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Autore: virgily    22/01/2013    5 recensioni
(prima fan fiction che scrivo sui Black Veil Brides, Enjoy!)
-Non ho la piú pallida idea di quello che ti sia successo peró una cosa é certa...- cominció sollevandole il viso per il mento, tenendolo con il pollice e l’indice. Inizió a tamponarle dolcemente la stoffa sulle guance e sotto l’occhio, asciugandole le lacrime
-Non mi piace vederti piangere- sospiró infine fissandola intensamente dritta negli occhi,mentre il suo viso cominciava a farsi maledettamente paonazzo. Dal canto suo Caris, apparte il bollore alle guance, sentí un nodo allo stomaco. Era freddo, e molto distaccato; eppure sembrava cosí... Dolce.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Quado riprese conoscenza fuori aveva già smesso di piovere, era notte e tirava forte il vento. Il letto era freddo, vuoto. Il cellullare squillava al suo fianco. Sollevandosi appena, Caris si guardò intorno ancora spaesata, chiedendosi che fine avesse fatto quel bel ragazzo dagli occhi blu che cominciavano a dargli assuefazione. Confusa, con il suono martellante del suo telefono che le trapanava la testa si stropicciò impacciatamente gli occhi, arrossandoli vistosamente. Scostando con noncuranza le lenzuola, lasciò le gambe a penzoloni sul ciglio del letto, afferrando l’apparecchio tra le sue mani per portarselo all’orecchio:
-Pronto?- aveva la voce ancora impastata dal sonno, la gola secca. Caris non si era neanche degnata di leggere il nome del mittente.
-Ciao piccola Foster…- tono pacatamente velenoso. Sadico. Come una pugnalata allo sterno sentì il fiato mozzarsi nella sua gola. Inarcò la schiena, preda di una violenta scarica di brividi.
-Tu…- rispose secca, con i denti stretti per la rabbia. Immediatamente si sentì nuovamente lucida. Era giovane l’uomo dall’altro capo del telefono, lo aveva percepito dal timbro languido e meschino della voce.
-Allora, hai seguito le mie indicazioni? Hai parlato con un tuo paparino?- le domandò sogghignando. Un conato di vomito salì per il suo esofago corrodendole la gola. Il solo ricordo di quella conversazione con suo padre e il detective le deteriorava non solo il corpo ma anche la mente. Tuttavia, prendendolo come atto di coraggio, la bruna inspirò profondamente, raffreddando i bollenti spiriti, cercando di mantenere la calma e non sbilanciarsi troppo verso l’estremo aggressivo e primordiale del suo carattere.
-Si, so che siete dei bastardi che marciranno in prigione- rispose sicura di se, ringhiandogli in cagnesco. Per cercando di mantenere i nervi saldi, sentiva le mano tremare, i battiti cardiaci accelerati, era agitata… era la rabbia, che le lacerava le membra, a farlo
-Sai anche che tu sei mia, vero?- la sua voce viscida scatenò brividi lunghissimi lungo la sua candida pelle, increspandola. Restò in silenzio per qualche attimo fuggente. Consapevole che in un certo qual senso era vero: lei era l’unica garanzia che restava a suo padre per saldare il suo debito. Strinse forte i pugni, prendendo coraggio. Non doveva avere paura… Non serviva a nulla avere paura
-Io non sarò mai tua…- un sussurro, un soffio. Eppure, per qualche istante, pareva essere riuscita a zittirlo. Mentre la tensione si poteva tagliare con un coltello, la risata malefica e divertita allo stesso tempo dell’uomo dall’altro capo del telefono annullò quell’asfissiante silenzio
-Ne sei sicura?-
-Sì-
-Credo che il tuo amichetto la pensi proprio come me, invece- interdetta, pietrificata. Caris, intendendo chiaramente a chi si stesse rivolgendo, si sentì quasi mancare
-Che intendi dire?- domandò con un filo di voce. Nella sua testa una miriade di immagini confuse. Poi, due occhi magnetici… Elettrici.
-Buon proseguimento di serata, mia cara- sadico, perfido. Aveva lasciato un velo di mistero che riusciva a lacerarle il petto, asportandole il cuore. Ebbe un’ansiosa tachicardia che le fece girare la testa non appena tentò di sollevarsi dal letto. Aveva la gola secca, sentiva il suo stesso fiato graffiarle la gola. Si rivestì alla buona con i primi abiti che le capitarono a tiro e si avviò verso l’uscio della camera da letto, spalancando la porta con forza prima di lanciarsi in una folle corsa lungo il breve corridoio.
-Andy? Andy?!-  i suoi passi nudi risuonarono per l’intero ambiente mentre lo chiamava ad alta voce, con la bocca intasata di un respiro pesante, stremato. Giunse in salotto, una sottile penombra avvolgeva l’intera stanza. La televisione era accesa, muta, mostrando una serie convulsa di immagini prive di una connessione logica. Andrew era lì, poggiato sul sofà. Le dava le spalle, riversando la sua chioma corvina lungo il divano.
Per un secondo Caris prese un sospiro di sollievo. Il suo salvatore era lì, a pochi metri da lei. Sorrise, e fece un passo in avanti nella sua direzione. Impetrò. Un odore acre, amaro… Asfissiante.
Fu tutto così veloce che attorno a lei sembrava aver cominciato a girare.
-Andy…- giunse al suo fianco. Era immobile, teneva il braccio allungato e rigido sul bracciolo. Aveva gli occhi sbarrati, bellissimi… Eppure vuoti. Una lacrima solcò il viso candido della ragazza. Una cascata di melma purpurea macchiava il torso del giovane, la cui sorgente nasceva proprio dalla giugulare.
-A-Andy?!- soffocata dal suo stesso respiro, frenetico e agitato, la giovane si chinò su quel magnifico corpo senza di vita. Con gli occhi annebbiati da uno spesso strato di lacrime, sfiorò con estrema dolcezza quelle gote pallide, vellutate… Fredde. Il suo cuore aveva smesso di battere già da un po’, e lei non si era resa conto di nulla. Forse avrebbe potuto fare qualcosa, forse quell’angelo innocente si sarebbe salvato se solo si fosse svegliata. Barcollò, cadendo a terra pesantemente, osservandolo in quella statuaria bellezza che il rigor mortis gli conferiva. Ebbe i conati di vomito che le perseguitarono la gola, e le urla che venivano soffocate per i molteplici singhiozzi. Si strinse le ginocchia al petto, dondolandosi. Voleva  morire. Adesso, in quel esatto momento, voleva sparire, annullarsi, cancellarsi dalla faccia della terra. Il suo Andy non c’era più… Ed era tutta colpa sua.”


Si spalancarono di colpo gli occhi grandi di Caris, proprio come le sue labbra, dalle quali fuoriuscì un sospiro profondo ed irrequieto. Sudava a freddo ed era tutta un tremito. Si morse con forza le labbra secche e screpolate, voltandosi di scatto: rannicchiato in posizione fetale, con i capelli volti all’indietro quasi a lasciargli una perfetta visuale di quel bellissimo viso, la giovane scongiurò quel diabolico sogno, gustandosi quella splendida creatura stesa e nuda accanto a lei. Si accostò appena, ascoltando con attenzione il soffice sussurro dei suoi respiri assonnati. Automaticamente il suo giovane cuore smise di vibrare. In quel brevissimo lasso di tempo infatti, da quando le sue iridi verdi si erano schiuse così brutalmente, il fatto che fosse stato il soffitto biancastro la prima cosa che vide, e non Andy, le aveva necessariamente fatto temere il peggio. Ormai era notte fonda, e dalla finestra ancora tempestata dalle gemme residue della pioggia, Caris riusciva a ad intravedere la notte stellata. Si lasciò così quello sciagurato sogno alle spalle, e affondando nelle lenzuola, avvolse tra le sue braccia con sottile abilità il ragazzo ancora dormiente, lasciando che posasse la sua fronte sul suo petto. La sua pelle era compatta, e le scaturiva un soffice tepore che le riscaldava il cuore. Fu proprio in quell’abbraccio amorevole, che gli occhi di Biersack si aprirono lentamente riducendosi a due piccole fessure. Era frastornato, come ci era finito tra le sue braccia? Non che gli importasse veramente, il solo fatto di essere cullato da lei, infatti,  quasi lo istigava a sopirsi nuovamente. Per la prima volta, Andy si sentì protetto, e non come una madre rassicura il proprio figlio, ma come un’amante devota che fa scudo con il proprio corpo, avvolgendo l’oggetto del suo amore in una barriera impenetrabile e sensuale. Andy respirò profondamente, lasciandosi pervadere dal suo odore ancora intenso. Si mosse appena, sfiorandole l’incavo della clavicola con la punta del naso, tuffandosi poi tra i suoi fitti capelli scuri. Riacquistata la sensibilità alle mani, le sue dita percorsero ogni centimetro dei sui fianchi, stringendola a sua volta contro di lui. Un sussurro soffocato giunse al suo udito, destandolo definitivamente dal suo idilliaco stato di dormiveglia.
-Caris…- la chiamò piano, con dolcezza, lasciandole una scia di baci che partirono dall’orecchio per poi giungere sino all’angolo destro delle labbra, che gustò lentamente, assaporandone la dolcezza e loro morbido spessore. Sollevandosi qualche centimetro dal suo viso, il ragazzo osservò attentamente la giovane sotto di lui: le guance arrossate, gli occhi lucidi, e sebbene fosse quasi impercettibile, riuscì perfino a notare il movimento delle sue labbra tremanti
-Che hai?- le domandò portandole una mano al viso, carezzandole la curvatura delle gote , scostandole i capelli.
-N-Nulla- rispose bofonchiando. Mentiva. Lo aveva capito dal modo in cui abbassava lo sguardo, stringendosi le spalle. Andrew sbuffò, facendo roteare le metalliche iridi, lanciando uno sguardo esasperato al soffitto.
-Sai che non ti credo, vero?- la fissò guardingo con il sopracciglio inarcato verso l’alto. Cominciava a conoscerla bene, e sapeva che c’era qualcosa che la stava turbando. La ragazza esitò a parlare, così il moro, piazzandosi a peso morto su di lei, pizzicò dispettosamente i suoi fianchi, solleticandola senza pietà. La voce di Caris si propagò per l’intero appartamento sotto forma di risa e richieste di aiuto, mentre in balìa di quel ragazzo con la faccia da stronzo si contorceva e si dimenava. I suoi folti capelli bruni vorticavano a destra e a manca, e delle piccole gemme, dovute al troppo ridere, cominciarono a fare capolino sull’angolo esterno degli occhi. Intuendo che non c’era più molto da fare, Caris riuscì a liberarsi una mano dalla morsa letale di Biersack, e con questa si sfilò il cuscino da sotto la testa per scaraventarglielo dritto in faccia. Colto alla sprovvista, il vocalist crollò dal lato opposto del letto con il guanciale ancora pressato sul viso. Imbronciatosi, lanciò via il cuscino. Fece per dire qualcosa con tono burbero e fintamente offeso, ma prendendolo di sorpresa per una seconda volta, la piccola Foster scavalcò il suo corpo, accovacciandosi abilmente sul suo basso ventre, inchiodandolo al materasso con due occhi verdi e ammalianti. Immediatamente, roventi bollori cominciarono a farsi sentire dalle membra del povero malcapitato. Caris torreggiava sopra di lui: i capelli, sciolti e selvaggi, colavano a picco sulle sue spalle, fluendo tre le clavicole, coprendole appena il morbido seno scoperto; le mani, piccole e pallide, erano ambedue posate sul suo petto e si teneva composta. Aveva uno sguardo folgorante.
-Così però non vale…-  affermò malizioso, facendole sorgere lo stimolo del riso all’angolo della bocca fina. Piegandosi contro il suo giovane amante allora, la ragazza gli lasciò l’impronta di un bacio a fior di labbra.
-È successo qualcosa?- chiese il giovane appena fu libero. Caris scosse la testa.
-Nulla- disse con tono serio –Era solo un brutto sogno…- smontò dal corpo del vocalist, portandosi al ciglio del grande letto matrimoniale, osservandosi i piedi lasciati a ciondoloni. Questa volta sembrava che non stesse mentendo. Andrew si sollevò pesantemente dal materasso, fiancheggiandola, posando il mento sulla sua spalla, guardandola di sottecchi mentre fissava il vuoto.
-Me lo vuoi raccontare?- Caris si morse le labbra e mentì
-Non me lo ricordo molto bene…- sbuffò –So solo che non è stata un’esperienza piacevole- disse tirandosi in piedi, cominciando a raccogliere i suoi vestiti ancora sparsi a terra. Andy abbozzò un sorriso e rimase in silenzio sul letto, guardandola.
-Vado a farmi una doccia. Un’altra volta- ridacchiò voltandosi appena, constatando che il suo bel moretto era fin troppo silenzioso per i suoi gusti. Era preoccupato. Le venne un colpo al cuore, e avvicinandosi a lui, la ragazza lo strinse forte, baciandogli la tempia. Andy volse il capo, e i loro sguardi s’incontrarono, diventando un tutt’uno.
-Non ti struggere troppo. Sto bene- lo rassicurò aggiustandogli una ciocca color pece dietro l’orecchio. Sorrise, e osservandola infine dargli le spalle e avviarsi per il bagno, Andrew si rigettò tra le coperte. Portandosi le lenzuola all’inguine, il ragazzo si stese lungo il fianco sinistro, immergendo il capo sull’unico cuscino rimasto. Respirò profondamente, socchiudendo gli occhi. Il loro profumo aveva impregnato l’intero giaciglio. Sbadigliò appena, dischiudendo le palpebre lentamente, abbracciandosi quel morbido guanciale. Distrattamente, posò lo sguardo sul comodino ove restava immobile e intoccato il cellulare della ragazza. Lo schermo lucido emetteva una piccola lucina, come una spia che avvertiva il suo proprietario di aver ricevuto un messaggio, o una chiamata persa. Il suono del getto d’acqua che scorreva nella doccia del bagno accanto giunse al suo udito, e mosso da un’irrefrenabile curiosità, Andy afferrò l’apparecchio tra le mani. Sbloccò la tastiera e come aveva previsto, Caris aveva ricevuto un nuovo messaggio. Ma quando lesse il mittente, gli occhi grandi e metallici del vocalist si spalancarono di colpo, facendolo raggelare. “Lilith”
“Ma non è possibile” si disse sconfortato andando immediatamente a leggerne il contenuto.
Silenzio. E con uno scatto frenetico ed irrequieto lasciò andare il cellulare, lasciandolo cadere a terra. Aveva il battito cardiaco accelerato.
“Beccata. Ora so dove sei. Sarai mia.” E in allegato, un’agghiacciante fotografia: erano loro, ritratti appena qualche ora prima quando uscivano dall’ospedale. Li avevano seguiti. L’avevano trovata.
Una scossa elettrica percosse il povero giovane fin nelle membra. Cosa doveva fare? Sebbene la sua ragione gli dicesse di prendere la strada più ovvia e giusta; ovvero parlargliene e chiamare il detective, Andy rimase bloccato. Sapeva che la polizia l’avrebbe costretta a lasciarlo, a trovare una nuova sistemazione. E lui non voleva. Dunque rimase per secondi interminabili e asfissianti a lottare contro se stesso: da una parte la logia e la ragione, che proponevano la via più saggia per tenere al sicuro Caris, e l’egoismo con i suoi sentimenti dall’altra. Scosse il capo, scacciando via tutti i suoi pensieri contraddittori, e chinandosi raccolse il telefonino dal suolo, osservandolo con stizza e timore. Per la prima volta Andrew ebbe veramente paura. Prese un respiro profondo, e colto da un raptus di follia, cancellò il messaggio e ripose il cellulare al suo posto. Come se nulla fosse accaduto. Si rimise a letto, giusto in tempo prima che Caris, con la maglietta che usava come pigiama in dosso, rientrasse in camera. Quando varco la piccola soglia, lo trovò rannicchiato su se stesso con lo sguardo vuoto, spento. Si mise a sedere al suo fianco, afferrandogli una mano per portarla al viso, sfiorandogli il dorso con la punta del naso, baciandola amorevolmente.
-Ora sei tu quello che sembra avere qualcosa che non va…- constatò la ragazza osservandolo languidamente. Voltandosi appena, mettendosi supino sotto di lei, Andy la fissò con occhi talmente belli e teneri che la fecero sussultare. Non l’aveva mai guardata in quel modo così intimo e profondo.
-Credo…- cominciò il moro, sentendosi le parole morirgli in gola. Si sentiva così debole, impotente. E vedendolo in difficoltà, Caris scese in suo soccorso, rassicurandolo con un vellutata carezza.
-Cosa?- domandò perdendosi in quello sguardo dolce e velenoso al tempo stesso. Cupo, misterioso.
-Credo di essermi innamorato di te, Caris- stordita, con il cuore in gola, la brunetta rimase senza fiato. Era impallidita di colpo, e cominciava a tremare. Non se lo aspettava, mai lo avrebbe fatto. Sorrise timidamente, stringendosi a lui, accovacciandosi sul suo petto ampio e accogliente, ascoltando i battiti del suo cuore accelerato. Era agitato, lo percepiva dalle vibrazioni della sua voce.
-Davvero?- domandò poi, quando riuscì a calmarsi dal colpo incassato.
-Sì- cominciò il moro –Sento che farei qualsiasi pazzia per te…- disse baciandole la testa, assaporando l’odore dei suoi capelli sulle labbra. In verità, Andy aveva appena compiuto la pazzia più folle della sua vita. Forse, la più letale.  

*Angolino di Virgy*
Ho paura. So che mi lincerete. E FATE PURE BENE!
Sono sparita nel nulla, e mi dispiace tantissimo. Tra scuola e nuovi progetti, ho trascurato la mia fan fiction preferita!
Spero tuttavia con tutto il mio cuore di non avervi deluso con il nuovo capitolo ;)
Sto già lavorando per il prossimo, che spero di pubblicare presto. Ho promesso che avrei messo la parola fine a questa storia, e lo farò.
Un bacio.
-V-
  
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