mano nei pantaloni. Ed io ho... >>
<< Okay, d'accordo. Basta così, non voglio saperlo, non mi interessa! >> lo interruppe lei, mentre si nascondeva il volto con le mani. << Merda. >> la sentì mormorare; probabilmente aveva ripreso a piangere.
Gerard le prese con forza una mano, incurante del fatto che lei opponesse resistenza, scoprendole il volto. Era come aveva immaginato, stava di nuovo piangendo. 
<< Hey, hey. >> le sussurrò piano, cercando di farle alzare il viso. << Vieni qui. >> le disse, scostando le coperte e facendole spazio nel letto. Senza smettere di piangere, Ellison si rannicchiò al suo fianco, stando ben attenta a non sfiorarlo nemmeno con un ginocchio. Lui le appoggiò una mano sulla guancia, bagnandosela con le sue lacrime. 
<< Va tutto bene, okay? >>
<< Non va bene un cazzo. Continuo a fare stronzate... Tu magari sarai contento, voglio dire, piovono dal cielo scopate omaggio, ma io vorrei solo morire ogni volta... >> 
Il ragazzo non rispose subito, prese del tempo per calibrare meglio le parole. Fondamentalmente, era vero che non gli dispiaceva l'atteggiamento che assumeva quando era ubriaca e non capiva nulla, ma era anche vero che non sopportava l'idea di vederla ridotta in quello stato e che dopo si sentiva una merda ogni volta. 
<< Elly, non è successo niente di così grave, okay? Non l'abbiamo fatto, e sai perché? Perché tu non hai voluto. Se fosse stato per me, probabilmente avrei continuato senza troppi problemi. Nonostante fossi ubriaca fradicia, hai avuto la forza di dire di no. Non avercela con te, quindi, okay? >> 
Lei scosse la testa, facendo una risata amara. << No, sono tutte stronzate. Ti rendi conto che noi passiamo la nostra esistenza a deprimerci, bere e drogarci, scopare quando siamo fatti od ubriachi e consolarci a vicenda dopo? È un ciclo senza fine. >> 
Gerard sembrò soppesare per qualche attimo le sue parole. << Già. Un po' come Kurt Cobain e sua moglie. >> commentò, quasi divertito. 
<< Loro erano sposati, e con molte probabilità si amavano. Il loro era un amore un po' distruttivo, ma era comunque un amore, aveva un significato. È un discorso diverso. >> ribatté lei.
<< Sì, un po' come due amanti della distruzione. Si demolivano a vicenda. >> annuì il ragazzo, sovrappensiero.
<< Rimane il fatto che è un paragone del cazzo. Non c'entriamo nulla con loro. >> continuò lei, ignorandolo. 
<< Forse no, o forse sì. In ogni caso, lo trovo romantico. >>
Lei alzò un sopracciglio, più scettica che sopresa. << Tu trovi qualcosa romantico? >> 
<< Certo. Trovo che tutto questo distruggersi a vicenda sia tremendamente romantico. Quelle pillole sono romantiche, una bottiglia di Whiskey lo è. Perfino la morte. >> rispose, guardandola negli occhi. Lei deglutì. Odiava incrociare i suoi occhi, sembravano pozzi verdi senza fondo, e aveva paura di caderci dentro. 
<< Tu hai un concetto decisamente strano di romanticismo. >> replicò lei, distogliendo lo sguardo. Aveva smesso di piangere, ed era un bene. Temeva che sarebbe potuta morire disidratata da un momento all'altro.
<< Il fatto che tu ti preoccupi per me, è romantico. >> disse Gerard dopo un po', ritornando ad intrecciare i propri occhi con i suoi. 
<< Cosa ti fa pensare che io mi preoccupi per te? >> ribatté la ragazza, in difficoltà. Cosa stava dicendo, ora? Quelle pillole dovevano non aver ancora smaltito del tutto il loro effetto.
<< Il fatto che ora sei qui. Se non ci fossi stata tu, probabilmente ora mi sarei svegliato completamente solo, in questa stanza non mia, con mille domande in testa e il ricordo delle tua labbra a tormentarmi. Poi, sarebbe arrivato qualcuno, forse Frank o forse Bert, mi avrebbe riassunto brevemente ciò che era successo ieri e mi avrebbero accompagnato sotto per un caffé. E, per tutto quel tempo, mi sarei sentito tremendamente solo. >>
Ellison si ritrovò senza nulla da ribattere. Cosa poteva dire? Le aveva appena detto che era utile a qualcosa, avrebbe dovuto sentirsi lusingata da quelle parole.
<< Mi fai sentire meno solo, ecco tutto. Non so nemmeno se a te importi davvero qualcosa di me, se mi stai accanto solo per pena o se semplicemente ti aggrappi a me per non cadere. So solo che quando ci sei tu, il mondo mi sembra un posto meno cattivo. >> continuò il ragazzo, interrompendo il contatto visivo e riprendendo a fissare imperturbabile il soffitto. << Che cosa sdolcinata. Detta così sembra una reinterpretazione di "Giulietta e Romeo". No, non volevo che sembrasse così. Volevo solo farti capire che non sei poi così inutile come credi. Ti devo molto. Ecco tutto. >> concluse.
La ragazza rimase in silenzio, senza rispondere. Non avrebbe comunque saputo cosa dire. Fu Gerard a rompere, di nuovo, il silenzio.
<< Cos'è successo dopo? Ricordo solo quella parte della notte, il resto è troppo confuso. >>
<< Bè, a dire il vero me l'ha raccontato Frank, non me lo ricordo nemmeno io. Ha detto che hai preso delle pillole... ancora. E che dopo sei collassato sulla porta del bagno. Ha detto che li hai fatti preoccupare tutti a morte. Ti hanno messo sotto la doccia fredda e poi qui, a dormire. Hai rischiato grosso, ieri. >> raccontò la ragazza, guardandolo con rimprovero. 
Gerard sospirò pesantemente.  << Mi spiace. >> disse solo. Come ogni volta che si affrontava l'argomento droga, sembrava in difficoltà, molto evasivo: era evidente che non vedesse l'ora di cambiare discorso. 
<< Propongo di fare un patto. >> esordì Ellison, dopo qualche minuto di imbarazzato silenzio. Gerard girò lentamente la testa verso di lei, incuriosito. << Ora noi ci diamo una lavata alla faccia, scendiamo giù, ci prendiamo un bel caffé con gli altri e dimentichiamo tutto. Che te ne pare? >> propose, accennando un sorriso. 
Il ragazzo sembrò rifletterci su per qualche secondo, poi annuì, ricambiando il sorriso. << Ci sto. Mi hai convinto alla parola "caffé". >> 
Si alzarono dal letto e uno alla volta entrarono nel bagno adiacente alla stanza per sciacquarsi la faccia, poi scesero insieme le scale, sforzandosi di non barcollare troppo. Gli effetti del dopo sbronza erano sempre terribili.
Quando entrarono in cucina, li accolse un coro di esclamazioni e sospiri. Frank corse incontro a Gerard, quasi saltandogli addosso e rischiando di farlo cadere. 
Ellison rimase indietro, sulla soglia della porta; non aveva voglia di entrare e affrontare gli altri, si vergognava di sè stessa ed era certa che tutti sapevano cos'era successo la sera prima.
Quando Frank ebbe finito con Gerard, si diresse quasi saltellando verso di lei, sfoderando un sorriso perfetto.
<< Hey, buongiorno Elly! >> esclamò, dandole una lieve pacca sulla spalla. Lei cercò di ricambiare il sorriso, ma non fu sicura di esserci davvero riuscita. Era quasi certa di aver fatto una smorfia non meglio definita. Bert si alzò dalla sedia e le si avvicinò, guardandola con sguardo indecifrabile. Odiava quando faceva così, non capiva mai se era incazzato o se semplicemente dispiaciuto. Quando le fu davanti, distese le labbra in un debole sorriso e l'abbracciò con forza. 
<< Voi due cazzoni vi siete persi il conto alla rovescia, sapete? >> le disse scherzosamente, sciogliendo l'abbraccio. 
<< Quale grande rammarico! >> ironizzò con una risatina. 
Il ragazzo si allontanò da lei per andare da Gerard. Gli si piazzò davanti, poi gli strinse un braccio. << Non farlo mai più, hai capito? >> gli sussurrò, serio. L'altro annuì, abbassando lo sguardo.
<< Dov'è Mikey? >> domandò dopo qualche breve secondo Gerard, guardandosi intorno, preoccupato. 
<< Ah, è dovuto tornare a casa questa mattina, Donna reclamava la sua presenza... Per fortuna che tua madre sembra essersi dimenticata di te, o sarebbe stato difficile giustificare il tuo post-sbronza e quelle... cose che hai sotto gli occhi. >> fece Frank, ridendo ed indicando le sue occhiaie. L'altro sbuffò, scuotendo la testa e decidendo di ignorarlo, ma apprezzò comunque il tentativo dell'amico di sdrammatizzare.
<< Ragazzi, Ray ha preparato i pancake! >> esclamò allegro Frank. I ragazzi si girarono nella direzione del tavolo, squadrando con fare scettico i pumpcake di Ray. A dire la verità, non avevano propriamente quello che si definisce un bell'aspetto, ma nessuno fece commenti. Ellison e Gerard, presero posto al tavolo, occupando le poche sedie rimaste vuote e scambiandosi un'occhiata preoccupata. Ray prese in mano il vassoio, decisamente allegro, e lo avvicinò a ciascuno di loro affinché prendessero il pancake, a mo' di cameriera. 
<< Ti manca solo il grembiule, Toro, poi saresti perfetto! >> scherzò Frank, mentre prendeva il suo dolce. Strizzò l'occhio agli altri tre ragazzi, addentandolo e masticando con gusto. << È buoniffimo! >> esclamò, con la bocca piena. 
Ray annuì soddisfatto. << Lo so, lo so. >>
Alla fine perfino Ellison dovette ammettere che non era male. Era vero, l'apparenza inganna. 
<< Ma le tue due cugine, Frank? >> chiese Ray dopo un po'. Bert annuì alle sue parole. 
<< Sì, infatti, che fine hanno fatto? >> aggiunse.
Il ragazzo agitò in aria il pancake -l'ennesimo- che stava mangiando. << Non lo so, saranno ancora collassate sul divano in salotto. >> bofonchiò con la bocca piena. 
<< Mm, è quasi mezzogiorno, non sarebbe il caso di andarle a svegliare? >> propose Bert, simulando indifferenza. Ray lo indicò con un dito. << Sì, ha ragione lui! >> lo appoggiò con entusiasmo. 
Frank li guardò come se fossero pazzi, passando lo sguardo dall'uno all'altro. << D'accordo, se proprio ci tenete... >> acconsentì quando ebbe ingoiato il boccone. << Il salotto è da quella... >> non fece neanche in tempo a finire che i due se ne erano già andati. Sospirò, rassegnato. << Quelli hanno davvero bisogno di scopare. >> disse, scuotendo la testa e addentando un altro pancake. Doveva essere almeno il quarto che mangiava. 
<< Come mai sono in salotto? >> s'informò Ellison, fingendosi disinteressata.
<< Ieri sera hanno intrattenuto un'allegra conversazione con Bert e Ray, e hanno ritenuto opportuno far partecipare anche la bottiglia di wodka... Insomma, non hanno retto neanche due bicchieri che già erano per terra a ridere e contercersi. Amy è perfino andata a vomitare, è stata mezz'ora in bagno. Deve essere un difetto di famiglia, quello di non reggere l'alcool. >> spiegò con una smorfia. << Bè, per il resto della notte ci siamo occupati di voi e loro sono passate completamente in secondo piano.. Stamattina le abbiamo trovate esattamente dove le avevamo lasciate, ovvero sul divano a dormire. >> concluse. 
Ellison dovette trattenere un sorrisetto sadico. Era perversamente contenta che quella Amy avesse vomitato. Sperava vivamente che si fosse fatta la figura di merda peggiore della sua vita, di fronte ai ragazzi. Ricordava ancora di come aveva guardato Gerard. 
I ragazzi tornarono dopo un paio di minuti, seguiti dalle sorelle. La bionda si stropicciò gli occhi e biascicò un pigro << Buongiorno >>, mentre l'altra si limitò a salutare i presenti con un rapido e svogliato cenno della mano. 
Si sedettero anche loro al tavolo, occupando le ultime due sedie. Ellison si trovò fastidiosamente a pensare che fossero due presenze invasive. Era quasi tentata di chiedere a Frank quando se ne sarebbero andate. 
<< State meglio, ragazze? >> le chiese Frank, quasi svogliatamente. Qualcosa le fece pensare che non gli dovevano stare esattamente simpatiche; si chiese perché le avesse invitate.
<< Sì, meglio grazie. >> fu Amy a rispondere. Tra le due, sembrava la più composta, ma il fatto che continuasse a lanciare occhiatine languide in direzione di Gerard la turbava non poco, soprattutto se considerava anche il fatto che erano praticamente seduti vicini. Lei si trovava di fronte a loro e aveva una perfetta visuale della situazione. Era tentata di tirare un calcio sotto al tavolo a quella bambolina con i capelli rossi. Sentiva di odiarla.
<< Ragazzi, ieri sera è stato uno sballo! >> esclamò invece Roxy con voce stridula. Ecco, lei invece era assolutamente inopportuna, oltre che irritante. 
Frank scoppiò a ridere, quasi rischiando di strozzarsi con l'ennesimo pumpcake. 
<< Sì, certo, abbiamo tutti scoperto che un bambino di cinque anni reggerebbe l'alcool meglio di te! >> disse, facendo ridere anche Ray e Bert. Gerard ed Ellison si limitarono a lanciarsi uno sguardo perplesso. 
La ragazza incrociò le braccia al petto, mettendo su una specie di broncio. Ellison valutò che, con quel rossetto sbavato, le sarebbero bastati solo una parrucca verde e un naso rosso per sembrare un perfetto clown. Un clown con una quarta di reggiseno. 
<< Andiamo Roz, non te la prendere! Non tutti possono essere amici della vodka! >> la canzonò Frank, continuando a ridere. Amy se ne stava in silenzio, masticando lentamente, con classe invidiabile; ogni tanto gettava occhiatine inespressive a tutti i presenti, senza soffermarsi particolarmente su nessuno di loro.
<< E tu, Gerard? Che hai fatto ier sera? >> fece all'improvviso, puntando lo sguardo in quello del ragazzo. Lui ricambiò lo sguardo, inespressivo, ma con una punta di curiosità negli occhi. 
<< Ho festeggiato l'anno nuovo, come tutti. >> mentì, senza neanche girarsi per guardarla in faccia. La ragazza annuì, pensierosa. 
<< Sì, hai festeggiato. >> ripeté, con una strana tonalità della voce, quasi ironica. Si tamponò le labbra con fare quasi aristocratico, nascondendo uno sguardo furbo.
Ellison la spiò da dietro il bicchiere di caffé. Non capiva perché quella domanda e dopo quel commento. 
Finirono la colazione e sparecchiarono; Amy si offrì per sciacquare le tazze e i vari piatti. 
<< Hey Amy, serve una mano? >> fece Bert, ammicando alla ragazza, ma inaspettatamente intervenne Gerard.
<< L'aiuto io. >> si offrì, avvicinandosi al lavabo e affiancandosi a lei. 
Ellison rimase per un attimo imbambolata al centro della cucina, fissando Gerard, incredula. Non era vero. Stava ancora dormendo, era un sogno. Non poteva essere reale. Sentì qualcuno scuoterle leggermente una spalla. Era Bert.
<< Hey Elly, mi dai una mano in salotto? Io e Ray abbiamo bisogno di soccorsi, di là c'è un casino. >> 
Lei annuì lentamente, senza distogliere lo guardo dai due. Alla fine si riscosse e seguì Bert in salotto. Non poteva davvero crederci. Pensò di non aver mai odiato nessuno come odiava ora quella ragazza, e non capiva neanche perché.
 
 
 
Gerard lanciò di sfuggita uno sguardo alla ragazza di fianco a lui, cercando di non soffermarsi troppo sulla sua scollatura. Non aveva avuto nemmeno la decenza di mettersi qualcosa sopra quel vestito succinto. 
Afferrò a caso una delle tazze e la rigirò distrattamente sotto il getto dell'acqua. Odiava lavare i piatti, si era offerto solo perché quella ragazza aveva detto una cosa che lo aveva insospettito. Non gli era piaciuto il tono con cui gli si era rivolta, pochi minuti prima.
<< Tu hai festeggiato? >> le chiese all'improvviso, rompendo il silenzio. La vide sorridere leggermente, nonostante avesse il profilo coperto dai riccioli rossi. 
<< Dipende cosa intendi con 'festeggiare'. >> rispose, continuando a strofinare un piatto con la spugnetta. << Non tutti festeggiano allo stesso modo. >> aggiunse, girandosi appena per guardarlo.
Gerard non rispose subito. Quella ragazza continuava a lanciargli frecciatine, e non capiva perché, anche se un'idea stava prendendo forma nella sua testa. In effetti, non l'aveva vista nel salotto, quando era con Ellison vicino al tavolo delle bevande.
<< Tu come lo intendi? >> chiese a sua volta, lasciando perdere la tazza e girandosi completamente verso di lei. Amy lo imitò, lasciando cadere con malagrazia il piatto nel lavabo. 
<< Dipende dalle serate. Quando sono sobria, mi basta una partita a poker. Se invece bevo un po' e sono... come dire, brilla... >> rise alle sue stesse parole. << Mi diverto ridendo con gli altri, si stappa una bottiglia di champagne e si brinda all'anno nuovo... Quando i brindisi cominciano a diventare troppi e sono un un po' più che brilla, diciamo che festeggerei in modi diversi... più interessanti, diciamo. >> gli si avvicinò ulteriormente, sporgendosi verso il suo collo. << Ti interesserebbero, i suddetti modi? >> sussurrò, leccandogli il lobo. Lui rimase immobile per qualche istante, valutando la situazione. Si riscosse subito dopo, allontanandola con fare brusco.
<< No, grazie. >> 
Lei recuperò la distanza iniziale, tornando ad occuparsi dei piatti. 
<< In ogni caso, quando mi ubriaco di solito festeggio con una bella scopata. Vedo che almeno su questo siamo d'accordo. >> aggiunse lei, sorridendo furbamente. 
Gerard rimase paralizzato al suo posto. Lo sapeva. 
<< Cosa staresti insinuando? >>
<< Oh, ma Gerard, io non sto insinuando assolutamente nulla. Mi limito a constatare un fatto realmente accaduto e che entrambi sappiamo sia realmente accaduto. >>
<< Non so di cosa stai parlando. >>
<< Lo sai benissimo, invece. >> replicò, mentre metteva nella lavastoviglie la tazza appena sciacquata.
Il ragazzo rimase in silenzio per qualche secondo, quasi terrorizzato. << Cos'hai visto? >> sussurrò, cauto. 
<< Abbastanza. Lei lo sa? >> 
<< Certo che lo sa. >> rispose lui, esitante. 
<< Mm, davvero? Interessante. Devi essere un tipo con i coglioni, se hai avuto il coraggio di raccontarle tutto. Oh, quasi mi dimenticavo di quel tuo amico, quello così carino, Bert... Sai, ieri sera mi ha detto che è molto legato a lei, la considera una sorella minore. Scommetto che anche lui sa tutto di questa storia, giusto? Sì, davvero un tipo con le palle, devo ammetterlo. >> concluse, asciugandosi le mani con uno straccio e gettandolo poi a lato del lavabo. Gerard non osò muoversi. Non l'avrebbe mai e poi mai dovuto dire a Bert. Come minimo lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani, era già la seconda volta che succedeva. 
<< Cosa vuoi, di preciso? >> le chiese alla fine, esasperato. Non capiva dove voleva arrivare.
<< In ogni caso, sono sicura che tu non gliel'abbia detto davvero. Te lo leggo in volto. E sono certa che tu non voglia che si sappia... >> rispose lei, accennando un sorriso scaltro. 
<< E quindi? >> 
<< E quindi tutto ciò rende questa storia un segreto, un segreto tra te >> gli passò una mano sul petto con fare felino. << E me. E non vorrei che questo segreto arrivasse ad orecchie indiscrete... Non la pensi come me? >> 
Il ragazzo la riallontanò di nuovo. << Ripeto la mia domanda: cosa vuoi? >>
<< Non lo so ancora, ma mi verrà in mente, puoi starne certo. Hey, tesoro, non prenderlo come un ricatto. Voglio solo diventare tua amica, e cosa c'è di meglio di un piccolo segreto, per avvicinare due persone? Suvvia, togli quel broncio, ti rovina quel bel faccino. >> gli diede un buffetto sulla guancia, ridendo. Lui si scostò, evitando il suo sguardo.
<< Bene, allora rimaniamo in contatto, eh Gerard? E sappi che, se mai sentissi il bisogno di... festeggiare... bè, basta chiedere. >> disse, quasi sussurrando, ponendo fine alla conversazione. Si tirò indietro i lunghi capelli con una mano, poi ucì dalla cucina con lentezza, ancheggiando con fare felino. 
Gerard rimase imbambolato davanti alla lavastoviglie, senza sapere bene cosa fare. Si chiese cosa le avesse mai potuto fare per meritare una cosa del genere.
Complimenti Way, sei fottuto. 
  
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