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Autore: ButterflyOfTheWords    23/01/2013    2 recensioni
Eppure che colpa potevo avere io, se ero stata dotata di una fertile immaginazione e di scarso coraggio? Al mondo c’erano molte persone, alcune del tutto incapaci di “sognare qualsiasi cosa”, così razionali da trovare la bellezza solo nella fredda matematica, altre del tutto incapaci di sottostare a schemi, perennemente inserite nel loro mondo di fantasie, infine qualcuno aveva avuto la fortuna di poter fare entrambe le cose. Non era il mio caso.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Chiusi con il nastro adesivo l’ultimo scatolone e, per sicurezza, vi incollai il nuovo indirizzo. Quella casa, un tempo tanto buia e polverosa, sembrava almeno due volte più grande. Era vuota, adesso, senza quasi più nulla. Marco aveva deciso di lasciarci soltanto i mobili della cucina e i bagni. Il resto era stato venduto, gettato o semplicemente imballato, per le nuove case.
Mi passai il dorso della mano sul viso, spostando i capelli.
- Non dovresti stancarti, amore. – bisbigliò il mio fidanzato, entrato di soppiatto.
- Sto benissimo, sono solo al quarto mese.
- La dottoressa ha detto niente sforzi.
- Infatti: stiamo solo traslocando, cosa vuoi che sia.
Mi sorrise e mi baciò.
- Vado un attimo..di là.
Sapevo che aveva bisogno di salutare il suo passato: gli sorrisi e gli dissi che l’avrei aspettato sul furgone.
 
Erano passati cinque anni, da quando avevo ritrovato Marco. Da quando lui aveva metaforicamente imparato ad amare. Dopo la mia visita fra le montagne, aveva dovuto raccontarmi tutta la verità: non scappava, era solo impegnato nel costruire una via di salvezza per sé e la madre. E così ero tornata come se niente fosse, fingendo di non averlo mai trovato.
Poi, un giorno, Marco mi aveva chiamata.
- Domani sera, Giulia. Devi aiutarmi a portare mia madre via da quella casa. Ho preso un nuovo appartamento, con i soldi risparmiati potrò pagare qualche affitto, nell’attesa che la polizia si occupi di mio padre. Lei deve essere al sicuro.
La notte successiva l’avevo aspettato sotto casa sua. Sembrava quasi invecchiato, da quando l’avevo lasciato tra i monti.
Avevamo svegliato sua madre che, sull’orlo di una crisi di nervi, aveva accettato di seguirci, così felice di rivedere suo figlio da non respirare. La nuova casa era a pochi chilometri, paradossalmente dove il padre non l’avrebbe mai cercata: troppo vicino.
Avevo poi accompagnato Marco in commissariato, dove aveva confessato tutto. Suo padre, come tutti lessero sul giornale, fu arrestato. Molte persone, che fino ad allora erano state zitte, parlarono. Lo sapevano, tutti, era assurdo. In un paese le voci giravano, ma nessuno aveva mai avuto il coraggio di intervenire.
La madre di Marco aveva iniziato a curarsi, finalmente, anche se profondamente scossa da tutti quegli avvenimenti. Marco aveva lasciato la scuola, aveva cominciato a lavorare e aveva abbandonato i suoi sogni di studio. Tuttavia aveva fatto carriera e, dopo cinque anni, dirigeva una modesta catena di supermercati. Senza laurea, senza nulla. Era arrivato al vertice ed ero fiera di lui.
Non ci eravamo più lasciati, mentre io mi dedicavo alla mia laurea e a costruire il mio futuro. Poi, quando finalmente avevamo deciso di andare a vivere insieme, di spostare sua madre in una casa nuova, di aprire due mutui, ecco la notizia che aveva cambiato del tutto le nostre vite: aspettavo un bambino.
Così, sempre più entusiasti delle nostre nuove vite, avevamo iniziato i traslochi. Adesso, Marco, si trovava a salutare per sempre quella casa maledetta, a dire addio ad ogni cosa, a chiudere finalmente la porta sul passato.
Suo padre era morto in carcere, due anni prima. Incredibilmente avevo visto Marco piangere e sua madre avere una brutta ricaduta. Adesso, però, si erano ripresi, entrambi. Erano liberi, pronti ad uscirne del tutto.
I miei genitori, le mie amiche, i miei nonni: nessuno si sarebbe mai aspettato che tutto andasse a finire così. L’unico che aveva capito che qualcosa non andava, fin dall’inizio, era stato il mio nonno. E così, per primo, aveva intuito quanto fosse grande il mio amore per Marco.
- Gioia, ti auguro di essere felice come me e la nonna.
 
Marco salì sul furgone, dopo essersi chiuso alle spalle il cancello d’ingresso del palazzo. Sul suo viso vidi i segni di lacrime di malinconia.
- Amore, tutto bene?
- Sì. Dovevo solo trovare il coraggio di dire addio, a tutto.
Accarezzò la mia pancia, mi baciò e mi strinse la mano.
- Andiamo, Giulia. Andiamo verso la nostra nuova vita.
Ricambiai la stretta e gli sorrisi: avremmo insegnato insieme, a quella vita che cresceva dentro di me, che cosa fosse l’amore.

Spazio all'autrice
Ciao :) E così si conclude il nostro viaggio insieme. Spero che leggere di Giulia e Marco vi abbia appassionato, vi sia piaciuto. Spero che abbiate imparato ad apprezzarli e spero che la mia storia vi abbia lasciato qualcosa.
Grazie di cuore a tutti coloro che hanno letto ogni capitolo e mi auguro che il finale vi sia piaciuto.
Un abbraccio
Chiara

  
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