-Zayn
Dalla
soglia della sua camera la guardavo preparare le valigie. Quel
pomeriggio sarebbe partita. Niente e nessuna avrebbe potuto farmi
dimenticare
quegli ultimi giorni con lei passati ad abbracciarci, baciarci,
cantare, ridere
e scherzare assieme a tutti gli altri. Avevamo conosciuto Taylor, una
ragazza
simpatica e gentile, ma nulla in confronto a Claire. “Ho
quasi finito.”
Annunciò, prendendo gli ultimi libri che aveva sul suo
comodino. Assieme a
tutti gli abiti che aveva comprato qui stava portando via i ricordi, le
risate,
i baci e il mio cuore. Tra qualche ora sarebbe tornata dai suoi
genitori, dai
suoi parenti, dalla sua vita di prima e avrebbe dimenticato tutto. Ero
sicuro
che avrebbe dimenticato ogni singolo istante passato insieme. Con il
tempo le
sarebbe passata. Si avvicinò a me e le sorrisi, la strinsi a
me e le sussurrai
“Non mi lasciare.” Non rispose nulla, fece
solamente un respiro profondo. “Non
mi dimenticare.” Aggiunsi subito dopo. “Mai.
Sarebbe impossibile.” Le presi la
valigia e scesi le scale, sotto le quali ci aspettavano tutti. La mia
famiglia
era accanto alla porta d’ingresso, poi c’era la
famiglia Styles, le ragazze e i
ragazzi. Claire mi seguiva, guardando con aria spaesata ogni centimetro
quadrato della casa, per assaporare quell’ultimo istante che
avrebbe passato
con noi. Tutti insieme. Fece un respiro profondo e, guardando tutti
quanti,
iniziò a parlare. “Grazie di avermi accolta in
casa vostra come una figlia.
Grazie per aver fatto di me un membro della famiglia Styles.
Harry.” A quel
punto il riccio alzò il viso e la guardò.
“Harry, sei stato il fratello che non
ho mai avuto. Con te ho passato davvero momenti speciali e volevo
ricordartelo.
Grazie a voi tutti, mi sono sentita subito parte del gruppo, non avete
chiesto
altro. E voi, ragazze. Siete semplicemente le mie migliori amiche. Vi
vorrò
bene per sempre.” Si voltò verso di me, sorrise e
mi prese per mano. “Non
dimenticherò mai nessuno di voi. E’ una
promessa.” La strinsi a me e le baciai
la fronte. La vidi chiudere gli occhi quasi con disperazione. La feci
mia con
quella piccola tenerezza rubata di fronte a tutti e la lasciai andare
senza
alcuna voglia.
Il
viaggio fino all’aeroporto fu senza molte chiacchiere.
Eravamo tutti
tristi, lo si leggeva nei nostri visi. Liam portò la valigia
fino dove ci fu
permesso accompagnarla. A quel punto ci fermammo tutti per gli ultimi
saluti.
Abbracciò tutti, dedicando ogni piccolo istante ad ognuno di
noi e, una volta
che fu il mio turno, mi batté il cuore a mille.
“Prima di tutto, ho un regalo
per te.” Si voltò verso la sua borsa, tirando la
ciocca di capelli che le
ricadeva sul viso dietro l’orecchio.
“L’ho iniziato a Settembre e ora, a
distanza di un anno voglio dartelo.” Mi porse un libro, aprii
la prima pagina
e, a caratteri ordinati c’era scritto:
Per
Zayn.
Ogni
volta
che il tuo pensiero sarà rivolto a me, sfoglia questo album.
Qui troverai tutto
il nostro anno, tutti i nostri momenti insieme.
Cominciai
a sfogliarlo. All’interno c’erano foto, frasi dette
e frasi
di nostre canzoni che ripercorrevano perfettamente tutto quello che
avevamo
passato. Sorrisi e le diedi un bacio. “Questo, invece,
è per te. Una cosa molto
meno romantica, ma altrettanto significativa.” La feci
voltare e le misi la
collana che le avevo comprato, il ciondolo d’argento a forma
di Z con un
diamantino le donava perfettamente. Non appena lo vide quasi
scoppiò a
piangere. Alzai la manica della felpa del braccio destro, e le feci
vedere lo
stesso ciondolo al bracciale che indossavo, solamente a forma di C.
“Non ti
dimenticherò mai. Sembra una frase fatta, ma è
così.” Dissi, prendendole il
viso tra le mani. “I tuoi occhi sono irresistibili.”
“Non
provare a farmi restare.” “Non provare a chiedermi
se sto bene,
non ho la risposta.”Feci una pausa. “Ti amo,
Claire.” “Anche io ti amo, Zayn.”
Ci
staccammo e la vidi allontanarsi.
“Ci
mancherà.” Disse Louis, abbracciando Eleanor
mentre singhiozzava.
“Tanto…”
Aggiunse Liam. Sospirai e infilai i Ray Ban, seguii Harry e
uscimmo dall’aeroporto.
-Claire
Non
mi voltai neanche una volta per guardarlo. Sapevo di aver fatto la
scelta giusta e, probabilmente, sarei diventata una di quelle ragazze
che si
dimenticano facilmente, oppure mi avrebbe descritta parlando di
“Quella ragazza
italiana”. Avrebbe dimenticato il colore dei miei occhi, il
sapore delle mie
labbra, il mio odore perfino. Io avrei ricordato sempre la sua voce, il
suo
ciuffo costantemente in disordine, il suo sorriso sghembo
maledettamente
perfetto. Durante le ore di viaggio verso casa non riuscivo a spegnere
l’Ipod,
pieno zeppo di canzoni che sembravano descrivere il nostro anno
insieme. Quello
era stato un suo regalo. “Sarai obbligata a pensare a me
quando ascolterai
questa playlist.” Aveva detto tre giorni prima della mia
partenza. Non avevo toccato
quell’oggetto fino a quel momento: il giorno in cui tutto
sarebbe cambiato.
Dopo un anno potevo continuare la vita di prima, anche se, sapevo che
non
sarebbe tornata la stessa.
Rividi
i miei genitori. Raccontai loro ogni dettaglio delle mie strane
giornate, della scuola, dei miei amici e di Zayn, ovviamente.
“Ti manca già,
vero?” Chiese mio padre, sedendosi sul mio letto, mentre
leggevo un libro in
inglese. Sorrisi senza rispondergli. Dopo qualche secondo il mio
telefono vibrò
illuminandosi. Un Suo messaggio.
Non
riesco a
dormire. Ci sei sempre tu nei miei pensieri. Aspetto tue notizie. Ti
amo, Z.
Sorrisi,
presi il cellulare in mano e, tremando, cominciai a digitare.
Il
volo è
stato tranquillo, allietato dal testo e dalla musica delle Vostre
canzoni. Mi
manchi, mi manchi terribilmente. Prova a riposare stanotte. Ci sentiamo
presto.
Buonanotte. Ti amo anche io. C.
Era
impossibile da sopportare, sapevo che non ce l’avremmo fatta.
Io
non ce l’avrei fatta. Desideravo solamente tornare in
Inghilterra con i miei
amici. Mi addormentai quella notte con il cuscino bagnato di lacrime.
-Zayn
Non
riuscivo a capire per quale motivo Claire avesse preso quella
decisione che feriva terribilmente me e i ragazzi. Era diventata parte
della
nostra vita e non poteva pensare di poterne uscire senza un motivo
valido. Quel
motivo valido non c’era. Oramai era parte di noi, era parte
di me. Avevo
bisogno di lei. Volevo rivederla il prima possibile.
Quella
notte non riuscii a dormire molto. Mi svegliai e,
meccanicamente, mi diressi verso il bagno. Feci una doccia fredda e
scesi in
cucina per la colazione. “Uova e bacon.”
Annunciò mia madre, scodellando del
cibo nel piatto che avevo di fronte. Il suo sguardo apprensivo cercava
di
entrare dentro di me, per capire cosa mi passava per la testa.
“Grazie, mamma.”
Feci un sorriso forzato, presi la forchetta, e cominciai ad ingerire
cibo. Non
facevo neanche caso a quello che stavo mangiando.
‘Chissà cosa sta facendo
Claire in questo momento…’
Le
prove di quella tarda mattinata furono le peggiori di sempre. Non
andavamo a tempo, prendevamo stecche incredibili. Dopo circa
un’ora e mezzo ci
rinunciammo. Non era da noi fare simili performance. “Spero
soltanto che per il
concerto di dopodomani saremo… Un po’
meno…” Cominciò il biondino.
“Sta’ zitto,
ti prego.” Lo interruppe Harry. Si mise a sedere per terra,
mettendo le mani
tra i capelli ricci. Era disperato, non riuscivamo a concentrarci e i
concerti
sarebbero stati un fiasco. Ce lo sentivamo tutti.
A
quelle parole scattai, uscii dalla sala prove, sbattendo la porta e
mi ritrovai nel cortile dell’edificio. Presi il pacchetto di
Malboro rosse che
avevo comprato per scrupolo quella mattina, non appena avevo messo naso
fuori
di casa. Sfilai una sigaretta e la accesi, aspirai il tabacco con
avidità e
cacciai fuori una nuvola di fumo grigio. Mi misi a sedere su un muretto
di
pietra, continuando a fumare. “Zayn, stai bene?”
Chiese Liam, avvicinandosi a
me. “Sì, sto bene.” Risposi bruscamente.
Ero arrabbiatissimo, ferito e mi
sentivo terribilmente abbandonato. “Zayn, so bene che sei
furioso, so quanto la
ami e so anche che vorresti passare tutta la vita con lei, anche se non
riesci
ad ammetterlo neanche a te stesso. Ci sentiamo tutti così,
è una nostra amica,
anche se con te è stata una cosa completamente
diversa.” Cominciò a parlare,
guardando per terra. Lui più di tutti sapeva da quanto tempo
fossi perdutamente
innamorato di Claire. Quasi come se mi stesse leggendo nel pensiero
continuò.
“Ricordi quando mi confessasti di aver visto una ragazza che
non riuscivi a
dimenticare? Non conoscevi neanche il suo nome, eppure ne eri
infatuato. Ancora
non era amore. L’hai rivista, conosciuta e amata. Non potevi
fare a meno di lei
prima e, a maggior ragione, non puoi fare a meno di lei ora.”
Sorrise, mi diede
una pacca sulla spalla e fece un cenno di disprezzo verso la sigaretta
accesa.
“Cos’è quella? Hai ricominciato a
fumare? Sai che lei non approverebbe…”
“Lei
non è qui, e non potrà saperlo.”
Risposi acido. Aveva ragione e lo riconoscevo.
Come avrei potuto fare? Era la mia vita e tutto quello che chiedevo al
destino,
al Karma o a qualunque altra forza superiore, era stare con Claire.
“Liam..”
Cominciai. “Voglio fare qualcosa. Devo fare
qualcosa.”
-Claire
Avrei
ricominciato la scuola tra qualche giorno e cercavo
disperatamente di riprendere le vecchie abitudini. Il mio ultimo anno
italiano
sarebbe cominciato a breve e, sebbene avessi guadagnato un diploma
internazionale, dovevo comunque conseguire la licenza superiore
italiana. Volevo
riottenere mia quotidianità e, con l’aiuto della
scuola, avrei dimenticato
quell’anno stupendo della mia vita. Dovevo provarci, anche se
non avevo alcuna
possibilità di riuscirci. Avevo trascurato le mie vecchie
amicizie, le stesse
che avevano fatto una smorfia di disappunto non appena avevano saputo
che avrei
passato un anno all’estero. Ero felice di averlo fatto, anche
se non mi rendevo
ancora conto di quanto le cose fossero cambiate radicalmente grazie a
quel
viaggio di studio.
Indossai
la giacca e uscii di casa, godendomi gli ultimi giorni di
vacanze estive. Camminai verso il bar che distava dieci minuti da casa
e, lungo
il tragitto, sentivo una grande agitazione dentro di me. Sentivo gli
sguardi
dei passanti fissi sul mio viso. Avevo già abbastanza
pensieri, non mi andava
che sconosciuti mai visti cominciassero a fissarmi. Dopo pochi istanti
giunsi
di fronte al bar, gremito di gente. Il barista, che ormai mi conosceva,
mi
salutò con un sorriso. “Bentornata.”
Esclamò. “Il solito?” Chiese,
avvicinandosi alla macchina del caffè.
“Sì, grazie.” Abitando lì
vicino, ero
quasi sempre rinchiusa in quel locale, anche per studiare, soprattutto
quando
era brutto tempo. Avevo imparato a conoscere il barista appena
ventenne, che
ogni volta cercava di attaccare bottone. “Ti porto tutto al
solito tavolo.”
Disse, interrompendo i miei pensieri. Sorrisi a mo’ di
risposta e mi diressi
verso il fondo del locale, dove c’era un tavolinetto con
quattro sedie. Ne
occupai una con la borsa e mi misi a sedere su quella alla sua destra.
Attesi
qualche istante il cameriere, Daniele, mi portò un
cappuccino e un muffin.
Subito presi lo zucchero e cominciai a girare il cucchiaino lentamente
nella
tazza. “Claire! Che sorpresa averti qui.” Alzai lo
sguardo, e vidi una ragazza
bionda. Aveva un viso familiare, frequentava la mia stessa scuola. Una
volta
eravamo amiche, ma era passato tanto tempo dall’ultima volta
in cui avevamo
parlato, o mi aveva rivolto la parola. Si era trasformata in una snob
biondina
con un mucchio di piercing e la puzza sotto al naso. “Ciao,
Ilaria.” Risposi
con un sorriso forzato. Mi chiedevo come mai mi stesse rivolgendo la
parola.
Erano tre anni che non mi degnava neanche di uno sguardo. Continuai a
sorseggiare la bevanda calda e la guardai con aria interrogativa, come
per
chiedere cosa volesse. “Come sei stata in
Inghilterra?” Chiese con aria
noncurante, cominciando a frugare nella sua borsetta di Chanel.
“Molto bene,
grazie. Ho imparato molto lì.” Risposi
trattenendomi dal lanciarle qualcosa
addosso. Ci mancava lei a farmi ricordare l’Inghilterra.
“Sai, ho visto che ti
sei inserita abbastanza bene.” “Ti riferisci per
caso al mio profilo Facebook?”
Domandai, seriamente curiosa. “Anche. Più che
altro ti ho visto sulla rivista
Cioè avvinghiata a quel ragazzo della band famosissima.
Direction, mi pare.”
Sorrisi divertita. “Il ragazzo si chiama Zayn Malik, ed
è il mio ragazzo. La
band si chiama One Direction. Sono famosi in tutto il mondo, hai
proprio
ragione. Mi sorprende, comunque, che tu, alla tua età, legga
ancora i
giornaletti scandalistici.” Risposi. “Prova a
domandare a mia cugina di undici
anni, probabilmente avete letto lo stesso numero.” Presi il
muffin, e lo
avvolsi con un tovagliolo, lo infilai nella borsa e feci per andare a
pagare. “Claire,
aspetta!” Disse la ragazza, fermandomi. Mi voltai e, senza
dire una parola, la
guardai. “Scusa, non volevo offenderti.” Lei che si
scusava? Molto strano.
“Volevo chiederti se ti andava di cenare con noi.”
Disse, ammiccando verso le
sue amiche, che guardavano con sguardi curiosi e supplicanti.
“Vorremmo farti
entrare nel nostro giro di gente che conta. Sai, le cose sono cambiate
parecchio qui in giro. Non vorrei che ti trovassi a dover fare i soliti
errori
anche quest’anno. Non ora che sei una ragazza giusta, tanto
da comparire su
delle riviste vendute in tutto il mondo.” Mi fece
l’occhiolino. La guardai con
aria schifata e aprii la porta del locale. Ecco, avevo rovinato anche
la mia
vita qui. Se Ilaria sapeva tutto su me e Zayn, lo sapeva anche tutta la
scuola.
Quella bocca larga non stava zitta un istante, e conoscevo le tipe come
lei.
Cercava solamente di essere popolare, ed io ero il mezzo di cui si
serviva per
riuscirci.
Non
volevo essere popolare. Volevo stare con Zayn e i miei amici, era
tutto quello che sognavo. Non mi interessava tornare a scuola per
vedere le mie
amiche. In quell’anno non mi avevano spedito neanche una
cartolina, un
messaggio, un’e-mail, un segno del fatto che mi pensassero
ancora, fino a quel
momento.
Cercando
tranquillità feci una passeggiata verso la libreria, il
luogo
che amavo maggiormente al mondo. Lì potevo rifugiarmi,
cercare il mio posto nel
mondo. Potevo essere chi volevo: un pirata alla ricerca del suo tesoro,
un
folle innamorato che tentava tutto e per tutto per la propria amata,
una
semplice ragazza di periferia alla quale mancava terribilmente il suo
ragazzo.
Ma quella non era una storia che avevo trovato nei libri, era la vita
reale. Scelsi
un libro e mi diressi alla cassa. Proprio in quel momento vidi delle
mie
compagne di classe. Sperai si accorgessero di me e che mi salutassero,
effettivamente accadde proprio quello che immaginavo. “Ciao
Claire! Abbiamo
visto le tue foto con i One Direction su internet! Sei stata davvero
fortunata.
Chissà, forse ora si ricorderanno di te.” Disse
una di loro, di nome Silvia,
con voce pungente. “Si ricorderanno sicuramente di
me.” “Lo spero sul serio,
Cara. Ci vediamo a scuola.” Aggiunse, con un sorrisetto. Le
feci un cenno di
saluto con la mano e la vidi allontanarsi.
-Zayn
Al
termine di quella giornata così anonima senza di lei, presi
forza,
composi il suo numero di telefono e la chiamai. Sapevo che avrei speso
moltissimo, ma non mi importava. Volevo solamente sentire la sua voce.
“Pronto?”
Era giù di morale. Lo avevo immaginato, e non potevo
sentirla con quel tono. “Buonasera,
ragione della mia vita.” “Zayn!”
Esclamò. “Finalmente mi hai chiamata, ti
aspettavo.” Sorrisi, inconsciamente. “Adesso sono
qui. Raccontami, come è
andata la tua giornata?” Chiesi con curiosità.
“Vuoi la verità o ti basta un
semplice ‘bene’?” “Voglio tutta
la verità. Racconta.” Mi misi sul letto per
ascoltare le sue parole. “E’ stato terribile. Le
mie vecchie amiche mi odiano,
voi eravate anche il loro sogno e io ho avuto la possibilità
di conoscervi, e
anche di più, mentre loro nulla. Le fighe della scuola
vogliono che mi unisca
al loro gruppo, solamente perché hanno visto delle nostre
foto su un
giornalino.” Sospirai. “E’ colpa mia,
soltanto colpa mia. Non dovevo…” Non mi
lasciò terminare la frase. “Non dire che
è colpa tua. Non sarei dovuta venire
in Inghilterra, sapevo che sarebbe stato tutto diverso,
e…” “Claire.” La
interruppi. “Claire, lasciami finire. Non dovevo lasciarti
andare. E’ stato
stupido da parte mia pensare di riuscire a vivere senza di te, ma non
è così.
Anche qui è terribile. Londra non ha più lo
stesso sapore senza di te. Mi
manchi. Mi manchi terribilmente. Dovrei fare la parte di quello forte,
per
farti capire che il tuo posto è lì, in Italia,
con i tuoi genitori. Ma in
realtà non è così. Il tuo posto
è qui, con me.” Silenzio dall’altra
parte.
Temevo la prendesse così. In quel momento mi stava odiando,
lo sentivo. “Speravo
lo dicessi, Zayn.”